
Che galoppata ho fatta sin qui, con corvette e impennate, a due per volta, per quattro volumi di seguito, senza voltarmi una volta indietro o di lato per vedere chi calpestavo. "Non calpesterò nessuno, - dissi tra me quando montai in sella. - Me ne andrò ad un sonante galoppo, ma non urterò il più umile somaro che incontrerò sulla strada".
E partii, su per un viottolo, giù per un altro, qui infilando un varco, là saltando una barriera, come se avessi avuto in groppa con me il più diabolico dei fantini.

Ora, a questa andatura, con tutte le migliori intenzioni e propositi, ci sono un milione di probabilità contro una che voi combiniate qualche malestro, se non a voi stesso, agli altri. E la gente a gridare:
- E' disarcionato - è sbalzato di sella - è partito - è giù - non ancora, ma finirà col rompersi il collo - vedete, è andato a sbattere contro l'armamentario dei critici più audaci - si fracasserà le cervella contro un palo - lo ha schivato - eccolo là che corre all'impazzata, piomba nel folto d'un mucchio di pittori, violinisti, poeti, biografi, avvocati, filosofi, suonatori, scolastici, ecclesiastici, statisti, generali, casuidici, esperti, prelati, pontefici, ingegneri.
- Niente paura, - mi dissi io: - non farò male a nessun povero diavolo che cavalchi sulle vie maestre.
- Ma il vostro cavallo schizza fango; ecco, avete inzaccherato un vescovo.
- Fido in Dio, - rispondo-. - non era che Ernulfo.
- Ma avete schizzato in pieno anche le facce dei Signori Le Moyne, De Romigny, e De Marcilly, dottori della Sorbona.
- Acqua passata, roba d'un anno fa.
- Ma solo un momento fa avete pestato i piedi ad un re.
- Poveri re, se si fan pestare i piedi da un poveraccio come me.
- Eppure è quello che avete fatto or ora, - risponde il mio accusatore.
- Lo nego, - ribatto io. Ed eccomi smontato, eccomi qui a terra con la briglia in mano e il berretto nell'altra, pronto a riprendere la mia storia.
- Che storia è?
- La udirete nel prossimo capitolo.
Capitolo ventunesimo
Non sarebbe male, - incominciò Francesco I , re di Francia mentre, una sera d'inverno, si scaldava alla brace di un fuoco di legna e parlava col suo primo ministro di varie cose interessanti il bene dello stato. - Non sarebbe male, -disse, mentre andava attizzando la brace col suo bastone, - se rafforzassimo questa buona intesa tra noi e la Svizzera.
- Sire, - rispose il ministro: - non c'è scopo a dar denaro a quelle gente; ingoierebbe il tesoro di Francia.
- Poh, poh! - rispose il re. - Vi sono diverse altre maniere, Signor Primo Ministro, dì corrompere gli stati, oltre a quella di dar loro denaro. La Svizzera avrà l'onore di fare da padrino al mio prossimo figlio.
- Vostra Maestà, - rispose il primo ministro, - si tirerà addosso le furie di tutti i grammatici d'Europa. La Svizzera come repubblica è femminile e non può in nessun modo fare da padrino.
- Potrà fare da madrina, penso, - rispose il re, scattando. - Per cui mandate ad annunciare le mie intenzioni con un corriere, domani mattina. (...)
(Laurence Sterne, Tristram Shandy: volume quarto, capitoli ventesimo e ventunesimo )


Vorrei saper scrivere un capitolo sul sonno. (...)
Oh, le parole di Sancio Panza! "La benedizione di Dio discenda sull'uomo che per primo inventò questa precisa cosa che si chiama sonno: essa copre tutto l'uomo con il suo mantello."
(Laurence Sterne, Tristram Shandy: volume quarto, capitolo quindicesimo )

Per parte mia, essendo appena un principiante in questa materia, ne so poco; ma, a mio giudizio, scrivere un libro è in tutto e per tutto come intonare una canzone: non importa, signora, che il vostro tono sia alto o basso, purché voi riusciate a mantenervi intonata. E' per questa ragione, mi concedano le vostre reverenze, che alcune delle più scadenti e delle più piatte composizioni s'impongono al pubblico (come disse una sera Yorick a mio zio Tobia) "d'assedio". Ricordo che mio zio Tobia aguzzò gli occhi al suono della parola "assedio", ma non capì che senso potesse avere.
(Laurence Sterne, Tristram Shandy: volume quarto, capitolo ventiseiesimo )

Da questo momento io devo essere considerato erede presuntivo della famiglia Shandy; da questo punto comincia la vera storia della mia vita, e delle mie opinioni. (...) Ed ora che siete giunti al termine di questi quattro volumi, ecco la domanda che volevo farvi: come vi sentite la testa? La mia mi fa terribilmente male.
(Laurence Sterne, Tristram Shandy: volume quarto, capitolo trentaduesimo )

Pogo di Walt Kelly è stato pubblicato dal mensile “Linus” negli anni ’60.
Il ritratto di Laurence Sterne è opera di Joshua Reynolds; le immagini della prima edizione del “Tristram Shandy” vengono dal sito della Glasgow University Library.
La versione italiana è quella di Antonio Meo e Giorgio Melchiori (Oscar Mondadori).
