lunedì 24 novembre 2008

L’ombrellaio matto




L’ombrellaio matto

di Sabrina Manca



Con gli occhi chiusi, fra il sonno e la veglia, accarezzo la sabbia, mentre il corpo è intento a farsi cullare dalla risacca di piccole, morbide onde. Il calore sulla pelle è quello degli ultimi giorni estivi, intenso ma gradevole.
Ad un tratto una voce mi scuote, è l’ennesimo venditore ambulante che decanta la sua mercanzia.
Devo aver capito male, mi pare stia gridando - Magnifici ombrelli!
Apro a fatica gli occhi, ancora non so se sono desta o un sogno perfido mi inganna.
A pochi passi da me c’è un cerchio di persone e nel mezzo, un uomo nero, alto e forzuto che con leggiadria apre e fa volteggiare degli ombrelli, mettendo in scena il suo spettacolo.
- Eccolo il sole di fine estate, guardatelo bene ma non fidatevi, nasconde i primi acquazzoni autunnali, e apre un ombrello con un sole giallo all’esterno e un cielo pesante di pioggia all’interno.
- E con l’autunno ecco in arrivo le prime foglie secche. Il cielo si fa plumbeo, e roseo. Aspetta solo i temporali e poi il freddo, quello severo dell’inverno, quello che infiocchetta tutto di silenzio e neve.
L’uomo continua il suo racconto spalancando uno ad uno gli ombrelli mentre un coro stupito accompagna ogni suo gesto.
Finite le stagioni, l’ombrellaio non si dà per vinto e dissemina la spiaggia di fiori, stoffe sgargianti, animali e famosi dipinti.

- Toccate, verificate, la struttura è solida, il manico di vero legno, e sentite la morbidezza della seta. Controllateli uno per uno. Non fanno una piega!
Noi obbedienti tocchiamo, verifichiamo, e nel frattempo ci guardiamo di sottecchi, l’un l’altro, come a chiederci se siamo assistendo ad un evento soprannaturale o se davvero c’è un pazzo che sotto alla canicola vende ombrelli per la pioggia.
E non solo lui li vende ma noi corriamo ad accaparrarceli con l’attitudine arrogante di chi si crede spinto da un bisogno estremo!
Infine l’uomo si allontana soddisfatto. Ancora pochi pezzi e poi potrà tornarsene a casa.
Io mi stendo di nuovo sulla sabbia e chiudo gli occhi per assorbire gli ultimi raggi di un sole al tramonto.
Mi scuote una voce di donna che passa davanti a me sulla battigia.
- All’inizio ho creduto che solo un pazzo avrebbe venduto dei parapioggia in questo posto...
Sollevo una palpebra, in tempo per scorgere quattro gambe e due ombrelli di seta verde che vanno in direzione opposta al mio ombrellaio matto.
Sorrido. L’autunno può cominciare, ora.

(venerdì, 07 novembre 2008)

Da C'era una volta un Re



11 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma che bella storia questa dell'ombrellaio. Gli ombrelli sono oggetti bellissimi oltre che utili. Ne ho tanti, come i cappelli.
Buona serata:)

Giuliano ha detto...

Si direbbe parente del venditore di almanacchi leopardiano, quest'ombrellaio: però un discendente meno pensoso.
Io invece ho lo stesso ombrello da anni, e a dire il vero non l'ho nemmeno comperato: me l'hanno scambiato in un negozio. E' stato uno scambio alla pari, ombrelli come il mio sono comunissimi; anche il precedente fu scambiato proprio in quel negozio.
E adesso quel negozio è chiuso, chiuso per sempre: come farò mai se voglio cambiare ombrello?

Roby ha detto...

Deliziosissimo post!!!

Silvia, io uguale a te.

Però la storia di Giuliano e del suo ombrello perduto/scambiato è così intrigante. Dove e con chi sarà (saranno) il suo (i suoi) precedenti parapioggia? Ci sarebbe da ricavarci una novella...

Roby

Solimano ha detto...

Sull'ombrello avevo a suo tempo costruito una metafora politica, scrivendo che l'Ulivo per i partiti era come un ombrello, che di dimentica quando c'è il sole e si tira fuori solo quando minaccia pioggia. E tutti a dirmi: "No, non è così, noi all'Ulivo ci crediamo!" Si è visto come ci credevano, adesso piove a dirotto e non hanno nessun ombrello.

Io non ho mai buttato via un ombrello: li perdo, semplicemente. Se piove esco con l'ombrello, poi mi aggior qua e là, per uffici e negozi. Se torna il sole, vado fuori tutto contento e l'ombrello resta lì. Me ne accorgerò quando pioverà ancora...

grazie Sabrina e saludos
Solimano
P.S. Una volta, uno che aveva il loden quasi uguale al mio, se l'è preso ed ha lasciato lì il suo. Brutta esperienza, avevamo taglie diverse.

Anonimo ha detto...

Qualcuno ci ha fatto un racconto, su un ombrello di seta da riparare che costava 25 soldi, un russo forse? Indaghero', soprattutto nella memoria.

Habanera ha detto...

Sabrina, mi hai incuriosito con il racconto sull'ombrello di seta da riparare. Ho anch'io una vaga reminiscenza di qualcosa di simile ma troppo vaga per riuscire a cavarne qualcosa.
Ma il tuo ombrellaio matto esiste davvero o è solo frutto della tua fantasia?
In ogni caso credo che un ombrello lo avrei comprato anch'io; primo, perchè mi piacciono, poi perchè ne perdo (e ne rompo) talmente tanti che non ce ne sono mai abbastanza in casa mia.

Ciao carissima
H.

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe parlare di fantasia scatenata ma il mio raccontino è un fedele rendiconto di un pomeriggio d'estate (l'estate appena trascorsa, sigh, sob!). Devo dire che ho trovato la situazione davvero surreale ma sono stata cosi' entusiasta della simpatia e della spigliatezza del venditore, che avrei voluto dargli delle pacche sulle spalle e dirgli - bravo,bravo!

Anonimo ha detto...

Quanto sono tonta, tu parlavi del mio commento (sono le sette del mattino, l'alba per me).

Habanera ha detto...

Non sei tonta, Sabri, neppure alle sette del mattino.
Avevi capito benissimo.
Infatti solo nella prima parte del mio commento parlavo del racconto (forse russo?) che non ricordiamo.
Nella seconda invece parlavo proprio del tuo racconto e del tuo ombrellaio matto, ed ora so ch esiste davvero. Mitico!

Buon pomeriggio
H.

mazapegul ha detto...

Sabrina, leggo il tuo racconto bellissimo oggi, in ritardo, e proprio dopo aver perduto il mio centesimo ombrello. Un ombrello con il logo del PD, preso alla manifestazione ventroniana al Circo Massimo, utile per arrivare al lavoro sotto la pioggia, subito dimenticato uscendo di sera col sereno.
Ci vorrebbe il tuo cappellaio matto, per ricordarsi degli ombrelli anche quando è spiovuto!
Màz

nicodemo ha detto...

Ciao Sabrina,
anche se commento a distanza di tempo desidero parteciparti il mio apprezzamento per la sottile metafora che hai voluto riportare nel tuo bel racconto. Ne ho colto il senso e mi complimento per aver saputo riportare argomenti che purtroppo non possono essere definiti solo attuali, si ripetono nel tempo e sono inevitabilmente legati all'opportunismo delle umane genti. Con affetto...

nicodemo