lunedì 17 marzo 2008

Radici e Tradizioni d'Italia


Pisanello: Sant'Antonio Abate e San Giorgio 1445
Londra, National Gallery



Radici e Tradizioni d'Italia

di Giuliano




Una voce alla Frank Sinatra; anzi, forse è proprio la sua:
- oooh, jingle bells, jingle bells, jingle all the way...
Con molto swing, naturalmente: che non è mica un Natale qualsiasi, è roba da raffinati.
Non è la radio, e nemmeno un disco in casa di amici: è la strada principale del mio paese, il "salotto buono", cento metri scarsi e un po' deperiti che rappresentano per noi quello che Corso Vittorio Emanuele è per Milano. La giunta e la ProLoco (ebbene sì, abbiamo una ProLoco: come Rimini e come Sanremo) hanno deciso che mettere altoparlanti e filodiffusione per la strada è un'eccellente idea. Così, la strada è piena di "musiche natalizie" appositamente scelte: e sembra di essere all'ipermercato, ma pazienza. Vuol dire che girerò al largo, tanto non ho niente da fare qui e casa mia è abbastanza lontana.
Quella stessa sera, a Gerry Scotti mettono davanti il nome di Sciostakovic. Non sa proprio leggerlo, non se ne capacita, di quel nome così ostico; balbetta qualcosa, brontola un "macomesifà" rivolto agli autori, e poi esce dall'imbarazzo, radioso, con il nome di un calciatore: prendendosi un bell'applauso. Intendiamoci: Gerry Scotti a me non dispiace, meglio lui di quasi tutti gli altri personaggi tv. Però anche questo è un bel segnale, perciò mi fermo e ci ragiono un po' sopra. Dimitri Sciostakovic è uno dei grandi del '900, e ha scritto musiche straordinarie e struggenti. Anche se non è famoso come Stravinskij, e non ha scritto Pierino e il lupo come Prokofiev, forse i fans di Nicole Kidman si ricordano di quel suo valzer che apriva "Eyes wide shut". Beh, ovvio che non siamo enciclopedie viventi e non possiamo arrivare dappertutto, ma mi sembra strano che il nome di Sciostakovic non sia mai giunto alle orecchie di un uomo di spettacolo di 48 anni che conduce un programma quasi culturale. Comunque, in questi casi, quando non capiamo un nome o una parola, andiamo a cercare nella nostra memoria qualcosa che gli somigli: è normale, naturale, lo facciamo tutti. E quindi Scotti va a pescare nel campo naturale delle sue competenze: l'album delle figurine dei calciatori, dove oggi c'è un certo Stankovic (gioca nell'Inter). Di seguito, non si accorge di uno svarione dei suoi autori su Sant'Antonio ed è una concorrente a farlo notare (Antonio Abate, fondatore del monachesimo cristiano, visse quasi mille anni prima del frate francescano Antonio da Padova); e, prima della fine della puntata del telequiz, trova il tempo per un'elegia interminabile su un pilota di Formula Uno morto qualche anno prima. Aggiungiamoci il fatto che Scotti nasce alla radio (commerciale) come dj, e quindi sa tutto sulle canzonette e sui personaggi tv, ed ecco il ritratto perfetto e completo dell'Italia del Nuovo Millennio. Voi pensavate che le nostre radici fossero Giotto, Michelangelo, Dante, Petrarca, Verdi e Manzoni? Tutto sbagliato, e basta poco per accorgersene. Del resto, non è una mia invenzione il Ministro della Repubblica (si chiama Gasparri) che si duole del non avere Mike Bongiorno in Parlamento come senatore a vita: e invece è successo la settimana scorsa.
Quarant'anni fa, o forse anche un po' di più, Umberto Eco scriveva il famoso saggio intitolato "fenomenologia di Mike Bongiorno"; oggi bisognerebbe scrivere di Gerry Scotti, che è perfetto per rappresentare il nostro background odierno. Noi italiani del 2004 sappiamo tutto del Festival di Sanremo, del Milan e della Ferrari, e magari anche dei film pornografici; ma la cultura, suvvìa, la cultura... E' una cosa così noiosa, figuriamoci. La cultura, sì, è importante, certo che è importante, ma vuoi mettere, eh? E via con una bella smorfia, su quel faccione simpatico; e poi la Pubblicità, come è giusto che sia. E che cosa mi dà la Pubblicità, oggi che siamo sotto Natale? Ma è ovvio, jingle bells: e in versione (quasi) rap; e di seguito mi si dice che la nutella è la Tradizione®, e anche questo è giusto, anzi ovvio. Grazie alla pubblicità, e da molto tempo, per i bambini italiani Babbo Natale è il vero Simbolo Cristiano, avendo sconfitto clamorosamente sia Gesù Bambino che tutte le altre nostre antiche tradizioni natalizie. Ma veramente, dico: mica vorrai ascoltare in strada "Tu scendi dalle stelle", che l'ha scritta un Santo Cristiano ma è una palla mortale, oppure tornare ai tuoi bei tempi che alla Befana ti regalavano una calza con dentro i mandarini e le spagnolette? No, vero? E allora, via: tutti insieme, un due tre: jingle bells, jingle bells...

"Eyes wide shut" di Stanley Kubrick (1999)

-Da un rapporto recente della FAO, sono milioni i bambini che rischiano ogni giorno di morire per denutrizione. Come questo bambino che vedete nelle nostre immagini e che domani, senza un aiuto, potrebbe non essere già più vivo.

- Meglio, che se no diventa grande e poi viene su anche lui qui da noi.

Vi siete scandalizzati? Io no, perché ci sono abituato. Questi discorsi li sento da quarant'anni, cioè da sempre. Magari li sentivo a proposito dei napoletani, ma la sostanza non cambia. Così come sono sempre esistiti i progettisti del Muro, quello che avrebbe dovuto fermare l'invasione: chi lo voleva a Firenze, chi appena di qua dal Po; e facevano quasi simpatia quelli che inneggiavano all'Etna distruttore della Sicilia, o magari ad un bel terremoto che dividesse l'Italia in due, possibilmente con tante vittime dall'altra parte. E, infine (ma questa è roba recente), che quelle barche lì andrebbero affondate a colpi di cannone, e poi sparare sui superstiti.
Beh, insomma, niente male per un Paese cristiano. E' esattamente questo che dice Gesù nel Vangelo, se non sbaglio: di prendere gli stranieri extracomunitari e di buttarli fuori a calcioni. E con queste esatte parole, se non ricordo male.
Non so quale sia la vostra soglia di sensibilità, ma io non mi scandalizzo più da tanto tempo. Gente ignorante, mi dicevo; spesso, parole di ubriachi al bar. Quello che mi preoccupa, invece, è che oggi, Anno Domini 2004, gli ubriachi da bar sono in Parlamento, e anzi alcuni di loro sono Ministri della Repubblica. E' il progresso, credo: o, almeno, così mi dicono in televisione: e la televisione, si sa, ti mostra i fatti. Mica si possono inventare, i fatti; e poi, di estracomunitari sono piene le nostre strade e le nostre piazze. Vieni giù, che ti faccio vedere. Vieni, vieni a fare un giro e a vedere che cosa hanno combinato, qui sotto...

"The tracker" di Rolf de Heer (2002)

Sfoglio il giornale della tv e vedo che danno in tv un film che due anni fa ero andato a vedere al cinema. Bene, penso, così me lo rivedo con calma. Ma poi controllo l'orario: alle 2:45 (di notte), naturalmente su Retequattro. E' un film in prima visione, e anche abbastanza spettacolare: non dico da prima serata, ma insomma... E invece no, i nostri piccoli censori di mediaset si sono mossi per tempo e lo hanno nascosto con cura, che non si veda troppo in giro, questo film che ha per protagonista un negro (pardon: un aborigeno australiano), ma che non è un negro che fa ridere come Eddy Murphy, e dove il cattivo è un leghista bianco (pardon, uno sceriffo australiano).
Il film è "The tracker" di Rolf de Heer, se può interessare; ma non è importante che sia questo film oppure un altro. A me viene in mente Zdanov, che era un potente ministro di Stalin. Stalin era un tipo singolare, era appassionato d'arte e anche competente. Si era messo in testa di indirizzare anche cinema, musica, letteratura, arti visive: e Zdanov era il suo strumento in questo campo. Penso a Bulgakov e a Sciostakovic, due dei più grandi talenti del secolo scorso: Stalin un po' li coccolava, e un po' li minacciava. "Ma perché scrivi queste cose", diceva sorridendo; e lo scrittore e il musicista prendevano una gran paura..
Berlusconi assomiglia a Stalin. Come Stalin, Berlusconi accoglie, accarezza, blandisce, minaccia. I suoi Zdanov sono tanti, piccoli potenti e terribili; sono seduti alle poltrone dirigenziali di radio e televisioni, ma anche di cinema e giornali. Lavorano bene, e sanno dove colpire. Non è tanto una censura politica diretta, ma qualcosa di più subdolo: guai a chi pecca di intellettualismo! Il popolo non le capisce, le cose difficili. E poi bisogna essere positivi, allegri, ottimisti; e fare in modo che gli inserzionisti (che portano i soldi, e perciò comandano) comprino gli spazi pubblicitari. Il popolo va educato, mica si può fargli vedere, leggere e ascoltare di tutto; c'è chi vede in anteprima i film pericolosi, ascolta le musiche troppo complicate per il popolo, i romanzi troppo complessi, eccetera. Si apprezza la buona musica, è ovvio: ma la si trasmette alle 9 del mattino, oppure a mezzanotte. I piccoli Zdanov vedono e decidono; se è il caso, epurano. E, se un artista è davvero simpatico al Capo, magari gli organizzano un incontro e gli danno un piccolo spazio dove esprimersi. Meno male: in Italia non c'è abbastanza spazio per una Siberia, i gulag non sono ancora tornati di moda, e i pochi posti isolati da tutto, dove una volta si mandavano al confino i dissidenti, oggi sono mete turistiche ben collegate. Berlusconi non somiglia a Mussolini, somiglia proprio a Stalin: ed anche questa, se si vuole, può essere una piccola delusione italiana; o forse, invece, un bel passo in avanti. Berlusconi è molto più efficiente di Mussolini, meno grossolano e più amichevole, ma anche molto più duro e spietato.
A proposito, Dimitri Sciostakovic era un grande appassionato di calcio: correvano gli anni '30, ed era tifoso della Dinamo di Leningrado. Seguiva la sua squadra anche in trasferta, ed erano ovviamente trasferte lunghissime e faticose: Odessa, Tbilisi, Mosca, Kiev, Baku... I giocatori più forti erano due fratelli, Piotr e Nikolaj Dementiev. Nel catalogo delle sue opere ci sono anche musiche scritte pensando alla sua squadra del cuore: un balletto, e musica da film. Chissà se esiste ancora, la Dinamo di Leningrado, e come si chiama oggi. E chissà che colori avevano le sue maglie...

15-18 dicembre 2004


Illustrazione russa de Il Maestro e Margherita


4 commenti:

Giuliano ha detto...

Ammetto di essere stato un po' drastico (il file era diviso in tre puntate, letto di fila fa un po' un effetto da profeta di sciagure, ma va bene lo stesso), però non avete idea di quanto la gente abbia voglia di liberarsi di tutto quel ciarpame inutile, Verdi Manzoni Dante Michelangelo Beethoven Mozart.
Nel post faccio il nome di Berlusconi, ma solo perchè in Italia è stato lui a importare questa formula di tv (e di società) commerciale, dove al primo posto dei valori ci sono i soldi. I soldi sono l'unica unità unità di misura, se con una cosa non ci si fanno soldi vuol dire che non va bene.
E il successo avuto da Berlusconi, o da chi per lui, negli ultimi 30 anni, dimostra ampiamente quanto sia radicata e popolare quest'idea del mondo.

(Grazie Habanera per il ripescaggio...)

Habanera ha detto...

Questi tre post, ora ridotti ad uno, sono del dicembre 2004.
Tempi passati, si dirà...
Speriamo.
Ho simpatia per Gerry Scotti, niente di personale quindi, ma il discorso che fai, caro Giuliano, è molto più ampio e non è male ricordarlo ora che siamo in piena campagna elettorale.
Così, giusto per non dimenticare.
Questo non è un blog che si occupa direttamente di politica ma in fondo tutto è politica, n'est pas?

Roby ha detto...

D'accordo su tutta la linea!
(2004? Sembra scritto oggi!)

Roby

Solimano ha detto...

Una delle differenze più importanti è nell'atteggiamento dei genitori verso i figli: ci tenevano, al fatto che i figli potessero studiare, non solo come posto di lavoro, e non solo come ascesa sociale, ma perché dentro avevano stima per l'istruzione, anche se non avevano avuto la possibilità di farsela. I miei genitori parlavano in dialetto fra di loro, ma con me e mia sorella parlavano in italiano. Ma alla fine concordo con Giuliano: la televisione ed il culto per i soldi facili sono fra le prime cause. L'ignorantaggine è molto peggio dell'ignoranza.

saludos
Solimano