Ricordo le nottate trascorse a "ripassare" insieme alla mia amica del cuore.
Il rosso delle ciliegie in mezzo al tavolo pieno di libri, le sigarette che si consumavano nel posacenere mentre, distrattamente, ne accendevamo un'altra; i mille caffè ingurgitati per non lasciarci vincere dal sonno e quel profumo intenso d'estate, di gelsomino e di mare...
Ci facevamo a vicenda domande cattivissime, domande così "carogna" che neppure il più cinico degli esaminatori si sarebbe mai sognato di fare. Poi, con voce maschile burbera ed impaziente: "Su, su, signorina, risponda alla domanda! Le ho chiesto una cosa del tutto elementare."
Ogni tanto, nel cuore della notte, ci concedevamo una breve pausa ma con l'obbligo tassativo di non addormentarci. Ce ne stavamo sulle sdraio in terrazza a guardare le stelle, cercando di immaginare il futuro, incognita temuta e affascinante.
Parlavamo di tante cose, di ragazzi, di sogni, d'amore, ma il nostro problema più immediato era come affrontare l'esperienza del tutto nuova a cui andavamo incontro: l'Università.
Avendo già deciso che lei si sarebbe iscritta a Lettere, ed io a Medicina, soffrivamo all'idea di un'imminente separazione;
ci sembrava che il nostro piccolo mondo, fatto di tante cose in comune e di solide, affettuose certezze, stesse ormai per crollare.
Paura di crescere, di uscire dal guscio protettivo della scuola, di affrontare una vita da "adulti" che immaginavamo più libera ma anche molto più carica di responsabilità.
In quelle notti d'estate, in cui la tensione degli esami veniva stemperata dal calore e dalla forza dell'amicizia, giurammo solennemente che avremmo continuato a studiare insieme, nella stessa stanza, pur sapendo che le nostre materie sarebbero state tutte diverse.
Promessa che abbiamo mantenuto, almeno per i primi tempi.
Ma la vita, malgrado noi, corre avanti, ci trascina, ci cambia...
Un giorno, arrivando a casa di R. con i miei testi di Anatomia sotto il braccio, trovai una ragazza (iscritta a Lettere) che era venuta per studiare con lei: "Non ti dispiace, vero? Stiamo preparando un esame e sarebbe molto più facile per noi se potessimo studiare insieme"
Sì che mi dispiaceva, ed anche molto, ma sapevo che aveva ragione lei, che avrei fatto bene a trovarmi una compagna di studi della mia stessa facoltà; ed è proprio quello che feci.
Così, un po' alla volta, quasi senza rendercene conto, abbiamo iniziato una vita nuova e diversa, fatta di altre priorità, altri interessi, altri amici, finendo inevitabilmente per allontanarci.
Eppure la nostalgia rimane intatta: degli anni del liceo, di quelle notti di timori e speranze prima degli esami, di un'amicizia così complice e allegra, fiduciosa e totale, come non ho mai più ritrovato nella vita.
15 commenti:
Cara H., che invidia!!! Io non ho avuto, ai tempi del liceo, un'amica VERA come la tua. Anzi, a pensarci bene, forse non l'ho avuta neppure prima, nè dopo... Non a livello così intenso, almeno! L'anno della maturità lo ricordo bene perchè fu lo stesso in cui incontrai il mio futuro (e attuale) consorte. Ragion per cui, dell'esame, me ne infischiai allegramente, studiando pochissimo e riuscendo a passare solo per i compiti scritti, fatti benino: ma all'orale spiccicai appena due parole a greco e zero a filosofia. Una catastrofe... MENO MALE che la pargola NON MI LEGGE MAI, qui!!!!!
Un abbraccione
Roby
[:->>>]
Eh no, cara Roby, a questo punto sono io ad invidiare te, per due motivi.
Innanzi tutto (a te in confidenza posso dirlo), a quei tempi avevo preso una cotta per lo zio dell'amica in questione, scapolo trentacinquenne e affascinante che non mi si filava manco di striscio. Inoltre ho sbagliato completamente la versione di Greco per cui ho dovuto riparare a Settembre ed ho trascorso quella famosa estate tra Plutarco ed Isocrate mentre tu amoreggiavi felicemente con un contemporaneo.
Vuoi mettere? ;-))
Un bacione
H.
Io devo dire che ho vissuto l'esame di matuirtà con molto timore. L'ho preparata con due amiche al mare... ma uscire dal liceo non è stao un trauma, nè ne ho mai sentito nostalgia. La mia vera vita culturale è cominciata proprio all'università con la libertà dall'incubo delle interrogazione quotidiane. Disponevo finalmente del mio tempo, studiavo, ma gestivo io i momenti e i mmodi in cui farlo. Che liberazione... Ciao Giulia
Io invece fui mollata circa un mese prima degli esami dal mio fidanzato di allora che studiava Lettere a Siena. I professori si aspettavano tanto da me, soprattutto quello di italiano. Inutile dire che io ero ridotta ai minimi termini ma la maturità, considerata la commissione esterna e tiratissima sui voti, non andò malaccio. Però... Col mio fidanzato si chiuse una storia durata tre anni e con lui se ne andò anche la mia migliore amica. Non perché si misero insieme, no. Perché a lei piaceva uno del giro del mio ragazzo e allora, dovendo scegliere, scelse loro.
Per anni ho avuto il sogno ricorrente dell'esame di maturità, che poi non era un sogno ma un incubo, sempre. Ora ci sorrido su ma non fu facile. Proprio no.
Un caro saluto a tutte.
Laura
Io ho sempre studiato per conto mio, tranne durante il primo anno di università, in cui ebbi qualche esperienza non positiva per cui tornai all'isolazionismo.
Alla maturità, come ho già detto, ciccai la versione dal latino, ma mi salvarono le altre materie in cui presi degli 8 ed anche qualche 9 (in storia dell'arte...). Finì che fui il migliore del Liceo e fu uno scandalo, perché non ero mai stato il primo della classe e perché non appartenevo alla Parma bene, abbonata a simile gloria. Il preside, nel ricevermi per darmi i quattro soldi del premio, si vergognava, la cosa gli seccava molto. Ma il dramma era vicino: il primo anno di università, in cui mi toccò di imparare una cosa che non sapevo: studiare (prima avevo solo letto per gusto mio). Studiare è faticoso, difatti esordii con un 22 in Analisi ed un 19 in Chimica, poi imparai e viaggiavo tranquillo sul 27, ma ad Ingegneria non c'è niente da fare, occorre studiare e capire, e spero che sia così anche oggi, con qualche dubbio, vista la storia della laurea triennale. L'altro dramma è che eravamo tutti maschietti, è per questo che gli ingegneri sono mariti e i medici sono amanti (degli architetti non parlo, direi cose brutte).
saludos y besos
Solimano
Care "ragazze", che bello scambiare due chiacchiere sui propri ricordi della Maturità! Potrebbe venirne fuori un libro...
Caro Solimano, che ti hanno fatto gli architetti di così orribile???
Baci (e buoni voti) a tutti
Roby
Cara Roby, sul muro della Facoltà di Ingegneria di Bologna, che tu sai bene dove sta, in quel bellissimo posto sopra Porta Saragozza, una mattina apparve la scritta: "Gli uomini si dividono in due categorie, quelli che fanno l'amore e quelli che fanno Ingegneria".
Lo sconcerto fu grande, anche perché c'era del vero: tutti maschietti e tutti studiosi. Si appurò che era stato un blitz notturno di goliardi studenti di architettura, ed a forza dovemmo trattenere uno di noi che voleva scrivere: "Gli uomini si dividono in due categorie: gli eterosessuali e gli architetti".
Facemmo bene a trattenerlo, sono cose che non si scrivono, però la mala azione architettonica permane con immutata gravità. Gente da non fidarsi, se devi sistemare casa chiama un geometra piuttosto: fanno di quelle tavernette in stile moresco però con sedie savonarola che sono un bijou!
saludos y besos
Solimano
Giulia, ho parlato solo del liceo ma credo che la mia nostalgia possa estendersi a tutto il periodo della scuola. Molte di noi erano insieme dalle elementari e pur con una selezione severissima -da 50 iscritte in prima media (divise in due classi) siamo arrivate in terza liceo solo in 12- sentivamo la scuola come una seconda casa. Difficile staccarsene...
Laura, davvero un triplo incubo per te: gli esami più l'abbandono del tuo fidanzato e quello della tua migliore amica.
Ma ne sei venuta fuori alla grande. Complimenti!
Solimano, ho qualche dubbio sulla tua affermazione che gli ingegneri per definizione siano mariti ed i medici amanti... non è detto, non sempre...
Roby, è piaciuta molto anche a me questa carrellata di ricordi tutta al femminile, tranne il prezioso apporto di Solimano che non perde occasione per fare il beato tra le donne. ;-)
Baci ed abbracci
H.
Un medico, un avvocato e un matematico discutono se sia meglio la moglie o l'amante.
"L'amante senza dubbio, sentenzia lavvocato: sposandoti ti leghi con un contratto ferreo e iniquo, le tue proprietà sono subito a rischio, i tuoi fututi guadagni ti sono alienati in partenza..."
"Meglio la moglie, fa il medico: l'amante ti fa fare vita sregolata, devi sempre correrle dietro, il cuore ne risente, l'umore è instabile; l'infarto è sempre dietro l'angolo."
"Meglio, dice il matematico, avere una moglie E un'amante. La sera dici alla moglie che esci: si sa, hai lamante. All'amante dici che non puoi andarla a trovare: si sa, sei sposato. Così puoi andare in dipartimento, e fare un pò matematica."
(Vecchia storiella americana).
Diavolo di un MAZ! La storiella sarà pure vecchia, ma io non la sapevo!!!! Moooolto carina!!!!!!!!
Roby
[:->>>]
che meraviglia...
mi hai fatto fare un salto indietro nel tempo...
Io la mia migliore amica l'ho incontrata il primo anno di università in una collega che s'era messa in testa di studiare con me. Che s'era messa in testa che ero una in gamba e che potevo affezionarmi a qualcuno senza staccarmene annoiata dopo aver ricevuto segni di amicizia e di affetto espliciti (a qual tempo avrei detto- patetici). Aveva ragione lei, a part l'"in gamba" naturalmente!
Cara Eppifemili, penso tu sia capitata qui per caso cercando qualcosa su Google. Ringrazio la sorte che in questo modo mi ha permesso di approdare al tuo blog, uno dei più freschi e divertenti che abbia mai conosciuto.
Ieri ho tirato le due di notte in maniera piacevolissima, leggendo gran parte dei tuoi post, e tornerò presto per leggerti ancora.
Per facilitare a me stessa -ma non solo- questa operazione ho linkato il tuo blog nella lista dei miei preferiti; mi piacerebbe che chi passa di qui venisse a trovarti perchè l'umorismo intelligente è merce assai rara e da te se ne trova in abbondanza.
Grazie, ed a presto
H.
Sabrina cara, magari quest'amica che ha dovuto lottare tanto per conquistarti la frequenti ancora, con grande soddisfazione reciproca.
Sarebbe una gran bella cosa e mi auguro che sia proprio così. Credo che non sia facile conquistare il tuo affetto e la tua fiducia ma, se ci si riesce, credo sia ancora più difficile perderli.
Un abbraccio
H.
ma graziee!
non ho parole per le tue... ehm!--- parole, appunto!
:)
A prestissimo e grazie per il link.
ricambierò!
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