mercoledì 3 ottobre 2007

Elogio della lettera Acca

Habanera


Perchè si sceglie un nick piuttosto che un altro?
Sarebbe una bella indagine da fare. Chissà quanti risvolti psicologici potrebbero venirne fuori, quante rivelazioni...
Non meno interessanti anche nel caso di chi decide di usare semplicemente il proprio nome di battesimo, oppure nome e cognome.
Un po' come il tormentone, ormai ricorrente in rete, del: "Perchè ho aperto un blog?"

A tutto questo, e non chiedetemi perchè, ho pensato ritrovandomi casualmente tra le mani una favoletta di Gianni Rodari che tanto avevo amato da bambina e che oggi mi riporta ad una certa Habanera e a quella H che, con tranquilla sicurezza, ha scelto per siglare i suoi interventi.


L'Acca in fuga

C'era una volta un'Acca.

Era una povera Acca da poco: valeva un'acca, e lo sapeva. Perciò non montava in superbia, restava al suo posto e sopportava con pazienza le beffe delle sue compagne.
Esse le dicevano:

E così, saresti anche tu una lettera dell'alfabeto? Con quella faccia?

Lo sai o non lo sai che nessuno ti pronuncia?

Lo sapeva, lo sapeva. Ma sapeva anche che all'estero ci sono paesi, e lingue, in cui l'acca ci fa la sua figura.

" Voglio andare in Germania, - pensava l'Acca, quand'era più triste del solito. - Mi hanno detto che lassù le Acca sono importantissime ".

Un giorno la fecero proprio arrabbiare. E lei, senza dire né uno né due, mise le sue poche robe in un fagotto e si mise in viaggio con l'autostop.

Apriti cielo! Quel che successe da un momento all'altro, a causa di quella fuga, non si può nemmeno descrivere.

Le chiese, rimaste senz'acca, crollarono come sotto i bombardamenti. I chioschi, diventati di colpo troppo leggeri, volarono per aria seminando giornali, birre, aranciate e granatine in ghiaccio un po' dappertutto.

In compenso, dal cielo caddero giù i cherubini: levargli l'acca, era stato come levargli le ali.

Le chiavi non aprivano più, e chi era rimasto fuori casa dovette rassegnarsi a dormire all'aperto.

Le chitarre perdettero tutte le corde e suonavano meno delle casseruole.

Non vi dico il Chianti, senz'acca, che sapore disgustoso.
Del resto era impossibile berlo, perché i bicchieri, diventati " biccieri", schiattavano in mille pezzi.

Mio zio stava piantando un chiodo nel muro, quando le Acca sparirono:
il " ciodo " si squagliò sotto il martello peggio che se fosse stato di burro.

La mattina dopo, dalle Alpi al Mar Jonio, non un solo gallo riuscì a fare chicchirichi': facevano tutti ciccirici, e pareva che starnutissero. Si temette un'epidemia.

Cominciò una gran caccia all'uomo, anzi, scusate, all'Acca.
I posti di frontiera furono avvertiti di raddoppiare la vigilanza. L'Acca fu scoperta nelle vicinanze del Brennero, mentre tentava di entrare clandestinamente in Austria, perché non aveva passaporto. Ma dovettero pregarla in ginocchio: Resti con noi, non ci faccia questo torto! Senza di lei, non riusciremmo a pronunciare bene nemmeno il nome di Dante Alighieri. Guardi, qui c'è una petizione degli abitanti di Chiavari, che le offrono una villa al mare. E questa è una lettera del capo-stazione di Chiusi-Chianciano, che senza di lei diventerebbe il capo-stazione di Ciusi-Cianciano: sarebbe una degradazione.

L’Acca era di buon cuore, ve l’ho già detto. È rimasta, con gran sollievo del verbo chiacchierare e del pronome chicchessia.
Ma bisogna trattarla con rispetto, altrimenti ci pianterà in asso un'altra volta. Per me che sono miope, sarebbe gravissimo: con gli "occiali" senz’acca non ci vedo da qui a lì.

Gianni Rodari

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Oh beh, Rodari: un minuto di silenzio in sosta. (e poi basta, via a far casino, se no lui si arrabbia).

Solimano ha detto...

Mi ha molto divertito il brano di Rodari, non solo, siccome oltre che a far ridere fa anche pensare, mi ha convinto della importanza dell'Acca. D'altra parte, vuoi mettere chiamarsi Abanera? Habanera è molto meglio!

good night
Solimano