lunedì 17 settembre 2007

New York




New York

di Massimo Marnetto



L'uomo di Boccioni esposto al Guggenheim è una scultura di una potenza rara e girandoci intorno scopro che ha tante prospettive quante sono le infinite angolazioni da cui si può godere.
Arriva mia figlia e mi avvicina una moneta da venti centesimi: è lui!

C'è la stessa statua di Boccioni che ho davanti.
Chissà perché sento il bisogno di condividere il mio stupore con un gruppo di turisti americani che come me girano come squali intorno alla statua. Sono colpiti dalla storia della moneta, ma ancor di più quando gliela regalo (è stata un'idea sempre di mia figlia, io 20 centesimi non li avrei mai dati via così…)

Il Museo ha una struttura elicoidale molto bella e le sue geometrie sono molto eleganti. Scatto foto a volontà cercando l'enfasi delle intersezioni tra linee curve e rette. Insomma, quelle che quando le rivediamo, le mie figlie giudicano assolutamente insulse.

Abbiamo comprato la tessera per girare in autobus e metro e dopo poco abbiamo già capito come funzionano i mezzi.
Il bus, in particolare, ci offre un rifugio caldo e comodo (c'è quasi sempre posto a sedere) per riprenderci da lunghe passeggiate e il traffico prolunga piacevolmente la nostra pausa con tanto di panorama della città che ci scorre dai finestrini. Inoltre, posso guardare le persone, una cosa che mi piace tantissimo. I passeggeri sono di tutte le razze e sono tante le persone obese. Penso che in un capitalismo così competitivo come quello americano, chi non può avere altre soddisfazioni finisce per lenire la propria frustrazione nella violenza o nel cibo, tanto e scadente.

C'è una ragazza su una sedia a rotelle che aspetta alla fermata. L'autista si accosta tira giù la sua pedana. Guardo in rapida sequenza i visi dei passeggeri: tutti si sono resi conto della causa del ritardo, ma nessuno tradisce né insofferenza, né pietà. La ragazza viene assicurata dall'autista e pochi tolgono lo sguardo dai loro giornali. Insomma, è tutto splendidamente normale.

Siamo finalmente a Soho, nella galleria d'arte Ward-Nasse Gallery, uno posto specializzato nella vendita di opere di sconosciuti, dove penso di poter comprare un bel quadro senza svenarmi.
Non ce n'è nessuno che mi colpisca alla mia portata, visto che quelli più belli hanno quotazioni ben al di sopra di quelle degli emergenti. Ma è bello lo stesso guardare tutta quell'arte e penso alle stanze disadorne del Queens dove sono stati probabilmente dipinti, negli studi abusivi occupati da eserciti di artisti che ci dormono anche e che con la loro ostinazione hanno resistito anche agli sgomberi di Ralph Giuliani.

Mangiamo un minestrone caldo al ristorante Il Corallo.
E' incredibile vedere come la cucina italiana si sia affermata in tutte le fasce, dalle bettole ai grandi ristoranti dell'Upper West Side, ma nelle bettole di solito i nuovi gestori sono sudamericani.

Poche strade più in là, scopro per puro caso un negozietto che vende solo scacchi. "Qui nel nostro Chess Forum – fa il proprietario con compiaciuta cortesia – vendiamo circa 200 tipi di scacchi dal fantasy, ai pompieri, dai manager a quelli fatti con pezzi di tubo".
E debbo dire che rimango incantato da tutte quelle squadre schierate sugli scaffali. Chissà come sarebbe una partita tra politici del Polo e dell'Ulivo? Con il re-Prodi e la regina-Bindi ad affrontare il re-Berlusconi e la regina-Follini…

Col sole si sta bene, ci sediamo in un parco, dove una parte è stata recintata per potervi far correre i cani, un'unica banda di 15 taglie diverse, che non si fermano mai. Facciamo il punto sulla carta e siamo al Village, che sta a New York, come Trastevere a Roma. Mi fa una certa emozione pensare che Bob Dylan abbia iniziato a suonare come ambulante proprio in queste strade…

Mia figlia (l'altra) si trova bene nella sua famiglia. Le hanno dato una stanza tutta per sé e sono gentili. Un tipo del college le ha anche scritto una lettera d'amore.
Anch'io all'estero ero bello.
(3 marzo 2004)


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