sabato 8 settembre 2007

Le regard filtrant


Fernandel nel film Topaze (1951)


Le regard filtrant
(Livre mon ami 5)


di Solimano


Topaze e Tamise sono due professori in una scuola media. Vivono in un loro mondo, in cui la morale, i principi ed i valori sono tutto. Parlano di donne, e sdottoreggiano, come tutti gli inesperti. Tamise dice che per la conquista è fondamentale le regard filtrant, Topaze gli chiede com'è le regard filtrant, e Tamise lo fa, rivolto al pubblico. A quel punto, in Francia, viene giù il teatro, dalle risate e dagli applausi.
La prima volta che vidi Parigi, a meno di vent'anni, comprai un po' di livres de poche in una libreria del Quartiere Latino. I libri che avevo deciso di comprare prima di entrare in libreria non li ho mai letti, come L'homme révolté di Camus e Mauriac e Simone Weil. Né credo ormai che li leggerò, resteranno nella biblioteca, con la carta che si fa sempre più marroncina, fra un po' cominceranno a sbriciolarsi.
Ad agire quel giorno fu lo spiritello che mi impedisce di essere totalmente pedante, e comprai - senza neppure sapere chi fosse l'autore e di che cosa trattasse - Topaze, una commedia di Marcel Pagnol pubblicata nel 1928.
Racconta come un professore di scuola media pieno di idee morali passa dall'altra parte e diventa un affarista senza scrupoli. Gli affari sono proprio quelli della nostra Tangentopoli: fare la cresta sulle forniture pubbliche. La commedia va letta in francese, se possibile, ed oltre al dialogo vanno seguite anche le indicazioni di scena, come la cravate misérable con cui Topaze entra in classe nella prima scena.
Il colpo di genio di Pagnol è di mostrare che il suo eroe diventa più abile e capace dei malversatori abituali, proprio perché porta nel malaffare la coerenza sistemica della sua vita precedente, che l'aveva reso povero, disprezzato, maltrattato, deriso. Questa vita la rovescia adagio adagio come fosse un guanto, ed infine diviene ricco, adulato, rispettato (e amato dalle donne) perché, come dice all'amico Tamise nell'ultima scena, Tamise, les hommes ne sont pas bons.
Topaze l'ho visto anche recitato in italiano. L'avevano trasformato in una commedia col birignao, piena di mossette e controscene, mentre è un divertentissimo dramma grottesco, che tutti dovrebbero leggere e rileggere, per capire come stanno le cose e come sia del tutto inutile far finta che le cose stiano in un modo diverso. Rileggo Topaze per il piacere che mi dà ancora oggi: scatta un meccanismo di identificazione con questo eroe, che passando dall'altra parte frega quelli che c'erano già prima di lui. Sono furbi ma scemi, affetti da stupidera, come i nostri tristi faccendieri in fila uno dietro l'altro. Il giorno in cui apparì quel mattacchione di Pacini Battaglia, tirai un sospiro di sollievo.
16 agosto 2004

Louis Jouvet nel film Topaze (1933)

3 commenti:

Giuliano ha detto...

Lasciamelo dire: Fernandel è bello. E' sempre stato bello, e col pizzetto lo è ancora di più, qualsiasi cosa ne dicano le signore.

Habanera ha detto...

Le signore sono assolutamente d' accordo:
Fernandel è bello!

Solimano ha detto...

Vi invito a soffermarvi sulla classe di Jouvet: sulla lavagna la "Composition de Morale" non ci sta tutta e quindi la "Morale" scende verso il basso.

saludos
Solimano