mercoledì 19 settembre 2007

Ad un pensiero sprecato




Ad un pensiero sprecato
(Francesca non è mai esistita)

di Jomarch




A Firenze quando piove succede che le foglie si impastano.
E il fiume s’ingrossa. E il tempo si mischia perfettamente agli imperativi e alle cioccolate calde.
Tengo sempre la scrivania davanti alla finestra, anche lì al campus lo facevo. Ma adesso ho una ruga e una stanza tutta per me.
Adesso apro la finestra quando piove, adesso tra i corpora e calvino e con le bacchettine di incenso che spengo di corsa al primo odore di pioggia prima che piova, so raddrizzarmi le spalle che ho creduto piegate senza rimedio.
Adesso è un'acquerugiola stanca, un salmodiare atono che non spande paure, adesso non sono io quel silenzio e non è lei il mio schiamazzo, il frusciare di sottofondo. Non è le porte che sbattono, tonfi di dizionari che si chiudono esausti, non è Degas appeso al muro. Adesso che porto anelli alle dita e i capelli biondi, adesso so spiegare i batticuori, le nuvole, il vento dell’est. E distinguo un pioppo da un faggio, una peonia da un ranuncolo. Adesso che il mio mare è giallo di spighe di grano mature, ho le mani pulite di un amore sereno, che piega la testa di sera per una carezza e che con ossa pesanti e robuste stufa verdure e pazienza, riscalda di polvere e di argilla.
Adesso vivo. Di fonemi e grammatiche.
Dei polsi di Francesca e del sorriso largo, dell’odore di sapone e latte, di un fiato accennato, sfiorato appena e una penna tra i suoi capelli, di ricordi, ricordo, circondata di memoria, solo la tenerezza di non sentirmi intera e non saperlo. Solo di una perduta carezza.
(mercoledì 18 luglio 2007)

Da languori, nevrosi e altri tic



1 commento:

Habanera ha detto...

E' bello leggerti, Jo.
Ma non esistono pensieri nè momenti sprecati, lo sai anche tu, vero?
Tutto, tutto, serve a costruire quello che siamo oggi e quello che saremo domani.

Ti abbraccio
H.