martedì 7 agosto 2007

Moratti, Vespa, Tremonti




Moratti, Vespa, Tremonti

di Primo Casalini


Per lungo tempo, fra il blog di Sabelli Fioretti e Stile Libero, ho scritto dei post riguardanti la politica. Molti erano legati all'avvenimento del giorno prima, e quindi sono privi di durata, ma ad alcuni sono ancora affezionato, e ne inserisco tre, con la data in cui li ho scritti. Al solito, approfitto della occasione del Nonblog per rivederli, aggiustandoli un po'.

Quel comunista di Omero (19 settembre 2002)

Blob ha giustamente immortalato il "Credo che è..." al posto del "Credo che sia..." pronunziato da Letizia Moratti davanti alle massime cariche istituzionali e ad adoranti scolaresche, scelte con cura fra le migliori scuole libere di Roma. La Moratti ha già diramato una precisazione a tutte le scuole del Regno: "Credo che l'uso del congiuntivo è obbligatorio".

Ma Letizia ne ha fatto un'altra: ha consigliato la lettura dell'Odissea, esaltando il viaggiatore Ulisse e la tenace Penelope. Proprio così, "tenace". E' inevitabile che uno, con la moglie tenace, stia lontano da casa per dieci anni, anzi venti, facendo le somme giuste. E la maga Circe? La ninfa Calipso? La fanciulla Nausicaa? Letizia non le ha citate, salvando il presepe. Le tenaci perdonano la maga, possono dimenticare la ninfa, ma la fanciulla no. "Ma non abbiamo fatto niente..." "Appunto, stronzo!!!". Non resta che segnare nell'agenda elettronica un penoso dovere da adempiere ogni sabato sera. Oppure assentarsi per vent'anni, come ha fatto Ulisse.

Il presepe di Letizia ha dimenticato anche i Proci, quei vicini sgavazzoni che chissà da dove vengono. E' ora che si faccia chiarezza su Omero, e non solo sull'Odissea, ma anche sull'Iliade. Il rapporto fra Achille e Patroclo, ad esempio... ed Elena di Troia... ed Era e Zeus sul monte Ida... ed Enea, figlio della colpa... Difficile fare un presepe sull'Iliade... per quanto... Ettore ed Andromaca... Ecco! Letizia, fra qualche giorno lo dirà: "Credo che l'amore coniugale fra Ettore ed Andromaca è un esempio per tutte le famiglie".

Ipertrofia del Lego (23 aprile 2004)

Non ci si può chiamare fuori da Bruno Vespa. Come Dio, è dappertutto. Quasi ogni giorno sui giornali c'è una sua lettera, un trafiletto, una precisazione, una minaccia di querela. A volte la lettera è una vera e propria circolare: ho visto quella sui suoi compensi pubblicata tale e quale da diverse parti.

Se a ciò si aggiunge che ci sono discussioni pro e contro, articoli di giornalisti verdi di invidia o rossi di rabbia, pubblicità dei suoi libercoloni, ormai si può dire che la foliazione dei giornali prevede ogni giorno uno spazio Vespa più grande dello spazio Necrologi. Ogni anno una piccola foresta viene trasformata in carta per ospitare le parole di Bruno Vespa.

Poi ci sono i modellini, i plastici, le costruzioni scoperte (come al conclave di Viterbo) per vedere come l'assassino può essere passato dalla toilette allo sgabuzzino senza essere visto dalla cognata della vittima, e il raccordo fra il ponte sullo stretto e il mercato ortofrutta di Cefalù.

Il produttore di Lego, dopo anni di crisi, intravede un futuro non più fatto di bambini svegli ma di anziani a bocca spalancata: kit ad personam vengono predisposti con le istruzioni di montaggio firmate da Taormina e da Crepet ed una benedizionaccia lesta lesta del cardinal Tonini. Non basta: c'è il risiko dei campi di battaglia, le sofisticate telecamere protuberanti, atte a riprendere prezzemoline alto-sgabellate, i tarocchi per le chiromanti, i mazzi di carte per andare in Iraq alla ricerca del sette di fiori o del fante di picche, visto che i marines non li hanno ancora trovati. Eppure, nelle lettere di Vespa ai giornali intravedo la sua sfiga segreta, il "come sono andato?" che colpisce dovunque, dalla balera al consiglio di amministrazione: dipendere dall'opinione altrui per alimentare la propria autostima.

La guartassa (6 luglio 2004)

Tremonti è un tipo da guartassa.

Nelle bande dei ragazzi, prima o poi uno come Tremonti capitava. Uno che suo padre lo portava a scuola in macchina, che aveva i calzoni lunghi già in seconda media, che non ti lasciava copiare, che giocava col suo pallone contro il muro pur di non far giocare anche te, che la madre quando veniva dalla professoressa non salutava nessuno, che voleva sempre essere l'ultimo a parlare, che era il cocco dei professori, fiero di esserlo, che il preside diceva “è la classe dove c'è Tremonti”.

Allora, senza neanche bisogno di mettersi d'accordo, gli si faceva la guartassa, tipico sport invernale, difatti serve il paltò, che quelli come Tremonti sanno che si scrive paletot. Uno del gruppo gli arrivava di dietro, e nel pieno della tremontitudine, gli gettava un paltò in testa. E tutti, come un sol uomo, a dare pacche sul paltò, sotto cui Tremonti si dimenava, come Laocoonte contro i due serpenti, mi sono fatto una cultura a forza di tremontitudine. Ma la guartassa (che lui, pedante ad sanguinem, chiamava guartaccia) non gliela si faceva tutti i giorni, anche perché per almeno una settimana Tremonti si dava una calmata: la notizia della guartassa si diffondeva e gli ridevano dietro per strada.

La molletta, invece era quotidiana o quasi, una specie di terapia di mantenimento. I Tremonti erano dei bambini vestiti da vecchini, giravano in giacche con gli spacchetti dietro. Ci si procurava un po' di mollette, quelle per stendere, che allora erano di legno. Sempre nel pieno della tremontitudine, gli si attaccava la molletta ad uno degli spacchetti, senza che lui se ne accorgesse, e continuava a camminare per strada con la molletta a seguito. Quando se ne accorgeva, perché sentiva ridere, non è che togliesse la molletta per portarsela a casa e regalarla alla mamma, no, la buttava per terra e la calpestava. La molletta gli dava ancor più fastidio della guartassa, e quando, presi da altre cose, smettevamo di attaccargliela, continuava per un mese almeno a passarsi la mano dietro, sul cocò ogni dieci minuti, facendo finta di niente.

P.S. Sono un ammiratore di Sabina e Corrado Guzzanti, che non vedo da un po' di tempo. Li metto qui, sperando di rivederli presto.



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