Location 1, 2, 3
di mazapegul
Location 1
Il termine inglese location indica, nel linguaggio cinematografico, uno dei luoghi utilizzati per le riprese di un film. (Wikipedia)
Ad alcune persone capita d'avere esperienze da film, ad altre di visitare le location. (Ex pubblicitario)
La sera precedente eravamo arrivati al rifugio sotto un temporale che era durato tutto il pomeriggio, la mattina seguente partimmo in mezzo a una tempesta di neve. Il rifugio era pieno zeppo di gente che aveva portato la tenda, ma non era riuscita a montarla, e tutte le stufe, i caloriferi e i caminetti erano coperti di panni stesi ad asciugare.
Per fatalismo, pigrizia e timidezza non m'ero cercato un angoletto per i miei jeans, così affrontai l'inattesa neve di mezzo luglio coi soli pantaloncini. La ragazza di cui ero innamorato, ma che amava un altro, m'insultò con ferocia che volli materna. Quella con cui stavo per farla ingelosire, malediceva il giorno in cui m'aveva seguito in montagna invece d'andare al mare con le amiche.
Camminammo controvento sull'altopiano per tutta la mattinata, con minima vista, finchè non andammo a sbattere contro una parete di roccia entro cui s'apriva una gola così stretta che a braccia aperte se ne toccavano i due lati.
Noi salavam per una pietra fessa,
che si moveva d'una e d'altra parte,
sì come l'onda che fugge e s'appressa.
La tempesta, come un fluido troppo viscoso, si rifiutò di seguirci in quella strettoia. Facemmo neanche cento metri,
ma quando fummo liberi e aperti
sù dove il monte in dietro si rauna,
ci s'aprì davanti la Val Gardena nel suo mezzogiorno più solare. Sotto di noi vedevamo le piccole sagome quiete delle vacche al pascolo, sopra di noi sparsi stracci di nuvole, di fronte l'arido e quasi marziano gruppo del Sella.
Pensammo d'aver forse sognato e non bastava a convincerci del contrario l'ultima neve che ci si stava sciogliendo addosso. Rifacemmo la gola al contrario e, dopo pochi minuti, ecco di nuovo la tempesta di neve, la cui violenza non era per nulla diminuita.
In quell'occasione la natura m'apparve -in perfetta sincronia- in tutto il suo politeismo.
Location 2
Per anni, svegliandomi la mattina, ho battuto con le nocche sul muro di cartongesso dietro al letto ricevendone di ritorno un rumore vuoto come di scenografia cinematografica, ho osservato la balaustra in legno sverniciato del balcone che dava sul grande albero del retro, m'è caduto l'occhio su una maniglia e un interruttore di foggia insolita, ho sbirciato tra i rami dell'albero a un cielo particolarmente azzurro, ho ascoltato il vociare sul marciapiedi di fronte a casa e con incredulità e allegria ho pensato: "Sono in America."
Location 3
S'era alla fine del terzo mese di corso e da verde-ramarro le nostre mimetiche erano diventate d'un più usurato verde-lucertola, come scoprimmo quando arrivarono i nuovi ramarri, ma non ancora verdicchio-varano come quelle dello scaglione anziano. Il nostro rettilario era un monastero trasformatosi in fortezza un secolo prima, dove in cinquecento passavamo le giornate in cortile, imbucandoci nella palazzina di notte, cercando sempre d'evitare l'incontro con bisce e serpenti. Le ore del giorno erano segnate dalla tromba: sveglia, adunata, rancio; ammainabandiera, silenzio. Allarme simulato.
Un giorno Luca, il mio compagno fisso, arrivò con due biglietti dell'opera, di cui era appassionato. Opere non ne avevo mai viste e quando le avevo ascoltate m'avevano sempre annoiato, ma non potevo perdere una libera uscita prolungata alle undici. Quella sera ci vestimmo con la divisa ordinaria color sabbia, che era l'unico capo stirato che avevamo, e cercammo il teatro dove davano la Traviata.
Attraversammo il foyer e la folla multicolore delle signore reatine, incorniciate in ordinati riquadri dagli accompagnatori in nero. Le luci si spensero e partì il preludio. Introdotta da quella musica, apparve sul palco una gran festa di gente e colori: verde smeraldo, rosso tramonto, nero lucido, azzurro intenso.
Flora, amici, la notte che resta
D'altre gioie qui fate brillar
Fra le tazze e' piu' viva la festa.
Rimasi incollato alla sedia, stupefatto. Cercavo di non farmi trascinare via dalla musica, di cogliere almeno alcune parole, di mantenere -in tutta quella felicità- il controllo dei miei pensieri.
Tra voi sapro' dividere
Il tempo mio giocondo;
Tutto e' follia nel mondo
Cio' che non e' piacer.
Godiam, fugace e rapido
E' il gaudio dell'amore;
E' un fior che nasce e muore,
Ne' piu' si puo' goder.
Quella sera l'opera m'apparve come la più alta espressione dell'umano spirito e mi ripromisi che sarei diventato un melomane. Luca, dicendomi che quel gioioso spettacolo consisteva in un brutto allestimento e in voci poco educate, mi fece intravedere la possibilità di felicità ancora maggiori nella mai frequentata Scala, nei dischi della Ricordi, nella non troppo lontana arena di Verona.
La vita e' nel tripudio.
Tutte promesse che non mi sono mantenute.
Callas e Visconti alla Scala di Milano
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