« Dalla stazione, la strada passava per Ignatieva, svoltava seguendo l’ansa della Gruna a un chilometro circa dalla cascina dove allora, prima della guerra, trascorrevamo tutte le estati; e insinuandosi in un fitto bosco di querce proseguiva oltre, verso Tomscinò. Di solito riconoscevamo i nostri solo quando li vedevamo apparire da dietro il grande cespuglio che si alzava in mezzo al prato: se dal cespuglio la persona si dirigeva verso casa, si trattava di papà; altrimenti non era papà. E un giorno papà non sarebbe più tornato.
- Scusate, è questa la strada per Tomscinò?
- Non dovevate svoltare al cespuglio.
- Ah. E voi, perché...
- Perché cosa?
- Perché ve ne state lì seduta.
- Io vivo qui.
- Dove, sullo steccato?
- Ma cosa volete sapere, la strada per Tomscinò o dove vivo io? » (...)
Una donna è seduta su uno steccato, in aperta campagna. Da lontano, un uomo che passa la nota e le si avvicina; la donna è molto bella. L’uomo, un medico, tenta un approccio educato e gentile, chiede informazioni; infine le si siede accanto, ma lo steccato non regge il peso e si rompe. I due finiscono a terra, la donna si rialza subito e l’uomo ride. Poi anche l’uomo si rialza, si spolvera, sorride, riprende la sua strada e fa un cenno di saluto. Un’improvvisa folata di vento piega dolcemente l’erba del prato.
Questa è la scena iniziale (ma, prima dei titoli di testa, a un ragazzo balbuziente viene insegnato “a non aver paura della sua voce”) di uno dei film più difficili e affascinanti che mi sia mai capitato di vedere. E’ poco comprensibile perché è autobiografico e parla della madre di Tarkovskij, e dell’infanzia del regista, negli anni precedenti alla Guerra. Nella scena dello steccato, Tarkovskij ha la finezza di citare Cechov: ed è solo una delle piccole e grandi citazioni fatte in questo film. C’è il richiamo ai grandi pittori: Leonardo, Monet, ma anche Brueghel e Bosch, e Giorgione con la sua Tempesta.
Ma i protagonisti sono gli elementi atmosferici, il fuoco, l’acqua, il vento, la luce, gli elementi primordiali. I movimenti di macchina hanno una magia nascosta, il vento arriva nel momento esatto in cui ce ne è bisogno, un uccellino si posa sul berretto di un ragazzo e il ragazzo lo prende, un oggetto cade dal tavolo proprio quando la telecamera si ferma ad osservarlo, passato e presente si fondono, perfino un alone di vapore su un tavolo diventa importante. La comunione con la Natura, paganesimo e panteismo, religione panica sono tra i protagonisti dei film di Tarkovskij. Il film è composto di vari episodi, quadri apparentemente semplici che vanno a formare un disegno complesso, un arazzo, un tappeto persiano, leggibile solo a pochi e anche ad essi con grande difficoltà. I colori sono i colori dei sogni, colore pieno oppure altri colori; il bianco e nero non è mai quello classico, è piuttosto un grigio, un seppia, un verdastro, il colore dei sogni e dei ricordi. Tarkovskij filma i sogni, e i ricordi.
Come Bertolucci, anche Tarkovskij è figlio di un grande poeta: e “Lo specchio” comprende molte poesie del padre di Andrej, poesie bellissime lette, nella versione italiana, dalla voce toccante di Romolo Valli.
Amo gli occhi tuoi, amica mia,
e i loro giochi.
Splendidi di fiamme quando
li alzi all'improvviso e,
come fulmine celeste,
guardi veloce tutt'intorno.
Ma c'è un fascino più forte:
gli occhi tuoi rivolti verso il basso,
negli attimi che un bacio appassionato,
e fra le ciglia semichiuse del desiderio,
il fumo, il fosco fuoco...
( Arsenij Tarkovskij )
Da Abbracci e pop corn
2 commenti:
Grazie per il "furto"! Non sai quanto mi fa piacere condividere Tarkovskij (padre e figlio)con qualcuno.
Però la poesia che riporto è in "Stalker", un altro film di Tarkovskij: mi sono preso una licenza, perché mi sembra molto adatta - e poi il post mi è venuto lunghissimo, per le altre poesie provvederò.
Peccato solo che non ci sia l'audio, per la voce di Romolo Valli...
Giuliano, per le altre poesie di Arsenij Tarkovskij perchè non
provvedi qui? Sarei felicissima di ospitarle.
Mandamele per e-mail ed io le posto a tuo nome.
In quanto a Romolo Valli ne ho nostalgia anch'io, come di Giorgio de Lullo, Anna Maria Guarnieri e Rossella Falk. Che splendida compagnia formavano insieme! Ma credo che tu sia troppo giovane per ricordartene.
Ecco alcune notizie
Fondo Giorgio De Lullo (1921 - 1981) Romolo Valli (1925 - 1980)
Il nucleo caratterizzante il fondo riguarda la Compagnia dei Giovani, un gruppo destinato a rinnovare per vent'anni nel teatro italiano quel gusto dello 'stile di compagnia' perdutosi dopo le grandi stagioni di Virgilio Talli.
Fu la prima del dopoguerra a volersi liberare da tante cattive abitudini: mattatorialità, repertorio, ruoli fissi, scena a parapettate, illuminazione convenzionale e anticipò le tendenze del decennio successivo, quello della cosiddetta "rivolta degli attori".
Tutto era iniziato nell'estate 1954, mentre Giorgio De Lullo e Romolo Valli si trovavano in tournèe in Sud America col Piccolo di Milano e Rossella Falk a Roma conduceva le trattative per una nuova Compagnia. Alla fine l'attrice trovò l'appoggio finanziario nel più importante impresario teatrale dell'epoca, che era Remigio Paone. Il più vecchio del gruppo era il trentaduenne Tino Buazzelli, la più giovane Anna Maria Guarnieri, appena ventenne. Tutti avevano un curriculum già importante, tutti erano passati attraverso le regìe di Luchino Visconti, Orazio Costa, Giorgio Strehler e Luigi Squarzina, ossia tra le migliori del teatro italiano.
La Compagnia debuttò il 24 dicembre 1954 all'insegna degli "Spettacoli Errepi" con Lorenzaccio di Alfred De Musset, regìa di Luigi Squarzina. Per questo spettacolo furono scritturati due attori, che rimasero per tutta la durata del gruppo, Elsa Albani e Ferruccio De Ceresa. Fu, però, la fine della stagione 1954-55 a dare alla Compagnia un volto più riconoscibile. A Remigio Paone subentrò Carlo Alberto Cappelli, editore e impresario di importanti Compagnie come la Villi-Cervi e la Morelli-Stoppa.
Buazzelli si sciolse dal gruppo e la ditta divenne ufficialmente la De Lullo - Falk - Guarnieri - Valli. De Lullo e Valli ne assunsero la direzione artistica.
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