Uno dei miei primi ricordi "tattili" è la morbidezza e la consistenza pastosa delle braccia grassocce della nonna, fra le quali potevo sonnecchiare in tutta comodità. Non era, in realtà, una donna particolarmente espansiva ed affettuosa, tutta presa dalle impegnative incombenze domestiche che non amava delegare a nessun altro: ma la sensazione del suo avambraccio largo e soffice come un cuscino di piume resta indelebile, nella mia memoria di bambina. Quanto erano scomodi, invece, i vecchi banchi di legno che per buona parte delle elementari hanno accompagnato le mie esperienze scolastiche! Qualcuno di voi ha fatto in tempo a conoscerli? Sedile e piano di scrittura erano fissati ad un’unica base, senza possibilità di dondolarsi, spostarsi, "distrarsi": i quarti posteriori si indolenzivano presto, e i piedi scalpitavano sotto il tavolo… ma nessuna di noi scolarette –escluse un paio di pecore nere additate al pubblico ludibrio- osava lamentarsi, interrompendo l’ordinata lezione della signorina maestra. Alla fine, per fortuna, arrivavano le vacanze: e al mare uno dei passatempi più gettonati era buttarsi in acqua, uscire di corsa, rotolarsi sul bagnasciuga "impanandosi" come cotolette e rituffarsi, per tornare belle pulite. Il bello stava nel sopportare la sensazione fastidiosa del contatto con i granellini finissimi, un attimo prima di risciacquarsi fra spruzzi e risate, quelle risate "di gola" che da adulta non ti riescono più. Poi di colpo, un giorno, ti riscuoti e capisci che l’infanzia è finita. Succede quando, eludendo la sorveglianza di mamma e papà, entri nella camera in penombra dove tua nonna è distesa immobile, completamente vestita, gli occhi chiusi e ai piedi le scarpe "buone". Ti hanno detto che è morta, ma tu hai nove anni e mezzo, un’età in cui la morte ancora non esiste. Allora ti avvicini al letto, la guardi, allunghi la mano e le tocchi il braccio. Solo così, attraverso quel contatto, capisci. E scoprendo, tuo malgrado, di esser diventata grande, sconsolatamente piangi.
sabato 23 giugno 2007
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Uno dei miei primi ricordi "tattili" è la morbidezza e la consistenza pastosa delle braccia grassocce della nonna, fra le quali potevo sonnecchiare in tutta comodità. Non era, in realtà, una donna particolarmente espansiva ed affettuosa, tutta presa dalle impegnative incombenze domestiche che non amava delegare a nessun altro: ma la sensazione del suo avambraccio largo e soffice come un cuscino di piume resta indelebile, nella mia memoria di bambina. Quanto erano scomodi, invece, i vecchi banchi di legno che per buona parte delle elementari hanno accompagnato le mie esperienze scolastiche! Qualcuno di voi ha fatto in tempo a conoscerli? Sedile e piano di scrittura erano fissati ad un’unica base, senza possibilità di dondolarsi, spostarsi, "distrarsi": i quarti posteriori si indolenzivano presto, e i piedi scalpitavano sotto il tavolo… ma nessuna di noi scolarette –escluse un paio di pecore nere additate al pubblico ludibrio- osava lamentarsi, interrompendo l’ordinata lezione della signorina maestra. Alla fine, per fortuna, arrivavano le vacanze: e al mare uno dei passatempi più gettonati era buttarsi in acqua, uscire di corsa, rotolarsi sul bagnasciuga "impanandosi" come cotolette e rituffarsi, per tornare belle pulite. Il bello stava nel sopportare la sensazione fastidiosa del contatto con i granellini finissimi, un attimo prima di risciacquarsi fra spruzzi e risate, quelle risate "di gola" che da adulta non ti riescono più. Poi di colpo, un giorno, ti riscuoti e capisci che l’infanzia è finita. Succede quando, eludendo la sorveglianza di mamma e papà, entri nella camera in penombra dove tua nonna è distesa immobile, completamente vestita, gli occhi chiusi e ai piedi le scarpe "buone". Ti hanno detto che è morta, ma tu hai nove anni e mezzo, un’età in cui la morte ancora non esiste. Allora ti avvicini al letto, la guardi, allunghi la mano e le tocchi il braccio. Solo così, attraverso quel contatto, capisci. E scoprendo, tuo malgrado, di esser diventata grande, sconsolatamente piangi.
Pubblicato da Habanera alle 17:39
Etichette: Appunti personali, Roby
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2 commenti:
che bella bimba! qualcuno di famiglia?
No, Giuliano, niente di personale. Bimba e nonna mi sono venute incontro, mentre cercavo un' immagine nel mondo sconfinato di Google, e le ho adottate subito per incorniciare le belle riflessioni di Roby.
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