venerdì 8 giugno 2007

Poesie di Antonia Pozzi



Poesie di Antonia Pozzi

a cura di Habanera



Se io capissi

Se io capissi
quel che vuole dire
- non vederti più -
credo che la mia vita
qui - finirebbe.

Ma per me la terra
è soltanto la zolla che calpesto
e l'altra
che calpesti tu:
il resto
è aria
in cui - zattere sciolte - navighiamo
a incontrarci.

Nel cielo limpido infatti
sorgono a volte piccole nubi,
fili di lana
o piume - distanti -
e chi guarda di lì a pochi istanti
vede una nuvola sola
che si allontana.


Bellezza.

Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e di stelle- bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
vero albe remote.

Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstite colonne
e ulive e spighe.

Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi-

E tu accogli la mia meraviglia
Di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido- della bellezza;

e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo-
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette.


Lieve offerta.

Vorrei che la mia anima ti fosse
Leggera
Come le estreme foglie
Dei pioppi, che s’accendono al sole
In cima ai tronchi fasciati
Di nebbia.

Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale, segnato
d’esili ombre –
fino a una valle d’erboso silenzio,
al lago-
ove tinnisce per un fiato d’aria
il canneto
e le libellule si trastullano
con l’acqua non profonda.

Vorrei che la mia anima ti fosse
Leggera,
che la mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e saldo,
bianco-
sulle oscure voragini
della terra.


La vita

Alle soglie d'autunno
in un tramonto
muto
scopri l'onda del tempo
e la tua resa
segreta
come di ramo in ramo
leggero
un cadere d'uccelli
cui le ali non reggono più.


Dopo

Riallacciavano le formiche
Nere file di vita tra l’erba
Vicino ai capelli
E sul mio- sul tuo volto sudato
Una farfalla batteva le ali.


Pausa

Mi pareva che questa giornata
senza te
dovesse essere inquieta,
oscura. Invece è colma
di una strana dolcezza, che s'allarga
attraverso le ore -
forse com'è la terra
dopo uno scroscio,
che resta sola nel silenzio a bersi
l'acqua caduta
e a poco a poco
nelle più fonde vene se ne sente
penetrata.

La gioia che ieri fu angoscia,
tempesta -
ora ritorna a brevi
tonfi sul cuore,
come un mare placato:
al mite sole riapparso brillano,
candidi doni,
le conchiglie che l'onda
lasciò sul lido.

(Antonia Pozzi)

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