giovedì 24 maggio 2007

Tra i sussurri della vita




Tra i sussurri della vita

di Clelia Mazzini


227. Ho deciso di venire ad abitare in questa casa lontana dal mondo per ascoltare fino in fondo tutti i vari "sussurri della vita", come li chiamava lucidamente M.
Così facendo, magari, mi scorderò di invecchiare, sicuramente non mi dimenticherò di vivere.

228. Angolo cechoviano disseppellito da una sognatrice? Può darsi, però non trasognata. Non ho mai provato rimpianti o desiderio di ritorno a una "patria perduta". Quando accadde di trasferirmi qui non fu altro che un'ispirazione che non mi sentii di reprimere, una specie di trasporto per un luogo fatto di cieli spalancati e di una bellezza sonnambolica, per una terra che conserva intatta la memoria dei popoli spietati che l'hanno attraversata e saccheggiata. Una terra che pure ha rimarginato quelle ferite, ammantandole con una vegetazione a tratti tanto fitta da risultare impenetrabile.
Perdersi qui non è impossibile, come pure ritrovarsi.

218. Stamane il cuculo ha cantato sulle cime del bosco di querce. Saranno state le otto; mi ha svegliata, mi sono riaddormentata felice. Lo aspettavo da qualche giorno e temevo che quest'anno mancasse l'appuntamento. E invece no, eccolo qua. Il caldo anomalo, al contrario, deve aver disorientato le salamandre. Gli anni scorsi avevo gli angoli dei giardini pieni di quegli strani esseri lucidi, goffi, lenti e pigri. Per fortuna le prime rane (o i rospi?), sia pur timidamente, hanno cominciato a "sussurrare" sul canaletto del rio.
Quest'anno la fermata invernale non è stata lunga, anzi, si potrebbe dire che quasi non c'è stata proprio, e quindi anche gli animali (compresi i miei cani e i miei gatti) sembra che fatichino non poco ad ambientarsi di fronte ad un'estate che appare quasi conclamata.
Non sono molti giorni che l'usignolo ha cominciato con le sue armonie funamboliche che accompagnano il mio assopirmi quand'è quasi mattino. La sua sarà una stagione lunga di bel canto, fortuna che non soffro di sonno leggero, altrimenti dovrei munirmi di tappi di cera...
Le prime nidiate di merli sono già schiuse, ne ho vista una, ieri, annunciata da una madre iperprotettiva che chiocciolava qualcosa, vai a sapere all'indirizzo di chi.
Mi sono accorta che gli usignoli amano fare i nidi in posti molto bassi, spesso proprio sul terreno. Considerano molto difesi quegli spazi tranquilli e quieti, inaccessibili o spinosi come i roveti densi o i boschi aggrovigliati e fitti di robinie e bambù. Qui hanno trovato sempre un terreno molto fertile, il roveto è proprio a bordo rio, e questo è una gioia per loro che sembra amino così tanto aver vicino un corso d'acqua. Non so se siano sempre gli stessi, però di anno in anno ritornano nei loro nidi e io sto bene attenta a che questo accada.
(I giardinieri mi guardano di sbieco quando vengono a rassettare i giardini. Lo so, sono dei perfezionisti, e io li chiamo per questo, però devono stare attenti ai nidi dei miei usignoli. Con quale canto migliore di questo, altrimenti, potrei mai addormentarmi?).

172. Associo spesso il leggere al passeggiare, nel senso che sovente pratico contemporaneamente entrambi. Credo che le due cose si somiglino molto, nel senso che se si vuole leggere o passeggiare felicemente non si può partire sapendo già dove si arriverà o che cosa si potrà vedere lungo il percorso. Bisogna essere capaci di lasciarsi andare, di guardare ogni cosa come va guardata, secondo la sua natura.
Non c'è cosa contraria al cammino o alla lettura come il presupposto.


Da Akatalepsia

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