giovedì 5 novembre 2009

Ricordo di Alda Merini

Rossana Di Fazio


(Vita di redazione)
Se non mi sbaglio, era una giornata di fine inverno. 1996.
Stavamo preparando il secondo numero di Golem. Siccome la parola «multimediale» sapeva ancora di nuovo e prometteva bene, pensai di telefonare ad Alda Merini, perché avevo in mente di registrare delle voci care, vicine, importanti.
La sua voce - cercavo di spiegarle al telefono: avremmo potuto farla sentire a tutti i suoi lettori, a chi la amava, a chi non l'aveva ancora mai sentita. Allora non erano troppo frequenti le sue uscite pubbliche.
La mia era una telefonata per sentire il suo parere, ed eventualmente organizzare un appuntamento.
Lei ascoltò e poi mi raccontò molte cose successe quel giorno, e poi che era morto, due giorni prima, un amico molto caro.
Mi disse sì, mi piace, va bene.
Solo un attimo di silenzio, poi partì. Andò a prendere un'altra voce: più alta, più lontana, più simile a un lamento.
Poetava, e io stavo alla cornetta. E non avevo niente, non un registratore – ricordo che mi venne, dalla disperazione, di trascrivere quel che diceva, ma era assurdo! ma io come potevo immaginare che lei componesse così, al telefono?!
Realizzato in un attimo che non potevo farci niente, stetti al mio posto. Mi sentivo come una piccola coppa, con tutta quella roba che arrivava, tanta, da così lontano, e che non potevo raccogliere per altri... Tutto quel ben di Dio per me sola. Le persone che lavoravano nella stanza accanto a me intuivano il mio stato; ero immobile, turbata, non potevo parlare, non potevo fermarla, non potevo fare niente. Mi sembrava di stare con Omero al telefono.
Non avevo mai capito bene, fino a quel momento, la poesia senza scrittura, la poesia come voce; in altre situazioni, pubbliche, la voce recitante dei poeti mi era sembrata uno spettacolo, qualcosa di imbarazzante (per me) che niente aveva a che fare né con l' origine né con la necessità della poesia.
Altri scriveranno e bene della sua poesia, della sua bocca tinta di rossetto, della sua audacia. La sua poesia, come la sua persona, potevano davvero abitare in tutti i registri della vita in perfetto agio, e la confluenza di vita e opera, che forse oggi non si usa più far notare, in lei si realizzava senza esitazione né posa.
A me oggi, sembra di poter dire che lei è stata davvero una persona: maschera e imbuto dell'universo e della vita molteplice.
Siccome anche le tecnologie lasciano molto il poco tempo che trovano, un secondo contributo che lei mi mandò - questa volta mi ero organizzata - giace in un archivio che ancora non abbiamo sistemato per i nostri lettori, «incompatibile con i moderni sistemi operativi»... Ne riderebbe lei, e ne sorrido anch'io.
(02 novembre 2009)


In questi giorni si è parlato molto di Alda Merini, come sempre succede quando se ne va una persona conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Fra i tanti che hanno voluto ricordarla mi ha colpito, su Golem l'Indispensabile, la testimonianza di Rossana Di Fazio (Rossella Vita) che mi ha permesso di conoscere da vicino, quasi di accarezzare, il viso umanissimo, arguto, sorridente, di un grande poeta.
Habanera

7 commenti:

Silvia ha detto...

Hai ragione Haba.
Una testimonianza che mi ha colpita profondamente e che mi ha scatenato un sentimento raro in me: l'invidia.
Per un lungo minuto ho provato un'invidia feroce. Quanto mi sarebbe piaciuto essere al posto di Rossana!
Alda aveva una voce speciale. Una delle poche voci che ho incontrato nella vita, che partono dallo stomaco.
Mi sarebbe tanto piaciuto conoscerla di persona. Avrei guardato a lungo dentro a quegli occhi profondi come il centro dell'universo.

Silvia ha detto...

p.s. la prima volta che vidi che Alda scriveva i numeri di telefono e le note sui muri o su qualsiasi superficie come faccio io, mi sono commossa. Sono certa che avremmo avuto da dirci molte cose. O forse saremmo state in silenzio, che sarebbe andato bene uguale.

Solimano ha detto...

Troppo di frequente i necrologi lasciano una impressione ambigua, quasi sgradevole: la persona che scrive parla spesso di sé, vantandosi direttamente o indirettamente di aver conosciuto chi commemora. Tende a mettersi davanti.
Ma con questo Ricordo di Alda Merini la situazione è del tutto diversa. Rossana Di Fazio mantiene un equilibrio esemplare, evitando persino l'umilismo di chi vuol farci credere di sparire. E' ben presente, si sente che c'è lei, ma come testimone umana e culturale di una situazione eccezionale. Attraverso il suo non potere fare niente, la sua ricerca si qualche possibilità di memorizzazione, ci fa sentire la grandezza di quello che sta accadendo, come se lei fosse la necessaria lente di cui abbiamo bisogno per capire.
Poi, il collegamento ad una storia antica, che mi ha fatto venire in mente quei famosi versi del Pascoli (nei Poemi Conviviali): Ché questo è bello: attendere al cantore che ha nella voce l'eco dell'ignoto. E Rossana parla di Omero. Ammirevole anche il finale: introduce un tono di levità quasi sorridente in una situazione drammatica, come se lei e Alda potessero vedere dalla giusta distanza le minuzie degli accadimenti. Musicalmente, chiude in minore.

grazie Rossana e grazie Habanera
Solimano

Anonimo ha detto...

Bellissima testimonianza davvero. Quando ci si trova ad assistere a testimonianze come quella descritta si vorrebbe avere un registratore in testa, anche se in realà c'è. E' anche giusto che a volte si lasci al linguaggio orale la gioia di raccontare e di esprimersi, non tutto deve diventare "testo scritto".
Certo che avrei voluto essere al suo posto.

zena ha detto...

(Grazie. Con commozione profonda. Ho sempre avuto la sensazione che la poesia di Alda Merini sia un fiume in piena,quasi una forza naturale)

ginni ha detto...

Mi sento in sintonia completa con il pensiero di Solimano, al quale non saprei aggiungere neppure una parola.
Grazie Habanera per aver scelto questa testimonianza personalissima e laterale al tempo stesso.

Habanera ha detto...

Grazie a tutti voi per aver condiviso la mia scelta di pubblicare questa straordinaria testimonianza e un grazie particolare a Rossana Di Fazio.
H.