lunedì 14 settembre 2009

Pioggia d'oro (3)


I vitelloni (1953) di Federico Fellini


La pioggia d'oro (3)

di Solimano


Col mito di Danae ero rimasto a Klimt. E dopo? Dopo c'è il cinema.
Propongo tredici variazioni sul tema, seguendo l'ordine cronologico dei film. In alcune il mito di Danae è lontanissimo, in altre assai vicino. Compaiono gli uomini e generalmente l'oro è sostituito dalle banconote (ma non sempre). I contesti sono diversi, ma un fil rouge esiste, anche se spesso sottile.

Nel film I vitelloni (1953), Alberto (Alberto Sordi) è un buono a nulla che vive ancora con la mamma e la sorella Olga (Claude Farell), un'impiegata, che qui gli sta passando del denaro. Alberto fa il sostenuto, ma Olga sa se ne ha bisogno appena apre bocca. Olga ha un amante che è un uomo sposato e sarà Alberto a farle la morale quando lei se ne andrà. "Ma ci pensi alla mamma?", le dirà, proprio lui che non ha mai portato un soldo in casa.

Le notti di Cabiria (1957) di Federico Fellini

Cabiria (Giulietta Masina) è una prostituta che ha il sogno di trovare l'uomo della sua vita. Crede di averlo trovato in Oscar (François Périer) che le propone il matrimonio. Cabiria vende tutto quello che ha, compresa la casa; ed ostenta felice il grande mazzo di banconote. Oscar le sta seduto di fronte. Sono in un ristorante di Castel Gandolfo, la felicità è a portata di mano, solo che poco dopo, facendo una passeggiata nella pineta che costeggia il lago, Cabiria scopre le vere intenzioni di Oscar: buttarla nel lago e portarle via il denaro.

Bonjour tristesse (1958) di Otto Preminger

Elsa (Mylène Demongeot) è l'amante in carica del ricco playboy Raymond (David Niven). Stasera è felice: ha vinto al casinò e fra quelli che la festeggiano c'è anche Cecile (Jean Seberg) la figlia di Raymond. Ma Elsa non sa quello che l'aspetta: è arrivata la stilista Anne Larson (Deborah Kerr) che era la migliore amica della moglie di Raymond e che vuole sposarsi con lui. Elsa è nata con la camicia: quella sera stessa conosce il buffo miliardario Pablo (Walter Chiari) e riesce rapidamente a vedere le cose in una prospettiva del tutto nuova.

La legge (1959) di Jules Dassin

Nel villaggio di pescatori di Porto Manacore, Marietta (Gina Lollobrigida) è la ragazza più bella, contesa da tre uomini: Don Cesare (Pierre Brasseur), Enrico Tosso (Marcello Mastroianni), e Matteo Brigante (Yves Montand). Solo che è di famiglia povera, e in tal caso la trincea migliore è quella che si fa Marietta: dei sacchi pieni, con sopra delle banconote. Chi gliele avrà date? Il più ricco o quello che piace veramente a lei?

Adua e le compagne (1960) di Antonio Pietrangeli

Dopo la chiusura delle case di tolleranza, in conseguenza della legge Merlin, quattro prostitute decidono di associarsi per aprire una trattoria: Adua (Simone Signoret), Lolita (Sandra Milo), Marilina (Emmanuelle Riva) e Caterina (Gina Rovere). Hanno messo insieme i loro risparmi e stanno attendendo Ercoli (Claudio Gora) un procacciatore di affari ambiguo, che hanno conosciuto nelle case. Ercoli le strozzerà con le rate di un prestito e le donne torneranno a fare le prostitute, ma per strada.

La noia (1963) di Damiano Damiani

Dino (Horst Bucholz) ha portato la sua amante Cecilia (Catherine Spaak) nella ricca casa della madre (Bette Davis). Dino sa che Cecilia ha altri amanti e che con uno di questi, Luciani (Luigi Giuliani) vorrebbe fare un viaggio a Capri. Dino ha le chiavi della cassaforte della madre e ricopre Cecilia nuda con banconote di grosso taglio. Cecilia si diverte, è affascinata da questo gioco, che Dino conclude lanciando delle bancanote in modo che ricadano su Cecilia dall'alto, come se piovesse. Poi Dino propone a Cecilia di tenersi lei tutto il denaro, ma Cecilia lo sorprende chiedendogli la cifra esatta che costa il viaggio e il soggiorno a Capri, cioè molto meno. Cecilia ha trovato un modo per rispondere a quello che voleva veramente Dino: tenersela tutta per sé.
L'episodio c'è anche nel romanzo di Moravia e la somiglianza con certe rappresentazioni erotiche del mito di Danae nel Seicento e nel Settecento è evidente.

Gli argonauti (1963) di Don Chaffey

Giasone (Todd Armstrong) con l'aiuto di Medea (Nancy Kovack), è riuscito ad impadronirsi del Vello d'oro. Medea, innamorata di Giasone, ha tradito il padre Eeta (Jack Gwillim), che possedeva il Vello. Durante una battaglia con gli uomini di Eeta, Medea viene colpita alla schiena da una freccia. Giasone e Argo (Laurence Naismith) hanno l'idea di ricoprirla col Vello e in poco tempo le proprietà terapeutiche del Vello fanno sì che Medea si riprenda, perfettamente sanata. Un'idea intelligente, vicina a certe rappresentazioni del mito di Danae non palesemente erotiche.

Irma la Douce (1963) di Billy Wilder

Nestor Patou (Jack Lemmon) era un poliziotto. Ora è diventato il protettore di Irma la Douce (Shirley Mac Laine) di cui è innamorato e che è innamorata di lui. Proprio per questo motivo Irma lavora il più possibile perché pensa che così Nestor sia più contento di lei. E Nestor è effettivamente contento, Irma gli ha appena dato tante banconote guadagnate in quel giorno. Ma pochi giorni dopo Nestor vorrebbe che Irma fosse tutta per lui, una deleteria confusione fra amore e lavoro. Come fare?

Au hasard Balthasar (1966) di Robert Bresson

Marie (Anne Wiazemsky) è la figlia di un maestro di paese che ha fatto i soldi amministrando le tenute di un aristocratico, il cui figlio era innamorato di Marie. Ma sono intervenuti dei contrasti col padre di Marie sulle modalità amministrative e sul denaro. Questo ha allontanato i due giovani e Marie si è messa con un poco di buono che la trascura. Una sera, disperata, si rifugia nella casa di un uomo che crede amico. Questi le offre dei soldi che Marie prima prende poi rifiuta. Questa rappresentazione, ancor più del mito di Danae, richiama un mito biblico, quello della Casta Susanna. Penso che Bresson lo sapesse benissimo e l'abbia fatto volutamente. Per questo, metto in chiusura di post una immagine del piccolo quadro della Casta Susanna che Rembrandt eseguì nel 1636. Esprime lo stesso atteggiamento di pudore offeso che si nota in questo fermo-immagine del film di Bresson.

Questi fantasmi (1968) di Mario Castellani

Maria (Sophia Loren) ha sposato Pasquale (Vittorio Gassman) che non è ricco ed ha dei problemi con i vari lavori che cerca di fare. Però, da sempre, di Maria è innamorato Alfredo Mariano (Mario Adorf) che fa in modo che a casa di Maria arrivino dei doni. Pasquale crede che la casa sia abitata da un benefico fantasma, mentre Maria crede che Pasquale abbia capito tutto e che abbia inventato il fantasma per non far sapere come stanno le cose. Finisce con un finto uxoricidio, tutti credono cha Maria sia morta, compreso Alfredo, che offre soldi a quella che crede sia una apparizione. Invece è Maria in carne ed ossa, che con quei soldi crea una pioggia inaspettata su Pasquale che si sveglia attonito. Prima, il passaggio di denaro secondo il mito (da Alfredo a Maria), poi la spiritosa declinazione al maschile (da Maria a Pasquale).

Lo Scopone scientifico (1972) di Luigi Comencini

I tanti soldi che ha davanti Peppino (Alberto Sordi) vengono dalla miliardaria (Bette Davis) che sta facendo il suo annuale viaggio in Italia durante il quale, in coppia con George (Joseph Cotten) gioca a scopone contro Peppino e sua moglie Antonia (Silvana Mangano). Stavolta sembra che finalmente i soldi della miliardaria trasmigrino, ma non finirà così, perché mentre Antonia gioca molto bene, Peppino è un giocatore fragile e incerto. Declinazione al maschile anche qui.

Getaway (1972) di Sam Peckinpah

Dock McCoy (Steve McQueen) è un delinquente appena uscito dalla galera. Fuori lo attende la moglie Carol (Ali McGraw), che è riuscita ad ottenere che Doc uscisse prima accettando di andare a letto col potente Jack Beynon (Ben Johnson) - ma questo Doc non lo sa. Doc e Carol hanno appena fatto una rapina in banca e si mettono a letto ricoprendosi di banconote.

Adele H (1975) di François Truffaut

Adèle Hugo (Isabelle Adjani) è ossessionata dall'amore per l'ufficiale inglese Albert Pinson (Bruce Robinson). Sta offrendogli dei soldi che Pinson rifiuterà davanti a tutti.

Rembrandt: La casta Susanna (part) 1636
L'Aja, Mauritshuis

5 commenti:

eppifemili ha detto...

bellissimo!
e' sempre un piacere passare da queste parti!!

:)

Amfortas ha detto...

Curiosamente, a parziale contributo al post, segnalo che le ultime due opere che ho visto a teatro (Vedova Allegra e Traviata) hanno come fil rouge il danaro.
La protagonista dell'operetta di Lehar entra in scena in una cassaforte, quinsi, seppur metaforicamente, è ricoperta di soldi.
Allo stesso modo, Violetta Valery si muove in un mondo dove il denaro (meglio, i contanti) sono il motore di tutto, tanto da sostituire le foglie rinsecchite in autunno, trasformate in banconote.
Per molti versi, la lapidaria frase di Piave Testimon vi chiamo che qui pagata io l'ho!, potrebbe essere la chiave di lettura o addirittura un bignamino di gran parte dei plot cinematografici e non.
La donna, con varoe sfumature, è sempre stata vista e continua ad essere osservata come un bene da comprare.
È triste, ma è così.

Habanera ha detto...

Paolo, poche ore fa, leggendo la tua "Recensione semiseria della Traviata alla Fenice di Venezia", avevo notato anch'io questo fil rouge del denaro, messo particolarmente in evidenza dall'immagine in cui le banconote prendono il posto delle foglie morte.
Le donne saranno sempre viste come oggetti da un certo tipo di sotto-uomini e non cambierà nulla finchè ci saranno donne disposte a vendersi per una particina in TV o... un seggio in parlamento.
Villa Certosa docet.

Ciao!
H.

Habanera ha detto...

Ciao Eppi. Non sai quanto piace anche a me passare da casa tua.
Ormai sono eppidipendente, ho bisogno della mia dose giornaliera di tuoi post. :)
H.

Solimano ha detto...

A conclusione dei tre post sul mito greco di Danae, riparto dall'inizio, oltre 2500 anni fa.
Il tema originario del mito non è un tema erotico o amoroso, ma è l'impossibilità di sfuggire al proprio Fato. Come nel mito di Edipo. Difatti Acrisio chiude in una torre la figlia Danae perché gli è stato profetizzato che il figlio di Danae lo ucciderà. Quindi Zeus è uno strumento del Fato: Perseo, generato dalla visita di Zeus sotto forma di pioggia d'oro, ucciderà casualmente Acrisio.
Già nelle ceramiche greche e poi nelle pitture trovate a Pompei la connotazione erotica è in primo piano, anche se va detto che è molto presente un altro mito: quello di Perseo, il figlio di Danae, con la liberazione di Andromeda e l'uccisione di Medusa. Dopo l'avvento del cristianesimo il mito di Danae sparisce per mille anni. Rifiorisce attorno alla fine del Quattrocento nella pittura e vive per tre secoli, sparendo nell'Ottocento, perché le rappresentazioni ottocentesche sono quasi sempre dei travestimenti, una scusa per mostrare una bella donna nuda.
Quindi, la pioggia dorata moderna diviene il rapporto sesso-denaro, e il cinema lo rappresenta tante volte; qui ne ho mostrato solo tredici. In teatro, nell'opera lirica e nell'operetta è evidente la centralità nella Traviata e ne La vedova allegra, e non perché registi creativi bene o male ne approfittano, ma perché è proprio così di partenza. Ci sono altri esempi (certamente nell'opera buffa), di cui quello più evidente nasce dall'incontro Beaumarchais-Da Ponte-Mozart: Le Nozze di Figaro col rapporto fra Conte, Contessa, Figaro e Susanna, su cui il Conte vuole esercitare lo ius primae noctis. Altri esempi sono le due Manon (Massenet e Puccini), Musetta nella Boheme, senza dimenticare che Nemorino diviene assai popolare nel suo paese quando si viene sapere che erediterà da un parente. Il cinema inserisce molte varianti, fra cui la principale è che compare anche l'uomo oggetto: non è scontato che il denaro ce l'abbia l'uomo. Continuerà così anche in futuro, perché il rapporto sesso-denaro (amore-interesse) continua e continuerà ad essere presente, malgrado si faccia di tutto per chiamarsi fuori. Il gioco delle dominanze è inerente agli esseri umani, e il denaro è un mezzo per esercitarlo, ma non il solo mezzo.
Mi è spiaciuto non aver potuto inserire un film del 1981: "La vera storia della signora delle camelie" di Mauro Bolognini, con Isabelle Huppert ( Alphonsine Plessis), Gian Maria Volontè (il padre di Alphonsine), Fabrizio Bentivoglio (Alexandre Dumas fils), Mario Maranzana (Alexandre Dumas père), Bruno Ganz (Conte Perregaux) e... Carla Fracci (Marguerite Gautier)! Perchè il film passa dalla vita alla rappresentazione e Alexandre Dumas assiste alla prima della sua pièce, in cui Alphonsine Plessis diventa Marguerite Gauthier. Ma non avevo immagini adeguate, sarà per un'altra volta.

grazie e saluti
Solimano