Ah, la vecchiaia. Gli anni che pesano. Le parole cariche di amara rassegnazione di Guido Ceronetti alle quali ha risposto con affettuoso ottimismo Arrigo Levi, mi hanno costretto a pensare, ancora una volta, alla mia di vecchiaia. A interrogarmi. E a scavare un po' nella memoria.
Mi è tornata in mente Alice B. Toklas che a quasi ottant'anni aveva uno strano modo di giggling, di fare una risatina silenziosa stringendosi nelle spalle, come una ragazzina. Regale e tenerissima, era molto premurosa nei miei confronti, forse a causa dell' ammirazione che avevo dimostrato per Gertrude Stein con cui aveva condiviso molti anni della sua vita. Nell' aprile 1954 Alice era venuta a trovarmi nella mia casa di via Cappuccio a Milano, città a lei piuttosto sconosciuta, per "vedere" dove e come abitavo. Si era molto rassicurata quando aveva visto la terrazza deliziosa che dava sul parco di non ricordo che cardinale con la deliziosa vista sulle montagne lontane, illuminate dal tramonto rosato.
Allora ero giovane, con il sangue che scorreva veloce nelle mie vene. Solo molti anni dopo ho capito il coraggio che i ragazzi possono dare a chi è già vecchio. Ho molta nostalgia di quegli anni. Ma mi consola chi viene a farmi autografare i libri di Ernest Hemingway, di Jack Kerouac, di Gregory Corso, di Allen Ginsberg, di tutti gli autori che hanno permesso loro di sognare e che io sono orgogliosa di poter dire di aver contribuito a far conoscere. A questi sognatori ricordo sempre che devono ringraziare la follia di Gregory, la visioni di Ti Jean, le preghiere di Allen e tutti i miei amici che se ne sono andati. E che rimpiango. Tutti loro hanno raggiunto gli immensi spazi profumati dell' eternità quando al massimo avevano compiuto settant' anni. Troppo presto.
Ma se penso ad Henry Miller, penso che anche un genio come lui se n' è andato troppo presto. E di anni ne aveva 88. Non ho mai voluto accettare le malattie dell' età e ne ho le scatole piene di dover prendere tutte queste pastiglie che i medici mi prescrivono. Ho sempre cercato di vivere di passioni e tutto questo mi riporta solo alla disperazione dei miei 92 anni, con le vene che non reggono la pressione di una semplice iniezione. Ma grazie a Dio ci sono questi ragazzi di 18 anni che mi mandano le loro poesie, i loro racconti, i loro auguri e mi chiedono suggerimenti su come fare a superare le tragedie della vita. Ahime'. A 92 anni ancora non so cosa rispondere. Dico loro di sperare. Di battersi per vivere in un mondo senza guerre volute solo da capitani ansiosi di medaglie. Di sorridere senza il rimorso di non aver aiutato nessuno. E proprio questi giovani sono una grande, meravigliosa, consolazione. Il segno che qualcosa di ciò che hai fatto ha lasciato un piccolo segno, un piccolo seme.
Posso confidarvi che l' ultima volta che ho incontrato Gore Vidal per la presentazione di un suo libro, nel gennaio 2007, io ero appena uscita da un ricovero in ospedale e lui camminava aiutandosi con un bastone. Ma a cena, quando gli ho chiesto cosa potremmo fare insieme, lui mi ha risposto: "Let' s make a baby - facciamo un bambino".
Forse è questo il segreto per riuscire a sopravvivere anche a questa età. Forse è questo il segreto del vecchio Suonatore Jones dello Spoon River caro alla mia giovinezza che giocò con la vita per tutti i novant'anni.
La terra alimenta un fremito continuo
nel tuo cuore, e quello sei tu.
E se la gente vede che sai suonare,
be', ti tocca suonare, per tutta la vita.
Che vedi, una messe di trifoglio?
O un prato tra te e il fiume?
C'è vento nel granturco: ti freghi le mani
per i manzi già pronti per il mercato;
o ti giunge un fruscio di sottane
come a Little Grove quando ballano le ragazze.
Per Cooney Potter una colonna di polvere
o un turbinio di foglie significavano rovinosa siccità;
a me sembrava di vedere Red-Head Sammy
quando ballava Toor-a-Loor da par suo.
Come fare a coltivare i miei quaranta acri,
non parliamo di aumentarli,
con la ridda di corni, fagotti e ottavini
che cornacchie e pettirossi mi agitavano in capo,
e il cigolio d'un mulino a vento-vi par poco?
Mai misi mano all'aratro in vita mia
senza che ci si mettesse di mezzo qualcuno
e mi trascinasse via a un ballo o a un picnic.
Finii coi miei quaranta acri;
finii col mio violino sgangherato-
e una risata rauca, e mille ricordi,
e neppure un rimpianto.
(Edgar Lee Masters)
6 commenti:
Quante volte ci dimentichiamo che le parole degli autori stranieri che ci piacciono così tanto, sono in realtà frutto della trasposizione nella nostra lingua di altre parole?
Parole che sono state amate, fatte proprie filtrate ed infine rilasciate, finalmente comprensibili.
Se non ci fossero state le tante (i tanti) Fernanda Piovano, sicuramente sarenno tutti più poveri.
Grazie anche a te, Habanera, per questa occasione di riflessione.
Carla
E' bello ricordarla con parole che guardano ai giovani, capaci di essere generose fino alla fine.
Questo della Pivano ho sempre tanto amato: la capacità di riconoscere e far conoscere l'arte con competenza e senza saccenteria, guidata da una passione che gli anni hanno alimentato, non spento.
Grazie, Haba.
z.
Bellissime parole e quoto in pieno Zena. Un ringraziamento a te, Haba, per averci riproposto questi bei pensieri.
Salutissimi, Annarita
Mi commuovono le parole di questa donna. Mia mamma ha 91 anni e purtroppo la sento amara, triste e mi strugge il cuore. Vorrei tanto imparare ad invecchiare e sono convinta che si impara giorno dopo giorno, bisogna "imparare a giocare con la vita" fino a quando la vita c'è. Belle, belle davvero queste parole. Me le stamperò.
Grazie e un abbraccio forte
Nutro un amore particolare per questa donna. Per la sua intellignza, il suo sorriso, la sua sconfinata curiosità e capacità di guardare oltre.
Un omaggio doveroso, grazie.
Mi ha trasmesso molta malinconia l'apprendere della sua morte. Si è spento un astro luminosissimo.
Speriamo che sotto la sua guida, altri ne potranno brillare in futuro.
Bel post:)
... mille ricordi,
e neppure un rimpianto.
Così si conclude la poesia Jones il violinista e credo che questo sia il senso giusto da dare alla vita, il segreto di giovinezza.
Grazie a chi ha voluto condividere con me questo omaggio a Fernanda Pivano e bentornate a Giulia e Silvia.
Un abbraccio
H.
Posta un commento