domenica 2 agosto 2009

Pioggia d'oro (1)


Danae e la pioggia d'oro ca. 450-425 a.C.
Cratere beotico a figure rosse Parigi, Louvre


La pioggia d'oro (1)

di Solimano


Hyginus è il mitografo che nell'età degli Antonini (II-III secolo d.C) scrisse le Fabulae, 277 racconti di miti greci organizzati per cicli. Noi lo chiamiamo Igino Astronomo dall'altra sua opera, il De astronomia.
Così racconta il mito di Danae (Fabula 63):

«Danae Acrisii et Aganippes filia. Huic fuit fatum, ut, quod peperisset Acrisium interficeret; quod timens Acrisius, eam in muro lapideo praeclusit. Iovis autem in imbrem aureum conversus cum Danae concubuit, ex quo compressu natus est Perseus. Quam pater ob stuprum inclusam in arca cum Perseo in mare deiecit. Ea voluntate Iovis delata est in insulam Seriphum, quam piscator Dictys cum invenisset, effracta ea vidit mulierem cum infante, quos ad regem Polydectem perduxit, qui eam in coniugio habuit et Perseum educavit in templo Minervae. Quod cum Acrisius rescisset eos ad Polydectem morari, repetitum eos profectus est; quo cum venisset, Polydectes pro eis deprecatus est, Perseus Acrisio avo suo fidem dedit se eum numquam interfecturum. Qui cum tempestate retineretur, Polydectes moritur; cui cum funebres ludos facerent, Perseus disco misso, quem ventus distulit in caput Acrisii, eum interfecit. Ita quod voluntate sua noluit, deorum factum est; sepulto autem eo Argos profectus est regnaque avita possedit. »

«A Danae, figlia di Acrisio e Aganippe, era stato predetto che il figlio da lei partorito avrebbe ucciso Acrisio; allora il padre, temendo che la profezia si avverasse, la rinchiuse in una prigione dai muri di pietra. Ma Giove, mutatosi in una pioggia d’oro, giacque con Danae; da quell’amplesso nacque Perseo. Il padre, a causa dell’atto impudico, la rinchiuse insieme a Perseo in un cofano, che gettò in mare. Per volere di Giove il cofano fu sospinto fino all’isola di Serifo; quando il pescatore Ditti, che lo trovò e lo forzò, vide la donna con il bambino, li portò dal re Polidette, che sposò Danae e fece allevare Perseo nel tempio di Minerva. Non appena Acrisio venne a sapere che i due erano alla corte di Polidette, partì per andare a riprenderseli; quando arrivò, Polidette intervenne in loro favore e Perseo giurò al nonno che non l’avrebbe mai ucciso. Acrisio fu poi trattenuto colà da una tempesta e nel frattempo Polidette morì. Vennero indetti dei giochi funebri in suo onore, durante i quali un disco lanciato da Perseo, deviato dal vento, colpì al capo Acrisio, uccidendolo; e così ciò che Perseo non volle fare di sua volontà fu compiuto dagli Dèi. Una volta sepolto Polidette, Perseo partì per Argo e prese possesso del regno del nonno.»

Jan Gossaert Danae 1527 113,5 x 95 cm
Monaco, Alte Pinakothek

Fra le prime due immagini c'è un lungo lasso di tempo: quasi 2000 anni! Nell'antichità, sia nella ceramica che nella pittura, il mito di Danae era frequentemente rappresentato (ci sono alcune raffigurazioni anche a Pompei) ma in seguito sparì del tutto. Riapparve solo nell'avanzato Rinascimento.
Nel quadro di Jan Gossaert la prigione non c'è, una bella differenza rispetto al racconto di Igino. Danae è una giovane formosa dai capelli rossi e di ottima famiglia, visto dove sta e viste le straordinarie architetture sullo sfondo. C'è una pioggerella insistente, e Danae le fa strada scostando con la mano il manto blu che in parte la copre. L'impressione è singolare: ritualità ed erotismo insieme. Una innegabile ambiguità su cui tornerò nel secondo post. IOANNES MALBODIUS PINGEBAT 1527, così firma giustamente orgoglioso il fiammingo Gossaert (detto Mabuse). Un ricominciamento appropriato, che avrà presto un bel seguito.

Correggio Danae 1530 158 x 189 cm
Roma, Galleria Borghese

La Danae del Correggio fa parte dei quattro "Amori di Giove" che Federico II Gonzaga voleva donare a Carlo V. C'è qualche riferimento a Tiziano ed a Giulio Romano, ma si tratta di spunti secondari. Il Correggio, come notò Bernard Berenson, con questi soggetti era finalmente del tutto a suo agio, e lo si nota, paradossalmente, anche negli affreschi della cupola del duomo di Parma, in cui il tema religioso viene spesso dimenticato. Alcuni negano l'erotismo del Correggio. Sarà assente la volgarità ma è difficile trovare pittori più erotici del Correggio, anche nel Settecento francese. Aveva le sue losche ragioni il bigotto giovane Borbone che sfigurò il volto della Leda. Mentre la Danae di Gossaert è sola, quella del Correggio è in ottima compagnia: un Cupido adolescente che fa da intermediario invitante, e i due amorini, uno con le ali e l'altro no (amor sacro ed amor profano?) che non si curano di Danae perché presi ad inciderne la storia su una tavoletta. La Danae di Gossaert e quella del Correggio sono entrambe amate dal padre Acrisio: invece di chiuderle in cantina, le fa soggiornare in una torre sfarzosa, troppo vicina alle nuvole. A volte piove.

Il disegno è certamente del Primaticcio (1533-34), ed è a Chantilly, mentre nel successivo affresco di Fontainebleau hanno messo le mani gli aiuti. Più che di "Amori di Giove", qui si tratta di "Amori di Francesco I". La maniera elegante del Primaticcio ed i richiami michelangioleschi (alla Leda ed all'Adamo della Sistina) rendono questa Danae un po'... distratta. Anche la pioggia fatica a scendere. Compare la fantesca (che non c'era in Gossaert e nel Correggio), però si preoccupa più di un'anfora che di acchiappare al volo qualche moneta. Una piccola cerimonia bene organizzata.

Tiziano Danae 1545-46 120 x 172 cm Napoli, Capodimonte

Tiziano Danae 1553-54 129 x 180 Madrid, Prado

Tiziano amava il tema di Danae. Non poteva essere altrimenti, visto che sia le modelle che la pioggia d'oro erano in cima ai suoi pensieri. Giunse al punto, per significare la sua ammirazione della cupola del duomo del Correggio, di dire che se la si rovesciava e la si colmava d'oro non la si sarebbe pagata abbastanza. Le sue lettere ai regnanti erano capolavori di diplomazia mercantile: sollecitava il pagamento del quadro appena consegnato e... cominciava a preparare il terreno per il quadro successivo. Sono almeno sei i quadri di Danae che gli vengono attribuiti. Qui metto i due più celebri: la Danae di Capodimonte, fatta per Odoardo Farnese e che era a Parma nel Palazzo del Giardino e la Danae per Filippo II, fra le cosidette poesie. I due quadri furono eseguiti a circa dieci anni di distanza l'uno dall'altro e le differenza ci sono: tono, composizione, tavolozza. Il quadro del Prado è di un erotismo esibito: Danae è completamente nuda, le monete non si contano ma si pesano, e l'invadente fantesca lo sa. Mentre l'aria del quadro di Capodimonte è non dico casta ma certo meno violenta dal punto di vista reppresentativo. Sia la Danae che l'amorino hanno l'aria di essere più tranquilli che sorpresi. Ossequienti più che partecipi. Dopo la Danae del Prado, il senso delle rappresentazioni di Danae è molto esplicito: sesso e denaro che si sostengono l'un l'altro, per la gioia dei danarosi committenti dei pittori.

Tintoretto: Danae 1580 142 x 182
Lione, Musèe des Beaux-Arts

Così è per la Danae del Tintoretto in cui le monete si appoggiano sulle cosce di Danae e compare il cagnetto che Tiziano aveva già rappresentato nel quadro del Prado. Bellissime sia Danae che la fantesca, ma tutte e due certamente non sognanti. Una immagine aderente alla città di Venezia della seconda metà del Cinquecento.

Goltzius Danae 1603 173,3 x 200 cm
Los Angeles, County Museum of Art

Vivacissimo e spiritoso il quadro di Goltzius. Danae riposa spossata dall'amore con Giove e tutto attorno la famiglia fa festa. Ne ha ben donde visto che le monete ed i gioielli sbucano da tutte le parti. Fra i festeggianti c'è Ermes, di cui si vede sbucare il caduceo. Anche lui ha fatto la sua parte. Qui il mito di Acrisio e Danae è completamente dimenticato, si tratta di una lasciva e coinvolgente scena di genere. Anche nei pittori precedenti non interessavano le altre parti del mito, che non si riduce solo alla pioggia d'oro.

Giovanni Stolf Danae 1608
Palazzo Mellini Fossi a Firenze

Jachim Wtewael Danae 198 x 303 mm
Monaco, Staatliche Graphische Sammlung

Il fiammingo Stolf rappresenta Danae sulla facciata di un palazzo fiorentino, per la delizia dei passanti, e l'olandese Joachim Wtevael esegue un disegno singolarissimo, in cui sfrena il suo gusto per i particolari, comunque non sovrabbondanti. Wtevael dimostra un gusto quasi... cinematografico.

Artemisia Gentileschi Danae 1612 Olio su rame
40,5 x 52,5 cm Saint Louis Art Museum

Orazio Gentileschi Danae ca.1621
163,5 x 228,5 Cleveland Museum of Art

I due Gentileschi, il padre e la figlia. La Danae l'ha fatta prima la figlia su un piccolo rame, ispirandosi allo stile pittorico del padre. E' più crudo il quadro di Artemisia rispetto a quello di Orazio, più gestuale, quasi fosse ancora un toscano dell'ultimo manierismo. Artemisia accettava questo tipo di proficue, quindi è errato considerarla solo come autrice dei quadri vendicativi con Giuditta e la testa di Oloferne. Aveva una bottega avviata, un notevole successo e viaggiava molto. Tutt'altro che ossessionata dai fatti della prima giovinezza. Forse sulle spalle dell'ottima pittrice si è caricato un peso improprio.

Rembrandt Danae 1636-47 165 x 203 cm
San Pietroburgo, Ermitage

La Danae di Rembrandt all'Ermitage è lontana dalla strumentalità che si stava addossando al tema, che diveniva, nei casi migliori, una scena di genere in cui ci si potevano prendere delle libertà con la scusa del soggetto mitologico.
Difatti, non sono presenti piccoli vezzi ormai divenuti abituali. La rappresentazione del tema è originalissima: la fantesca è in secondo piano, l'amorino sopra il letto è una decorazione, niente cagnetti. Anche la disposizione del corpo, il modo di atteggiare la testa, la mano che quasi si porge alla pioggia d'oro che sta arrivando. Trovo che il quadro sia di alto erotismo, comparabile -guarda un po'- a quello a cui era giunto il Correggio più di cent'anni prima. Due quadri diversi (solare uno, lunare l'altro) che in fondo si assomigliano. Il mito recupera la sua serietà, non è più pretestuoso.
(continua)


5 commenti:

zena ha detto...

E' interessante vedere come, nel tempo, cambiano le rappresentazioni pittoriche del mito e dei suoi valori simbolici.

Ho seguito, con lo stesso piacere che dedico alle varianti di un testo, il viaggio della pioggia d'oro che prima appare nel suo valore letterale, poi si sposta verso la teatralità del 'nembo', infine si monetizza, per tornare ad essere attesa e luce, diversamente modulata...

Molto bello, grazie, Solimano.

Habanera ha detto...

La Danae del Correggio ho potuto vederla a Parma nella mostra di cui ho parlato qui e ne sono rimasta folgorata. Del resto si sa che a me il Correggio fa quell'effetto lì.
Conoscevo, pur non avendole viste da vicino, anche quella di Tiziano che è al Prado e quella bellissima di Rembrandt. Di tutte le altre invece non sapevo neppure che esistessero e mi sono divertita molto a scoprirle qui.
In particolare, tra quelle a me finora sconosciute, sono stata catturata dalla Danae di Goltzius mentre trovo orribile quella di Stolf. Ma davvero a qualcuno piace quella specie di sgorbio con un braccione da scaricatore di porto e l'altro da anoressica? Per non parlare dei polpaccioni, sproporzionati rispetto ai fianchi così stretti da sembrare maschili. Bah...

Grazie Solimano per questa splendida cavalcata, aspettiamo il seguito.
H.

Solimano ha detto...

E' giusto che ognuno abbia le sue preferenze, sarebbe peggio mettersi di fronte ad una pittura (o a un film o a un libro o ad una musica) in modo asettico. Il che non vuol dire non documentarsi ma spesso è meglio farlo dopo, non prima. Le guide che apprezzo nei musei sono quelle che danno notizie storiche, non quelle che pretenderebbero che il nostro apprezzamento fosse come il loro.
Prima diamo ascolto a noi stessi, poi ricordiamoci di essere anche curiosi di saperne di più.
Sullo Stolf va detto che l'ho messo come curiosità: è un grande fregio con diverse rappresentazioni, ho ritagliato il particolare della Danae facendo in modo che si vedesse l'arcone del palazzo fiorentino. Gli affreschi all'aperto non venivano eseguiti dagli artisti migliori...
Come apprezzamento personale, a parte il Correggio e Rembrandt che evidentemente sono su un livello altisimo anche all'interno della loro produzione, e a parte Tiziano, che è un caso del tutto particolare (simile, facendo un salto storico strano, a quello di Picasso), trovo incantevoli, nei loro limiti, le rappresentazioni di Gossaert e di Goltzius. Purtroppo è andata perduta tutta la grande pittura greca, le ceramiche ne sono generalmente un riflesso a volte ad alto livello, come il cratere beotico che ho messo in apertura.
Piccola considerazione: il tema sesso e denaro è un tema che è sempre esistito, ed esiste ancora oggi, comunque lo si voglia giudicare, ma vedo una grande differenza a favore di questi artisti e del loro modo, ma la differenza era anche nei mecenati, vogliosi sì di simili rappresentazioni (perché non esserne vogliosi?), ma con uno spessore culturale ed umano che gli odierni mecenati (?!) non si immaginano neppure. E non dico altro, credo che ci siamo capiti.

grazie Zena e Habanera e saludos
Solimano

Silvia ha detto...

Viaggio estrememente affascinante attraverso opere di grande intensità.
Mi hanno colpito in particolare Stolf per la struttura fisica e la postura, Artemisia Gentileschi per l'inquadratura e la distribuzione della luce e Rembrandt per l'espressione "perfetta" di Danae e l'uscita di scena della fantesca, troppo invadente nei dipinti precedenti. Mi piace anche l'aspetto intimo che ne scaturisce. Grande.

Solimano ha detto...

Ho corretto alcune imprecisioni nel testo. Quando si fanno le cose troppo in fretta (e col caldo) sfugge qualcosa. Niente di che, ma è meglio correggere dicendo che che si è abagliato. Adesso sembra tutto a posto, domani vedremo...

grazie e saludos
Solimano