giovedì 26 marzo 2009

Due pesche




Due pesche
(Sottotitolo: Ovvero: non calerò mai)

di Silvia
(Sgnapisvirgola)



Quando, alla banale domanda di come ci chiamiamo, abbiamo bisogno di concentrarci per dare la risposta corretta, significa che è giunto il momento di concederci un meritato periodo di riposo.

Sfiniti, particolarmente irascibili, col cervello in pappa, gli ultimi giorni di lavoro, in procinto delle sospirate ferie, sono davvero interminabili e sfibranti.
Davanti ad un monitor qualsiasi acceso su un programma qualsiasi già ci si immagina mollemente adagiati su una sdraio davanti ad un mare cristallino, con riviste amene e non, da leggere poco, perché anche la vista merita riposo;
sigarette, musica preferita in cuffia, bevande di varia natura.
Sconsigliato il vino per ovvi motivi e, per i più energici, carte da gioco o addirittura racchette da ping-pong, bocce, pallone da acqua.

Tuttavia malgrado la pigrizia la faccia da padrona, i bagni anche se brevi, i 50 mt. a piedi che si percorrono per raggiungere la battigia, attività fisica di gran lunga superiore a quella che si fa complessivamente durante tutto l’anno, ti portano a credere che forse potresti pure dimagrire, coadiuvati da un’inspirazione pazzesca di iodio, che “brucia” (cosa non si sa) e una leggera tintarella che ti fa sembrare più sana, più soda quindi più bella. Fa pure rima.
Se poi la vacanza la passerai con altre due signore, pur esse di forme morbide e burrose, e con salde radici emiliano-romagnole, la pia illusione è giocoforza triplicata, come i presunti sforzi volti a raggiungere tale scopo.

Ecco perché le signore in questione, sotto l’ombrellone enorme, per evitare ustioni ed eritemi, (e qui bisognerebbe aprire un dibattito su: ombrellone come, quando e perché), esclusa una che deve avere lontani parenti africani, forse nemmeno tanto lontani, sono fermamente intenzionate a pranzare con due pesche e crepi l’avarizia pure una prugna o un’albicocca, e solamente alla sera, mettere le gambe sotto ad un tavolo ricco di verdure e pasta con condimento francescano.
Bevande: acqua non gasata e fuori frigo, concesso in via del tutto eccezionale beverone alla frutta, anche esotica, ma rigorosamente fuori pasto perché non sono tedesche vivadddio.

La Puglia è bellissima ed Alessano che ha solo la sfortuna (si fa per dire) di essere vicino a Tricase* è particolarmente lontano se lo si vuole raggiungere in auto nel secondo weekend agostano. 12 ore di viaggio comprensive di 450 km. a passo d’uomo hanno provato pesantemente le nostre, che arrivate a destinazione attorno alle nove di sera, anche per colpa del figlio del padrone dell’agriturismo che le ha indirizzate in quel paese da settimana enigmistica che è Tricase appunto, visto che potrebbe essere piazzato nel gioco del labirinto, dei rebus, del trova il paese smarrito ect..etc.., non erano riuscite a fare la spesa ed avevano una fame boia.
Per cui, sporche, sudate, bianchicce, esclusa l’Africana, definita così non a caso, che lamentava un pallore anomalo per il suo incarnato, col rischio che venisse infilzata dalla prima forchetta utile di una delle altre due pallide davvero, partono alla volta di un ristorante locale, per mangiare un po’ di pesce. Ovvio, occorre riprendersi dal viaggio.

E non vuoi innaffiare il tutto con un buon bianco secco del Salento? Rigorosamente fresco; tanto, la vita marinara sarebbe cominciata il giorno dopo.
Ma se il sangue non è acqua, e non lo è, anche se ne è composto in buona parte, i retaggi cultural-gastronomici hanno il loro peso nell’espressione complessiva di ognuno di noi, individuabile nella stazza per esempio. Per cui nulla da stupire se le signore in vacanza alla prima spesa svuotano il negozio di generi alimentari come se fossero approdate su un’isola deserta; poiché di Domenica i commercianti pugliesi, giustamente, fregandosene di essere in luogo turistico rispettano i dettami divini, quindi vanno pure loro al mare o dove gli pare, lasciando le signore in profonda costernazione da budello vuoto.
Trovato dopo vari tentativi l’unico negozio aperto nel raggio di 100 chilometri, l’Africana romagnola insiste pesantemente sull’acquisto della farina per fare le tagliatelle.
Sì, avete capito bene, tagliatelle con sugo di carne, perché questa, folgorata dalla recente scoperta che gli uomini si prendono pure per la gola, in modo selvaggio transita da mesi avanti ed indietro per tutto il nord Italia con tagliere e mattarello nel baule dell’auto, fascinando così un certo Carlo da Monviso, di taglio buddista, che passa nottate intere a piegare e mangiare cappelletti. Perché mai quindi toglierlo dal baule? Non si sa mai che venga un bisogno.
Quattro borse di cibo, pesche zero, quelle se le sono portate da casa ed alcune risentendo del viaggio sono pure in stato avanzato di decomposizione.
Vengono nettate e tagliate a pezzi quale macedonia, da portare in spiaggia appunto, ma successivamente gettate nel pattume perché acidule e un po’ puzzolenti.

Per cui comincia da subito ad insinuarsi la sensazione che sarà difficoltà superiore alle aspettative il perseguire l’obiettivo che ora è meglio identificabile con: almeno non ingrassare come porcelle.
Se il buongiorno si vede dal mattino e nel caso delle nostre si vede benissimo, la colazione è un momento importante, innanzitutto perché si raccontano i sogni per filo e per segno, con relativo simposio interpretativo alternando il tutto a scofanate di biscotti intinti nel latte, fette imburrate con marmellata e Nutella per la Lunga che si sa ne è ghiotta, che mentre ne mangia a cucchiate a grugno sogna la crema aurea del geologo torinese, mentre la Corta che per 350 gg. l’anno s’accontenta di un caffè bevuto in piedi e con l’orologio in bocca, non disdegna, risveglio dopo risveglio, aggiungere elementi in più al suo scarno caffè, fino a lamentarsi che il bicchiere della Ferrero è inesorabilmente vuoto per la terza volta. Tutto questo al grido dei luminari nutrizionisti di tutto il mondo che sostengono che la colazione è il pasto principale della giornata, a tal punto che la Lunga influenzata dal suo perfetto inglese di taglio americano lezze govuei, decide di farsi due uova al tegamino, tanto poi a pranzo si mangiano solo due pesche… L’Africana la segue il mattino successivo per vedere l’effetto che fa, mentre la Corta si fa i sandwich di biscotti e marmellata.

Ora ad essere franchi, la differenza la fa la melanina.
Mentre l’Africana potrebbe stare al sole 18 ore ininterrotte e provare a sera solo un leggero fastidio, le pallide delle comitiva, in particolare la Corta che soffre pure di vitiligine (sembra una mucca olandese) senza l’ombrellone non possono resistere sotto la randa per più di dieci minuti consecutivi. Per cui, spalmatissima di protezione 40 la ruminante e spalmatissima di protezione insufficiente la seconda, l’eritema è sempre in agguato; già nel bagno quotidiano si sottopongono allo stress abbronzante, per cui il resto della mattina lo devono passare sotto l’ombrellone appollaiate come due avvoltoi, mentre l’ombra si rimpicciolisce con l’avanzare delle ore.
Diventa quindi una tortura perché anche il pollicione del piede destro deve essere sottratto alla furia bruciante a picco e sui sassi non si sta particolarmente comode. Per cui accaldate e con le chiappe provate da tanto immobilismo da contorsioniste, alla fine hanno i piedi in bocca, decidono di salire per fare un riposino sventolando la bandiera dei dermatologi di fama internazionale di evitare così le ore più dannose per la pelle.
La pineta, il tavolo fuori in veranda, l’orario consono, come dire, aiutano a pensare alla digestione di un pasto precedentemente ingurgitato, per cui malgrado venga condita con elementi naturali e non manipolati, le nostre si fanno mezzo chilo di pasta in tre, tanto è ad alta digeribilità, poi nuoteranno, quindi smaltiranno.


La sera sarà verdura, verdura, verdura.
Le due pesche per domani, sotto l’ombrellone.


Vagando così da un magnifico uliveto all’altro evitando accuratamente Tricase, le nostre si accorgono che i paesini pugliesi sono pieni di negozi di generi alimentari molto assortiti, nonché varie aziende agricole che producono olio di finissimo gusto e piacevole colore ambrato. Sarebbe sciocco acquistarlo di produzione industriale, per cui via a comprarne taniche da 5 litri, una, due, tre, quattro…. come il vino, molto più economico se comprato in tanica, che se anche è bianco e alla Corta brucia lo stomaco, per fortuna, ad ogni pasto se ne fa fuori 2 o 3 bicchieri tanto è buono e fresco. Poi si sa il vino bianco con le pesche è la morte sua.

Per cui costrette da limitazioni fisiche, condizionate dell’atavico appetito, culturalmente capaci di mettere a tavola 20 persone e farle mangiare pure bene, stimolate da una terra ricca di sapori e profumi a sperimentare nuove combinazioni, le nostre si danno alla pazza gioia, cucinando pesce alla griglia, melanzane all’aglio e prezzemolo, sugo di calamari, pastoni piccanti di grande effetto sulle papille gustative e tagliatelle al sugo, perché sarebbe sacrilego rinnegare le proprie radici.

Avvolte da un piacevole turbine festaiolo, considerando la tavola un momento di grande condivisione, magnanime d’animo, non paghe di soddisfare il loro palato invitano i vicini, ben contenti, a condividere pasti in veranda e al ristorante, vorticando tra origano, prezzemolo e peperoncino, aumentando così i già frequenti travasi d’olio e di vino che l’Africana fa prima di ogni lavaggio di piatti che a detta sua è attività assai rilassante, con conseguente e comprensibile rilassamento delle altre due che non spostano manco una forchetta.



Come ogni cosa di questo mondo tutto ha una fine e pure le ferie. Pensando alle auto come tir, perché nel frattempo si sono comprate: occhialini da mare, sandali di gomma, lettino utile in veranda per la pennichella, materassini multiuso, seggioline di plastica e soprattutto tonnellate di cibo, la mattina della partenza corrono e caricano e puliscono. Ad un certo punto, da un anfratto del frigo, spuntano eroiche tre pesche. Tre pesche sopravvissute al viaggio d’andata e rimaste imperiture quale vano proposito di linea perfetta. Inutile dirlo, senza rammarico e senza un minimo senso di colpa vengono gettate via.

E mentre appugliate nel cuore e nello spirito, ma soprattutto nella gola, le tre signore e appendice pelosa si lasciano alle spalle i campi coltivati a pomodori e melanzane, la radio locale annuncia che si sono perse le tracce di un incauto turista entrato a Tricase alcuni giorni prima. Si pregano i cittadini in grado di trovare la porta di casa loro di dare comunicazione alle autorità competenti in caso di ritrovamento. Nel frattempo la giunta riunita in straordinaria prenderà in serio esame la sistemazione della segnaletica stradale, ritenuta, che Dio li fulmini, insufficiente.
Il motto ora è: vedi Tricase e poi sparati, sempre che ci arrivi.
P.S. dopo circa 8 ore di viaggio la Lunga esordisce: adesso ci vorrebbe davvero una pesca.
Silenzio.


* Tricase è una ridente località vicino a S.Maria di Leuca. In realtà non l'ho mai visitata in quanto non sono mai riuscita ad entrarci, infatti i cartelli d'entrata e d'uscita erano intervallati ogni 50 metri. Ho pensato che ne avessero stampati per errore una quantità esagerata e che avessero dovuto piazzarli ugualmente per giustificare in qualche modo la spesa.

(martedì, 26 dicembre 2006)

Da Passaggi casuali

P.S. La penultima immagine è un gentile omaggio di Stefania a Silvia.
(Habanera)

23 commenti:

Anonimo ha detto...

Sto ridendo ancora, non credo di essere in grado di dire qualcosa di sensato, ma di apprezzare sì – eccome. Pensando che c'è pure qualcuno che parlando di Tricase si illumina d'immenso (nonostante io continui a sostenere che Tricase è in Puglia ma non è la Puglia).
Continuo a ridere, ma quel fatto della segnaletica salentina è una tragedia persino per i pugliesi: ti prende il panico mentre percorri una strada credendo di viaggiare nella direzione giusta (almeno rispetto ai punti cardinali e alla posizione del sole) e nei cartelli l'indicazione dei chilometri cresce zitta zitta. Fino a scomparire.
L'ultima volta, viaggiando da Leuca in direzione Lecce via superstrada, e aspettandomi di trovare congrua indicazione per deviare verso est (mare) ad una certa altezza (poco a nord di Castro), sono stata invece dirottata dalla segnaletica a Maglie e con una bella inversione ad U verso il mare, verso sud, di nuovo. Che bello. :)
Che bello questo post!

Anonimo ha detto...

MA GRAZIE! GRAZIE GRAZIE GRAZIE.
Che bell'omaggio:) Sei una persona deliziosa. Ho tanta voglia di tornare in Puglia. Spero di poterlo fare presto presto.

p.s. Apprezzo molto la foto delle tre fanciulle da copertina che hai messo Haba. Non siam proprio proprio così, però siamo magre dentro.

Stefania, la tua foto è bellissima e mi stringe il cuore.
Grazie:)

Anonimo ha detto...

Haba come al solito hai scelto delle immagini stupende.
Quella dei pomodori con l'origano, e le bruschette di Altamura con l'olio mi hanno fatto svenire.
Mi sono ripresa adesso:)*
Grazie ancora.

Stefania ha detto...

Coincidenza vuole che noi tutte qui, sotto il quarantunesimo parallelo, siamo magre dentro, nel senso di esserne talmente convinte da dare torto allo specchio e continuare a cibarsi di quelle cose di cui la magica habanera ha dato solo un piccolo assaggio per limitare gli spargimenti di bava su questo blog perbene.

Silvia, anche se a Tricase dovrai andarci in incognito e coi baffi finti, è tuo l'Oscar per la definizione più folgorante dello stato delle cose: appugliate nel cuore e nello spirito, ma soprattutto nella gola...

:)

giulia ha detto...

Anch'io adesso sento il desiderio di "appugliarmi" nel cuore e nello spirito, ma soprattutto nella gola...

Post delizioso in tutti i sensi spirituali e materiali...
Baci

Giulia

Anonimo ha detto...

Grazie donne stupende. Sarebbe bello andare tutte insieme a trovare Stefania...avere 32 vite a disposizione!

Habanera ha detto...

Quanto ho riso leggendo questo post. E continuo a ridere ancora, ogni volta che lo rileggo.
Scegliere le immagini è stato facilissimo, bastava lasciarsi trasportare dal gusto della vita che si avverte in ogni parola.
Ho sentito ed ho visto la Puglia, io che non ci sono stata mai.
Il sole caldo sulla pelle, il profumo della terra e dei fiori, il sapore dei cibi stuzzicanti.
E il mare... quel mare di un colore e di una trasparenza da togliere il fiato ad un pesciolino come me.
Soprattutto ho sentito il calore e l'allegria dell'amicizia che lega le tre indimenticabili protagoniste di questa bella vacanza pugliese: la corta, la lunga e l'africana.

Grazie, Sgnapetta, ci hai fatto un bellissimo regalo.
Come si dice in emiliano ti voglio bene?
H.

Anonimo ha detto...

At voi bein:)

Anche io*

Anonimo ha detto...

L'ho riletto per il gusto di ripercorrere con la mente questa bella vacanza. Ci sono molti errori di forma e grammaticali, la punteggiatura poi è messa a casaccio, ora correggerei molte cose. Però mi sono fatta due risate. Era proprio così': 3 impunite!

Anonimo ha detto...

Stefy dimenticavo: per Lecce (bellissimo barocco) potrei scrivere un altro post intitolato: 11 km. In ogni parte della Puglia per Lecce, c'è un cartello che indica a destra o a sinistra, non importa, 11 km. da percorrere. Anche questo sarebbe un racconto, notturno, molto notturno, col navigatore che aveva deciso di andare a dormire. Lui.

Solimano ha detto...

La Puglia la conosco bene, ed ho cominciato nella maniera migliore, per conoscere i posti: andarci per lavoro. Ho guidato i treni fra Taranto e Bari, per imparare a condurre le locomotrici diesel (la linea non era elettrificata). Molti anni dopo, sempre per lavoro, ho tenuto dei corsi a Bari, ma intanto in Puglia c'ero tornato diverse volte per turismo. Amo in particolare tutta la zona intorno a Martina Franca e tutto il Gargano, compresa la Foresta Umbra, andando anche all'interno, su su fino a Troia.
Un problema è lo scirocco, che può durare giorni e giorni, allucinante una settimana a ostuni. Un altro problema è la sensibilità... ehm... turistica, viziato come sono dall'organizzazione romagnola e dall'individualismo fattivo marchigiano (che sembrano ruspi, ma sono di fondo empatici... e empatiche). Spero che sia nettamente migliorata. Però una regione cominci a conoscerla veramente quando ti accorgi delle differenze: Ascoli Piceno è una cosa, Pesaro un'altra, e così via: Lecce e Foggia sono diversissime, a parte che sono lontanissime, la Puglia è lunga come una quaresima carnevalesca. Un po' lontana, questo sì, ma adesso sono rose e fiori, mi ricordo le traversie inenarrabili per arrivarci, quaranta chilometri allucinanti vicino ad Ortona.
La soluzione gastronomica è un magna magna tranquillo, fare iogging e nuoto lento e prolungato e tutto s'aggiusta. Oppure una bella depressione (ma non la consiglio).

grazie Silvia e saludos
Solimano
P.S. Quelle furbe si fanno la tintarella, quelle furbissime vengono in spiaggia a mezzogiorno con un vestaglione tipo chador, poi se lo tolgono sempre stando sotto l'ombrellone, hanno la pelle bianca bianca e noi maschietti non riusciamo a staccare lo sguardo da simili maghe, regine della notte.
P.P.S. Dimenticavo: la pallidetta ha capelli lunghi, occhialoni scuri e bikini ai minimi termini di uno dei colori che solo le donne sanno come si chiamano: fucsia, aragosta, avana... Mbah! noi siamo fermi al verde, al giallo e al rosso, uomini-semaforo.
Donne, quand'è che smettete di prenderci per il naso?

zena ha detto...

Sto prendendo appunti :)
(e rido, rido e rido)
z

Habanera ha detto...

Zena, per natura io non sono un tipo invidioso ma un filino di invidia lo provo pensando a te che hai la fortuna di conoscere di persona Stefania e Silvia (ah quei vostri taschini così vicini al cuore!) e a loro che hanno la fortuna di conoscere te.
Tre regioni diverse d'Italia che più diverse non si può. Profondo nord per Zena, centro-nord per Silvia e dolcissimo sud per Stefania. Eppure quanto vi assomigliate!
Donne meravigliose siete, donne gentili e forti che amano la vita. Riservate ma sempre generose, disponibili verso gli altri.
Donne che sanno tessere la trama della loro vita con pazienza e coraggio, senza mai ripiegarsi sterilmente su se stesse.
Donne di quelle che mi fanno sentire orgogliosa di appartenere al genere femminile.

Un abbraccio fortissimo a tutte e tre.
H.

zena ha detto...

Molto, molto cara Habanera: tu conosci ciascuna.
Ci sai nelle parole, nei pensieri, nel sentire e questi fai affiorare nel tuo spazio.
Manca soltanto la conferma 'in presenza' e sono sicura che presto ci sarà il modo.
:)
Con affetto.
zena

Silvia ha detto...

Leggo un po' in fretta e rileggerò con calma. Intanto un abbraccio forte a voi e un abbraccio particolare ad Haba per le belle parole che scaldano il cuore in questo uggioso mattino di primavera.
Anche noi potremo conoscerci un giorno, vero tesoro, perchè no?
Di persona intendo...:)

Silvia ha detto...

Rispondo all'ultima domanda Solimano: MAI! Non c'è cosa più divertente per una donna far finta di prendere per i fondelli un uomo intelligente che se ne accorge e fa finta di niente. A volte è uno scambio reciproco. Puro divertessement:)
Per cui MAI, MAI!!!

Habanera ha detto...

Fuori il ladro!
Qui, ridendo ridendo, qualcuno si è mangiato le due pesche che erano in cima al post.
Giuro, non sto scherzando.
Quando nel pomeriggio sono entrata nel blog l'immagine era scomparsa. Va be', è una cosa che capita ogni tanto, basta postarla di nuovo e tutto torna come prima.
Invece, non ci crederete, le pesche erano sparite anche dalla pagina personale delle
immagini che ho su ImageShack. Tutte le altre ci sono, manca solo quella! Strano, nevvero?
Escludo a priori che le abbia mangiate Silvia: se amasse le pesche alla follia non esisterebbe questo post.
Anche Stefania mi sembra orientata verso cibi decisamente più stuzzicanti.
Solimano invece ama sconsideratamente la frutta, specie quella del camion da cui si rifornisce abitualmente. Che abbia voluto provare una varietà diversa dalla solita?
E Giulia? Sì, Giulia mi sembra proprio il tipo che ama nutrirsi con i buoni frutti che offre la natura.
Non parliamo di Zena poi... ce la vedete Zena resistere di fronte a due belle pesche al punto giusto di maturazione?
Che il reo (o la rea) confessi e sarà magnanimamente perdonato.
Intanto ho cambiato l'immagine e queste pesche sono dotate di un sofisticatissimo allarme antifurto. Voglio proprio vedere su qualcuno oserà avvicinarsi anche a queste!
H.

Anonimo ha detto...

Sono innocenteeee!

(però erano pesche davvero se-ducenti... Chissà se il sugo di pesca lascia tracce indelebili sui maglioncini)

:))
buona notte, buona notte
zena

Stefania ha detto...

E rido ancora... (son risate che durano quanto il carnevale di Rio, insomma): adesso anche il furto delle pesche :)))

E mi gusto tutte le belle cose intercorse nel frattempo (tra un morso e l'altro?). Solimano, dalle domande che infili in calce ai tuoi commenti mi pare di ravvisare qualche cedimento nella granitica natura del burbero. Burbero senza bussola = burbero scombussolato = mi associo a Silvia e dico Jamais! (perché è troppo divertente pigiare il pulsantino "attraversamento pedoni" quando il semaforo verde invita ad accelerare. E continuare a chiacchierare come se niente fosse, sbirciando con la coda dell'occhio le frenate e le impennate).

:)))

Buonissima notte a tutte le signore e a tutte le parole belle intorno a questo fuoco. :-*

Silvia ha detto...

Rido da dieci minuti.

Giurin giurello che io non sono stata e giurin giurello che non sono state nè la Lunga nè l'Africana.

Erano belle molto quelle due pesche c'è da dire. Come sono altrettanto belle quelle che hai postato adesso Haba munite di antifurto:)


VOGLIO DIRE AL SIGNOR LADRO O ALLA SIGNORA LADRA, CHE SE MI SEGUIRA' NELLE PROSSIME FERIE, DUE PERCHINE GLIELE LASCIO DI SICURO, PER CUI NON E' NECESSARIO FREGARLE NEL BEL POST DELLA SIGNORA HABA.
NON POTETE SIGNOR LADRO, SIGNORA LADRA, ASPETTARE CHE ARRIVI AGOSTO, MA ANCHE LUGLIO, DOVESSI SPOSTARMI PER UN WEEK END...

Certo che la gente al giorno d'oggi...

giulia ha detto...

Come hai fatto a capirlo Habanera... Sì, io sono "proprio il tipo che ama nutrirsi con i buoni frutti che offre la natura". Adoro la frutta, tutta, ma pensavo fosse noto solo a chi mi conosce nella vita reale... E così ho rubato le due meravigliose pesche che erano anche buonissime...
Silvia, accetto l'invito... Così non ruberò più.
OpIO posso in agosto... In luglio sarò in Brasile a mangiare altra fruta (là mi chiamano "macachina")
Baci a tutti e grazie per le pesche
Giulia

Solimano ha detto...

Mah! Ladre di pesche... dove finiremo di questo passo...
Almeno fossero pesche vere, quelle dolci e palestrate (tre etti e mezzo l'una) ma qui, a mangiare le pesche fotografate non ci vedo un granché: nelle fotografie stampate si annidano microscopiche quantità di veleni, non dico arsenico ma quasi, e le fotografie sul video sono piene di bit e di bytes, animaletti sozzi peggio degli spermatozoi e che a mangiarle, queste pesche sul video, i bit e i bytes rimangono sulle gengive e ci vuole lo stuzzicadenti, che per Signore come voi non è il massimo dell'eleganza.

Riguardo la discussione sui colori, ne capitò una bella a Giorgio Strehler. Per un suo spettacolo, voleva un tendaggio di un colore particolarissimo, e lo spiegò per dieci minuti al magutt (quello che lavora con le mani), che alla fine disse: "Ho capito. Qui ci vuole il verde pisello!" Strehler inorridì, e spese altri dieci minuti col magutt sulle qualità del colore che voleva lui. Il magutt concluse: "Sempre verde pisello è e rimane. Poi lei Maestro, come è giusto, ci inventi un suo nome, ma le assicuro che col mio verde pisello farà un figurone."
E così andò.

grazie e saludos
Solimano

Silvia ha detto...

Allora Giulia sono io che verrei con te:)

Questa storia dei colori Solimano è deliziosa. Adoro questi aneddoti.

Buona giornata a tutti:)