di Solimano
Fra il 1743 ed il 1750 Giambattista Tiepolo eseguì alcuni dipinti dedicati alla storia di Cleopatra, in particolare a due temi: L'incontro fra Antonio e Cleopatra ed Il banchetto di Cleopatra. La centralità degli affreschi di Palazzo Labia è indiscutibile, ma ci sono altre opere notevoli, non tutte rintracciabili in rete. I riferimenti letterari più importanti per il Tiepolo sono Plutarco, nella Vita di Antonio e Plinio il Vecchio, con un brano della Naturalis historia.
Così scrive Plutarco nella Vita di Antonio (Traduzione di Carlo Carena, Giulio Einaudi editore, 1958):
25.
...
Giudicando in base a ciò ch'era successo prima tra lei e Cesare, e tra lei e Gneo figlio di Pompeo, grazie alla sua bellezza, sperò di ridurre facilmente Antonio ai suoi piedi. Quei due grandi personaggi l'avevano conosciuta quando era ancora una bambina, inesperta del mondo; invece ora avrebbe avvicinato Antonio nell'età in cui più sfolgora la bellezza delle donne e più acuta è la loro accortezza.
Perciò si provvide di molti doni, di denari e ornamenti, quali era naturale che potesse avere in un grande stato e in un prospero regno; ma le maggiori speranze ripose in se stessa, nei sortilegi e filtri d'amore ch'erano rinchiusi nella sua persona. Tale arrivò ai quartieri di Antonio.
26.
Benché ricevesse molte lettere da Antonio e dai suoi amici, che le imponevano di presentarsi, non fece nessun conto e rise di lui. Risalì invece il fiume Cidno su un battello dalla poppa d'oro, con le vele di porpora spiegate al vento. I rematori lo sospingevano contro corrente, vogando con remi d'argento al suono di un flauto, cui si accompagnavano zampogne e liuti. Essa era sdraiata sotto un baldacchino trapunto d'oro, acconciata come le Afroditi che si vedono nei quadri, e una frotta di schiavetti, somiglianti agli Amori dipinti, ritti ai due lati le facevano vento. Allo stesso modo anche le più formose delle sue ancelle, in vesti di Narcisi e di Grazie, stavano alcune sopra la barra del timone, altre sui pennoni. Profumi meravigliosi si spandevano lungo le rive al passaggio della nave, levandosi dall'incenso che sovente vi veniva bruciato.
...
27.
Il giorno dopo Antonio la intrattenne a pranzo a sua volta, ed ambì di superarla in splendore ed eleganza; ma fu lasciato ben indietro e superato proprio nell'uno e nell'altra, e fu lui il primo a scherzare della miseria e rustichezza dei suoi apparati. Cleopatra notò che gli scherzi di Antonio erano molto volgari e degni veramente di un soldato; quindi adottò tosto anche lei verso di lui gli stessi modi, esprimendosi senza controlli e arditamente. A quanto dicono, la sua bellezza non era in sé e per sé del tutto incomparabile, né tale da colpire chi solo la guardava; ma la sua conversazione aveva un fascino irresistibile: e da un lato il suo aspetto, insieme alla seduzione della parola, dall'altro il carattere, che pervadeva in modo inspiegabile ogni suo atto quando s'incontrava col prossimo, costituivano un pungiglione, che si affondava nel cuore. Dolce era il suono della sua voce quando parlava; la lingua, come uno strumento musicale dalle molte corde, essa volgeva facilmente a qualsiasi idioma volesse parlare, tanto che erano rarissimi i casi in cui trattasse coi barbari attraverso un interprete, fossero essi Etiopi, Trogloditi, Ebrei, Arabi, Siri, Medi o Parti. Si racconta che conosceva le lingue di molti altri popoli ancora, a differenza dei re suoi predecessori, i quali non ebbero neppure la pazienza di apprendere l'egizia, e alcuni abbandonarono anche la macedone.
A fianco del testo di Plutarco ho messo due immagini. Quella a destra è un particolare degli affreschi di Palazzo Labia: due giovani donne presso una balaustra. Quella a sinistra è tratta da un disegno del Tiepolo fatto in quegli anni. La prima idea del Tiepolo, per l'incontro fra Antonio e Cleopatra, era che Antonio le facesse il baciamano. Confrontiamo fra loro le due immagini qui sotto.
Nella prima immagine c'è un particolare del modelletto dell'Incontro fra Antonio e Cleopatra. Il quadro (68 x 38 cm) è nella National Gallery of Scotland di Edimburgo. Nella seconda immagine c'è lo stesso particolare nell'affresco Labia. Come si vede, nel modelletto c'è il baciamano, che è sparito a Palazzo Labia. Probabilmente il Tiepolo dette retta ai consigli di qualcuno che contava, lo stesso mecenate, ad esempio. Per me fece bene a prestare ascolto. I gesti di Palazzo Labia rafforzano uno dei caratteri più affascinanti di questi affreschi: il potere evocativo di una realtà sognata e ciononostante più grande del vero. Il baciamano avrebbe inserito un riduttivo tocco di genere, diminuito la grandiosità che oggi cominciamo di nuovo ad essere in grado di ammirare. Il confronto fra il modelletto e l'affresco consente di notare quanto nel Tiepolo fosse vivace la creatività anche nel passaggio fra modelletto ed affresco, basta osservare con attenzione i particolari per comprendere quanto si modifichi la rappresentazione.
Così Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia (Libro IX, 58)
"...
Duo fuere maximi uniones per omne aevum; utrumque possedit Cleopatra, Aegypti reginarum novissima, per manus orientis regum sibi traditos. Haec, cum exquisitis cotidie Antonius saginaretur epulis, superbo simul ac procaci fastu, ut regina meretrix lautitiam eius omnem apparatumque obtrectans, quaerente eo, quid adstrui magnificentiae posset, respondit una se cena centiens HS absumpturam.
Cupiebat discere Antonius, sed fieri posse non arbitrabatur. Ergo sponsionibus factis postero die, quo iudicium agebatur, magnificam alias cenam, ne dies periret, sed cotidianam, Antonio apposuit inridenti computationemque expostulanti. At illa corollarium id esse et consumpturam eam cenam taxationem confirmans solamque se centiens HS cenaturam, inferri mensam secundam iussit. Ex praecepto ministri unum tantum vas ante eam posuere aceti, cuius asperitas visque in tabem margaritas resolvit.
Gerebat auribus cum maxime singulare illud et vere unicum naturae opus. Itaque expectante Antonio, quidnam esset actura, detractum alterum mersit ac liquefactum obsorbuit. Iniecit alteri manum L. Plancus, iudex sponsionis eius, eum quoque parante simili modo absumere, victumque Antonium pronuntiavit omine rato.
..."
La traduzione in rete non l'ho trovata ed ho faticosamente provveduto io:
"Le due perle più grandi che siano mai comparse appartenevano a Cleopatra, ultima regina d'Egitto. Le aveva ricevute in eredità dai re dell'Oriente. Mentre Antonio si cibava ogni giorno di cibi squisiti, facendo comparire sulla sua tavola le portate più ricercate, Cleopatra, con l'orgoglio e l'impudenza di una meretrice regina, derideva l'apparato e la sontuosità dei suoi banchetti. Antonio le chiese che cosa potesse aggiungere alla magnificenza della sua tavola e lei gli rispose che in un solo pranzo avrebbe speso dieci milioni di sesterzi. Senza credere la cosa possibile, Antonio desiderava sapere come avrebbe fatto Cleopatra. Fecero una scommessa. L'indomani, giorno della decisione, ella approntò un magnifico pranzo, perché dopotutto non era bene perdere neppure quel giorno; ma non era che uno dei pranzi ordinari. Antonio domandò ironicamente che gli si mostrasse il conto. Cleopatra rispose che tutto non era che un accessorio, che il pranzo sarebbe costato la somma convenuta, e che lei, da sola, si sarebbe cibata di dieci milioni di sesterzi. Ordinò che si portasse la seconda portata. Gli inservienti, che aveva prevenuto, misero davanti a lei solo un vaso pieno d'aceto, di cui la forza e il mordente dissolvono le perle.
Cleopatra in quel momento aveva all'orecchio quelle due perle, meraviglie incomparabili, capi d'opera veramente unici della natura. Mentre Antonio, impaziente, osservava quei movimenti, Cleopatra distaccò una perla e la gettò nell'aceto; appena vide che la perla si era dissolta la bevve. Già ella teneva l'altra, e stava per procedere nello stesso modo, ma Planco, arbitro della scommessa, la ferma e dichiara che Antonio è vinto, presagio di compiuto malaugurio."
L'immagine a sinistra è un particolare della rappresentazione dei venti a Palazzo Labia.
Le due immagini qui sopra permettono di confrontare due rappresentazioni del Tiepolo del famoso episodio della perla sciolta nell'aceto. La prima immagine deriva da un quadro del Tiepolo antecedente gli affreschi di Palazzo Labia . Il quadro (249 x 346), molto noto, è a Melbourne, nella National Gallery of Victoria. E' degli anni 1743-44, mentre gli affreschi Labia sono degli anni 1747-50, prima della partenza di Giambattista Tiepolo per la Germania, dove era atteso dalla grande impresa di Würzburg. Il quadro che è a Melbourne è più mosso, l'affresco di Venezia più solenne. Al tavolo sono sempre in tre: Cleopatra, Antonio e Planco, con due interessanti dislocazioni: Cleopatra da sinistra passa a destra, Antonio e Planco si scambiano i posti.
Nel banchetto Labia c'è la splendida idea dei musici, che in cima alle architetture di Gerolamo Mengozzi Colonna, accompagnano con la musica il pranzo di Antonio e Cleopatra. Per miglior visibilità, ne ho tratto due immagini che metto qui sopra.
Cerco di dare una idea più completa di queste opere (Incontro e Banchetto Labia, Banchetto Melbourne), inserendo tre immagini, che permettono di accorgersi della organizzazione degli spazi, sia come disposizione dei personaggi, con una estrosità non fredda ma comunque calcolatissima, sia come architetture, perché il quadraturismo realizzato a Palazzo Labia da Gerolamo Mengozzi Colonna, oltre a fornire un magnifico trampolino al Tiepolo, di per sé vale una visita.
L'immagine di chiusura del post è un particolare in genere trascurato: il gruppo maschile sulla sinistra del Banchetto Labia. E' magnifico, con la figura di Planco vista di schiena, col bellissimo volto di Antonio sulla destra, col servente nero. Sulla sinistra, ci sono i ritratti dei due autori del capolavoro di Palazzo Labia: il grifagno Tiepolo e il Mengozzi Colonna.
6 commenti:
Ma che meraviglia! L'ho gustato dall'inizio alla fine. Un pozzo senza fondo sei:)Grazie
Sai una cosa Silvia? Penso che la quasi totalità delle persone che sono passate di qui non lo ha neppure letto questo post. O lo ha fatto di corsa, superficialmente.
Perchè questo post è una continua sorpresa ed è più appassionante di un libro giallo.
Io mi sono appassionata (e divertita) molto, leggendolo, e vedo che anche tu la pensi come me.
Peggio per gli altri che non sanno cosa si sono persi.
Un caro abbraccio a te e a Solimano che ringrazio per questa bellissima lettura.
H.
Silvia, grazie. Se sono un pozzo, il fondo ce l'ho, spero che l'acqua non sia inquinata.
Habanera,c'è del vero in quello che dici, ma non del tutto. Ad esempio, io mi sono riletto tre volte e continua a piacermi, 'sta Cleopatra bionda. Ma a parte gli scherzi, dammi ascolto: leggono, leggono e ancor più leggeranno in futuro. Perché queste cose, a parte il riverito Autore, servono, sono utili e piacciono. Che poi non commentino è un altro discorso: avranno i loro motivi per non commentare. Che farci? Niente, magari un'idea potrebbe essere un Guestbook in cui il volonteroso passeggere può lasciar traccia del suo passaggio. Ma a farmi dispiacere o piacere un post a seconda del numero dei commenti non ci penso proprio. Ne tengo solo semplicemente e tranquillamente conto, come è naturale che sia.
Venezia ha dei posti meravigliosi e poco visitati, uno è Palazzo Labia, ma ce ne sono altri, prima o poi ne parlerò. O prima devo andare per strada a scritturare qualche commentatore almeno alfabetizzato? No, ho poco tempo, e il post verrebbe più brutto.
saludos y besos
Solimano
Solimano, cerco di spiegarmi meglio.
Questo blog, oltre alle visite dirette ed a quelle provenienti da Google, ha un consistente numero di abbonati. Lo so perchè ho gli strumenti per saperlo.
Almeno in teoria gli abbonati leggono tutti i nuovi post e lo fanno senza dovere entrare nel blog.
Si fanno vivi solo se decidono di commentare e commentano solo se qualcosa li colpisce in maniera particolare.
Sarò testarda, anzi lo sono certamente, ma credo che se si fossero soffermati a leggerlo attentamente questo post ci sarebbero stati molti più commenti.
Non c'è bisogno di essere degli esperti per apprezzarlo, basta un minimo di curiosità e di attenzione.
Lo so che te ne infischi, e fai bene; i tuoi post, anche dopo anni, continuano ad essere ricercati, letti e riletti in giro per il mondo, e più passa il tempo più acquistano valore. Proprio come i vini pregiati.
besos
H.
Giuro, una Cleopatra bionda non è certo come l'avrei immaginata! Del resto, nemmeno il corteo dei Magi di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici Riccardi rispecchia esattamente la natura e i tratti fisiognomici della zona intorno al Giordano: eppure, guardandolo, viene quasi naturale pensare ad astromoni mediorientali vestiti come Lorenzo il Magnifico e a Madonne sosia di Monna Lisa...
Scusa, Solimano, sto andando fuori tema: ma il tuo post (ri-letto solo ora causa internet dispettosa) mi ha fatto davvero "bene". Grazie.
Roby
Sì, Roby, ho ben presente quello che fece Benozzo a Palazzo Medici Riccardi (che era la casa privata dei Medici, voluta da Cosimo). Noi crediamo che li dipingessero tutti neri di capelli, ma non è così. Addirittura a Siena nel Quattrocento ci fu un gruppo di pittori che dipinse in modo tale che i critici parlano di stile biondo.
Spero che tu abbia superato gli inconvenienti informatici e che quindi possa guardare che io non abbia fatto svarioni con la nuova Vista logica in Abbracci e pop corn: Firenze nel cinema. Ho messo due post in cui i monumenti sono noti, adesso ne metterò altri due con una Firenze più normale, meno turistica e lì cominceranno i guai...
saludos y besos, gemellina
Solimano.
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