sabato 11 ottobre 2008

Saper guardare (1)




Saper guardare (1)

di Solimano



Non c'è niente da fare. Anche quando ci hanno spiegato il trucco (ammesso che sia giusto chiamarlo trucco), l'albero sulla destra dell'immagine in apertura di post lo vediamo più alto di quello che sta sulla sinistra.
E invece sono ugualmente alti: ingrandite l'immagine e misurate i due alberi sullo schermo video col doppio decimetro, se non ci credete.
Betty Edwards lo spiega bene nel suo libro "Disegnare con la parte destra del cervello" (Longanesi & C. 1984), da cui ho tratto anche l'immagine:

Nella figura potete vedere lo schizzo di un paesaggio in cui compaiono quattro alberi; il primo albero sulla destra sembra essere il più alto di tutti, ma in realtà esso è esattamente delle stesse dimensioni del primo albero sulla sinistra. Controllate voi stessi, misurando l'uno o l'altro con la matita. Il fatto è che anche dopo questa verifica continuerete probabilmente a vedere l'albero di destra come più alto.
Il motivo di questa errata percezione delle proporzioni sta probabilmente nelle nostre esperienze e nozioni riguardo agli effetti della distanza sulle dimensioni apparenti degli oggetti: di due oggetti della stessa grandezza quello situato più lontano sembra più piccolo. Si tratta di un concetto che ha una sua logica, alla quale non ci opponiamo. Ma, tornando al disegno, anche dopo aver misurato i due alberi e aver irrefutabilmente verificato che la loro altezza è identica, continuiamo a vedere erroneamente l'albero di destra come più alto.
...
Ma se voi capovolgete il libro e guardate la figura in quella posizione rovesciata che l'emisfero sinistro rifiuta, attiverete le funzioni D e vi sarà più facile vedere che i due alberi hanno la stessa altezza. Le stesse informazioni visive provocano una risposta diversa da parte del cervello: in altre parole, l'emisfero destro, che è meno influenzato dal concetto secondo cui gli oggetti distanti appaiono più piccoli, percepisce le proporzioni in modo corretto.

Quindi capovolgo l'immagine e la metto qui sotto:

Il condizionamento non sparisce del tutto, anche se è molto ridotto. Il motivo è che l'immagine è piuttosto semplice, e, anche se rovesciata, tendiamo a raddrizzarla mentalmente (cosa che non tenteremmo di fare con un' immagine più complessa). Inserisco qui sotto un altro esempio, e il ragionamento ognuno è capace di farselo da solo. Ciò malgrado, nuntio vobis gaudium magnum: l'uomo sulla destra è alto esattamente come l'uomo sulla sinistra:

Betty Edwards è gentilmente spietata, e continua a sfruculiarci così:

Ma se girate di nuovo il libro, vi capita di vedere nuovamente, contro la vostra stessa volontà, figure di misura diversa ed è impossibile a chiunque, artista o no, vincere gli effetti dell'evidente imbroglio del cervello nei confronti dell'informazione "reale". Immagino che il pensiero del cervello sia più o meno questo: una figura lontana che sembra grande come una vicina deve essere certamente enorme, poiché le cose appaiono più piccole man mano che si allontanano. Si tratta di un concetto utile. Il fatto è che il cervello evidentemente abbandona la sua abitudine di vedere oggetti simili (qui la categoria è quella dell'uomo per la strada) come se fossero di dimensioni identiche e decide di vedere la figura più lontana più grande di quanto sia realmente, in modo da rendere il concetto più vero della realtà. Questo è esagerare!

Il brano è nell'altro libro di Betty Edwards: "Disegnare ascoltando l'artista che è in noi" (Longanesi & C. 1986).
Il giorno del 1985 che entrai in quella libreria di Milano, non sapevo nulla di Betty Edwards. Ero entrato o per comprare un altro libro di cui non mi ricordo o semplicemente per curiosare. Del primo libro furono due le caratteristiche che mi attirarono: era un libro quadrato, non rettangolare come di solito, ed aveva la copertina prevalentemente bianca, altra cosa poco diffusa.
Il titolo non mi parve granché; mi faceva pensare a qualcosa di biologico o al tecnicismo dei manuali di disegno, da cui stavo storicamente lontano per un mio vizio palese: ero completamente negato per il disegno. Al punto che in tutte e tre le classi della media inferiore avevo regolarmente 5 in disegno nei primi due trimestri, poi mi davano un 6 caritatevole al terzo trimestre perché non si può rimandare uno scolaro solo per disegno. Comunque non era una cosa allegra, e fui contento al Liceo Classico per l'assenza di disegno fra le materie.
Al biennio di Ingegneria c'era l'esame di disegno, ma era tutto disegno tecnico: riga, squadra, compassi e china; andavo benissimo con tutti questi strumenti e con le regole dell'assonometria. L'unico capitello corinzio che bisognava copiare a mano libera me lo disegnò un amico di quelli che in un quarto d'ora disegnano bene un capitello corinzio (ci avrei messo una settimana per disegnarlo male).
Quindi pensavo ad un bel libro da sfogliare per le immagini, leggendo qualche brano qua e là, soprattutto le tante brevi frasi di artisti e di critici. Ma ci trovai subito alcuni aspetti curiosi.

Il primo è che Betty Edwards, che aveva insegnato a disegnare agli adulti (oltre che ai bambini) per più di dieci anni, scrive che in classe o parla o disegna, non le due cose insieme, perché fatica a parlare quando disegna e fatica a disegnare se parla. Di questo fatto dà una spiegazione che meriterebbe lunghi ragionamenti, ma vengo al dunque. I due emisferi cerebrali sono specializzati, e quindi, fra gli altri esempi, uno (quello delle funzioni S) governa il verbale: uso di parole per descrivere e definire, mentre l'altro (quello delle funzioni D) governa il non-verbale: consapevolezza delle cose senza il minimo ricorso alle parole. I due emisferi comandano uno per volta, non insieme, con una forte attitudine a comandare da parte dell'emisfero sinistro. L'emisfero destro generalmente è in sottordine, e per comandare deve approfittare della stanchezza o della noia dell'emisfero sinistro (sto semplificando, ma non più di tanto).
Il secondo aspetto è che nelle prime pagine del libro ci sono degli esempi di come disegnano i suoi allievi prima e dopo la cura. Vabbé, un po' una americanata, ma fa specie vedere due disegni fatti a due mesi di distanza l'uno dall'altro in cui si capisce che chi disegna è la stessa persona, ma il livello si è alzato in modo incredibile.
Il terzo aspetto fu quello più importante, il primo passo che mi portò a fare oltre mille disegni nei tre anni successivi. Guardate l'immagine qui sotto:

Non è un errore, il disegno è proprio capovolto. Si tratta del ritratto di Igor Stravinskij fatto da Pablo Picasso il 21 maggio 1920.
In sostanza, Betty Edwards ci lancia una sfida. Così dice:

Come vedete, l'immagine è capovolta: bene, voi dovrete copiare il disegno così com'è, facendo a vostra volta un disegno capovolto. In altre parole, dovrete copiare il disegno di Picasso esattamente come lo vedete.
...
Appartatevi in un luogo tranquillo, dove non sarete disturbati. Potete ascoltare della musica mentre lavorate, e forse vi capiterà che man mano che le funzioni D prendono il sopravvento la musica si dileguerà sullo sfondo. Completate il disegno in una sola seduta, impiegando 30-40 minuti, o anche più se è possibile. Potete puntare una sveglia o un timer, in modo da non dover tenere conto del tempo che passa (una tipica funzione S). Ma soprattutto, non voltate il disegno finché non sarà terminato. Così facendo provochereste un ritorno delle funzioni S, cosa che vogliamo evitare fintanto che vi esercitate a usare le funzioni D.

Beh, mi incuriosì molto e lo feci. Quando ebbi finito, non so quanto tempo ci misi (comunque meno di un'ora), mi accorsi che avevo disegnato in un modo in cui non avevo mai disegnato prima. Ero sicuro che se l'avessi copiato non capovolto avrei fatto molto peggio.
Quindi quel libro lo presi proprio sul serio, lo lessi approfonditamente, svolsi gli esercizi man mano consigliati... e feci più di mille disegni nei tre anni successivi.

Antelami: Il mese di agosto (part) c.1200 Battistero di Parma

Ma una puntata non mi basta, ci sono diverse altre cose che vorrei dire e lo farò un'altra volta. Metto qui sulla destra una immagine piccola (però con un click diventa grande) del ritratto di Stravinskij fatto da Picasso, perché Giuliano ha ragione, a volerlo vedere dal lato giusto. Ma non potevo metterlo prima, perché era indispensabile che si seguisse l'argomentazione di Betty Edwards senza farsi distrarre. Quindi occorreva prestare attenzione al disegno capovolto.
Ed ora getto un amo con l'esca, per quello che racconterò nella seconda puntata. Inserisco due immagini, non prese dai libri di Betty Edwards. Si tratta di sculture di due grandi maestri, l'Antelami e Donatello. Qual è il motivo per cui anche chi conosce poco la Storia dell'Arte è in grado di rendersi conto che si tratta di opere eseguite in periodi molto diversi? Infatti Benedetto Antelami opera molto prima di Donatello (più di due secoli di differenza).
Ne parleremo nella prossima puntata.
(continua)

Donatello: Il profeta Geremia (part) 1423-26
Museo dell'Opera del Duomo, Firenze

P.S. Complimenti ad Habanera. Poco dopo la mezzanotte il Nonblog ha superato le 200.000 Pagine Viste. Un gran bel numero, in meno di un anno e mezzo! Grazie. (s)

18 commenti:

Giuliano ha detto...

Cambiare il punto di vista, mettersi a testa in giù o rovesciare i disegni. Ogni tanto serve, per capire meglio cosa succede; e questo è un bel libro.
Si può estendere il suggerimento, capovolgere il mondo e metterci noi al posto degli immigrati, per esempio.
Ma qui si aprirebbe un altro discorso: limitandoci a Betty Edwards, anch'io avevo seguito il consiglio ma senza molto profitto. Il massimo che mi sia mai uscito è qui nell'archivio di Habanera, i miei due piccioni: ma non so nemmeno se saprei rifarli.
PS: Comunque sia, il mio povero Stravinskij, il mio povero Picasso... Non si può raddrizzarli?

Solimano ha detto...

Giuliano, il mondo non si può capovolgere, chi ci ha provato ha fatto peggio, e il secolo breve e crudele, il Novecento, ce l'ha insegnato.
Però c'è un mondo vasto e non ben conosciuto su cui possiamo agire: il nostro cervello. E magari scopriamo che invece di vivere in una cantina umida e fredda o in una soffitta polverosa e calda abbiamo a disposizione altre stanze, che non hanno la porta chiusa a chiave, basta spingerla.
Solo che, per spimgerla, bisogna accorgersi (più che imparare) come si fa. Il discorso della Betty Edwards aiuta, ma non va interpretato pensando che le funzioni D prendano il posto delle funzioni S. No, bisogna saper passare da S a D e da D ad S facendo un buon gioco delle parti.
Aggiungo che anche il cosiddetto cervello del rettile non va rimosso, ma conosciuto e a volte ascoltato, comunque gestito. Tanto c'è, che lo si voglia o no.
Come risultato finale, la fruizione della pittura e della musica può migliorare di molto.
C'è chi queste abilità ce le ha naturalmente, non era il mio caso. E il prerequisito per riuscire a far qualcosa là fuori, nel mondo, è fare le pulizie in casa, nel nostro cervello, il posto dove avviene tutto. Il cuore è solo una pompa...

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Salve, Solimano.

Maledettamente interessante. Seguirò attentamente lo sviluppo delle lezioni.

Domanda: tu scrivi: "i due emisferi comandano uno per volta, non insieme".

Io faccio nella mia vita l'esperienza dei due emisferi che comandano insieme - scrivo scienza e scrivo poesia.

Che vuol dire?

Fulmini
www.fulminiesaette.it

(Congratulazioni per il gran exito del blog plurale.)

Solimano ha detto...

Fulmini, grazie anzitutto per aver preso sul serio l'argomento, perché il portato idealistico-romantico (mai domo) sminuisce questo tipo di discorsi etologici, biologici e neuronali come se fossero giochi di vignette strane.
Betty Edwards si basa sulle ricerche di Sparry raccordate alla sua esperienza diretta e ai risultati tangibili che il suo metodo ottiene in persone che pensavano di essere negate per il disegno (ad ogni corso se ne presentava qualcuno che le diceva: "Sarò la sua Waterloo!").
Riguardo i due emisferi, e scienza e poesia, le funzioni S e D non operano contemporaneamente, quindi il problema è come passare agevolmente da D ad S (cosa facile) e da S a D (cosa più difficile). Ma la scienza ha bisogno anche della funzione D, la prima idea di molte scoperte nasce con la funzione D, poi quella S fa tutto il lavoro necessario.
Per la poesia, sarò malizioso. Trovo che ci siano molte poesie che fanno finta di sorgere dalla funzione D, ma che furbescamente sono state prodotte dalla funzione S.
Grazie per i complimenti per il blog plurale. Mi piacerebbe che tu meditassi su una cosa: non facevo una battuta dicendo che di posti tipo il Nonblog ce ne potrebbe essere un centinaio, magari con persone che hanno le zampe da diverse parti (perché no?). Sono tutt'altro che un sognatore, vedo l'opportunità e i vantaggi. Perché non succede? Credo che sia una bella domanda.

grazie Fulmini e saludos
Solimano
P.S. Ma a parte le funzioni D e S, ricordiamoci anche del cervello del rettile, che io fra me e me chiamo Gurdulù, guai a non averlo e a non utilizzarlo! Betty Edwards lo trascura un po'.

Anonimo ha detto...

Solimano,

quanto al funzionamento dei due emisferi cerebrali, nel mio caso pare funzionino contemporaneamente. Ma lasciamo le questioni singolari e veniamo alla tua bella domanda sul perché non si moltiplichino i blogs plurali.

Secondo me perché, in questi tempi di crisi ("organica" la definisco all'interno della 'scienza della storia e della politica' che vado costruendo con Luis Razeto - da trentacinque anni) è ancora più diffusa e profonda dei tempi normali quella indisposizione al dialogo, alla discussione che Platone, attraverso Socrate, nel 'Fedone' chiamava "misologia".

Le persone parlano, certo, oggi anche più di prima, ma non dialogano, non discutono, non si mettono in gioco - intendo dire che oggi lo fanno meno di prima. Causa ed effetto della crisi organica.

Ma perché, nella prima parte della risposta, Solimano, citavo la ricerca comune con Luis? Proprio per mettere in evidenza che io cerco, controccorrente, di 'fare insieme'. Anche nel sito-rivista, come sai. Non per remare contro, bensì per remare verso: la soluzione della crisi implica il 'fare insieme'. Ed un 'fare insieme' che vada anche oltre la pura contiguità, oltre la semplice pluralità.

Fulmini
www.fulminiesaette.it

Anonimo ha detto...

Grandioso. Da prendere sunito in esame. Davvero molto interessante. Prendo nota.

Solimano ha detto...

Una premessa doverosa che in qualche modo ho già fatto ma su cui è bene insistere.
Nel post che ho scritto -e nel libro di Betty Edwards- non c'è niente di misterico: esistono delle facoltà cerebrali presenti in ognuno di noi che per una serie di carenze (anche educative) sono spesso latenti. Se si ipmara ad utilizzarle, può migliorare il contatto con la pittura e con la musica, ma soprattutto il contatto con la natura (persone e cose). Tutto qui, e non è poco.
Sulla attivazione delle funzioni D ed S contemporanemante io non l'ho mai provato: o funziono D o funziono S, però può essere.
Concordo con Fulmini sul discorso della misologia, per questo perseguo non i commenti ma la conversazione, che in particolare qui nel Nonblog si verifica di frequente, anche perché ognuno legge con attenzione i post degli altri. Bisogna crearne le condizioni, tutto qui, e -non è una critica- l'approccio rubrica può creare separatezza.
L'esperienza positiva sia del blog del cinema che del Nonblog mi porta a pensare che basti fissare poche regole perfettamente rispettate da tutti, poi c'è spazio per la libertà individuale delle personalità (un chiodo che batto spesso).
C'è da intendersi su cosa significhi oggi cultura: significa sapere, certamente, ma è ancora più importante una vera curiosità per ciò che non si sa. Spesso non succede, ci si tiene stretti alle proprie competenze magari notevoli, ma per discutere occorre essere vasti e desiderosi di vastità.
Non credo di scrivere banalità, riscontro dei pro e dei contro. Personalmente, privilegio tutto ciò che punta alla divulgazione acculturata due parole magari brutte ma il concetto è importante e in Italia ce n'è gran bisogno. Ora, è possibile essere divulgativi e quando serve approfonditi? Secondo me sì ed è bene esserlo, anche perché uno zoccolo duro di visite è proprio il caso di ottenerlo, senza sgomitamenti ma con decisione.

grazie e saludos
Solimano

Habanera ha detto...

A proposito di amo e di esca, credo sia una questione di occhi, ma non dico altro...
Io questo libro ce l'ho, nell'edizione del 2002, ma poco dopo averlo comprato ho smesso di disegnare e dipingere.
Non per colpa della Edwards, credo, o forse un pochino anche si?
C'è niente da fare, io l'emisfero D del cervello non ce l'ho, o non mi funziona; neppure capovolgendo le immagini. ;-))
H.

Solimano ha detto...

Habanera, dico la mia opinione, naturalmente contestabile.
La differenza fra te e me di fronte al disegno rovesciato da copiare rovesciato è che io ero del tutto indifeso perché, in quanto negato al disegno, non avevo mai disegnato e dipinto. Tu non lo eri perché avevi disegnato e dipinto.
Quindi per me era più facile passare dalle funzioni S alle funzioni D. Sono funzioni che esistono, al di là delle affermazioni di Sperry e della Edwards, tutti ogni giorno utilizziamo il pensiero non verbalizzato (cioè la funzione D) per capire le situazioni e le persone.
Racconterò nella seconda puntata gli ostacoli che la funzione S oppone alla perdita del controllo e come si possono superare.
Inoltre sto riflettendo sulle argomentazione di Fulmini, che trovo molto stimolanti. Difatti, in rete, il livello d'ascolto è molto basso: si oscilla fra complementosità generiche, affermazioni apodittiche e scazzi personali (di cui ho ormai una buona esperienza...). La conversazione dialettica e valutativa è scarsa, perché è scarso il mettersi in gioco. Le cause sono insicurezza, cautelosità e... ignoranza (il gusto di dire questo non lo so o può darsi quasi si è perduto).
Anche nella vita reale succede così, basta pertecipare ogni tanto a qualche riunione politica o culturale: ognuno fa la sua sparatona o sparatella, e tutti rimangono esattamente come prima.
Forse aveva ragione la Gestalt di Perls, che sosteneva il pendolare fra Contatto e Ritiro per equilibrare la personalità. L'odierno eccesso di Contatto fa sì che il ritiro si annidi nel contatto, che diventa così un Contatto del tutto finto. Così la conversazione dialettica (che senso ha conversare se non dialetticamente?) imbarazza, e la scappatoia è il non ascolto generalizzato o lo scazzo di tipo personale.

grazie e saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Solimano, di cervello so pochissimo, ma da un anno m'interesso a una delle funzioni della corteccia visiva (meglio, dell'area V1 della corteccia). Quel poco che ho imparato m'ha insegnato a non dar niente per scontato al riguardo, ed è con questo atteggiamento aperto e laico che ho letto la tua interessantissima lezione. L'immagine che il nostro cervello riceve dai recettori dell'occhio (essi stessi parte del cervello) è un insieme assai rozzo d'informazioni, che il cervello poi elabora in parallelo e integra con l'informazione precedente. Nei disegni che hai messo nel post, per esempio, c'è dell'informazione contraddittoria, data dal contesto prospettico: il nostro cervello privilegia il contesto per valutare la misura reale delle figure (cioè, delle figure come immagini di oggetti in un ambiente tridimensionale), perdendo così la percezione della loro dimensione materiale (cioè, di esse come mere figure).
Molto, molto interessante.
Màz

Solimano ha detto...

Màz, questi post (perché ce ne sarà anche un altro, forse due) per me sono impegnativi perché mi sembra di camminare sul filo. Prima di tutto mi attengo al mio essere oggi (negli anni '80 non ero così) un riduzionista coerente, ma spero di non essere un riduzionista sciocco, perché esiste questa tipologia e trattando del cervello combina guai perché le variabili in gioco di tipo non conosciuto sono molte.
Allora che faccio? Mi attengo prevalentemente alla mia esperienza dei mille disegni, a quello che succedeva. Pro e contro.
E dico subito che non credo che ci sia alcun valore artistico nei miei disegni, non è questo il punto, che è invece, anticipando una provvisoria conclusione, che la Edwards col suo modo non in tutto scientifico (tifa troppo per le funzioni D) schioda un pregiudizio: che il disegnare in un certo modo sia un talento con cui si nasce. Il che vuol dire che dà le regole di apprendimento di un linguaggio (come la musica è un linguaggio e la matematica è un linguaggio).
Trovo belle le pagine dedicate all'apprendimento del disegno da parte dei bambini (e ti converrebbe leggerle), e trovo, anche se con qualche dubbio, condivisibile quello che dice sulla creatività, argomento importante in generale (se non altro per vivere meglio), che è una funzione di funzione, non una funzione di stato, quindi può essere potenziata dai linguaggi che la persona impara ad usare. Se, con definizione mia forse parziale, creatività è la capacità di raccordare fra di loro pecezioni a bassa probabilità di incontro, il saper guardare (e il saper ascoltare, toccare, gustare perché no) aiuta, stabilendo un rapporto meno mediato e più diretto a ciò che è fuori di noi, e (forse) mettendoci in grado di accettare il rischio che in noi entrino più percezioni di quelle che entrano normalmente. Racconterò i miei successi e i miei fallimenti nel disegno proprio in quest'ottica, e anticipando una cosa strana, succede che, proprio quando persegui il successo, il disegno bello, incontri il fallimento, cosa che la Edwards collega a certe tematiche zen, forse commettendo l'errore che molti commettono: badare più alle affermazioni zen che al modo zen, quello che genera le arti zen, che sono la vera dimostrazione della validità, che quindi non sta nelle affermazioni. Discorsi proprio da cammino sul filo, perché attorno allo zen c'è tanta fuffa, ma le arti zen esistono, questo è il fatto. Vedremo, è dura ma gratificante.

grazie Màz e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Io le uso normalmente insieme le due parti di cervello, ed anzi, di questo metodo ho poca fiducia. Non dico che la parte destra del cervello non serva per disegnare, tutt'altro. Ma la edwards parla di copia sul momento. Non lavoriamo come persone pensanti ma come fotocopiatrici. da parte mia io (pure naturalmente negata per il disegno), attingendo, ma solo in parte a questo metodo sto facendo dei progressi ed ora riesco a fare delle copie piuttosto fedeli all'originale. ma cerco di lasciare le funzioni S attive, almeno per metà (e altrettanto attive per metà le funzioni D). Una fotocopiatrice può stampare qualcosa che non hai sul PC? no.
La parte destra del cervello non impara. diventa più abile usandola ma non memorizza. e per uno che vuole imparare a disegnare (e non solo a copiare) è importante che la parte sinistra del cervello memorizzi le informazioni che arrivano mentre si copia. Non mi capita mai di chiamare per nome ciò che vado a copiare, ma cerco, per non cader troppo in 'catalessi' di dare un nome alle linee - curve, archi, rette orizzontali, verticali ecc... ed associare un'immagine tridimensionale all'oggetto nella mia mente correggendo man mano le immagini scorrette che mi sono rimaste (soprattutto quelle del liceo artistico).
Anzi, dicendo che ho fatto il liceo artistico avevo dei compagni di scuola che avevano 10 in figura (copia di un soggetto umano o di una statua dal vero). ma quando cominciavano a disegnare di loro seguitavano a disegnare come bambini di 10 anni.

Solimano ha detto...

Grazie per il contributo, ma la mia esperienza, che è solo personale e che non elevo a sistema, mi dice che le due funzioni non funzionano contemporaneamente: o comanda l'una o comanda l'altra. Dire (già per il fatto di dire) che ci sono tutte e due, significa che in quel momento comanda la funzione S, quella verbale.
Persino i due consoli dell'antica Roma comandavano a giorni alterni!
Si tratta di capirsi come obiettivi: il mio non era quello di diventare un artista o un disegnatore, ma, come dice il titolo, di saper guardare, perché normalmente non sappiamo guardare, e questo è un guaio, sia per la fruizione artistica sia in generale per sviluppare l'accorgersi e sperimentare di più e meglio.
Con me ha funzionato, tutto qui. Non è detto che funzioni sempre e con tutti. Diffido degli addetti ai lavori: inconsciamente hanno delle abitudini che tendono a conservare.
Ciò detto, non credo alla scientificità di tutto ciò che sostiene Betty Edwards, perché le funzioni cerebrali sono in gran parte ancora ignote, credo però all'utilità che ho toccato con mano e tutto mi sono sentito, tranne che una fotocopiatrice! Se un numero maggiore di persone imparano l'ABC del disegno come imparano l'ABC della grammatica e dell'aritmetica, penso proprio che sia una buona cosa per loro e non solo per loro.

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Però nel disegno ho avuto dei risultati, e naturalmente continuo a studiare.

Ad usare solo le funzioni D, mi è già capitato. ho in mano dei disegni che so che ho fatto io (copiando), ma che non ricordo di aver fatto, pertanto non mi sono serviti a niente.

In quanto a capovolgere le immagini, il problema è che la prospettiva rimane. Magari prova a rimuovere lo sfondo o a girare le immagini di 90%. Non siamo abituati ad una prospettiva verticale.

Anonimo ha detto...

Ciao ti scrivo perchè è inrcedibile,ma sono capitata per caso in qusta pagina perchè stavo cercando dei disegni da stampare e riprodurre al contrario,mentre guardavo i disegni mi è caduto l'occhio subito su quello di Picasso che la edwards usa per fare l'esercizio del disegno capovolto.. Sono contenta che ho trovato qualcuno che ha già sperimentato questo libro,io l'ho ciomprato pochi giorni fa ed è l'ultima edizione"il nuovo disegnare con la parte destra del cervello"dove dice che ha apportato delle nuove modifiche. Come ti sei trovato/a(scusa ma non capisco se sei maschio o femmina:)),hai ottenuto dei risultati leggendo il libro? spero che vedrai questo mio commento,sai non sono molto esperta di blog :D buona giornata Caterina

Solimano ha detto...

Caterina, al tema "Saper guardare" ho dedicato tre post, e tu hai letto il primo. Gli altri due li trovi cliccando sul nome della Betty Edwards che trovi nelle colonne a destra della home page. In particolare, nel terzo post, ho inserito delle immagini derivanti da disegni che ho fatto io dopo aver letto e sperimentato i libri della Edwards. Cosa importante: non mi ritengo assolutamente un artista, sono una persona che ha sperimentato queste modalità ed ha toccato con mano che funzionano, perché prima del "saper disegnare" c'è il "saper guardare" e questo ci riguarda tutti, artisti e non artisti, perché migliora il contatto con la realtù che ci circonda. Si vive meglio. alla fine: più curiosi, attenti e gratificati. Leggiti i libri della Edwards senza fartene una religione. Soprattutto, metti in pratica gli esercizi ed i consigli che dà.

grazie Caterina e saluti
Solimano
P.S. Sono un maschietto!

Elena ha detto...

E' strano come le cose entrino nella mente restino lì accatastate ricoperte da altre mille cose e dai giorni e poi inaspettatamente ritornino. Ultimamente mi sono avvicinata al disegno, ho trovato Betty Edwards in rete per vie traverse, e mi sono ricordata di questi post di Solimano. Non ho la minima idea sulla validità o meno del suo metodo, ma l'idea di riuscire a disegnare qualcosa degno di essere guardato mi inebria al punto che intendo provare. A Solimano stavo pensando in questi giorni mentre tentavo disperatamente di riprodurre qualcosa che avesse sembianze umane. Certo vorrei disegnare, non solo copiare, ma.. un passo alla volta.
Ecco, quindi. Grazie, Solimano.
Elena

Bacodaseta ha detto...

Ciao, stavo giusto cercando i disegni usati da Betty E. per riproporre ad altri questo corso che io ho fatto moltissimi anni or sono.
Sono molto contenta di aver visionato questo post che trovo utilissimo ed interessante, oltre che di ottimo spunto per pensare e dialogare. Il suo metodo è sicuramente efficace anche se ogni tanto se disegni devi ricordartene e rispolverarlo, peccato che la maggioranza degli insegnanti di disegno non lo utilizzino, ho frequentato diversi corsi e spesso vedo molte persone scoraggiarsi proprio perchè non conoscono le loro potenzialità e sono troppo severe verso se stesse, come pure lo sono gli stessi insegnanti ( sui bambini e ragazzi poi un disastro)
E' vero poi che non tutti sono nati per disegnare ma essenzialmente dovrebbe essere una scelta: non perchè non potrò mai, ma perchè non mi piace, non ne ho voglia ecc.ecc.
Io forse invece ho sempre talmente desiderato farlo che se anche non ero un genio del disegno adesso ho ottimi risultati. Grazie forse anche a questo corso, ripeto, fatto casualmente anni fa.
E riguardo alla poesia, condivido ciò che dici. Mi sono più volte dovuta alzare in piena notte, a scriverne una che voleva uscire, buttandola giù senza nemmeno capire cosa stavo scrivendo, quasi ad occhi chiusi. Gridava. E poi con calma l'emisfero sinistro nei giorni successivi la riprendeva e sistemava, dandole un ritmo e parole più appropriate, che riprendevano le immagini che avevo buttato giù.. più immagini infatti che parole, devo dire, spesso disconnesse e incomprensibili. Ti torna?
grazie ciao