giovedì 4 settembre 2008

Slawomir Mrozek




Slawomir Mrozek

postato da Giuliano



Tutte le volte che ho preso in mano un libro di Slawomir Mrozek davanti a terzi mi sono trovato ad ascoltare queste frasi: “intellettuale”, “mitteleuropa”, “questa moda della mitteleuropa”, “nome impronunciabile”, “comunista sovietico”, “ma te lo inventi tu? sei sicuro che esiste?”, “ma non leggi mai roba normale? sempre e solo cose da intellettuali, ma tu cosa ti credi di essere?”.
E’ da allora, dalla terza volta che mi è capitato, che leggo i libri di Slawomir Mrozek solo di nascosto, ben occultato, in angoli bui, con molta fatica, ogni volta guardando bene in giro che non ci sia nessuno a spiarmi, e stando bene attento a non ridere troppo forte per non farmi beccare.
Poveretti! Non sanno cosa si perdono...


L'elefante, di Slawomir Mrozek .

Il direttore del giardino zoologico si rivelò un arrivista. Considerava gli animali come strumenti per far carriera. Né si curava di educare nuovi quadri tra i suoi giovani collaboratori. Nello zoo da lui diretto la giraffa aveva il collo corto, il tasso non aveva tana, la marmotta era apatica e non si curava di far provviste per il futuro. Tutte lacune assai gravi, soprattutto perché lo zoo era spesso visitato da gruppi di scolari.


Era un giardino zoologico di provincia e mancavano alcuni animali fondamentali, tra cui l'elefante. Inizialmente si pensò a sostituirlo con tremila conigli. Ma a poco a poco, con il progredire del nostro paese, le varie lacune venivano sistematicamente colmate. Venne anche il turno dell'elefante. Nel giorno della festa nazionale, la direzione fu informata che l'elefante era stato definitivamente assegnato allo zoo. Tutti i dipendenti, sinceramente attaccati alla causa, si rallegrarono. Il loro stupore fu grandissimo quando vennero a sapere che il direttore aveva inviato un memoriale a Varsavia con il quale rinunciava all'assegnazione e presentava un proprio piano per ottenere l'elefante con un sistema molto economico.


" Io e tutte le maestranze, - egli scriveva, - ci rendiamo conto di quanto l'elefante verrebbe a gravare sul minatore e sul metallurgico polacco. Allo scopo di abbassare i costi di produzione, propongo di sostituire l'elefante menzionato nella vostra gradita del... con un altro elefante. Possiamo fabbricare un elefante di gomma, a grandezza naturale, e sistemarlo nell'apposito recinto. Ben dipinto risulterà identico a uno vero, anche guardato da vicino. Ricordiamoci che l'elefante è un animale pesante: non salta, non corre, non si trascina per terra. Metteremo un avviso che si tratta di un elefante particolarmente pigro. Il denaro risparmiato in questo modo potrà essere speso per la costruzione di un nuovo aereo a reazione e per il restauro di chiese danneggiate durante le operazioni belliche. Vogliate prendere atto che tanto l'iniziativa quanto l'elaborazione del progetto costituiscono il mio modesto contributo al lavoro e alla lotta comuni. Con osservanza ". Seguiva la firma.
Il memoriale probabilmente finì nelle mani di un impiegato burocrate, che non seppe individuare la vera natura della proposta e si lasciò guidare dalle direttive sulla diminuzione dei costi di produzione. Il piano fu così approvato. Il direttore del giardino zoologico, dopo aver ricevuto la risposta affermativa, ordinò una gigantesca camera d'aria che doveva essere gonfiata.


Il compito fu affidato a due inservienti che dovevano soffiare dai due lati dell'involucro. Affinché la cosa non trapelasse all'esterno, il lavoro doveva essere terminato entro la notte. Gli abitanti della città avevano saputo ormai del prossimo arrivo di un vero elefante e lo volevano vedere. Il direttore sollecitò una rapida esecuzione del lavoro, perché sperava in un premio. I due inservienti si rinchiusero nella baracca dove era allestita una piccola officina e presero a soffiare.
Dopo due ore, però, i loro sforzi rimanevano sproporzionati ai risultati ottenuti: l'involucro grigio s'era appena sollevato da terra e formava una specie di forma appiattita, priva completamente delle sembianze di un elefante. Si fece notte e ogni voce umana si spense: si sentiva solo l'ululo dello sciacallo. I due inservienti, entrambi anziani e nuovi a questo genere di lavoro, si stancarono ben presto e decisero di riposarsi, badando a che l'aria già pompata non sfuggisse dall'involucro.
- Se continua di questo passo, non avremo finito nemmeno domattina, - disse uno. - Che dirò a mia moglie, quando tornerò all'alba? Non vorrà mai credere che per tutta la notte ho gonfiato un elefante.
- Già, - annuì l'altro. - Capita di rado dover gonfiare elefanti. Tutta colpa del direttore, maledetto dogmatico!


Dopo un'altra mezz'ora erano esausti. L'elefante crebbe un altro po', ma era sempre lontano dalla statura necessaria.
- Diventa sempre più difficile, - disse il primo.
- Dici bene, - annuì l'altro. - Qui non si va avanti. Riposiamoci un po'.
Mentre si riposavano, uno dei due vide il becco del gas, e gli venne l'idea di adoperare il gas invece dell'aria per riempire l'elefante. Ne parlò al collega, e decisero di fare un tentativo. Collegarono l'elefante allo sbocco del gas, e con loro grande gioia, dopo poco, nel mezzo del baraccone stava in piedi l'animale in tutta la sua grandezza. Sembrava vivo. Il corpo gigantesco, le zampe come pilastri, gli enormi orecchi e l'immancabile proboscide. Il direttore, che non aveva scrupoli ed era spinto soltanto dall'ambizione di avere un elefante straordinario nel suo zoo, insistette perché lo facessero il più grande possibile.
- Formidabile, - disse l'inserviente, al quale era venuta l'idea di adoperare il gas. - Andiamocene a casa.
Nelle prime ore del mattino l'elefante fu trasportato nello speciale recinto, al centro dello zoo, accanto alla gabbia delle scimmie. Sullo sfondo di una vera roccia, il gigantesco animale aveva un aspetto imponente. Davanti al recinto fu messo un cartello:
" Particolarmente pigro - non si muove affatto ".
Tra i primi visitatori, quel giorno, furono gli alunni della locale scuola, accompagnati dall'insegnante. Questi voleva fare la lezione sull'elefante profittando dell'esempio pratico. Fermò tutto il gruppo davanti al recinto e così iniziò:
- L'elefante è erbivoro. Con la proboscide riesce a sradicare giovani alberi e a mangiarne le foglie.
Gli alunni osservavano, pieni d'ammirazione. Aspettavano che l'elefante strappasse qualche alberello, ma lui restava immobile, dietro al recinto.
- L'elefante proviene in via diretta dai mammut, genere oggi ormai scomparso. Nulla di strano dunque che sia il più grande animale vivente sulla terra.
Gli alunni più diligenti prendevano appunti.
- Soltanto la balena è più pesante, ma la balena vive nei mari. Possiamo dunque affermare con sicurezza che l'elefante è il re della foresta.
Un leggero colpo di vento attraversò il giardino.
- Un elefante adulto pesa dalle quattro alle sei tonnellate.
In quel momento l'elefante si mosse e si staccò da terra. Per un istante vacillò, ma poi, sorretto dal vento, prese a salire rivelando tutta l'enormità della sua figura sullo sfondo azzurro del cielo. Un momento dopo da terra non si vedeva altro che la punta della proboscide, la grande pancia e i quattro cerchi delle zampe. Finché, portato dal vento, l'elefante scomparve dietro gli alberi. Le scimmie, inorridite, fissavano il cielo.
Lo ritrovarono nel vicino orto botanico. Qui, cadendo, urtò in un cactus e scoppiò. Gli alunni che facevano parte del gruppo in visita smisero di studiare e diventarono degli hooligans. Pare che bevano vodka, sfascino le vetrine dei negozi, e non vogliano credere neppure nell'esistenza degli elefanti.


PS: Slawomir Mrozek è polacco, e il suo nome andrebbe scritto alla polacca, con tutti i taglietti e i segnini sulle elle e le zeta: spero che i polacchi di passaggio mi perdonino se non lo faccio, perché anch'io sono molto pigro, mica solo l'elefante.
PPS: Gli elefanti quelli belli sono di Mordillo; l’elefantino sopra Berlino (quello vero) viene da “Wings of desire” di Wim Wenders. Le altre illustrazioni sono cose di nessun pregio delle quali però gli originali – da me controfirmati e gelosamente accuditi – saranno destinati ad acquisire gran pregio nel corso del tempo.



19 commenti:

Massimo Marnetto ha detto...

Caro Giuliano, il tuo impronunciabile autore è proprio divertente.
Allora, visto che hai aperto un conflitto sullo humor dell'Est, rilancio con lo sconosciuto russo(ma ora, neanche tanto...) Danijl Charms, magistralmente tradotto da Paolo Nori.

Provate a leggere qualche breve racconto dei suoi "Disastri"...
Certo, è un humor paradossale, ma molto raffinato.

Come quando in "Vecchie che cadono" racconta di una vecchia che si sporge troppo dalla sua finestra e quindi cade. Un'altra, sentito il gran rumore, si affaccia anche lei, ma commette la stessa imprudenza e cade. Una terza allarmata da quel trambusto, si precipita a vedere che succede e cade....

Giuliano ha detto...

Caro Massimo, Charms giaceva qui dimenticato sul mio scaffale! Hai fatto bene a ricordarmelo, ma Charms è anche molto inquietante, quasi Kafka.
Mrozek non è propriamente un umorista, siamo più vicini a Beckett, o alla satira politica. Magari qualcosa di Jarry, o certe cose di Jonesco (il rinoceronte).
Non sempre le azzecca tutte, ma quando ci riesce è formidabile: io gli darei il Nobel anche solo per i tremila conigli. (e non posso tacere la citazione delle scimmie che osservano l'elefante alzarsi in volo)

Anonimo ha detto...

Mi sono divertita moltissimo... Immagino quei bambini vedere volare un elefante molto pesante chepoi scoppia... Avrei voluto esserci, Grazie. Giulia

Anonimo ha detto...

Bel racconto. Bella rappresentazione. Grazie stragrazie.

Fulmini
www.fulminiesaette.it

Solimano ha detto...

Giuliano, sono sicuro che gli originali da te controfirmati acquisiranno grande valore nel corso del tempo. E' questo il destino dei grandi artisti: non essere compresi dai contemporanei. Ma nel 2079 ne riparleremo.

A me sembra che sia una satira politica efficace e appuntita. Mi ha messo a disagio.
Quando Berlusconi scese in politica, sull'onda di una serie di considerazioni del tutto intuibili decisi che bisognava impegnarsi, e mi iscrissi all' allora PDS. Mi chiamarono ad una riunione che dicevano importante, e rimasi a bocca aperta, perché c'era una dirigente venuta apposta da Milano (dieci chilometri da Monza) che dava LA LINEA. Non una linea geometrica, proprio LA LINEA a cui bisognava attenersi. Siccome mi ricordavo un po' di latino, pensai che era una situazione da Roma locuta est causa finita. Azzardai una domanda, sono uno che fa fatica a tacere, e quella mi rispose senza guardarmi in faccia. Non andai più a riunioni e a fine anno non rinnovai la tessera, e nessuno me lo chiese. Poi mi diedi da fare con i comitati Prodi, ma quella sera me la ricordo bene perché pensai che ce ne sarebbe voluto del tempo per cambiare. Tutte brave persone, ma erano cresciute così, con LA LINEA. Siccome compro ancora l'Unità, così, per dare una mano, vedo che hanno smesso solo da poco di pubblicare quelle lettere nel periodo delle feste dell'Unità: sono iscritto al Partito dal 1951 etc etc. Ma forse sono io a sbagliare: qui in Brianza sono stati sempre all'opposizione, mentre in Emilia, in cui erano al governo di quasi tutti gli enti locali, non si sentivano chiusi in una ridotta. Ero diviso fra irritazione ed ammirazione, il punto vero difficile da schiodare non penso fosse l'ideologia, ma l'abitudine: si faceva così e basta, non c'erano alternative. Un film che racconta bene questa situazione è "Papà è in viaggio d'affari" di Kusturica.

grazie e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Ho incontrato Mrozek a teatro, con una Lella Costa molto giovane e molto bella che faceva la violinista (o la flautista?) e aveva una relazione impegnativa con un bel giovane (non mi ricordo chi era l'attore). Insieme discutevano sull'Arte, sull'Amore, e su tante cose belle impegnative.
Poi, dal fondo della platea arriva il Macellaio (che dà il titolo alla commedia), e dice ad alta voce: "Chi è che ha ordinato due etti di fegato?" e ha in mano un fegato grosso e sanguinolento - ovviamente finto, ma molto verosimile.
Da qui in avanti, la storia prende tutto un altro tono...
Ecco, questo è Mrozek: l'irruzione della realtà nel fantastico, e viceversa. Tornare con i piedi per terra, detto in due parole, dopo tante chiacchiere.

Caro Primo, a me piaceva molto l'idea dell'Ulivo. Mi piace molto anche Prodi, ma ormai.

Cara Giulia e Cari Fulmini (sembra un'aria di Haendel!) sono contento che vi sia piaciuto, a Mrozek ci tengo molto e Solimano sa anche perché.

Et infine: le immagini sono due prove col flash, fatte in anni lontani, anni in cui ancora speravo di imparare a usare bene la macchina fotografica. (L'elefantino giallo e gli ippopotamini li avevo presi in prestito ai nipotini)

Anonimo ha detto...

Intanto bellissimo post Giuliano.
Mordillo è delizioso, gli inediti hanno il loro perchè:) e poi scusandomi ammetto che non conoscevo questo autore. Prendo nota volentieri.
Solimano presumo che non si riferisse alLa Linea di Osvaldo Cavandoli, (bellissima) in considerazione del fatto che quella Linea non taceva manco ad ammazzarla:) Ma è stando dentro alle cose che si cambiano davvero, mi hanno sempre detto. Davvero? O sono le "cose" che a starci dentro cambiarebbero me?
Perchè così sembrava alla fine. E io avrei dovuto diventare ciò ceh non ero e ciò che non mi sarebbe piaciuto.
O mangiare stà minestra o saltare la finestra. Ho saltato. Siamo molti canguri, senza tessera, che non andiamo più al campovolo perchè non si sa più che festa provinciale è. E nemmeno quella nazionale che ce la contendavamo con Modena e Bologna. Guarda caso.
Adesso non so dove si fa. Ma in questa terra di canguri c'è il germe della cooperazione come dicevi bene in un commento precedente, c'è la storia del riscatto e la lotta che hanno prodotto seri risultati. Qualcosa andava bene, qualcosa era giusto. Non era solo utopia.
Il racconto mi ha fatto venire in mente i carri allegorici e le campagne elettorali. Il volo dell'elefante purtroppo, le nostre vicende parlamentari.

Massimo Marnetto ha detto...

Leggendo Solimano mi sento meno strano.
Ora - nella ex-sezione-aspirante-circolo che ho frequentato - non c'è la linea, ma la MANOVALANZA (volantinaggi, gazebo, traslochi,ecc..).
Stiamo tutti soffiando nell'elefante (PD).
Per il resto, non si riesce a metter su nessun progetto di "animazione politica".
Di là - nel Massimo scoperto - ho pubblicato "Il PD che vorrei" e faccio esempi di iniziative fattibili.
Che proporrò quando riprenderanno gli incontri e noi scimmie ci ritroveremo a guardare l'elefante.

Vi leggo
Massimo

Roby ha detto...

E' fantastico, fan-ta-sti-co. Non so ancora se ridere, piangere o sghignazzare... Prima non conoscevo Mrozek. Ora invece sì. E Mordillo è sempre straordinario.

Roby

Solimano ha detto...

Silvia e Massimo, ce ne ho messo del tempo a capire, ma credo di esserci arrivato.
In Emilia sono andati avanti per quarant'anni e più dicendo stupidaggini teoriche, però esercitando nei fatti un vero ed efficace riformismo quotidiano. Cade il muro e penso: "Beh, diranno che avranno sbagliato a parole, ma nella pratica hanno fatto bene, e comunque la smetteranno con LA LINEA".
Nossignore, LA LINEA perdura mentre il riformismo fattivo se lo stanno scordando. Il che non è strano, basta pensare a come è fatto il cervello e come funziona l'imprinting. La cosa grave è che non si tratta di qualche decina di leader incapaci, ma di una abitudine mentale che riguarda diverse decine di migliaia di persone, asnche molto giovani, come no. Proprio non ce la fanno, l'ho toccato con mano diverse volte. Fanno finta di no, ma hanno una gran voglia di LINEA, e dell'uomo che tenga la LINEA.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

E mi raccomando l'elefantino del Circo Alekan, che ci tengo molto anche se nel "Cielo sopra Berlino" appare solo di passaggio, sullo sfondo. In quel posto, oggi, ci dovrebbe essere uno degli edifici di Renzo Piano, o un grande centro commerciale.

Anonimo ha detto...

Tutto il paese avrebbe bisogno di Linea secondo me, ma perchè è sparito il soggetto politico su cui confrontarsi davvero. Può darsi che in Emilia siano state dette molte stupidaggini a livello teorico,come da altri parti per altro, ma è un'area strana questa Emilia e il reggiano in specifico che ha partorito le migliori amministrazioni locali, sanitarie, la migliore scuola dell'infanzia al mondo, un progetto cooperativo copiato ovunque ma anche frange di dissidenza sovversiva pericolose e letali. Ancora oggi se a Cavriago ti azzardi a togliere la statua di Lenin che è in piazza, ti friggono nel gnocco fritto:) Lasciamogli la nostalgia ai cavriaghini dissidenti nell'animo che anelavano al socialismo reale e gestivano divinamente uno dei più bei festival dell'unità della regione.
La mia gente, visti i risultati ottenuti, credo che abbia toccato con mano che si può fare qualcosa davvero e in concerto. L'unione fa la forza credo che qui abbia avuto rappresentanza vera, ha preso corpo. E qui non c'è teoria che tenga perchè poi ci si aspetta che lo facciano tutti e a tutti i livelli. Ti aspetti impegno,umiltà,acume, serietà, dedizione, coerenza, etica, rettitudine, buon senso, senso del sociale e del collettivo. Allora è inevitabile scontrarsi con problemi molto gravi della nostra Italia e del genere umano tutto, che la teoria spiega assai bene ma che non risolve. Ci vorrebbe la Politica capace di tradurre e realizzare in concreto il grande pensiero, la Linea, allora sì che si tornerebbe a dire peste e corna e a pestare i pugni. Forse
dicendo grandi sciocchezze, va bene, ma magari realizzando qualcosa che conta davvero perchè qui, nel bene e nel male ci si è riusciti. Cosa non da poco direi. Ma adesso cosa c'è? Si vive di rendita, per poco ancora, cambiano le teste gli usi e i costumi, gli obiettivi e gli interessi. Si sente tanto la necessità di stare dentro la Linea anelando a ben altro in realtà, senza dimenticare che libertà significa anche solitudine e non si costruiscono grandi progetti da soli.

Giuliano ha detto...

Ho sempre pensato una cosa: che l'ottima amministrazione dell'Emilia Romagna e lo spirito cooperativo venissero in realtà dal Po. Se il Po rompe gli argini, non si può dire "cosa m'interessa a me, la terra non è mia e quelli là si arrangeranno"; bisogna subito rimboccarsi le maniche e lavorare, per il bene comune.
E' per questo che temo il futuro: cara Silvia, Milano si è già mangiata Parma, e da Parma a Reggio non c'è molta distanza.

Anonimo ha detto...

Mi piace questa tua idea del grande fiume, come la grande madre.
E lo è il Po una grande madre che ha irrigato la terra di quattro regioni più grandi d'Italia, sfamando milioni di persone. Se lo guardiamo sotto questo aspetto e consideriamo la Lega Cooperativa già presente anche un secolo fa allora sì che il Po ha chiamato a raduno le sue genti, soprattutto nei momenti difficili.
Milano si sta mangiando molte cose, ma il Prampoplini che vive in ogni reggiano fa sì che il sistema cooperativo qui mantenga una radice molto forte. Poi ci sono interessi economici globalizzanti che vengono da lontano e non portati dalla piena, che rischiano di distruggere la storia economica e sociale di quest'area. Tuttavia sono fiduciosa che la storia economica e sociale di quest'area, così radicata nel quotidiano dia ancora i suoi frutti e non si faccia fagocitare così facilmente.

Anonimo ha detto...

Se almeno rileggessi ciò che scrivo con più attenzione prima di inviare...Scusa le ripetizioni.

Solimano ha detto...

Tutto bene, però voglio tornare sul discorso de LA LINEA per dire con chiarezza cosa ne penso in generale, perché non riguarda certo solo la storia del comunismo emiliano (che a LA LINEA ha quasi sempre saputo rispondere con efficacia, conscia o inconscia, almeno da Dozza in poi).
LA LINEA è il teorema, in genere sbagliato.
Esempi di LINEA:
-il Materialismo Dialettico
-la Dittatura del Proletariato
-il Peccato Originale
-la Dea Ragione
-il Puro Spirito (gli idealisti, dai primi ai tardissimi, come Croce e Gentile).
-la Psicanalisi Freudiana
LA LINEA è l'arma contundente usata da tutti i monoteisti e monoateisti, quelli del IO SONO IL SIGNORE DIO TUO NON AVRAI ALTRO DIO FUORI DI ME.
Se un teorema è sbagliato, logicamente i corollari saranno sbagliati pure loro. Ma non è detto, i corollari in genere dicono di credere a LA LINEA, ma generalmente sono dei modi di fare i conti con la realtà effettuale, che sta lì, di fronte al naso e con cui bisogna fare i conti.
Soccorre un felice politeismo, sempre bastonato (perché i monoteisti o ti convertono o ti bastonano) ma con miti fecondi e sempre rinascenti, morto un mito se ne fa un altro. Può anche essere che il bastonato politeismo riemerga perché il suo modo è analogo a quello con cui la Biologia e la Fisica spiega l'Universo (ma mi allargo troppo).
Quanti Santi ci sono! Ogni paese ha il suo. E la Madonna? Non c'è una Madonna, ce ne sono tantissime, diverse l'una dall'altro, con Santuari di ogni tipo. E i cento fiori? E che non importi il colore del gatto purché prenda i topi? E che Groddek e Ferenczi, e Jung e Pearls abbiano sovvertito Freud magari continuando a dire di essergli fedeli? Etc etc
Per cui, quando sento parlare di LINEA, non porto la mano alla pistola che non ho, ma leggo lo zio Dick balengo del Copperfield che mentre la zia si preoccupa di che cosa fare per Dick, dice "Io lo laverei".
Per cui i reggiani serissimi e allegri hanno sempre l'arma segreta per saper che fare, onorando però LA LINEA come si onoravano gli Imperatori Romani come divinità, ma ognuno faceva i fatti suoi. Mentre qui in Brianza, con il complesso della ridotta, la frase preferita è: "Questa città non ci ama", sì ma che cosa fai tu per essere amato? Segui LA LINEA? Ma dai!
Però mi preoccupo, perché i monoteisti continueranno a sgomitare, e quando si vedranno persi ridiverranno iconoclasti, perché mentire con le parole è più facile che mentire con le immagini, ad esempio quella del fico enorme che è davanti alla mia terrazza, ma di cui non mi sono accorto per quasi 20 anni. Poi, un giorno l'ho visto per la prima volta. Me ne sono accorto, un politeista si accorge dei nuovi dei, mentre un monoteista (o monoateista, fa l'istess) il suo Dio ce l'ha già, di che cosa volete che s'accorga?

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Bellissimo post Solimano, non avevo dubbi e ti ringrazio. Concordo con tutto perchè è il male del nostro momento e della nostra politica. Ma ciò che mi preoccupa davvero è che adesso si vive attingendo ad un patrimonio obosleto e non riconoscibile dalle nuove generazioni. Le vecchie vivono di nolstalgia di quella Linea che ha dato loro identità e dignità. Mi chiedo cosa accadrà, quando per esaurimento naturale di queste genti e questa storia, cosa che è già avvenuta il larga parte, ci si troverà a fare i conti con un profilo che non esiste proprio più e che non più riconducibile a niente e a nessuno. Allora è vero che i politeisti saranno in grado di riconoscere altri dei, ma potrebbero essere anche terribilmente sbagliati. E il silenzio e l'ignoranza e la superficialità rischieranno di creare mostri, che già lo stanno facendo. O peggio, ripescare in modo distorto vecchi miti o ideologie mistificatrici.
Il fare e il "lavorare" e produrre per un'idea ha fatto sì che fosse possibile credere che questa idea potesse valere per tutti. Ma di fatto ora, non ci crede più nessuno, visto che la storia e i suoi uomini, gli intenti e gli eventi hanno fatto sì che questa energia e questa volontà morissero del tutto. Tutti sono col naso per aria in attesa che cambi qualcosa da qualche parte.
E questo è terrificante.
Chi non lo fa è perchè non vuol vedere e questo è pure peggio.
Per questo chiedevo una "Linea", non un imperatore a cui inginocchiarmi e che ci dicesse cosa fare, ma un pensiero, un progetto politico ovviamente, nel quale credere davvero, fattibile sul quale rimboccarsi le maniche. Che noi emiliani non siamo pigri:)
Scusami per le banalità Solimano, ma sento il bisogno di parlare di queste cose, che purtroppo in giro non si può più. E credo che tu l'abbia capito per questo te ne sono grata.
P.S. comprendo bene cosa intendi quando parli di fare cultura e di partire da questo. Anche qui sopra. E te ne diamo merito perchè è proprio da queste "piccole" cose che si cambiano le grandi. Ma a guardarsi attorno viene la pelle d'oca...Buona giornata:)

mazapegul ha detto...

Nell'interstizio tra la fine d'un conto e la corriera. Bellissimo post, autore a me sconosciuto sinora, ma c'è Giuliano a rimediare. Vedo se rubarlo per il mio blog.
Sulla linea, Solimano, la situazione è ancora quella: riformismo quotidiano, centralismo di ferro. Ma non è più quella: manca un qualsiasi discorso generale (mica un -ismo, dico: penso a un breve ed efficace manifesto) e c'è la divisione sul potere (che è compatibile col centralismo, controintuitivamente).
Il riformismo dei fatti funge ancora da manifesto, per chi si prende la briga di guardarci dentro. Non so per quanto. Non so quanti vogliano ancora guardarci dentro.
Maz

Giuliano ha detto...

Come sempre, Nicola tocca il punto della questione: la voglia di guardarci dentro...
Io ho questa paura: che per svegliarci dovremo perdere tutto, ma proprio tutto - compresa la casa dove abitiamo; e siamo già su questa strada. Una replica del 1943, ma speriamo senza guerre, senza bombardamenti, senza leggi razziali, senza repubblichine.