sabato 19 luglio 2008

Tristram Shandy (2)




Tristram Shandy (2)

postato da Giuliano




Scrivere, quando è fatto a dovere - e potete esser sicuri che tale reputo il mio - non è che un altro nome per conversare.
(Laurence Sterne, Tristram Shandy: volume secondo, capitolo undicesimo)



Se volete fare un'esperienza curiosa, andate in libreria e cercate un'edizione qualsiasi di "La vita e le avventure di Tristram Shandy, gentiluomo". Sfogliatela a caso, e vi troverete di tutto: lineette, asterischi, pagine bianche, pagine in latino, capitoli spostati, citazioni, manine puntate a indicare qualcosa di rimarchevole, lapidi, riproduzioni più o meno riuscite della carta con le quale si facevano un tempo le copertine dei libri... Quanto alla struttura narrativa, basti dire che la prefazione dell'autore è nel ventesimo capitolo del terzo volume (prima non c'era tempo), e che Tristram - che ne è protagonista e narratore - nasce dopo due terzi delle pagine che avete tra le mani. Quello che precede, e buona parte di quello che segue, sono digressioni, chiacchierate e discussioni tra i personaggi fatte nella casa del padre di Tristram. Il padre del protagonista e lo zio Tobia discorrono tra di loro, coinvolgendo servitori e altri personaggi, in attesa che il bambino, al piano di sopra, si decida a nascere; in più, deve arrivare un medico che soprintenderà al parto, grande novità per l'epoca.


Il personaggio più bello del libro è senza dubbio lo zio Tobia, reduce da una delle infinite guerre dell'epoca e spirito pacifico che, debilitato da una grave ferita, si appassiona ormai, più che alle discussioni filosofiche del fratello, a quello che è il suo hobby (hobby horse, nell'originale: il cavallino con cui giocano i bambini, magari solo un manico di scopa). L'hobby dello zio Tobia è quello di ricostruire, nel giardino di casa, le battaglie alle quali ha partecipato e quelle delle quali gli arrivano notizie: aiutato dal fedele Trim, ricostruisce in piccolo ma con grande cura fortificazioni e fossati.
Alle volte capita che nel giardino entri qualche animale e distrugga inconsapevolmente settimane e settimane di duro lavoro, il che è veramente increscioso ma in fin dei conti si può sempre ricominciare.
Insomma, qualcosa di molto inglese ma anche di molto universale: chi di noi non ha il suo "hobby horse" nel quale perdersi e dimenticarsi di qualche ferita?


Cordialmente, con tutta l'anima raccomando alla protezione di Colui che non fa del male ad anima viva, voi ed i vostri affari. Solo nel prossimo mese, se qualcuno di voi dovesse digrignare i denti, e tempestare e infuriare contro di me, come avvenne nel maggio scorso, quando ricordo che il tempo era molto caldo, non si esasperi se io ci passo sopra un'altra volta filosoficamente, essendo risoluto finché vivo o scrivo (che per me è lo stesso) a non dire una parola o far mai a nessun galantuomo augurio peggiore di quello che mio zio Tobia fece alla mosca che gli aveva ronzato sul naso per tutto il desinare. "Va', va', diavolaccia, - disse mio zio Tobia: - vattene; perché dovrei farti del male? Il mondo è di certo largo abbastanza per contenere tanto te che me. "
(Laurence Sterne, Tristram Shandy: volume terzo, capitolo quarto )



Farei 50 miglia a piedi, giacché non ho un cavallo che valga la pena di montare, per andare a baciare la mano a quell'uomo che avesse la generosità di lasciar le redini della sua fantasia nelle mani dell'autore, e si abbandonasse al piacere della lettura senza sapere né domandarsi il perché.
(Laurence Sterne, Tristram Shandy: volume terzo, capitolo dodicesimo )


Nel corso delle infinite digressioni del libro, Sterne trova il tempo di parlarci dei nomi di battesimo (quarto volume); del Tempo, di Locke e di Sant'Agostino (terzo volume, cap.18) ; del cardine di una porta da riparare (fatto vero e citazione dall'Amleto, terzo volume cap.21) ; del segreto nascosto dietro le parole scritte (terzo volume, cap.37); dei nasi e delle loro forme (volume quarto); della struttura della tragedia greca (sempre volume quarto); del nome Trismegisto e della sua importanza per il nascituro (ahimé, il nome verrà sbagliato: volume quarto capitolo 15) ; e se vi interessa l'oroscopo di Lutero è nel quarto volume, all'inizio, dentro la novella di Slawkenbergius.


Che fortunato capitolo sui casi è risultato questo! Perché mi ha risparmiato la fatica di scriverne uno espressamente, e in verità ho già abbastanza da fare anche senza di quello. Non ho io promesso al mondo un capitolo sui nodi? due capitoli sul diritto e il rovescio di una donna? uno sui baffi? uno sui desideri? uno sui nasi? - no, questo l'ho già scritto.
(Laurence Sterne, Tristram Shandy: volume quarto, capitolo nono )


(...) Non è una vergogna fare due capitoli di quel ch'è accaduto in due rampe di scale? Perché siamo arrivati solo al primo pianerottolo, e vi sono ancora 15 scalini da scendere; e, che io sappia, siccome mio padre e mio zio Tobia sono in vena di chiacchierare, vi potranno essere tanti capitoli quanti sono gli scalini. Sia come si vuole, signore, è inevitabile come il mio destino: mi prende un improvviso impulso; una voce che mi dice: "cala giù la tela, Shandy.". La calo. "Tira giù una riga di traverso qui.". La tiro. E poi ? Apro un nuovo capitolo? Diavolo se ho un'altra regola a cui attenermi in questa faccenda! E quand'anche l'avessi, siccome faccio tutto contro ogni regola, se la seguissi, finirei con l'accartocciare il foglio, ridurlo in tanti pezzi e gettarlo nel fuoco. Mi scaldo? E ne ho ben ragione! Bella storia: è l'uomo che deve seguire le regole, o queste l'uomo? (...)
Mio padre riflettè mezzo minuto, guardò in terra, si toccò in mezzo alla fronte leggermente con il dito, e:
- Vero, - egli concluse.
(Laurence Sterne, Tristram Shandy: volume quarto, capitolo nono )



Pogo di Walt Kelly è stato pubblicato dal mensile “Linus” negli anni ’60. Le immagini della prima edizione del “Tristram Shandy” vengono dal sito della Glasgow University Library. La versione italiana è quella di Antonio Meo e Giorgio Melchiori (Oscar Mondadori).



5 commenti:

Solimano ha detto...

Giuliano, alcuni anni fa ci fu una discussione seria sul sense of humour degli inglesi (e degli irlandesi): metà delle persone sostenevano che era lucido ma folle, l'altra metà sostenevano che era folle ma lucido. Tutti però erano d'accordo che non è praticabile sul continente.
Le immagini che hai messo sono una sfida in vista dei Fumetti 2008; sarà dura per me, visto che certi giochini di affiancamento delle immagini non li so fare. Punterò su Barbarella e Wolinsky e Pichard. Anche su Crepax e Enric Siò, poi vediamo...
Quel personaggio di Walt Kelly col lettering pieno di disegnini, è tipicamente un esperto di marketing e di advertising. Però di tipo simpatico, adatto ai mercati ed alle fiere della palude.

saludos
Solimano

Roby ha detto...

Giuliano, ho tentato inizialmente/inconsapevolmente di resistere al fascino di Tristram, ma mi rendo conto, ogni riga in più che leggo, di quanto sia vano oltre che sterile lo sforzo. Perchè ostinarsi? Shandy and co. sono per me una scoperta, una scoperta assoluta ed assolutamente inaspettata, alla quale temo/spero proprio che -in quest'estate di fuoco- non mi resterà che abbandonarmi...

R.

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, secondo me Walt Kelly aveva il Tristram Shandy sul comodino, e ne rileggeva qualche pagina ogni sera.
Per chi non lo sapesse, Kelly collaborava con l'altro Walt più famoso, e si vede. Penso che abbia messo mano anche in Biancaneve, ma dovrei informarmi meglio.
Hanno iniziato insieme, poi se ne è andato per conto suo, come tanti altri: è per quello che Bugs Bunny è così bello e che via via nel tempo i cartoons di Disney sono diventati sempre un po' meno belli di prima....

Cara Roby, occhio che però non è mica una lettura facile, bisogna dirlo se no si rischia di rimanere delusi.

E infine, facendo clic sulle immagini si può leggere agevolemte tutto il testo in italiano, così si capisce bene cosa significano quei ghirigori.

Giuliano ha detto...

Un'altra cosa che va detta, per chi non lo sa e per chi non se lo ricorda, è che Stan Laurel era inglese (Ollio no, lui era americano: ma le gags e le battute folli erano tutte di Stanlio) (giusto per andar dietro a Solimano sulle "follie" inglesi: alle quali andrebbero aggiunti Carroll, Swift, Wodehouse, Durrell, e chissà quanti ancora).

Solimano ha detto...

C'è una cosa che non è prudente dire ma che a mio avviso va detta: gran parte delle persone anche acculturate non capisce ed apprezza Pogo e tanto meno Tristram Shandy. Rimangono lì, con gli occhi sbarrati e diffidenti, come per dirti: mbeh?
E ho il sospetto che certi apprezzamenti siano di pura facciata, perché non pare bello non apprezzare cose di cui qualcuno ben noto parla bene.
Succede anche con Wilde, Swift, Bernard Shaw, il Queneau di Zazie, Monsieur Hulot.
E' quasi un fatto neuronale.
Succede anche con certi comici popolari, ad esempio Albanese e Littizzetto sono a rischio (ma lo sanno e ci stanno attenti, soprattutto la Littizzetto).
E mi chiedo: Hugo e Tolstoj, apprezzerebbero Pogo? Secondo me no, mentre Dostoevsky, Stendhal e Cechov sicuramente sì.
Poi c'è il discorso dell'ironia, che ti insultano e poi dicono: "Facevo solo dell'ironia", altro bell'argomento... forse sarebbe il caso di rispondergli: "Perché l'ironia non te la fai addosso, tale e quale la pipì?"
Sono convinto che dietro tutto ciò giochi anche un naturale meccanismo di invidia, insuperabile perché non autoconfessata. La c'è l'invidia, la c'è, dappertutto, e Lorenz ne chiarisce l'inevitabilità etologica. Ma solo se autoammessa può trasformarsi in qualcosa di culturalmente fecondo: l'ammirazione.

saludos
Solimano