domenica 11 maggio 2008

Tronco oscuro contorto


Silvestro Lega: Il pergolato (1868) Pinacoteca di Brera, Milano


Tronco oscuro contorto
(Confessioni di un poeta finto - 6 )

di Solimano


Ed ecco la seconda poesia del mio periodo “Piccolo grande amore”:

Quartetto

Lievi passi sulla terra gelata,
Sofferte onde serene.
Alle oasi si giunge dal deserto,
Poi, senza cercare, gli occhi e le voci,
Sereni e turbati.
E’ bello accorgersi di giorno in giorno
Di come sei, se lo vuoi,
Come sentieri che si allontanano

Per accostarsi ancora.

Amore, parola che mente sempre.
Vorrei vederti con i lacrimoni
Ascoltare una storia lontana.
Fai passi piccoli
Nella tua notte rosa-azzurra:
Cammini sui miei sogni.
Il Gioco sa scegliersi i giocatori.

L’allodola corre dietro la coda,
La civetta si ferma ad uno specchio,
I passeri di fronte alle briciole;
Le persone lontane vedono
Forme meravigliose
Contente come per un dono.

Grande pianta di vite,
Tronco oscuro contorto,
Origine di un alto pergolato.
Il tronco è nudo, fragile è la frasca.
La strada per arrivare al vero
Dal mio paese esule.
Le radici sottili
Che nutrono solo un po’.
Le foglie torneranno
Luce di primavera.

Come si vede, la poesia ha un titolo: Quartetto. In quel periodo andavo di frequente a concerti di musica da camera, e prediligevo i quartetti d’archi, se poi sonavano gli ultimi tre quartetti di Schubert ne ero ammaliato. A ciò si aggiunga che leggevo le poesie di T.S.Eliot, e cercavo di capire qualcosa nei suoi criptici Quattro Quartetti, a tutt’oggi non ci sono ancora riuscito, mentre de La Terra Desolata, dello stesso autore, ho un notevole ricordo. E quindi nomai la poesia “Quartetto” e la feci di strofe quattro, com’è giusto.
Il verso “sofferte onde serene” è letterale plagio di uno spettacolo musicale di cui vidi i manifesti per strada, mi piacque e me lo presi. Male non ci sta.
Prevalgono nettamente endecasillabi e settenari, come mio solito attraverso tutti i periodi, ma qualche visita di altri versi c’è, persino qualche decasillabo, non martellante come quelli del Manzoni (1785-1873), altro distinto autore.


La genericità di cui soffrono alcuni versi è il solito portato della “Dolcezza cogliona” di cui già trattai. Ogni tanto parlo con una persona, e dal mio tono e da come la vedo, intuite che non si tratta della Lucinda che ispirò il mio periodo “Trovatore, però”. E non viveva in una città “di pietre aspra e di torri”, credo che lo si noti. Il mio paese non era per niente esule, mi andava solo di foscoleggiare, però con levità.
Scrivo inoltre Gioco maiuscolo, così costumava anche per il Tempo, la Storia etc. Trattatavasi di una pomposità ideologica di allora, ma di queste maiuscole non c’è da prender spavento, per fortuna. Niente di epico quindi, né di drammatico, lirico forse, con grazia e goffaggine abbinate, che scinderle è difficile. Un piccolo grande amore, lo dicono le parole stesse.
Una critica piuttosto severa mi sento di fare, al mio poetare di quel periodo: potremmo, per giuoco (minuscolo), mischiare i versi l’uno con l’altro, ne uscirebbe sempre qualcosa di analogo, cioè un movimento non rivolto a un esito. Salvo in quattro versi di un’altra poesia, che non riporto. Eccoli, ‘sti magnifici quattro:

La tua forma di donna mi rapina,
sono fiori ed attimi
di vita impolverata
ieri sorpresa da gioia carnale.

Giunse poi il periodo “Eh… eh!” proprio così, eh… eh! Che c’è di strano? Potrò denominare i periodi come mi aggrada, o debbo chiedere una qualche autorizzazione? Mi pare che no.

13 commenti:

Giuliano ha detto...

...sofferte onde serene... Viene dalle tue serate al Conservatorio, direi. (vedi che sto attento?)
(Berio e Pollini, ma non so da dove venga il verso)

Solimano ha detto...

Giuliano eh sì, Proprio Berio e Pollini. Da dove venga non so. E' un ossimoro non tranchant perché onde(sostantivo) sta fra sofferte e serene (aggettivi).
Il pergolato di Lega ha un altro titolo, forse migliore: il dopo pranzo (confermato dalla fantesca che porta il caffè). Come pergolato è bello, ma quello che avevo io era anche utile: tutto di viti coi grappoli penduli, e nel dopo pranzo -appunto- sceglievo quello più visitato dalle vespe, che era il più maturo, con l'uva più dolce.

saludos
Solimano

Roby ha detto...

A me attira l'immagine dell'"allodola che corre dietro la coda", piena di allitterazioni con la C e con la D. Da dove trae ispirazione?

R.

Solimano ha detto...

Roby, ti parrà strano, ma i versi in cui ci sono la civetta, l'allodola e i passeri, traggono origine da un mito persiano che mi affascinava allora: quello del Simurg.
In breve, racconta che gli uccelli sapevano che esisteva da qualche parte un grande e maraviglioso uccello, il Simurg, e decisero di volare insieme alla ricerca del Simurg. Solo che molti uccelli, per un motivo o per l'altro, rinunciarono, attratti ad esempio da specchi, code, briciole.
Ma ad un certo punto non ci furono più uccelli che rinunciavano e quelli che rimasero -comunque tanti- volavano insieme all'unisono, formando così una bellissima forma volante nel cielo: erano loro insieme, il Simurg.
E' forse il mito più bello che ho sentito, comunque quello che mi ha impressionato di più.

saludos y besos
Solimano

mazapegul ha detto...

Bello, questo mito del Simurg! Istruttivo e quasi, direi, informatico.
Si danno suggerimenti ai poeti? Vabbè, osiamo: togliere la "e" -comunque soggetta a elisione-, per ottenere un meno grammaticato, ma pienamente novecentesco
"Tronco oscuro contorto".

Solimano ha detto...

Maz, aggiudicato! Un vero poeta finto ha da essere privo di scrupoli filologici e di altro tipo. Ho corretto i due titoli, il verso, persino l'indice a destra in basso.
Così è più migliore assai. Accetto ulteriori suggerimenti, purché migliorativi (parrà strano, ma è possibile migliorarmi!) e a gratis.
Nell'edizione a stampa -sono infatti in contatto con una reputata casa editrice- ci sarà una nota esplicativa di trenta righe che chiarirà definitivamente perché la lettera e è stata elisa da tutti i punti di vista. E meno male che Maz è arrivato per tempo, altrimenti avrei dovuto mandare al macero le cinquanta copie della prima edizione.

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Solimano, quella "e" non era tua, ma del grammatico che sta il ciascuno di noi. Adesso, noto solo ora, il verso è pieno di allitterazioni e sonorità silvestri e stagionali. Mi vien quasi paura che il nodoso tronco tu me lo possa dare sulla schiena!

Habanera ha detto...

Mi affeziono alle cose e all'improvvisa sparizione di quella e ho avvertito quasi un senso di vuoto, di mancanza. Ma solo per un attimo. Convengo che così è molto migliore assai.
Complimenti al poeta (sebbene finto) che si fa correggere, non è cosa da tutti...

Besos
H.

Solimano ha detto...

Questo divertente episodio è la prova provata di quello che ho sostenuto ieri in un commento nel blog di Remo Bassini:

"Tutti dovrebbero scrivere in rete, perché la rete consente la correzione continua (cosa straordinaria a cui non si bada)."

Poi ho aggiunto una cosa che secondo me è importante, e ci tornerò:

"Inviterei tutti a riflettere sulle tirature in rete, eh sì. Perché, a saperci fare, in rete si finisce per essere letti molto più che su carta. Col contatore Shinystat PRO io riesco a fare i conti post per post (anche Remo credo che lo faccia), e ci sono spesso degli ottimi numeri.

La rete è piena di persone che aspirano ad essere pubblicate su carta. Tanti sono disposti perfino a pagare le spese, pur di essere pubblicati (secondo me ci sono anche delle piccole case editrici il cui business è proprio questo). Ora, io faccio la tara alle visite ai singoli post: ci sarà qualcuno che capita per errore, diversi sono interessati solo alle immagini etc etc. Ma, sia sul Non blog che su Abbracci e pop corn (che sono due blog in cui le visite vanno a scavare negli archivi, a differenza di quasi tutti gli altri blog) i numeri visite per post rimangono comunque non di rado superiori a quelli delle piccole tirature di tanti libri di prima pubblicazione. Ma quella di essere pubblicati su carta sembra essere una pulsione quasi irrefrenabile (ma forse dico così perché lo sfizio me lo sono tolto, con le ultime cinque pagine del libro scritto da Sabelli Fioretti). Se a questo si aggiunge che è pure possibile stampare con dispositivi collegati al PC, e stampare bene, pure a colori... la vedo brutta per un certo tipo di aspirazioni e di business.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

"Tronkoskurokontorto", tutto di fila, el me piase, quasi quasi lo passo a Emilio Gauna...
("Sao ke kelle terre...")

Solimano ha detto...

Tronkoskurokontorto!!!
Altra ottima lectio... sembra il grido di guerra degli Irochesi.
Se avessi avuto due ottimi editori (o editanti?) come Màz e Giuliano, avrei ottenuto la corona di poeta sul Monte delle Formiche vicino a Bologna (esiste, esiste...). Però l'avrei voluta di fiori di tarassaco, con qualche soffione in mezzo, così si divertivano anche i bambini a soffiarci su. Il nome latino non lo ricordo, il nome più usato non lo dico perché non sta bene.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Dear Maz, los tarassacos vengono su da soli, almeno finché non ci fanno sopra un parcheggio o un centro commerciale. Quindi da questo punto di vista non c'è problema, tarassacos e trabucos per tutti, e poi via sull'Isola dei Tartufi (con Bruno Munari come guida).

mazapegul ha detto...

Il tarassaco c'e' anche chi lo mangia. L'ho visto pure in vendita a un mercatino di Lugo.
Alla Madonna delle Formiche non ci sono mai stato: dicono che un certo giorno dell'anno la sommita' del monte si riempia di formiche volanti.