martedì 27 maggio 2008

Piccolo stupido lord




Piccolo stupido lord

di Roby




Da bambina avevo una zia che non era una zia (nel senso che era solo una carissima amica della mamma), passata a miglior vita circa trent'anni fa, di cui ricordo in particolare tre cose: le scarpe sempre perfettamente coordinate con la borsa, il sorriso largo e genuino e i regali che portava a me e a mia sorella, ogni volta che veniva a trovarci.
Tra questi doni, all'incirca nel 1964/65, ci fu un'edizione di lusso del Piccolo lord di Frances H. Burnett, autrice che per me rimase di genere maschile finchè non scoprii, almeno due lustri più tardi, che Frances non era l'abbreviazione inglese di Francesco.
Il libro -essendo io a quell'epoca una vera divoratrice di carta stampata- fu consumato in pochi giorni, e poi letto e riletto fino a saperlo quasi a memoria. Le magnifiche illustrazioni a colori (tavole fuori testo) mi portarono a costruirmi un'immagine ben precisa del piccolo Cedric, futuro Lord Fauntleroy.

Un'immagine, via via che il tempo passava, sempre più insopportabilmente antipatica.

Prima di tutto, quel che non riuscivo a capire era il vezzo che la sua mamma aveva di pettinarlo come una bimba, tutto onde e boccoli d'oro, vestendolo per di più con golette di pizzo, marinaretta e fiocchi dappertutto, scarpette col tacco comprese.
Se uno dei maschietti, miei compagni di giochi di allora, si fosse presentato così conciato ad una festa di compleanno o ad una partita di Strega-comanda-colori sarebbe stato accolto da un coro bipartisan di "Fem-mi-nuc-cia-fem-mi-nuc-cia!" da parte di amichetti e amichette: a meno che, si capisce, ci si fosse trovati a Carnevale, o nel bel mezzo della recita scolastica avente come tema Cenerentola e il Principe Azzurro.

E poi, la storia personale del piccolo Cedric: il padre sposa un'americana, trasferendosi a New York, e viene per questo diseredato dal nobile genitore britannico (oddiomio -pensavo- ma che cos'avranno mai di così terribile le ragazze statunitensi per essere tanto aborrite dagli aristocratici inglesi? Mooolto dopo ho visto Madonna e Britney Spears e ho capito...), poi muore in guerra (allegria!) ed il burbero nonno esprime il desiderio di conoscere il nipotino - legittimo unico erede- nato nel frattempo. Fin qui, tutto bene, più o meno: ma l'avo gottoso impone l'assurda condizione che il piccolo abiti con lui al castello patrizio, mentre l'odiata (e peraltro sconosciuta) nuora deve sistemarsi in una dependence ai margini dello sterminato parco circostante.
A questo punto, io, per quanto bambina non ancora novenne alquanto timida, avrei rifilato un bel calcio negli stinchi del nonnetto, dicendogli chiaro e tondo che col cavolo stavo tutto quel tempo senza la mia adorata mammina, e che si tenesse pure per compagnia quel grosso alano pulcioso disteso sul tappeto persiano davanti al caminetto, ecc. ecc.


A sinistra: Gertie Horman, che vestì i panni maschili del Piccolo Lord a Broadway nel 1890

A destra:illustrazione di un'edizione a puntate su un giornale dei primi del '900








E invece no: Cedric, facendo ondeggiare armoniosamente i riccioli angelici che gl'incorniciano il bel visetto e sgranando a dismisura gli occhioni blu, dichiara di aver intuito (diavolo di un fanciullo!) che suo nonno non è un emerito str***o, no, è soltanto troppo solo, e che lui può senz'altro fargli del bene, restando al suo fianco, malgrado sua madre sia relegata negli appartamenti dei domestici come una sguattera.
Da qui partono una serie di capitoli dedicati a dimostrare come il candore e la bontà pura e assoluta del bimbo inteneriscano a poco a poco il duro cuore del nonno, portandolo a comportarsi in modo così umano da meravigliare l'intera servitù.

La melassa versata a piene mani sulle pagine del romanzo viene appena un po' diluita dalle indimenticabili figure del signor Hobbs e di Dick, due amici newyorkesi di Cedric e di sua madre: l'uno, droghiere non particolarmente colto ma sveglio e arguto, l'altro lustrascarpe sventato ma simpatico e di gran cuore. Se non fosse per loro, con i quali è rimasto in contatto postale, l'insulso piccolo lord perderebbe d'un colpo tutto il patrimonio appena ereditato, il casato e la primogenitura, essendo spuntata all'orizzonte un'astuta truffatrice che si proclama a sorpresa legittima moglie del figlio maggiore -lui pure, guarda un po', deceduto- del terribile nonno. Costei presenta il proprio pargolo -bruttino e malaticcio- come il vero prossimo Lord Fauntleroy per diritto di nascita, gettando tutti nella disperazione... all'infuori, si capisce, del biondo serafico cherubinesco Cedric, che saltellando per i corridoi del palazzo nel suo completino di velluto blu e nei suoi calzettoni bianchi con le nappine, proclama tranquillo che va benissimo così, e chi se ne infischia dei soldi e del titolo nobiliare? Torniamo a casa e grazie lo stesso, mi dispiace un sacco solo per il mio caro dolce nonnino che ci è rimasto tanto ma tanto male...

Mary Pickford che nel 1921 interpretò la doppia parte di Cedric
e di sua madre

Grazie al cielo lo sciuscià e il droghiere, di gran lunga meno rileccati ma molto più furbi di lui, partono in suo soccorso, subodorando l'inganno, e dopo un'avventurosa traversata in nave giungono in terra d'Albione giusto in tempo per ristabilire la verità e dare a Cesare... anzi, a Cedric quel che è di Cedric. Lui, come al solito, non fa una piega: ok, va bene, si ritorna ad essere nobili, e a giocare con l'alano grande quanto un cavallo, mentre il nonno tanto buonino borbotta qualcosa fra i denti. Come dici, nonno? Che la mamma può (Deo gratias!) venire a vivere al castello con noi? Macchebellezza, nonnino adorato! Smack smack pciù pciù, l'avevo detto io -fin dal terzo capitolo- che non eri cattivo ma solamente tanto tanto solo, ecc. ecc.

Lo so, sono stata un po' dura con Mrs Burnett, autrice del libro e anche di altri due capolavori per l'infanzia, La piccola principessa e Il giardino segreto (oggetto, come Il Piccolo lord, di varie trasposizioni cinematografiche): ma il fatto è che l'esagerata, stratosferica, inverosimilmente ingenua bontà del protagonista rasenta qua e là -davvero- l'idiozia, evidente persino agli occhi di una bambina quale io all'epoca ero.

Il che non toglie nulla, comunque, al delizioso ricordo lasciatomi dalla zia Lilia, dalle sue borse sempre in tinta con le scarpe e dal sorriso smagliante con cui, in quel pomeriggio di tanti anni fa, mi porse -pregustando il piacere di vedermelo scartare con entusiasmo- il grande pacco rettangolare, infiocchettato almeno quanto le giacchette di velluto del Piccolo stupido lord.


La prima edizione del romanzo, pubblicato nel 1886


18 commenti:

Giuliano ha detto...

Quello che mi verrebbe da dire, col senno di poi, è che molto probabilmente si tratta di una storia vera - moolto romanzata, of course.
Ma una volta i libri per bambini erano questi, con De Amicis in testa: anche quelle erano storie vere, verissime.
Ho letto anch'io Il Piccolo Lord, ma forse lo avevano regalato a mia sorella, all'epoca ci scambiavamo sempre i libri (ho letto anche Piccole Donne, per lo stesso motivo).
Nel frattempo, invecchiando, ho anche scoperto perché un tempo vestivano i maschietti con la gonna. Non è bello da dire, ma così facendo si lavavano molti pannolini in meno. Una scelta molto pratica, più che condivisibile.

Massimo Marnetto ha detto...

T'invidio, Roby.
Perché appartieni al privilegiato numero di persone che hanno sviluppato con precocità la passione per la lettura.
Io no, purtroppo. E chi ha letto fin dalla tenera età lo riconosci.

Se avessi dedicato alla lettura la metà (tutto no...) del tempo passato a giocare a pallone, sarei un genio.

Per fortuna poi ho recuperato, ma avevo già i miei 16 anni suonati.

Sono invece rimasto grezzo in un sacco di ambiti: musica classica, lirica, teatro.

E mi dispiace.
Sono forme di cecità che mi precludono bellezza.

C'è un mio amico che sa distinguere i direttori d'orchestra dello stesso pezzo; mia moglie è appassionata di teatro (soprattutto classico) e sa gustarlo a pieno.

A me è raro che piaccia un'opera teatrale (Gaber e Dario Fo a parte): soffro la dizione enfatica, i tempi dilatati, i gesti rotondi...
Tutto troppo "teatrale", lento.

Ecco, forse mi manca l'educazione alla lentezza...

Roby ha detto...

Giuliano caro, hai letto anche tu i capolavori della Alcott???? Io me li sono digeriti tutti: "Piccole donne", "Piccole donne crescono", "Piccoli uomini" e "I ragazzi di Jo". Mancavano solo i "Pronipoti delle piccole donne ormai ottuagenarie", ed ero a posto!!!
Però, al fatto dei pannolini da lavare non avevo pensato, davvero!!!!

Caro Massimo, con gli anni il mio modo di leggere è diventato assai meno LENTO: se da bambina non saltavo neanche una sillaba della pagina che avevo davanti, da "grande" ho meno pazienza, e saltabecco qua e là, convinta di riuscire comunque a cogliere l'essenza del testo...
Comunque, ho anch'io lacune abissali. E' per questo che invidio moltissimo Giuliano, Habanera e Solimano (ma tu non dirglielo, mi raccomando: mi vergognerei troppo se scoprissero quanto sono 'gnorante!!!)

R.

Solimano ha detto...

Non avevo zie vere o false che regalassero libri, ma ciò malgrado non mi sono salvato dalla lettura di un libro semplicemente terrificante, ter-ri-fi-can-te, che allora bisognava leggere e leggere da bambini, sadismo allo stato puro: "Incompreso" di Florence Montgomery. Se ho imparato a nuotare un po' tardi, c'è anche l'influenza di questo testo dolcissimo, di fronte a cui i Racconti del Terrore di Edgar Allan Poe sono pieni di allegria.
Ma in genere sono riuscito a sottrarmi alle grinfie di queste scrittrici, tutte anglosassoni, tutte brave e che dicevano di voler bene ai bambini perché c'era il lieto fine (in Incompreso neanche quello). Ma quale lieto fine, due paginette svogliate alla fine, ma prima 283 pagine di sciagure, tragedie, malattie, pericoli, fame, sete, suore cattive, e quelle finto-buone erano peggio. E nessuna, dico nessuna di queste scrittrici, che accennasse ad un piccolo evento che appresi poi capitava alle femmine sui dodici anni. Noi maschietti eravamo tenuti accuratamente all'oscuro, avevamo da pensare alle nostre cose, se avessimo saputo che esistevano le loro cose, ci saremmo sentiti meno sfigati.
Però ho letto "Piccole donne" della Alcott, perché dopo le prime pagine mi innamorai senza speranza di una certa Jo. Che fine ha fatto? Non avrà mica sposato quello stupidello di Fauntleroy?

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Della Burnett a me è simpatica Mary del giardino segreto, soprattutto all'inizio, quando insulta tutti quelli che le capitano sotto tiro.

Comunque, era proprio un 'altra galassia di far letteratura per bambini, quella lì.
Io resto dell'idea che nel settore la vera grande rivoluzione copernicana l'ha fatta Roald Dahl :-)

Giuliano ha detto...

Solimano, da "Incompreso" c'è un ottimo film, di Comencini (l'unico che poteva farne un ottimo film). Anche questo ci manca.

Cara Roby, io ho un'infinità di lacune, funziono solo con biblioteca a lato, quasi come Prospero (un misero Prospero, mica quello di Shakespeare).

E invidio molto el sor Massimo, perché io a pallone sono sempre stato una schiappa, e mi è sempre dispiaciuto molto.

Habanera ha detto...

Che dici mai, Roby!
Habanera tra Solimano e Giuliano? Il terzo nome, quello veramente giusto, è Nicola(Màz). Ma avete letto lo scambio di opinioni tra Giuliano, Solimano e Màz nei commenti al post di Ilenia Ferrari? Quando parlano loro io mi sento più piccola di una formica. Una formica allegra però, perchè è bellissimo avere degli amici così. C'è tanto da imparare, in perfetta armonia e serenità, e senza mai annoiarsi: questo è il bello.
Tornando ai libri per l'infanzia credo di averli letti tutti. Sono stata una lettrice appassionata ancora prima di imparare a leggere. Mi sono riconosciuta in pieno nella descrizione del primo giorno di scuola di Ilenia; solo che lei aveva fretta di imparare a scrivere mentre io avevo fretta di imparare a leggere.
Mi raccontano che al ritorno dal primo giorno di scuola ero tristissima. Alla domanda: " Ma cosa è successo? Perchè quel muso lungo?", risposi testualmente, scoppiando in lacrime: "Sono andata a scuola e ancora non so leggere!"
Con il bel film di Comencini, Incompreso, continuo a sciogliermi in lacrime ogni volta che mi capita di rivederlo. Lo conosco a memoria, so benissimo come va a finire, eppure ci casco tutte le volte... 'na tragedia. Però mi è servito molto, quando è nata la mia seconda nipotina, per capire certi meccanismi (il più piccolo fa più tenerezza, quindi ha sempre ragione) e fare da baluardo alla più grande che pure aveva le sue ragioni.

Un abbraccio a tutti
H.

Solimano ha detto...

Fra bambino e ragazzo, il mio vero libro fu L'isola del tesoro di Stevenson, un capolavoro però con un difetto: mancano le donne, salvo la mamma di Jim. Mi identificavo con Ben Gunn, ma avevo anche qualcosa di Long John Silver. Per fortuna, lessi poi molto presto l'Orlando Furioso, e lì le donne ci sono. Tutte bionde con gli occhi neri, a me allora piacevano le more con gli occhi azzurri (sotto sotto ho ancora un debole, quando vedo una foto di quell'antipatica di Isabelle Adjani il cuore fa tum tum). Ma Doralice, Isabella e Fiammetta mi convinsero che l'altra metà del mondo aveva molti pregi. Un po' meno Angelica, che aveva troppa gente attorno, mi toccava mettermi in punta di piedi per farmi notare.
Per me, il capolavoro della letteratura giovanile (che però va bene a tutte le età) è Huckleberry Finn di Mark Twain, ma lo lessi dopo i trent'anni.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

... è tornata Barbarina!!! Come va, laggiù nelle Marche?

Roby ha detto...

Barbara cara, CIAO!!! E' vero: Il giardino segreto è senza dubbio moooolto meglio del Piccolo lord, e Mary è mooolto più "vera" e simpatica di lui!!! Su Dahl e la sua rivoluzione concordo (e come non potrei?).

Habanera, non ti sminuire come sempre: ammetto comunque che anche Maz/Nicola è un gran cervello, e lo inserisco nella triade facendo quaterna...

Solimano, il mio libro preferito, da bambina (a parte Piccole donne) era un volume che raccoglieva una serie di leggende e fiabe africane e orientali, fra cui tutta la saga di Sindbad il marinaio: personaggio che adoravo, e di cui sognavo di essere la fidanzata, per seguirlo nelle sue mirabolanti avventure per mare e per terra, sempre in lotta col Califfo di Bagdad (ricordi il vecchio film con Barrymore?).

...e vissero felici e contenti...

R.

Anonimo ha detto...

Qua nelle Marche teniamo duro, le favole animate sono ahimè finite (riprendiamo a settembre) e io arranco un po', ma mi sto rimettendo in sesto e non potevo non commentare un post che parlava di libri per bambini eh!

Volevo ringraziarvi tutti quanti perché siete stati molto carini con me in questo periodo che non sono stata bene.Soprattutto Solimano, che ha avuto il gentile pensiero di pubblicare il raccontino delle favole dopo aver avuto un misterioso scambio di battute con Franti (misterioso perché ad oggi non ho ancora capito cosa vi siete detti)....

Solimano ha detto...

Barbara il discorso fatto col Signor Franti prima o poi verrà buono, perché conciliare la rete con l'attività libraria non sarebbe male, scrivendo ad esempio di film che si svolgono in librerie, ma ho detto già troppo.
Mai dire mai, l'importante è in ogni momento riuscire a dare le priorità giuste, cosa difficile per chi, come me, ha in coda tante attività tutte piacevoli (anche quelle faticose) fra cui mi tocca scegliere per priorità, non c'è altro modo.
Sono contentissimo di ritrovarti qui.

saludos (anche al Signor Franti)
Solimano

gabrilu ha detto...

Beh si, confesso che mi piacerebbe parlare di Louise May Alcott (che non è la scimunita che tutti pensano che sia) o del Piccolo Lord (da cui abbiamo ancora oggi molto da imparare) ma non ho la forza e il coraggio di affrontare 'sti fuochi di sbarramento. Dovrei indossare elmetto e giubbotto antiproiettile, E non ne ho voglia.

Perciò mi limito a leggere.
Divertendomi molto, come sempre.
Grazie Habanera e grazie Roby :-)

Roby ha detto...

Ma chére Gabrilu, guarda che neppure io ritengo la Alcott una scimunita, anzi!!!!!!!

E nel Piccolo lord (forse non lo si era capito, e di ciò mi scuso, ma mi diverte troooooppo fare la STRONCATRIX!!!), nel Piccolo lord, dicevo, è SOPRATTUTTO il Piccolo lord stesso ad essermi antipatico, non tanto gli altri personaggi o la storia in sè!!!

[:->>>]

R.

Giuliano ha detto...

Non so se dirlo, ma io ho letto anche "Sara Grewe", che non ricordo più chi l'ha scritto. Era una ragazzina in collegio, forse un'orfana: non era piaciuto molto nemmeno a mia sorella, invece le storie di Piccole donne erano interessanti, anche per il periodo storico che descrivevano.
Però era roba per bambine, a dire il vero mi rituffavo subito su altre cose più divertenti.

Habanera ha detto...

Piccole donne è un mito. Io, come credo la maggior parte delle bambine che lo hanno letto, mi identificavo nel personaggio di Jo. Ma erano ancora i tempi in cui mi piaceva scrivere.
Però, anche a pensarci oggi, Jo resta la mia preferita. Meg è troppo giudiziosa, Amy troppo leziosa, e la povera Beth decisamente troppo sfortunata. Io però un pensierino su Laurie ce lo avrei fatto...
Perchè Jo non lo ha voluto, perchè?
H.

Roby ha detto...

Giuliano, credo che "Sarah Crewe" sia il primo titolo de "La piccola principessa", altra opera della Burnett. Ne hanno tratto anche un film con Shirley Temple, che ogni tanto danno in tv.

Haba, anche tu emula di Jo March??? Mia sorella -così perfettina- preferiva Meg, e la sua amica del cuore avrebbe voluto essere Amy. Mancava solo Beth, che -visto il tragico destino- nessuna voleva interpretare...
Però, come hai ragione su Laurie... come si fa a preferirgli un "vecchio" professore tedesco con gli occhiali e il barbone nero??? Probabilmente, ripensandoci, far sposare Jo a Friedrich Baer è stato un vero coup de theatre da parte della Alcott! Ma che delusione per le piccole lettrici come me, te, ecc.!!!!

Giuliano ha detto...

A pensarci bene, questo è un mondo di figli unici, le zie sono in via d'estinzione. Teniamoci strette le nostre!
E se un domani ci saranno ancora zie, avranno le cicatrici del piercing sul naso e "il tatuaggio, quanto mai l'ho fatto!!! Ma ai miei tempi si usava."