lunedì 19 maggio 2008

Farfalla senza dimora


Dosso Dossi: Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù (1515-18)
Kunsthistorisches Museum, Vienna


Farfalla senza dimora
(Confessioni di un poeta finto -7)

di Solimano


Ed ecco la prima poesia del mio periodo “Eh… eh!”:

A testa alta
Con occhi commossi
È’ ammesso piangere
Lacrime gioiose:
Ma se ti avessi visto,
Avrei sentito il pianto
Come una colpa.

Il mare colore di viola,
Il tepore della pietra
Sulla palma nuda del piede,
Il sudore che sgorga
E che in un attimo
Si asciuga.

La vita conduce il suo gioco
Con noi,
Carte inconsapevoli
E felici.

Ragazza dalle labbra rosse,
Sono ridenti e furbi
Gli occhi della tua bellezza
Da portare svestita.

Farfalla senza dimora,
Fiore di fuoco senza fumo,
Bandiera prepotente e gentile.

Dosso Dossi: La maga Circe (part)

Si vede anzitutto che la festicciuola è molto democratica: possono partecipare tutti, tranne però gli endecasillabi, quei reazionari che condannai a una provvisoria ghigliottina. C’è un vantaggio per il poeta, in tali feste democratiche con versi di ogni misura e quindi a buttafuori assente: a organizzarle non occorre molto tempo, in questo caso bastarono poco più di dieci minuti.
Benché si parli di lacrime -etichettate però come colpa- la festicciuola è molto allegra, specie perché organizzata a favore non della Croce Rossa, ma di una ragazza dalle labbra rosse, di suo naturale e di un buon rossetto che era sì piacevole a toglierglielo, non dico come.
Piccole furberiole qua e là, tipo il colore viola del mare, che non so quanti daltonici poeti l’hanno visto così; ci vorrebbero pure le cartoline: il mare del poeta tale, del poeta talaltro e via andare. Tutti mari viola, tranne l’Adriatico, che verde è come i pascoli dei monti, come disse il distinto autore D’Annunzio (1863-1938), quello che scriveva poesie con accanto il dizionario dei sinonimi, furberia massima, io sono stato rovinato dal non possedere un siffatto utensile, chissà se ce l’avevo, il Nobel no, ma il Gabbiano Azzurro di Igea Marina l’avrei conseguito.
Coglioneria nessuna, permane qualche genericità, però si sente che anche alla parola più generica corrisponde una specifica persona, dessa ragazza dalle labbra rosse, difficilmente confondibile con altre. L’audacia della bellezza da portare svestita la scrissi non per turbare orecchie virginee, ma perché era così, le mancava solo la sponsorizzazione della Pro Loco.
Ho così chiarito perché codesto periodo si chiama “Eh… eh!”, per chi non ci fosse arrivato, dico che ci sono sentimenti di una incredibile verità sebbene di superficie. Che si fa, in tal caso? Se ne gode e basta, magari lo si dice anche con parole che ti arrivano da sole, come qui ho fatto.
Non credo che al mercato de’ poeti, gente non di rado occhialuta e forforosa, tal poesia meriterebbe uno dei primi posti, ma durante un intervallo, un break fra una conferenza e l’altra -fondamentali e noiosissime- questa poesia si potrebbe sorseggiare con un buon caffè. Non caffè amaro, ma zuccherato, perché così era la persona, soggetto - non oggetto - di sì allegra brama. Ancora una cosa: qui il gioco è minuscolo, non maiuscolo come altrove.
La minuscolaggine aiutò l’inconsapevolezza felice.

Dosso Dossi: La maga Circe (c.1520) Galleria Borghese, Roma

Dosso Dossi: Circe e i suoi amanti (1514-16)
National Gallery of Art, Washington

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Tre cose al volo:
- quando si scrive "eh" oppure "oh" è difficile capire. Ci vorrebbe la traccia sonora.
- Molto spesso cani e leoni hanno volti umani: vedo che anche Dosso non fa eccezione... (quasi come il "mio" Luini in San Gerolamo: ma qui c'è dietro Circe).
- Nabokov voleva fare un inventario delle farfalle nei dipinti antichi. Dice che aveva raccolto molto materiale, e che spesso le farfalle sono poco precise. Dice anche che la mole di farfalle nell'arte è enorme, troppo grande da gestire... Forse oggi col pc avrebbe terminato l'opera.

Solimano ha detto...

Giuliano, sono partito volendo mettere soltanto il Dosso che dipinge farfalle, perché si raccordava alla poesia per le farfalle ma anche per ciò che rappresenta: la Virtù (sulla destra) vorrebbe essere ascoltata da Giove, ma viene tacitata da Mercurio (riconoscibile per il caduceo e per le ali ai piedi), perché Giove sta facendo una cosa più importante che ascoltare la Virtù: dipinge farfalle. Difatti questo Giove un po' brizzolato lo vediamo che ha in mente solo l'atto stesso del dipingere, è talmente perso non bada né a Mercurio né alla Virtù.
Solo che il Dosso mi coinvolge talmente che ho messo due altri suoi quadri (il secondo l'ho aggiunto adesso). Si è sicuri che il quadro di Washington rappresenti proprio Circe, con i suoi amanti trasformati in animali.
Per l'altro quadro, c'è qualcuno che dice che non sia Circe ma Melissa, la maga buona dell'Orlando Furioso (Dosso è stretto contemporaneo ed amico di Ludovico Ariosto). Mentre il quadro di Giove e la Circe di Washington mostrano l'influenza di Giorgione e Tiziano (ma i paesaggi del Dosso sono più artificiati e ricchi di cromatismo), la Circe (o Melissa), che è stata fatta dopo, mostra l'influenza di Raffaello, specialmente nei lineamenti e nell'abbigliamento della donna (con la solita ricchezza cromatica del Dosso). E' un pittore a volte un po' greve, ma forte, ricco di umori e molto terrestre.

"Eh... eh!" in questo caso è molto allegro.

Volti umani degli animali? Può darsi, ma se la donna è Circe, questi animali sono uomini trasformati in animali, i pittori badavano anche a queste cose, ed erano ben consigliati.

saludos
Solimano