giovedì 20 marzo 2008

Wunderkammer

Roby


Anonimo, Cabinet de curiosités, Opificio delle pietre dure,
Firenze (XVII sec.)


A volte, scartabellando in internet senza parere, magari durante la pausa-pranzo (sul lavoro) o la pausa-figlia (a casa, quando la pargola lascia libero il pc), si scoprono curiosità insospettate, piccoli gioielli capaci di sorprenderti e -grazie al senso di stupore che ispirano- di riconciliarti con la vita e perfino con il mondo esterno. Io, fino a poche settimane fa, non sapevo neppure dell'esistenza del termine wunderkammer, corrispondente al francese cabinet de curiosités, che designava, tra il XVII e il XVIII secolo, una sorta di "vetrina delle meraviglie" per collezionisti, amatori d'arte e tipi eccentrici, oltrechè piuttosto danarosi.

J. Zoffany, La tribuna degli Uffizi (1772)


Certo, conoscevo bene la tribuna degli Uffizi, ritratta da Zoffany alla fine del '700, ma non l'avevo mai considerata sotto l'aspetto di concentrato di capolavori, come in effetti è: anche perchè, attualmente, si presenta molto meno affollata e molto meno artisticamente disordinata di come il pittore ce la propone. Il disordine artistico, a suo modo armonioso, mi pare una caratteristica comune a tutte le wunderkammer che -nell'entusiasmo della ricerca- sono riuscita a reperire in rete. E' in esse che si cela in nuce il primo embrione di quello che sarà il museo moderno, cioè il luogo in cui vari oggetti atti a destare meravigliata ammirazione sono esposti al godimento del pubblico.

Anonimo (XVII sec.)


Pubblico in origine limitato ai padroni della casa che conteneva la kammer, o il cabinet, accompagnati tutt'al più da parenti e amici, ai quali era concesso il piacere di osservare (e forse persino di toccare) le curiosités appese, incorniciate, sovrapposte o collocate sottovetro, secondo una logica non sempre individuabile, ma di solito suddivise tra naturalia e artificialia, distinguendo le opere dell'ingegno umano da quelle trovate in natura: le une e le altre comunque tanto particolari da essere definite in generale mirabilia. E chissà con quale orgoglio Monsieur Bonnier de La Mosson doveva aprire alla cerchia dei propri conoscenti i vertiginosi scaffali del suo studio privato, traboccanti dei più rari reperti, dei più preziosi minerali, dei più repellenti (e appunto perciò più affascinanti) esemplari di animali impagliati, imbalsamati o conservati in formalina.

J. de Lajoue, Le cabinet de Bonnier de La Mosson (1734)


Più tranquilla e rassicurante, pur nella sua magnificenza, la galleria dell'arciduca Leopoldo Guglielmo raffigurata da Tenier, in cui sono ammessi anche i cani, a ricordarci che la fedeltà è tra le virtù più apprezzate dai potenti di ogni epoca. Tra le decine di dipinti di tutte le dimensioni e dei più vari soggetti c'è da farsi venire il capogiro, che si trasforma in mal di mare se si pensa a quanto dovesse costare -in tempo e fatica- la pulizia di una sala del genere. Come arrivare a quell'ultimo quadro lassù, al sommo della parete verticale, senza rischiare di danneggiare i sottostanti? Un mistero nella soluzione del quale mi trastullo, mentre passo velocemente il modernissimo panno Swiffer cattura-polvere sulle quattro stampe che adornano il mio minuscolo soggiorno con angolo-cottura.

D. Tenier, La galleria dell'arciduca Leopoldo Guglielmo a Bruxelles


A coronamento di questa specie di divertissement barocco, due immagini di wunderkammer siciliane, scovate in rete su siti diversi ed in un primo tempo ritenute identiche: salvo poi accorgermi -come in un vecchio gioco della Settimana Enigmistica- dei mille piccoli particolari diversi, secondo uno schema che non saprei dire se voluto o casuale. Sono però certa che nelle pieghe più riposte del mio essere esiste una spiccata predisposizione al cabinet delle meraviglie, estroso e quasi capriccioso accostamento di pezzi unici delle più varie provenienze. Ne sono la prova i ripiani della mia libreria casalinga, assolutamente non paragonabili per dimensioni a quelli di Bonnier de La Mosson, ma come -e forse più!- di quelli straripanti di ogni ben di dio: dal vecchio biglietto del Metro parigino (souvenir delle passate vacanze) al calzascarpe d'osso che apparteneva a mio padre, dal portapenna a forma di pesce regalatomi per il Natale del 1965 alla foto incorniciata di mia figlia a tre mesi... il tutto in un caleidoscopio di forme, colori, memorie e ricordi da fare invidia ai più accaniti e spregiudicati collezionisti del secolo Decimottavo.


Wunderkammer siciliana, XVII sec.,
Palermo, Galleria regionale della Sicilia (particolari)


9 commenti:

Solimano ha detto...

Tutto molto bello, Roby, a parte l'indignazione che provo sia per la Tribuna degli Uffizi che per la Galleria di Bruxelles, con tutti i quadri uno sopra l'altro, quindi non fruibili dai comuni mortali. Sono indizio di collezionismo ossessivo e compulsivo, per dirlo alla romana alla faccia nostra, a quei signori non fregava nulla delle differenze fra Correggio e Tiziano, volevano solo farci sapere quanta roba, roba-quadri, possedevano. Altri due esempi deteriori sono Onassis, che aveva un Velasquez sullo yacht e quel giapponese che nel testamento ha lasciato scritto che nella sua bara doveva esserci quel suo quadro di Van Gogh, e così hanno fatto. Attraverso il collezionismo ci siamo passati tutti, ai tempi del Liceo mi appassionai ai minerali, e scrissi ad una serie di miniere per averne. Il guaio è che furono gentilissimi e mi risposero spedendo casse di blenda, galena, quarzi e tant'altro di cui ho dimenticato il nome. La mamma quasi non mi parlava più, perché i minerali sporcavano: ruggini di ogni tipo, e non si sapeva più dove metterli. Li regalai in giro, ma qualcuno, in una delle mie tre terrazze si nasconde ancora in un angoletto. Buttarli via è difficile... che farci? Bisognerebbe trovare l'adolescente foruncoloso ed appassionato che mi ringrazi della donazione, salvo dopo qualche anno, maledirmi in saecula saeculorum, perché anche lui non li butterebbe via. Da tempo non colleziono, le cose si accumulano per conto loro... dura la vita! Meglio collezionare pensieri, ricordi e sogni, se non altro sono meno ingombranti: se uno ne ha troppi, basta metterli nel blog.

saludos y besos
Solimano

Giuliano ha detto...

Complimenti, le immagini sono tutte belle e non sospettavo che fossero così tante.
Nel Settecento non era così facile muoversi, anche una conchiglia e un cavalluccio marino avevano grande fascino, e interesse; e se poi c'era un coccodrillo intero!
Il problema è che oggi tanta gente non ha capito che quell'epoca è finita, la Wunderkammer la possiamo fare con gli oggetti che ci sono cari, come hai fatto tu.
Ricordo d'aver letto che, dopo l'uscita del racconto di Calvino "Collezione di sabbia", molti si misero a raccogliere bottigiliette di sabbia in giro per il mondo; e in alcuni posti la sabbia era poca, se cento persone portano via una bottiglia, o un secchio, la spiaggia finisce...
Mah, comunque io non sono mai stato un collezionista. Ci provo, ma poi finisco con il non sapere cosa fare delle cose che colleziono...

gabrilu ha detto...

Splendido post, Roby, i miei complimenti. E poi, ci ho trovato anche aria di casa (mia), visto che hai messo l'immagine della Wunderkammer di Palazzo Abatellis ;-)
Ma che meraviglia anche quella degli Uffizi e quella dell'arciduca Rodolfo!

Per Solimano: ricordo male o sul collezionismo ci sono pagine esilaranti in uno dei racconti gaddiani dell'Adalgisa? Conchiglie, mi pare. Dovrei andare a controllare...

Habanera ha detto...

Benedette siano le pause-pranzo e la pause-figlia che ti consentono di curiosare in internet, cara Roby. Bel post. Te l'ho scritto in pv e te lo dico anche qui: la mi garba un... (com'è che dite voi a Firenze?) ;-)
Ti segnalo che troverai il tuo Wunderkammer anche nel blogroll di Stefania su Squilibri.

Complimenti ed abbracci
H.

Roby ha detto...

Solimano, il Velasquez sullo yacht avrà certo goduto dell'aria salmastra e dell'umidità!

Giuliano, confesso: ho in soffitta un barattolino di sabbia egiziana... ma lì ce n'è ancora tanta...

Gabrilu, solo tu potevi completare la didascalia sulla wunderkammer sicula!!!!

Habanera... O BISCHERA! E TU MI FA' HONFONDERE!!!!!

Roby

Anonimo ha detto...

Splendido davvero qeusto post, immagini da capogiro... A tutti auguri, Giulia

mazapegul ha detto...

Questo bellissimo post con le sue bellissime immagini mi riporta alla mente le Wunderkammer viste quà e là: la collezione di stranezze di un medico di Gallipoli, poi diventata museino locale (tra le cose collezionate, anche feti mostruosi, umani e animali); la raccolta di oggetti di Rembrandt, che ci spese una fortuna (ma a un pittore servivano, tantopiù a uno eclettico quale lui era; certo, la collezione di oggetti nello studio di Morandi è prevedibilmente più monotona e meno preziosa). Io ho provato a trasformare una scatola di legno in una piccola Wunderkammer per Angelica: due fossilini, una statuina di legno... E' andata perduta prima che Angelica potesse apprezzarla (forse l'ha persa lei, sospetto).

Sul tema della Wunderkammer in pittura, ti segnalo una serie di colossali opere di Wolfango, pittore bolognese (http://www.wolfango.net/2opere/1-quadri.php): il tema viene suonato, ma anche rovesciato.

Buona Pasqua

Roby ha detto...

Maz, ma-ze-po'-sape' com'è che ne sai sempre una (forse anche 2 o 3!) più del diavolo??? Non sapevo nulla di Wolfango, e adesso già lo adoro!!! E poi, accidenti, che dimensioni giganti, i suoi quadri!!! Quella cassetta di zinco, in conclusione... Beh, ora basta: CHE ASPETTATE ad andare a curiosare anche voi????

Baciotti

Roby

mazapegul ha detto...

Eheh, noi folletti di Romagna si sconfina spesso in Emilia...