lunedì 18 febbraio 2008

Scopone scientifico


Renato Guttuso: Giocatori di Scopone


Scopone scientifico

di Remo Bassini




Quelli che giocavano erano dodici: tre tavoli per quattro giocatori di scopone scientifico, appunto, fan dodici persone.
Più un paio di spettatori, più i padroni del bar, una coppia.
Tutta gente anziana ma non troppo. Sui sessanta, sessantacinque.
Su un tavolo c’erano, stropicciati ma ripiegati con cura, alcuni giornali: Stadio, L’Unità, La Nazione.
Su un mobiletto c’era un televisore: spento.
Eppure mancavano pochi minuti, sette, forse sei o forse cinque, a mezzanotte.
Sento una bestemmia, qualcuno ha sbagliato giocata, ma c’è silenzio, troppo silenzio. E’ chiaro: siamo una coppia di intrusi, gente mai vista, gente che non è del posto.
Ordiniamo un caffè: sembra di chiedere un favore. Il padrone ci serve a occhi bassi, inespressivo, gli altri ci guardano senza guardarci.
Mancano un paio di minuti, ma loro se ne fregano.
Di tutto; del tempo, di noi che siamo lì, delle mogli a casa.
Di orologi, cipolle, pendoli.
Beviamo il caffè, mancano pochi secondi. Usciamo. E’ capodanno del 2001. Restiamo un attimo fuori. Lì attorno solo piccoli paesi, tra le colline.
Dal lago Trasimeno si vedono i bagliori dei fuochi d’artificio.
Guardo dentro al bar. Stanno ancora giocando, seri.
Che gli frega a loro: lo scopone scientifico richiede attenzione, memoria, studio. E fa bene alla mente.

(Racconti di un attimo)
(Venerdì 18 Maggio 2007)

Da Appunti


Paul Cézanne: Les joueurs de cartes


6 commenti:

Habanera ha detto...

Il Codice di Chitarrella
Regola 43.
Mantenere pe quanto se pote le ppariglie, scanzare lo mulinello e sapè subbeto arreparare quanno c'è pericolo, chesto segnifica sapè tenere le ccarte mmano e segnifica ca lo scopone è no joco ca sta muro a muro co la vera scienzia.

Lo Scopone scientifico non è semplicemente un gioco, è una passione, quasi una religione. Come li capisco quei giocatori. Tanto più che il passaggio da un anno all'altro mi ha sempre lasciato del tutto indifferente. Altro che veglioni (noiosissimi) e fuochi d'artificio!
H.

Solimano ha detto...

Io giocavo a scopone, credevo di essere bravo, ma dovetti smettere. Alla sera giocavo a Verona, ed il mio capo, marchese ligure oltre che ingegnere, mi faceva morire ad ogni giocata sbagliata, e il Chitarrella di qui e il Chitarrella di l�. Finch� ho capito una cosa: io ho buona memoria solo per certe cose, per le carte no, e per giocare bene a scopone la memoria � essenziale. Cambiai giro. I giochi che preferisco sono altri due: il poker in cinque, che � bellissimo (ma smisi a 24 anni dopo otto ore perch� avevo capito cosa succede col poker) e la briscola chiamata in cinque, con otto carte ciascheduno, che � divertentissima e che si gioca spesso ambosessi, il che aggiunge uno zinzino. Al poker e a scopone non ho mai giocato con donne.
Sull'ultimo dell'anno, pienamente d'accordo: se il divertimento � obbligato, che divertimento �?

saludos y besos
Solimano

Habanera ha detto...

Caro Solimano, ricordarsi tutte le carte è indispensabile nello Scopone scientifico come lo è nel Bridge, altra passione totalizzante di cui sono stata vittima per molti anni. A poker invece sono sempre stata un pollo perchè non riuscivo a restare impassibile e quando avevo una buona mano me lo si leggeva in faccia.
Giocavamo con i nostri vicini di casa (negli anni romani), una coppia simpaticissima che come noi giocava per il solo gusto di giocare, non di spennare, ed i soldi venivano messi da parte e utilizzati poi per farci una bella mangiata insieme in una delle tante trattorie romane. La cosa più divertente è che avendo sia noi che loro dei bambini piccoli, e non volendo perderli di vista e di udito dopo averli messi a dormire, allestivamo il tavolo da gioco sul pianerottolo che divideva i nostri due appartamenti in modo da essere pronti ad intervenire in caso di necessità.
Bei ricordi!
H.

Anonimo ha detto...

Questo è un blog di rara bellezza.
Il racconto di remo, bello per sè, così illustrato e ambientato lo è di più.

Habanera ha detto...

Cara ginni sei veramente gentile, ti ringrazio. Sono anche contenta che tu ti sia appalesata fornendomi un nome a cui fare riferimento. Anche se siamo in ambito virtuale, ed usiamo dei nick, almeno un nome ci vuole per non sentirsi totalmente estranei. Comunque io scherzavo nella risposta al tuo commento sugli "Incipit siciliani", in realtà non sono così facilmente impressionabile.

Ciao e grazie
H.

Anonimo ha detto...

No, non è stato un gioco per me. Ho provato, ma anch'io non ho memorie e, quando sbagliavo, il mio compagno si arrabbiava talmente tanto che decisi, in silenzio, di ritirarmi, prima di rischiare qualche insulto spiacevole.Però è un bellissimo gioco. Giulia