mercoledì 5 dicembre 2007

Béla Bartók





Sette danze popolari rumene

di Giuliano




Béla Bartók, nei primi anni del Novecento, girava per le campagne del suo paese con i primi e rudimentali mezzi di registrazione del suono, per portarsi a casa la memoria del canto popolare della sua terra.

Esistono le foto di quel periodo: Bartok su un carretto a trazione animale, con in mano un ingombrante grammofono a tromba, a girare per l'Ungheria, la Transilvania, la Romania, la Moldavia... In seguito, avrebbero inventato mezzi di registrazione un po' meno rozzi, e Bartok ne avrebbe approfittato; purtroppo niente di paragonabile a quello che abbiamo noi a disposizione oggi.

Le registrazioni di Bartok ci sono ancora, e ne ho ascoltata qualcuna, riportata su un bel cd che si chiama "The Bartok Album": sono fantasmi lontani e gracchianti ma ancora emozionanti.
Molti dei canti registrati sono stati ripresi da Bartok nelle sue composizioni, e quindi sono ben riconoscibili.

Claudio Abbado ha raccontato di recente che, da bambino, fu indagato dalle SS di Milano: aveva scritto sui marciapiedi "Viva Bartok", e i soldati chiamati da Mussolini per occupare l'Italia non sapevano chi fosse.
Abbado era troppo giovane per essere pericoloso, e a suo padre fu sufficiente dare un po' di spiegazioni; ma l'episodio è curioso e dà da pensare.

Quanto a Bartok (1881-1945), ho sempre amato e apprezzato la sua musica (un amore al primo ascolto); ma da quando ho visto la sua foto su quel carretto, quasi cent'anni fa, in mezzo ai contadini, non riesco a pensarlo se non in quella posa.
Negli anni Dieci, o Venti, o anche nei Sessanta, interessarsi alla musica folkloristica era considerata una bizzarria; ma Bartok non se ne curava e partiva, in carretto, con il suo grammofono registratore a cilindri di cera.

Ci sono ancora musicisti così? Ci sono ancora scrittori così? Ci sono ancora persone così, che sanno amare il loro prossimo e dimostrarlo anche con questi metodi astrusi?
(27 aprile 2005)




3 commenti:

Giuliano ha detto...

Su quel carretto d'epoca c'è proprio Bela Bartok col suo grammofono per registrare. (E' quello col cappello nero, e la foto viene dal cd).

Habanera ha detto...

Giuliano, leggendo un tuo recente commento da Gabrilù mi sono ricordata di questo tuo antico post ed ho voluto riproporlo anche ai lettori di Nonblog.
Ti ho messo anche una musica ad hoc nel juke box augurandomi che sia di tuo gradimento.
Ti abbraccio
H.

Anonimo ha detto...

Spero davvero che esistano ancora tipi così... anche se sempre meno. bello, Giulia