lunedì 3 dicembre 2007

Dagli amici non ci si congeda...


Emile Vernon: Best Of Friendes



Dagli amici non ci si congeda...

di Giulia


La strada era vuota alle cinque del mattino. Buia e silenziosa in attesa del primo sole radente.

Mi sentivo strana ma calma, molto più calma di come mi sarei aspettata sapendo che avrei dovuto prendere un aereo. Andavo ad incontrare un’amica d'infanzia e non sapevo chi era diventata. Dopo tanti anni di silenzio, di lontananza. Un incontro rimasto in sospeso.
Ci sono incontri così nella vita, ci si perde senza sapere perché. I sentieri si dividono, e ognuno se ne va per la sua strada. Ma ci sono persone che rimangono dentro di noi.

Di loro rimane il rimpianto, la nostalgia, una porta che non si è chiusa. Ogni tanto un episodio, un sorriso, una stretta di mano, fanno capolino nella tua memoria. Ed è come un tremito nel cuore. Dov'è, cosa farà... Poi di nuovo tutto ritrova la via del silenzio. Così era capitato con lei.

Ci sono incontri che sprofondano nell’oblio, brandelli di vita se ne vanno per sempre, senza lasciare segno né rimpianti. Ci sono altri, invece, da cui non ti congedi, forse un giorno ci rincontreremo.

E l' ho incontrata, ci siamo guardati negli occhi, mi ha fatto sedere e abbiamo ricominciato a parlare come se quello stacco temporale così lungo, si fosse miracolosamente annullato. E la cosa più straordinaria è che non abbiamo parlato del passato, ma del presente e del nostro futuro… In quei momenti capisci cosa è l’amicizia.

Scorro la mia agenda mentale
Per cercare nomi non archiviati
Volti non dimenticati
Quelli che attendono
Una mia chiamata.


sabato, 27 ottobre 2007

Da Pensare in un'altra luce


Henriette Ronner Knip: Best Friends


2 commenti:

Solimano ha detto...

Giulia, prova a pensare una cosa ovvia e vera su cui raramente si riflette. Il ricordo non è una nuvola, cirro o cumulo che sia, sono dei neuroni attivati nel nostro cervello, magari il ricordo di trent'anni fa è neuronalmente vicino al ricordi di dieci minuti fa. Questo per dire che siamo noi a trasformare il ricordo in pensiero di un ricordo, in meta-ricordo. Ma se prendiamo atto della sua reale esistenza in noi (perché il mostro cervello siamo noi), possiamo decidere con freschezza il che fare nel qui e ora, o abbraccire quella persona o cambiare marciapiedi quando la si incontra. Il ricordo, anche se silente, non è un come eravamo, per il fatto stesso che si ripresenta è nel nostro qui ed ora, e ci dobbiamo comportare come se ci allacciassimo le scarpe o cuocessimo due uova alla coque. Con la stessa tranquilla operosità. Lo so che possono sembrare discorsi strani, ma solo così -perché è così- che il ricordo è vivo, non liofilizzato.

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Caro Solimano,
cocordo con te... e così è stato, perchè l'episodio a cui mi riferisco è avvenuto realmente. Io non l'ho incontrara per strada, l'ho riincontrata prima in rete e poi ci siamo riviste... E l'esempio delle scarpe è molto calzante appunto. L'incontro è riavvenuto nel qui ed ora... e ci siamo trovate, più che ritrovate... Un caro saluto e sono contenta di essere qui con voi. Giulia