Quando si parla di cucina toscana, la prima cosa che viene in mente è la tipica fiorentina al sangue, alta due dita e col suo bel pezzo d'osso attaccato, magari servita insieme ad un fiasco di Chianti "di quello bono". Ora, in questa "bischerata" dedicata al mangiare fiorentino non aspettatevi niente di tutto ciò, perchè io -l'ho già detto e ribadito altre volte- potrei benissimo vivere senza toccare carne rossa, cotta, cruda, arrostita o in umido che sia: mentre cadrei stecchita in 24 ore se mi togliessero i cibi derivati dal pane, dalle verdure e dai latticini in genere. Ad esempio, potrei annegare piacevolmente in un'enorme pentola di coccio colma di minestra di pane -meglio ancora se "ribollita"- lasciandomi sommergere da un denso brodo di fagioli, fra onde di spumeggiante cavolo nero, isolotti di pane raffermo ammollato, zattere di pomodoro maturo e allegre conchiglie di carota. E il naufragar mi sarebbe gustoso in questo mare... specie se favorito da un "C" d'olio versato dal beccuccio, a degno coronamento del capolavoro.
Ma non mi fermo certo qui: un'altra delle mie debolezze gastronomiche, che antepongo senza esitare alle più raffinate creazioni di nouvelle cuisine d'oltralpe, sono i crostini di fegatini, altro tipico piatto povero, ricavato con rara perizia contadina dalle umili frattaglie di pollo e gallina usati per il brodo o per il bollito. Mi è impossibile anche solo accennare ai crostini "toscani" senza avvertire all'istante un robusto languore allo stomaco, accompagnato dall'immediato sorgere di acquolina in bocca e dal dilatarsi delle narici, in cerca del profumino caratteristico dell'impasto che cuoce nel tegamino antiaderente, opportunamente rimestato col cucchiaio di legno. La "morte" dei fegatini, secondo me, è su fette di pane rigorosamente toscano (quello non salato, o-per dirla come noi a Firenze- "sciocco"), tagliate piuttosto grosse. Purtroppo, in rete non ho trovato immagini adeguate di simile saporoso paradiso, se non quella di un vassoio abbastanza anonimo, nonchè (per i miei gusti) decisamente scarso: io, con quella quantità di crostini, potrei farci appena appena merenda!
Per fortuna, l'ora di cena si avvicina: e benchè io non sia certo una cuoca provetta, mi basta affettare un bel filoncino cotto a legna, abbrustolirlo sul fuoco e poi ungerlo d'olio extravergine d'oliva D.O.C.G. per sentirmi detto fatto seduta alla principesca tavola del Magnifico Lorenzo.
5 commenti:
Io che non ero mai stato amante dello zuppame, lo son diventato dopo aver mangiato diverse zuppette toscane: ribollita, farro, pappa col pomodoro... Partendo da quelle così maggiori, ho riscoperto quelle minori della mia infanzia e altre ancora che non conoscevo (le zuppine cinesi, per esempio). Adesso che, l'anagrafe bussando alla porta dello stomaco, non posso più mangiare barbaricamente come facevo un tempo, la conversione sulla via dell'Arno mi viene utile e accetto il rallentato metabolismo persino con gusto.
Ciao,
Màz
PS E sulla divisione di un piatto di crostini potremmo, tu e io, diventare accerrimi nemici.
Ehi, ragazzi, non litigate!
Ho aumentato le dosi, insomma... ho ingrandito le immagini, così di ribollita e di crostini (mitici!) ce n'è per tutti.
Un saporoso saluto
H.
Ma che bello, qui si mangia davvero e bene... Giulia
Roby nel periodo felicissimo (per tanti motivi) che trascorsi in Toscana a guidare treni (locomotive a vapore ed anche l'elettrico) fra Firenze e Siena, mi aggirai nei tanti paesotti, fra un turno e l'altro: dico solo il nome di un incredibile posto dantesco: Monteriggioni.
Scoprii che, a differenza della mia amata Emilia, in Toscana i vecchi erano tutti magri, mentre da noi i vecchi non di rado sfioravano l'obesità. Investigai, e mi dissero che era il tipo di alimentazione, a partire dal prosciutto, ben diverso da quello emiliano. Non divenni apostata, perché l'Emilia ha argomenti per cui abbandonarla è impossibile, ma mi concessi diversi adulteri gradevolissimi, quello della minestra con i fagioli citato da Roby è uno, anche se i fagioli è sbagliato schiacciarli tutti. Poi una cosetta semplice, ma gradevolissima: le fave crude col pecorino, con le chiacchiere che le condivano, in genere improntate a sessulità ehm... vigorosa, un po' alla conte Lello Mascetti.
Ci fermavamo spesso a Pontassieve, dove c'era il Girarrosto, allora sulla cresta dell'onda (sorse un concorrente che si chiamava l'Arrosto Girato).
Ah! La Toscana, che meraviglia! Peccato i toscani... e le toscane poi... meglio non parlarne...
saludos y besos
Solimano
Maz, giù le zampe: i crostini sono tutti miei!!!!!
Tutt'al più, potrei farli assaggiare a GIULIA...
Grazie, Haba, per l'allargamento!
SOL, sono perfettamente d'accordo: i/le toscani/toscane, vil razza dannata... meno male che io sono una sangue-misto!
[:->>>]
Roby
PS: il GIRARROSTO c'è ancora, ma la gestione...chissà? Forse servono il pecorino con gli "involtini plimavela"!
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