Spesso, dopo aver a lungo rimuginato su tutte le leggerezze commesse in anni più o meno giovanili, un pensiero ristoratore giunge benevolo a sollevarmi dalle ambasce: Maremma ma***a, c'è anche chi di bischerate ne ha combinate più di me!!! Tipico esempio, gli autori (Giuseppe Poggi in testa) dello sventramento del centro fiorentino, nell'ultimo ventennio del XIX secolo. Scempio contrabbandato per risanamento, in base al discutibile assunto che la zona dell'antico cardo e decumano, sede del Mercato vecchio e del Ghetto ebraico, sarebbe stata un ricettacolo di sporcizia fisica e morale, non bonificabile se non radendola letteralmente al suolo. E così avvenne. Del dedalo vissuto e chiassoso fatto di viuzze, chiesine, piazzette, archi e piccole logge -così simile ad un souk arabo da esser stato addobbato proprio come un bazar, durante il Carnevale del 1880- non restò che polvere, silenzio e anonima pulizia.
La chiesa di San Pier Buonconsiglio, con la caratteristica scaletta prospiciente l'entrata, rivive soltanto in qualche dipinto e foto d'epoca, così come Sant'Andrea, Santa Maria in Campidoglio, San Tommaso. E come una miriade di stradine intricate, cuore pulsante da secoli della Città del Fiore: vicolo de' Lontanmorti, via delle Sette Botteghe, via dei Ferravecchi, piazza de' Marroni, piazza dell'Uova, via delle Ceste.... Nomi che, solo a sentirli, mi si rimescola il sangue, pensando all'emozione che avrei provato nel leggerli dal vivo, sulle targhe agli angoli fra l'una e l'altra via. Invece, niente. Tutto finito, perduto, buttato via, per far posto al nuovo centro della città da secolare squallore a vita nuova restituito, come pomposamente recita la lapide che troneggia sull'arco dell'odierna Piazza della Repubblica (Piazza Vittorio Emanuele fino al 1947).
Piazza della Repubblica, oggi
Ogniqualvolta mi capita di vedere qualche turista entusiasta, fermo a fotografare quel capolavoro di tronfia banalità che sorge immeritatamente sulle ceneri di una storia cancellata per sempre, vengo colta dall'irrefrenabile impulso di avvicinarmi e chiedere: "Scusi tanto, ma le piace davvero quella pretenziosa, inutile, pesante doppia fila di colonne? E quel portico insulso, messo lì come il cavolo a merenda? E quell'arco monumentale, unico superstite di un progetto di galleria coperta, fortunatamente abortito sul nascere, che avrebbe dovuto congiungere la piazza a Palazzo Strozzi? ". In caso di risposta affermativa, proporrei seduta stante il foglio di via obbligatorio. Dopodichè, tornerei a guardarmi intorno sforzandomi di immaginare tutto come doveva essere prima del 1882, quando Telemaco Signorini dipingeva con infinito amore un pezzo della sua città ormai condannato a morte: e ad un odioso impiegato comunale che, vedendolo assistere alle demolizioni con le lacrime agli occhi, gli chiedeva ironicamente se piangesse per quelle porcherie che venivan giù, rispondeva, amaro ma fiero: "No: piango per le porcherie che vengon su!".
10 commenti:
Cara Roby, e meno male che nel 1880 noi non c'eravamo...
Io tutte le volte che passo davanti alla Scala piango, con quell'autosilo e quella scatola da scarpe che gli hanno messo dietro e di fianco - ma guai se dici che non ti piace!
E questa è storia recente, recentissima. Così come recentissime sono le speculazioni edilizie sul Lago di Como, che se fai un giro sul battello e guardi in su adesso non vedi più giardini e montagne, ma le villette a schiera nuove di pacca (zona Blevio, ma non solo)...
Scatole da scarpe e silos accanto alla Scala??? ORRORE!!! Me ne dolgo insieme a te, Giuliano: riflettendo tristemente che al peggio non c'è mai fine...
R.
L'autosilo non è un autosilo, gli somiglia soltanto: è un'opera dell'architetto Botta.
Della Scala è rimasta solo la sala del teatro, tutto quello che c'era dietro è stato tirato giù; il teatro è stato riaperto nel 2004 e da allora si vedono dietro la facciata quelle due strutture.
C'è chi dice che è un capolavoro, io evito di passare da Piazza della Scala, e se ci passo guardo in basso.
(ma forse è colpa mia)
Le correnti di pensiero sono tante, ma piazza della Repubblica a Firenze mi è sempre apparsa di una rara bruttezza, forse perché pervenivo da strade in cui ogni dieci metri c'era qualcosa di bello o di bellissimo.
Faccio l'esempio dei monumenti che ci sono in quasi tutte le piazze di Milano: in genere sono brutti, a me ad esempio la fiamma del carabiniere di Monguzzi dà fastidio quasi come la Scala di Botta a Giuliano, però, e sono in netta minoranza, a me l'ago e il filo di Piazzale Cadorna non dispiacciono, e il Monumento alle Cinque Giornate di Grandi ha solo un difetto: è in un posto troppo pieno di macchine che vanno e vengono. Sulla conservazione dell'antico poi sono molto polemico: hanno spesso distrutto delle splendide decorazioni barocche per ripristinatre dei modesti muri in laterizi risalenti al romanico, perché la gente ah! il romanico! Può essere anche brutto, il signor romanico. Ma il Barocco e il Settecento non sono nella testa della maggioranza, perché nessuno gli ha mai insegnato come fruirne e come capirlo. In definitiva, sono per il meticciato: lasciare in vista, con restauro versatile, i vari periodi che su quei muri hanno operato. Tale come il Duomo di Milano, che deve la sua bellezza anche al fatto che dal 1386 ad oggi non c'è anno in cui non abbiano aggiunto o nodificato qualcosa.
E bravo il gradevolissimo Signorini!
saludos
Solimano
Solimano, conservazione e ripristino sono -credo- concetti quasi opposti. Nella nostra Europa storicista, in Italia soprattutto, c'è una fortissima cultura della conservazione e il ripristino, che pure ha furoreggiato per un pò, non ha mai raggiunto i ridicoli livelli nordico-francesi (il "restauro inventativo", dice mio fratello).
Anche gli sventramenti sono stati limitati, rispetto a stati-nazione più ambiziosi e a dinastie più desiderose di lasciar tracce ovunque. Quello illustrato da Roby è un esempio, brutto, ma forse con un qualche senso.
In altri paesi c'è una cultura tutta diversa, che non vale meno della nostra. In Tailandia, per esempio, vidi tanti templi buddisti antichi che parevano nuovi di zecca: non appena una statua si rovina, ne fanno una nuova e la sostituiscono (e così in Cina, dice la competente consorte). Si vee che non hanno avuto il '700, le stampe di Piranesi e il preromanticismo che ci fa tremare d'emozione di fronte a una rovina sbrecciata.
(Il Partenone dei greci, verniciato d'azzurro e con le statue colorate forse ci parrebbe troppo disneyano).
Ciao a tutti,
Màz
L'ago e il filo di piazzale Cadorna piacciono anche a me, quindi, caro Solimano, siamo almeno in due. Però sul rifacimento della Scala concordo perfettamente con Giuliano, è una cosa a dir poco mortificante per i nostri occhi. Piazza della Repubblica a Firenze, invece, la ricordo come un salotto caldo e accogliente dove si sostava piacevolmente ai tavolini dello storico Giubbe Rosse. Non mi sono mai chiesta se la piazza fosse brutta o bella... era Firenze, la mia amata Firenze, ed io ci stavo bene.
H.
Cari Tutti, forse la vera differenza è nel fatto che il Claes Oldenburg di Piazzale Cadorna (ago e filo) e la Fiamma dei Carabinieri si possono rimuovere facilmente, le altre cose no.
Una demolizione, o una gettata di cemento su un prato, fanno parte dell'irreversibile...
Mi aggiungo ai tifosi di ago e filo. Il brutto monumento ai carabinieri sta in una brutta piazza: non e' che guasti granche'.
Ma che brutto e brutto. Di robaccia rustica,scompagnata, miserrima ne abbiamo anche troppa. Ci fossero stati più sventramenti nell'800,opere di VERI architetti ed artisti,come ce n'ereano allora,ricche di marmi,di policromi e mosaici, oro, vetrate,luce,decorazione escenoigraficità! A morte le cosine da gente modestina, marce di muffa plebea!
Guerra alle cose mediocri e indegne di una vera metropoli moderna.
Le cose di gran pregio si tengano,le altre VIA!!!!
Certo, il mondo è bello perchè è vario... E poi, dice il proverbio, tutti i gusti son gusti... E inoltre, oggi c'è ancora aria di festa, di bontà, di buoni sentimenti... Quindi, all'anonimo commentatore così entusiasta dell'ottocentesca Piazza della Repubblica e così ansioso di operare chissà quali altri sventramenti auguro semplicemente pace, amore e serenità. Così come a tutti gli eventuali casuali "passanti"!
Roby
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