Anne Tyler (di lei ho parlato già in questo post) ha il potere di incantarmi perché sa raccontare piccole storie della quotidianità e tutto quello che scrive prende valore e significato. Entra con mano leggera nei suoi personaggi e li rende così veri, che ti pare di conoscerli da sempre. Con loro ti sembra di poter parlare, di poter partecipare alle loro piccole gioie, alle loro delusioni, alle loro tristezze. E’ gente comune a popolare i suoi libri, quella gente che nessuno nota e che trascorre la sua vita accanto alla nostra, persone giudicate il più delle volte insignificanti e senza volto.
Mentre leggi ti ritrovi proprio a pensare a questo. Noi tendiamo a vedere la vita quotidiana un luogo dove si instaura l’abitudine, dove tutto sembra essere ripetuto nell’opacità e nell’irrilevanza. E sembra che conti solo quello che ha il sapore dello straordinario che solo può salvarci dal rischio di scivolare nell’insignificanza, nel buio dell'oblio, dimenticata dagli altri e magari anche da noi stessi. Ed è, invece, su questo presupposto che costruiamo la nostra frustrazione e solitudine.
Il libro Lezioni di respiro racconta un’unica giornata, ventiquattro ore, trascorse da Ira e Maggie Moran: una coppia come tante altre che abita a Baltimora. Una giornata trascorsa insieme per andare al funerale di un loro amico che non abitava più nella loro stessa città. Un racconto senza una grande storia, nulla di diverso da quello che potrebbe accadere a chiunque.
E’ proprio qui il segreto del libro. Viaggiamo con loro e scopriamo quanti pensieri si dipanano nella mente delle persone, quante emozioni, quanti sentimenti e ricordi, semplicemente vivendo. E capiamo quante sfumature ha il colore della solitudine, della gioia, della tristezza, dell’amore, dell’amicizia. Come è facile fraintendersi quando sarebbe molto più facile forse capirsi se non fossimo troppo concentrati su noi stessi. La scrittrice ci aiuta ad entrare nei nostri pensieri e a comprendere quanto siamo bisognosi di vicinanza e di affetto anche quando non lo vogliamo ammettere.
Un viaggio quindi nella quotidianità di Ira e Maggie, ma un viaggio anche in noi stessi. Perché è nella vita di tutti i giorni, nei piccoli gesti, nelle più o meno insignificanti azioni che va intessendosi la nostra storia e formandosi la nostra persona. Proprio nella vita di tutti i giorni noi costruiamo la nostra presenza nel mondo; cresciamo e cambiamo sempre e solo giorno dopo giorno.
Tutto questo, nelle narrazioni, sfugge troppo spesso a ogni considerazione, non trova voce, ma assume un colore indistinto che cancella ogni possibile tonalità. “Cosa ho da raccontarti? – ci diciamo speso – nulla, sempre le solite cose”
La capacità “straordinaria” descrittiva della Tyler riesce a rendere l’ordinario straordinario. E l’insegnamento che, se si vuole, si può trarre è quello di imparare a prestare più attenzione al quotidiano e ai momenti che nella loro apparente insignificanza danno colore alle nostre giornate e ai nostri rapporti con gli altri. Ogni giorno combattiamo la nostra battaglia con le nostre inadeguatezze, le nostre contraddizioni e paure e solo conoscendole e ri-conoscendole potremmo imparare a vincere anche i lati più oscuri di noi stessi e a migliorare i rapporti con gli altri.
E la domanda fondamentale che dovremmo imparare a porci è quella che Maggie fa al marito: "Oh, Ira per che cosa vivremo noi due, per il resto della nostra vita?".
giovedì, 25 ottobre 2007
Da Pensare in un'altra luce
6 commenti:
Non ho letto il libro di Anne Tyler, e devo anzi ammettere che -tutto sommato- mi spaventa un po'... Così come trovo assolutamente terrorizzante la domanda finale: "PER CHE COSA vivremo, io e te?". Credo che si dovrebbe sapere, o almeno intuire, dopo anni ed anni di convivenza cercata e vissuta volentieri, PER COSA varrà la pena di vivere ancora. La domanda che mi pongo più spesso, personalmente, è invece COME vivremo, nel tempo a venire: se ci reggerà la salute, se il cervello funzionerà ancora a dovere, se rimarrò prima io da sola o se sarà lui...
BUON ANNO!!!!!!!!
Roby
Passavo di qua per farti gli auguri e mi sono trovata, grazie dunque per la stima.
Vorrei rispondere su una cosa a Roby. La domanda "PER CHE COSA vivremo, io e te?" non dovrebbe spaventare, è una domanda che se si fa è perchè si sta cercando. La vita si muove e ci pone di fronte sempe nuove sfide.
La Tyler poi non dà soluzioni, osserva e trasforma in storie ciò che legge dalla realtà... Quante copie vivono senza più farsi domande e il filo che li lega si allontana, si allontana fino a spezzarsi?...
Un caro saluto e tanti auguri, Giulia
Si è andati avanti per millenni a cercare i PERCHE' senza guardare bene i COME, da cui, se ben esaminati, nascono le risposte ai PERCHE', ma soprattutto non nascono PERCHE' del tutto inutili, se non a schermare/schernire dei COME sgraditi.
Il punto è che i COME esistono al di fuori di noi, di PERCHE' ne possiamo inventare una decina al giorno. La forza dei COME, altrimenti sconfitti, è che continuano ad esistere fregandosene del nostro percheggiare. Quindi, ascoltiamoli e vediamoli, sono COME una medicina sgradita ma necessaria.
saludos
Solimano
***GIULIA cara, grazie infinite dell'interpretazione relativa a quella domanda: adesso mi fa un po' meno paura! Hai sacrosantamente ragione: LA VITA SI MUOVE!!!! E i fili di comunicazione fra lui e lei, io e te, noi e gli altri si assottigliano sempre di più, se non vengono rinforzati e riannodati quasi ogni giorno...
Un augurio "speciale" con molta, molta stima!
***SOLIMANO, la definizione dei COME = "medicina sgradita ma necessaria" è davvero interessante...
A bientot!!!
[:->>>]
Il sole sorge e tramonta ogni giorno, niente di più ordinario. Eppure, se ci fermiamo ad osservarlo, questo spettacolo ci appare ogni volta come un evento straordinario.
Ho scelto queste due immagini per spiegare il senso che ho dato alle parole di Giulia: lo straordinario può essere ovunque, in ogni cosa che ci circonda, basta soltanto essere capaci di accorgersene.
Ricambio affettuosamente gli auguri a Giulia, Roby e Solimano.
H.
Solimano, ciò che dici è davvvero unpunto di vista che condivido... Il come... è più importante dei perchè e bisogna starli a guardare anche quando fanno male... Giulia
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