Casalinghitudine
Non sono mai stata un’assidua lettrice di quotidiani, ancora meno da quando ho scoperto che le notizie si possono ricavare agevolmente anche da Internet. In questo modo, però, rischio di perdermi un sacco di articoli interessanti:
per fortuna ci pensano i blog come Akatalepsia di Clelia Mazzini, nel quale ho trovato la segnalazione di un pezzo di Giovanna Zucconi su La Stampa di giovedì scorso, intitolato Ancora dalla parte delle bambine. Il riferimento è al libro di Elena Gianini Belotti, ormai “vecchio” di quasi 35 anni, nel quale l’educatrice montessoriana prendeva in esame la discriminazione più o meno evidente fra maschi e femmine ( a sfavore di queste ultime) nella scuola e nella società in genere. Avevo letto il saggio, rimanendone conquistata fin dalla prima pagina, tanto da proseguire la lettura, in seguito, con Prima le donne e i bambini, della stessa autrice. Proprio nell’introduzione a quest’ultimo la Belotti racconta l’invidia provata da piccola per i parenti maschi adulti, che la mattina uscivano per “andare al lavoro”, lasciandole immaginare chissà quali emozionanti avventure, mentre la componente femminile della famiglia restava a casa a compiere (sono parole sue) “miserevoli faccende domestiche”. Ecco un pensiero che sottoscrivo in pieno, avendo avuto la stessa impressione per anni, vedendo mio padre chiudersi la porta alle spalle, dopo aver salutato mia madre che si apprestava a trascorrere la giornata rifacendo letti, spazzando, spolverando, facendo la spesa, cucinando, badando alla nonna malata, accompagnando e riprendendo noi figlie a scuola, seguendoci nei compiti pomeridiani ed infine –la sera- predisponendosi sorridente e serena a servire e riverire il consorte che tornava “stanco” dal “lavoro”. Noi bambine, desiderose di fare un po’ di sano “casino” casalingo, venivamo zittite con un dolce ma fermo: “Silenzio: vostro padre si deve riposare!”, mentre papà, che appariva imponente nella sedia a capotavola, consumava tutto serio la minestra, il secondo con contorno, la frutta, il dolce e il caffè, pronto a fulminarci con un’occhiataccia se tentavamo di distrarlo con la narrazione delle nostre imprese scolastiche. Santo Cielo, pensavo, nel chiuso della mia cameretta, ma cosa mai farà il babbo tutto il giorno di così importante e impegnativo? Certo, quello che fa la mamma, al confronto, dev’essere una vera quisquilia, un’ inezia tale che io, da grande, non ho proprio alcuna intenzione di imitarla! Fare la donna di casa??? Mai e poi mai! Piuttosto resto zitella tutta la vita!
In realtà, non è andata esattamente così: ho avuto anch’io i miei periodi di casalingato, nelle pause fra un lavoro precario e l’altro, ma sono rimasta sempre fedele a quel lontano giuramento, ed oggi posso affermare con malcelato orgoglio che non provo alcuna particolare soddisfazione nel lucidare il pavimento, né sono in grado di realizzare il benchè minimo centrino all’uncinetto, e che fare il ragù per me è e resterà sempre un tabù insormontabile. Tenere in ordine i cassetti mi angoscia, lavare e inamidare le tende –se lo facessi- potrebbe condurmi ad una crisi di nervi… Insomma, so benissimo che mantenere decente una casa è un’elementare norma di vita civile: ma perché diavolo dev’essere ancora adesso da molti considerato –oltre che un dovere- un piacere in assoluto per tutte le femmine della specie umana? Delle due, l’una: o io non sono una femmina, o appartengo ad una razza aliena, intrufolatasi chissà come nell’utero di quella santa donna di mia madre, un po’ come i baccelloni extraterrestri dei vecchi film di fantascienza. Non mi resta che chiedermi quale, fra le due alternative, sarebbe davvero la più agghiacciante…
6 commenti:
Cara Roby,
io lessi il libro della Belotti quasi bambino, sotto l'influenza d'una maestra tosta, comunista e progressiva, e d'una famiglia catto-liberal che, andando a pezzi, aveva lasciato me, fratello e sorella affidati alle cure paterne, cosi' da poter toccare con mano la versatilita' dell'homo sapiens maschio nelle faccende casalinghe e educative.
Da qualche anno, in veste di padre, ma anche prima, noto una ipersessuazione precoce delle bambine, indotta non solo in forma diretta dalla pubblicita' e dal cinema, ma soprattutto dalle madri dell'ultima generazione, che paiono aver introiettato -per cultura o nostalgia- il modello della fanciulla-fidanzata, della bambina-bambola. Cosi' vengono alla luce alcune stranezze, come il trucco e lo smalto a partire dai due anni, il costume a due pezzi dai tre (a difendere l'infante dagli sguardi pedofili, o piuttosto per incoraggiare lo sguardo sessualmente non neutro su di essa?).
Il mercato ci mette la sua. Le pubblicazioni che mia figlia richiede a gran voce non sono quelle studiate per i suoi sei anni come la Pimpa e Giulio Coniglio (che io compro comunque, e finisco a volte per leggermeli da solo), ma quelle in voga presso tutto il suo parterre di amiche: streghette "stilose", maghette alle prese coi fidanzati e con le nemiche-rivali. Il tutto dentro storie fiacche e stereotipate (ma non li pagano, gli sceneggiatori?), con personaggi piatti ricalcati su delle sitcom di serie zeta.
Curiosamente, il maestro italiano del genere e' un prete marchigiano, che ha inventato e che produce le stupidissime Winx.
La vita, comunque, e' piu' ricca della fiction. Cosi' mi consolo vedendo Angelica che mi porta, senza alcun moto di schifo, una ributtante gattapelosa. O che ritorna dal litigio con un'oca con una ferita alla mano, scusando il pennuto: "non intendeva farmi male, voleva solo giocare".
Ciao,
Nicola
Nicola, sul tema letteratura per l'infanzia ti consiglio un blog molto bello, "L'angolo di Annarita", che è fra i pochi blog consigliati da Abbracci e pop corn, ed è fra i consigliati anche qui sul Nonblog.
Annarita Verzola sa le cose di cui parlate, e presenta bene le opere per l'infanzia e per i giovani, si muove esclusivamente su questo progetto. Ogni tanto io, Habanera e Giuliano commentiamo da lei e lei ha già dei brani pubblicati sul Nonblog. Mi piacerebbe, prima o poi, che scrivesse qualche post sui film in cui ci sono i ragazzi e la scuola.
saludos
Solimano
Caro Nicola (e caro Solimano),
io non so se devo preoccuparmi o gioire -l'ho già detto altre volte in altre sedi- per il fatto di avere una figlia ormai maggiorenne che da bambina non ha MAI (e dico MAI) mostrato alcun interesse per vestitini, belletti, acconciature alla moda. Anzi, tutto il contrario, poichè fino all'età di 12 anni tutti me la scambiavano per un maschietto ("ma che bel bambino! ha dei tratti così FINI!"). Oggi è, ovviamente (?) una ragazza che adora i capi "firmati", ma che tuttavia continua a non atteggiarsi a leziosa civetta, e che non si preoccupa più di tanto se qualche sua amica ha il ragazzo e lei no. Ha una sorprendente sicurezza riguardo al suo aspetto fisico (che in effetti non è male) e questo per ora le basta.
Che faccio, mi impensierisco o gongolo????
[%-/]
Roby
Io gongolerei orgogliosamente.
Gongolare assolutamente, senza se e senza ma!
H.
Caaaaarisssimi, non dubito che anche voi non abbiate che da rallegrarvi della vostra figliolanza!
Grazie delle risposte: erano proprio quelle che tem... ehm, speravo!!!!
[%-#]
Roby
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