mercoledì 31 ottobre 2007

S-favole




S-favole

di Roby




Le favole non esistono più. Ne sono quasi sicura.
Nella biblioteca di casa, quando ero bambina, libri del genere facevano ancora bella mostra di sé, con rilegature importanti e incisioni dorate sulla costola. La Bella Addormentata nel Bosco, Cenerentola e Biancaneve erano le regine incontrastate di quel mondo parallelo in cui – guidati dalla voce dolce e paziente di mamme, nonne e zie - noi piccoli entravamo in punta di piedi, con trepidazione e stupore, immedesimandoci in personaggi inventati che sembravano più reali dei nostri compagni di banco. Le storie di Pollicino e di Hansel e Gretel ci facevano rabbrividire, benchè conoscessimo a memoria il finale positivo (positivo per i bambini coinvolti, ovviamente: non per i poveri orchi e streghe, condannati a sicura morte per fame!!!). Davanti alle avventure di Aladino, poi, restavamo a bocca aperta: che cosa non avremmo dato per possedere anche noi una lampada magica con genio tuttofare inserito! Agli infanti di oggi, abituati dal primo anno di scuola materna a digitare con disinvoltura sulla tastiera di cellulari multifunzioni, tutto ciò non fa più alcun effetto. Il loro genio è la sim-card del telefonino, sul display a colori del quale possono vedere persino la TV, dopo aver ripreso - con la videocamera annessa - la maestra che va in bagno a far pipì. Dagli scaffali in laminato plastico delle loro camerette super-accessoriate le favole sono scomparse. O meglio, hanno lasciato al posto a più moderne clonazioni transgeniche, sotto il velame dei disegni animati di tipo disneyano: tra questi cyborg vagamente inquietanti restano ancora alcune principesse – bionde o brune - della vecchia guardia, ma altre sono sparite per sempre. Dov’è finita, tanto per dirne una, l’ingenua Cappuccetto Rosso? Troppo sciocca e sventata per essere d’esempio alle ragazzine rampanti di oggi? Oppure, in questo caso, la damnatio memoriae è stata causata dalla sorte che tocca al lupo, attualmente protetto dal WWF come animale in via di estinzione?


E della Principessa sul pisello, sapete nulla? Guai a nominarla, davanti ai bambini del 2007, perché li vedremmo ridacchiare, arrossire e parlottare a voce bassa tra di loro, sicuri di aver capito un doppio senso del tutto inesistente. Ne ho trovata traccia, di recente, solo in una pubblicità di automobili, ma dubito che i minori di 18 anni siano riusciti a capire perché la bella ragazza dello spot non riesca a dormire, in quella stanza d’albergo, e perché la cameriera sorrida in quel modo, trovando sotto il materasso il famigerato, microscopico pisellino verde.
Poco tempo fa, leggendo i commenti “postati” in uno dei tanti blog in rete, mi sono imbattuta in un tizio che si lamentava dell’atteggiamento passivo di tanti elettori, pronti a farsi abbindolare da qualsiasi demagogo, così come i topi seguivano incantati il pifferaio di Harlem. Ho riletto un paio di volte la parola, sbigottita. HARLEM? O mio Dio: ma non era HAMELIN??? Poi, il dubbio: vuoi vedere che la Disney-Pixar ha in mente un remake della (poco) nota favola, ambientata stavolta nel (molto) noto quartiere afro-americano? Del resto, il pifferaio era un musicista… magari – chissà - anche un virtuoso del jazz… e allora, diamine, quale scenario migliore per l’aggiornamento computerizzato della storia?!?

Il pifferaio di Hamelin


5 commenti:

mazapegul ha detto...

I mei libri preferiti sulle favole sono La Morfologia della Fiaba di Propp (sulla struttura delle favole), Il Mondo Incantato di Bettelheim (lettura psicoanalitica), Una Storia Notturna di Carlo Ginzburg (sulle origini del sabba) e La Grammatica della Fantasia di Rodari (manuale su come sviluppare creativamente la propria fantasia e quella dei bambini). Ho detto "preferiti", ma dovrei aggiungere che non ne ho letti altri: magari ne ho iniziati, ma non sono andato avanti.
I primi tre analizzano da diversi punti di vista il patrimonio folklorististico delle favole così come ci sono pervenute. L'ultimo c'insegna ad inventarne delle altre. Il libro di Rodari -bellissimo- è forse corresponsabile dell'annacquamento delle fiabe che Roby lamenta. Rodari crede che si possa -lui ci riusciva- a sostituire il ruolo della tradizione nella narrazione per ragazzi con un forte ethos (progressista, nel suo caso), unito alla moderna consapevolezza del testo (strutturalista, storica, economica...). Del suo, Rodari ci metteva una sensibilità acuta, tanta curiosità e una capacità di inventare pressochè illimitata.
Le idee di Rodari (e di altri), in mani diverse (etiche ma senza inventiva, o inventive ma senza ethos), hanno aiutato a nascere un'industria delle favole: riattualizzate, politicamente corrette, sintetizzate, edulcorate. Nel mio piccolo, e a uso famigliare, ne ho prodotta qualcuna anche io.
Quello che si perde, dice Roby e diceva Bettelheim, è lo stratificarsi lento -per via orale- del contenuto. Quello che, per esempio, nella figura dello zoppo (Edipo, Cristo, il diavolo e persino Gambadilegno: esempi di Ginzburg) tramanda di generazione in generazione l'immagine simbolica -ma realistica- di colui che cammina con un piede nel regno dei vivi e con uno in quello dei morti.

Roby ha detto...

Esimio Mazapegul-nicola, sul terreno delle fiabe sei imbattibile: ho preso nota della bibliografia che citi, e di cui farò tesoro. Di Rodari ho letto e ho fatto leggere a mia figlia varie cose, da "Favole al telefono" in poi: lo trovo delizioso, per non dire geniale... così come adoro quelle -fra le "tue" favole ad uso famigliare- che hai avuto la cortesia di farci conoscere...

...e se ne andarono tutti a nanna felici e contenti!

[:->>>]

Roby

mazapegul ha detto...

Cara Roby,
quello che forse più m'entusiasmò è quello di Ginzburg. Forse anche perchè, non avendo mai letto gli antropologi famosi, tutto quello che vi veniva detto m'apparve nuovo e straordinario.
Oltre al tema dello zoppo, c'è quello delle ossa dell'animale racchiuse nella sua pelle -da cui si ha un'imperfetta resurrezione della bestia-, quello delle anime che escono dalla bocca in sogno per battagliare a colpi di finocchio selvatico tra di loro, e tanti altri. Temi sorprendentemente universali (anche Cenerentola, che perde la scarpa, è a suo modo zoppa; e di Cenerentole ce n'è dappertutto, persino nella Cina antica) e al tempo stesso specifici (perchè il finocchio e non la canna palustre?).
Il tutto in una prospettiva storica che, dai processi alle streghe e dalla grande peste, retrocede alle mal documentate tradizioni sciamaniche dell'Asia centrale.
Ciao,
e grazie del bel post,
Màz

Habanera ha detto...

Sono abbastanza affezionata alle care, vecchie favole che ascoltavo da piccola eppure cosa c'è di più bello di un papà che sa inventarne di nuove per la sua bambina? Accanto a Cappuccetto Rosso, alla Principessa sul pisello e al Pifferaio di Hamelin ci sta d'incanto anche un delizioso animaletto di nome Pazienza. Il difficile è saperlo creare.
Complimenti a mazapegul ed un bacio a Roby e Nicola.
H.

mazapegul ha detto...

Arrossisco al punto che arrostisco!