sabato 15 settembre 2007

La storia che non c'era


Dorè: Il mago Atlante si dirige verso il suo castello
cavalcando l'ippogrifo (dall'Orlando Furioso)


La storia che non c'era

di mazapegul


C'era una volta una storia che non c'era, e bisognava inventarla. Si chiamarono i fabbricanti di storie, che arrivarono e dissero: “Ma se non ci date un po' di principi e principesse, di streghe e stregoni, di cavalieri e dame, di draghi e ippogrifi, come faremo a farla, questa storia?”
E si dovettero cercare tutte queste cose.
Alcuni andarono nei palazzi dei re a chiedere un po' di principi e principesse. I re e le regine, se sono simpatici, una principessa o un principe te li prestano sempre volentieri, basta che poi li riporti indietro aggiustati come quando li avevi presi.

Altri andarono in cima a delle montagne o in fondo a delle grotte a cercare streghe e stregoni, ma bisognava stare attenti, perché facevano delle magie cattivissime per non essere presi. Si doveva aspettare che dormissero, legarli ben bene con una grossa corda e portarli via così.
I cavalieri e le dame li si trovarono facilmente e vennero via volentieri. Si sa, dame e cavalieri vogliono sempre stare nelle storie e se gli chiedi di entrare in una, ti seguono subito.

E' più difficile convincere i draghi. Se gli tagli la testa, non servono più a fare la storia. Se non gliela tagli, quelli cercano di bruciarti. Per catturarli vivi bisogna essere molto furbi e molto coraggiosi.

Prendere gli ippogrifi, invece, è molto facile. Devi far finta di perdere qualcosa, un giochino o un soldino, poi ti nascondi in un cespuglio. L'ippogrifo arriva per prendere la cosa che hai perduto e portarla sulla luna. Allora tu corri fuori dal cespuglio, gli salti in groppa e gli dici di volare dove vuoi tu.

E così portarono ai fabbricanti di storie principi e principesse, streghe e stregoni, cavalieri e dame, draghi e ippogrifi. I fabbricanti di storie batterono le mani: “Bravi! Bravi!”
E la storia? E’ finita.

Venerdì 13 Aprile 2007

Da Mazapegul

Dorè: Ruggero cavalca l'ippogrifo (dall'Orlando Furioso)


3 commenti:

Roby ha detto...

Una delle cose più CARINE in assoluto che abbia mai letto! E qui uso l'aggettivo in senso più che positivo, senza quell'intonazione strascicata: "Sì... cariiiiino..." che sottintende una certa condiscendenza, come verso qualcosa di poco conto.
Però, dài, Mazapegul, questa storia che non c'era e che adesso c'è è TROPPO CORTA!!! A quando il seguito??? Aprile è passato da un pezzo!!!

[:->>>]


Roby

mazapegul ha detto...

Troppo gentile, Roby... ma funziona! Domani si parte con l'ADSL e rimettero' mano al blog.

Una parola sul contesto. Nel 2004 mi trovavo negli USA per lavoro: due mesi e mezzo da solo prima che figlia (4 anni) e moglie (non si dice) mi raggiungessero. Per mantenere i contatti con la moglie c'erano telefono e email, ma la figlia? A quattro anni il telefono ha poco senso, l'email ancora meno (a meno di non sapersi destreggiare con grafica e musichette online).
Gia' sull'aereo m'imposi che avrei spedito due lettere a settimana, con storie o filastrocche, corredate da disegnini, brutti ma dalla figlia riconoscibili.
Alla fine avevamo un discreto numero di filastrocche, soprattutto, e anche un po' di storielle.
Nei due anni successivi ne ho aggiunte poche, soprattutto filastrocche aventi a che fare col suono delle parole (Angelica, come tutti i bambini, ama nella lingua soprattutto gli aspetti più fisici). Come le doppie:

Un topo m'ha roso
il vestito rosso,
ma gli voglio bene e non oso
del collo rompergli l'osso.
Lo prendo per la coda, ma non posso
fargli del male, così lo poso.

Giuliano ha detto...

Con l'ippogrifo ho un conto ancora aperto da diversi anni, per la precisione dall'ultimo dell'anno del 1999. Sei sicuro che si faccia così a farli venire? Quali sono le tue fonti?
(stasera ci provo)
saludos
Giuliano