A volte, le storie della nascita di un libro e di un film sono altrettanto avvincenti di quelle da essi raccontati e si intrecciano o vanno in parallelo con altre storie. Di altri libri ed altri autori.
Seconda Guerra mondiale. 1942. Nella Francia occupata dai nazisti viene stampato e diffuso clandestinamente dalla Resistenza un lungo racconto intitolato Le silence de la mer (Il silenzio del mare). Il racconto è firmato Vercors e narra di un ufficiale tedesco di nome Werner von Ebrennac che si insedia nella casa di un anziano signore francese e della sua giovane nipote.
Von Ebrennac, che nella sua vita "normale" è un musicista e parla perfettamente il francese, è un grande conoscitore ed ammiratore della Francia, della sua cultura e della sua arte e tenta in ogni modo -- ma invano -- di conquistarsi la simpatia di zio e nipote i quali, durante i sei mesi di permanenza dell'ufficiale in casa loro non rispondono mai nemmeno con una parola ai suoi lunghi monologhi.
Da parte sua, von Ebrennac non cerca mai di forzare la situazione, è addolorato dal loro silenzio ma non pretende risposte ai suoi discorsi.
Attraverso una scrittura fatta di pause ed uno stile sommesso, il lettore a poco a poco comprende che nel gioco di silenzi, di sguardi, di non detto qualcosa sta avvenendo, nella relazione fra i tre personaggi, e che al di là dei ruoli e della drammatica situazione storica in cui si trovano (occupanti e occupati, dominatori e dominati) che non consente loro un avvicinamento, si fa strada la complessità di una relazione tra "persone".
La giovane nipote e suo zio però non cederanno e quando von Ebrennac comunicherà loro, sconvolto, di essere venuto a conoscenza delle reali intenzioni del Governo tedesco nei confronti della Francia e avere per questo domandato e ottenuto di essere inviato sul fronte russo lo lasceranno partire senza -- nemmeno in quel tragico momento -- pronunciare una sola parola.
Terminata la guerra, i francesi scoprono che dietro lo pseudonimo di Vercors si nascondeva il noto ingegnere-disegnatore-illustratore Jean Bruller, nato nel 1902 da padre ungherese e madre francese che allo scoppio della guerra, entrato in contatto con la Resistenza aveva fondato la casa editrice clandestina Les Editions de Minuit per promuovere la resistenza civile.
Vercors-Bruller scopre, da parte sua, di essere diventato talmente famoso da essere ormai considerato un vero e proprio simbolo della Resistenza intellettuale e vede pioversi addosso molte richieste di autorizzazione a trasporre Le silence de la mer in teatro, al cinema e di farne persino un balletto.
Tra coloro che chiedono a Vercors l'autorizzazione per la realizzazione di un film c'è anche il trentenne Jean-Pierre Melville, alla sua prima esperienza cinematografica. Ha letto il racconto a Londra e ne è rimasto sconvolto. Vercors non dà l'autorizzazione ma Melville comincia egualmente a girare il film clandestinamente e con un budget modestissimo.
Per convincere Vercors, ad un certo punto va a trovarlo e stipula con lui un accordo. Si impegna cioè a mostrare il suo film ad un gruppo di ex membri della Resistenza scelti da Vercors e a distruggere la pellicola se la maggioranza di essi esprimerà un giudizio sfavorevole. Il film viene girato in appena 27 giorni. Il gruppo designato da Vercors ne è entusiasta. Soltanto allora Vercors si decide a concedere i diritti.
Il racconto di Vercors fu pubblicato in Italia da Einaudi nel 1945. La traduzione, affidata a Natalia Ginzburg riesce a rendere magnificamente lo stile rarefatto eppure fiero del testo originale. Il libro è tuttora in catalogo Einaudi.
Andiamo adesso al film di Melville, secondo me uno di quei rarissimi miracoli che qualche volta avvengono di perfetta empatia-sintonia tra film e testo originario. Non a caso Jean Cocteau se ne entusiasmò al punto tale che dopo averlo visto chiese a Melville di dirigere un film tratto dal suo romanzo Les enfants terribles in cui la bravissima Nicole Stéphane -- che ne Le silence de la mer interpretava la nipote -- ricoprirà il ruolo di Elisabeth.
Ho avuto la fortuna di poter vedere questo film in televisione (la televisione di una volta, prima che venisse ridotta alla discarica di immondizia che è oggi) per ben due volte e ne ho un ricordo vivissimo. Un film molto difficile da realizzare ed interpretare; tutto fatto di sfumature, di particolari, di sguardi, di quasi impercettibili mutamenti nell'espressione dei volti.
Un film in cui la musica gioca un ruolo fondamentale. Perchè tutta la musica che si ascolta nel film (molto Brahms, molto Beethoven), questa musica amata e capita da tutti e tre i personaggi è... tedesca.
La musica viene utilizzata da Melville non solo come linguaggio al posto delle parole che non vengono pronunciate (non è stato Thomas Mann a dire che la musica "Tutto dice, senza mai nulla nominare"?), ma rappresenta anche e soprattutto un legame che unisce i due francesi e il tedesco, una allegoria della migliore Germania, di quella Germania dolorosamente rimpianta ed esaltata in alcune delle più belle pagine del Doktor Faustus di Thomas Mann.
Ma questa storia fatta di intrecci di storie e di coincidenze non finisce qui.
Il racconto di Vercors venne scritto nella clandestinità nel 1941.
Proprio nel 1941 nel piccolo paesino francese di Issy-l'Évêque, una giovane scrittrice, ebrea francese di origini russe e madre di due figlie scriveva -- con la frenesia di chi sa di avere i giorni contati -- la seconda parte di quello splendido libro che oggi noi conosciamo con il titolo di Suite francese.
Questa giovane donna, che nel 1942 verrà deportata e morirà ad Auschwitz si chiamava Irène Némirovsky.
Le analogie del suo racconto Dolce con Le silence de la mer di Vercors mi hanno molto impressionata.
Anche qui, un ufficiale tedesco, il tenente Bruno von Falk ("giovane, magro, con belle mani") va ad alloggiare in una casa francese abitata da due persone: le signore Angellier -- madre e moglie di Gaston Angellier prigioniero in Germania --. Anche il tenente Von Falk è un musicista (nella vita civile è un pianista professionista). Anche qui la musica che viene suonata e di cui si parla è musica tedesca. Anche qui, alla gentilezza, alla cultura, all'amore per la Francia professato dal tedesco le due donne oppongono il silenzio. Anche qui, una giovane donna comincia piano piano a vedere nell'ufficiale non solo il nemico in divisa ma anche l'uomo.
Anche qui, il racconto si chiude con la partenza di Von Falk per il fronte russo.
Vercors e Irène Némirovsky non si sono mai conosciuti, mai incontrati. Eppure, e praticamente in contemporanea, hanno scritto lo stesso racconto.
Venerdì, 13 luglio 2007
Da NonSoloProust
venerdì 14 settembre 2007
Il silenzio del mare. Ma non solo
Pubblicato da Habanera alle 00:35
Etichette: Gabriella Alù, Irène Némirovsky, Letteratura, Vercors
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1 commento:
Gabriella, questo post è straordinario, e ancora più straordinaria è la coincidenza che mia figlia -su indicazione della prof di francese- ha appena comprato "Le silence de la mer" in versione originale... Corro a scartare la confezione contenente libro e CD con lettura integrale: ma prima stampo il tuo pezzo, così la mi'figliola, a scuola, farà un figurone!
Bisous
Roby
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