"Quelli che stavano in alto, di qualunque segno fossero, anche se volevano l’interesse di Emerenc, erano tutti uguali, tutti oppressori:
il mondo di Emerenc ammetteva solo due categorie di uomini, chi maneggia la scopa e chi non lo fa".
Il mondo secondo Emerenc. Una donna anziana, volitiva, piena di energia, severa con se stessa e con gli altri; saggia e folle nello stesso tempo. Una bellezza interiore nascosta sotto strati di dolore, acidità, disciplina, coerenza all'ennesima potenza e nobile dignità. Una donna che sembra nascondere un mistero lacerante.
Emerenc viene assunta come governante da una coppia di intellettuali ungheresi. Magda è una scrittrice invisa al regime, poi riabilitata dopo anni di patimenti. E' facile individuare in lei l'Autrice stessa, Magda Szabò, considerata la più grande narratrice ungherese - e non solo - ed espressione della più elevata e autentica cultura magiara.
Magda è fragile, distratta, spesso assorta nei suoi pensieri, molto introspettiva e una credente osservante.
Emerenc detesta gli intellettualismi, la religione - è profondamente atea -, il falso buonismo, i ficcanaso e i nullafacenti. Fra le due nasce un rapporto conflittuale, spesso aspro, ma anche un legame affettivo che mette a poco a poco completamente allo scoperto le anime delle due donne.
La vita di Emerenc è costellata da atroci sofferenze; Magda, invece, vive come imprigionata in rigidi schemi. La malattia della vecchia le farà comprendere la propria intima natura, la debolezza, l'incapacità di trasformare i sentimenti in qualcosa di concreto; il suo attaccamento alle piccole cose della vita, la sua paura di fronte a quelle più importanti. Perché Emerenc riesce, nella sua durezza, a instaurare rapporti strettissimi e pieni di sensibilità con le persone e anche con gli animali, mentre Magda rimane alla superficie, incapace di prendere veramente in mano la propria esistenza. Pur essendo divenuta la figlia che l'anziana governante non ha mai avuto, Magda si dimostra incapace di seguirla sino in fondo, senza riserve. Non a caso il romanzo si apre con una sorta di confessione da parte della protagonista/io narrante: "devo ammettere che Emerenc l'ho uccisa io".
"La porta", questo splendido capolavoro drammatico, sconvolgente, scritto con uno stile asciutto e denso al tempo stesso, frutto di una sensibilità straordinaria, è la storia di un fallimento: il racconto di un autentico amore tradito, un romanzo dove la piccolezza umana viene spogliata sino all'osso. Emerenc diventa la voce della coscienza di tutti noi, un tribunale di fronte al quale ciascuno è manchevole.
Diamo dunque retta ad Hermann Hesse, cui si deve la riscoperta e il successo internazionale della Szabò: con lei abbiamo trovato il nostro pesce d'oro.
20 giugno 2007
Da Immersioni Libridinose
4 commenti:
Grazie per l'attenzione dedicata a questo post e, soprattutto, al libro.
Buone letture :)
Sto leggendo (ma che leggendo, divorando!) "La porta" proprio in questi giorni e vorrei davvero consigliarlo a tutti.
Ciao, Simo.
H.
Mi piacerebbe che Simona, prima o poi, ci dicesse se il senso della porta del libro è corrispondente almeno in parte, a quello delle due immagini. C'erano una volta i libri illustrati, e non erano solo i libri per bambini. E' una cosa che si è persa, ma a mio avviso sarebbe bello se degli artisti si impegnassero ad illustrare qualche libro noto. A volte succede, ma abbastanza si rado, ed è utile, perché fornisce una chiave di lettura diversa dalla nostra.
C'è un pittore molto noto che ha raffigurato spesso immagini di scrittori, immagini-interpretazioni, è Tullio Pericoli, i suoi ritratti di Joyce, di Kafka, di Borges e di Stevenson a me piacciono molto. Se non trovo problemi di copyright li adopererò.
saludos
Solimano
La porta è piaciuto tanto anche a me... volevo avere Emerenc... o forse essere Emerenc.
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