Canzoni (2)
di Roby
Aver passato i cinquanta e ritrovarsi con una figlia che ne ha appena compiuti 18 è, tutto sommato, una gran fortuna. Almeno per quanto mi riguarda. Nel senso che, proprio nel momento in cui io ho appena fatto il “giro di boa”, lei è invece all’inizio del percorso, si sta guardando intorno con occhio ancora non presbite e sta osservando OGGI le cose (le stesse?) che io osservavo IERI. Ed è un bell’esercizio, ogni ora di ogni giorno, confrontarsi sul campo con una che afferma perentoriamente “Io non mi sposerò mai e non avrò mai figli”, “Appena eredito questa casa la dò in affitto, vado a stare in quella dei nonni e campo di rendita”, “Alla mostra di Cézanne con te ci vengo, ma solo se mi paghi” ed altre piacevolezze simili. Certo, spesso ho il dubbio di essere rimasta vittima di uno scambio di culle, nella nursery del reparto maternità, in quel torrido pomeriggio d’agosto del 1989: ma pensandoci bene, gli altri neonati erano tutti maschi, ad eccezione di una femminuccia piccola e minuta, tutta rosea e bionda, silenziosissima… niente a che vedere con la mia robusta urlatrice, nerissima di occhi e di capelli, dalla pelle ambrata (retaggio degli antenati sardi) e dal considerevole (me tapina!) peso di quasi 4 chili! Almeno dieci volte al giorno avrei voglia di strozzarla, e sicuramente lei ha spesso lo stesso impulso. Lo leggo chiaro e tondo, scritto a caratteri cubitali nel fondo di quelle iridi color della pece che –come la pece- sembrano sul punto di prender fuoco per incenerirmi. Allora alza le spalle, mi guarda (letteralmente) dall’alto in basso e si chiude nel segreto della sua cameretta tappezzata di poster di calciatori e cantanti, dove può collegarsi a Messenger e disquisire con le amiche sul perché le mamme rompano tanto e sul come mai non capiscano quanto sia fondamentale, per una adolescente degna di questo nome, possedere almeno una cintura ed una borsa di Gucci non taroccate. Ma ci sono anche momenti in cui, malgrado il divario generazionale e caratteriale, noi due riusciamo ancora a tornare indietro, alla sintonia di quando la allattavo e lei si addormentava succhiando, beata, la boccuccia semiaperta e la manina aggrappata alla mia scollatura. O di quando a tre anni, sul lettone ancora disfatto, la domenica mattina, rideva a piena gola, facendo le capriole con me, mentre in cucina il sugo si attaccava al tegame e la pasta diventava colla, per la gioia di suo padre e mio marito. Uno dei momenti di cui sopra, appunto, è legato a quella piccola diavoleria moderna chiamata MP3, microscopica scatoletta capace di contenere centinaia di migliaia di minuti di musica e canzoni. Roba da pura fantascienza per chi, come me, vedeva già il mangianastri come un prodotto della tecnologia aliena! Dunque, sono quasi le tre, torno dal lavoro ed in casa c’è un silenzio quasi assoluto. Strano. Entro in camera sua e la trovo lì che canticchia, accovacciata in terra, con l’MP3 in tasca, gli auricolari nelle orecchie e in mano la metà di un cono gelato ipercalorico. La fulmino. Mi fulmina. Mi siedo accanto a lei. Sbuffa. Io sospiro. Poi le strappo uno degli auricolari, le ordino: “Alza il volume!” e lo indosso, dando un morso di gusto al suo cono, mentre Avril Lavigne e Justin Timberlake, da professionisti quali sono, si mettono d’impegno per riuscire a spaccarci i timpani perfettamente all’unisono.
4 commenti:
Scrivere come fai tu, Roby, è pericoloso, perché persegui una forte immedesimazione di te stessa, e di te stessa agente, non giudicante dal di fuori. Il pericolo è che vedersi è più difficile che vedere gli altri. Ma ci riesci bene - lo sai che a me piace il tuo modo - perché oltre che coinvolta sei ironica, e i tasti servono tutti e due, e che vadano d'accordo, non prevarichino l'uno sull'altro. Tutto con naturalezza e facilità, credo solo apparente. Avrei delle domande sulla modalità che usi, e prima o poi te le farò, perché in queste cose sono molto curioso. Se ne parla poco o niente, ma lo scrivere ha una sua precisa fisicità, guai se no.
saludos
Solimano
Goditela questa figlia di appena diciott' anni, Roby!.
Un giorno si sposerà, anche se adesso afferma di non volerlo fare, e tu dovrai fare i conti con la sindrome del nido vuoto. Avrai nostalgia di questi tempi in cui, anche se chiusa nella sua cameretta, comunque è ancora lì, vicino a te. Poi diventerà mamma, a sua volta, e tu conoscerai l' infinita dolcezza e la felicità di essere nonna. Ogni età può avere il suo lato in fiore, basta sapersene accorgere ed accettare, con un pizzico di ironia, l' ineluttabile trascorrere del tempo.
H.
Non aveva ancora compiuto sei anni, e gia' mia figlia cercava di sedurre il nonno per avere il gameboy e ci provava con me per l'MP3. Stoppata da tutte le parti: il PC e il telefonino dei genitori dovrebbero bastare, in eta' prescolare?!
Mi chiedo pero' per quanto tempo sapro' ancora resistere. E quando si vorra' mettere il microchip sottopelle? E le microcuffiette nel lobo dell'orecchio? E gli occhiali-televisore?
SOLIMANO, sapessi l'agitazione che mi hai messo addosso con questo fatto che io scrivo "pericoloso"!!!
[:->>>]
E non ti dico la curiosità che mi è presa a proposito delle tue future domande sulla "modalità"!!! Attendo con trepidazione...
HABANERA, da un lato me la godo, la figlia, ma dall'altro mi consumo dalla preoccupazione per il suo futuro, per i suoi problemi scolastici, per la sua testardaggine, per i suoi chiletti in più (che lei porta con grande sicurezza e che a me invece danno l'ansia). Sono due facce della stessa medaglia. Una medaglia d'oro da primo premio, ovviamente: ma a volte pesante da portare appesa al collo...
MAZAPEGUL, ti prego: RESISTI!!! NON fare come ME!!! Certo, quando poi inventeranno le lenti a contatto col video incorporato, allora sarà proprio finita, per noi poveri genitori!!!!
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