giovedì 6 settembre 2007

Dialogo minore sul dialogo


Nicoletta Braschi in Pinocchio


Dialogo minore sul dialogo

di mazapegul



Gatto e Volpe (parlano sempre insieme). La ragione per cui vi abbiamo chiamato è, appunto, per dialogare. Crediamo infatti che, al di la` delle differenze che ci sono tra noi, si possa proficuamente dialogare intorno alle fondamenta della cosa pubblica.
Guardate noi due, non siamo un esempio perfetto di dialogo permanente e bipartisan?

Grillo parlante. Veramente, mi pare che voi diciate le stesse cose. Dov'è il dialogo?

G&V. Dialogo: discorso dei due!

Gp. Pensavo che fosse "discorso tra due". Dialogo, non duetto.

Pinocchio. Il grillo ha ragione, cari amici. Non c'è dialogo se non c'è differenza. Il dialogo presuppone la diversità dei dialoganti.

G&V. Vero, ma il dialogo presuppone altrettanto la reciproca legittimazione dei due dialoganti.

Fata turchina. Non mi piace questo termine, legittimazione, che mi pare il retaggio di un passato diverso, di guerra civile fredda.
Mi pare, invece, che il dialogo richieda empatia: il riconoscimento che la posizione dell'antagonista potrebbe esser stata, o potrebbe essere in futuro, o potrebbe essere se la sorte ci facesse vivere una diversa condizione, la nostra.
Se non c'è questa ipotesi d'identità (almeno nell'iperuranio del possibile), non è dato il dialogo, ma solo la riaffermazione identica a se stessa delle proprie ragioni da parte di ciascuna delle parti in causa.

Gp. Questa empatia mi pare una nozione ancora più forte della legittimazione. Devo pensarci su, non sono così sicuro di essere d'accordo. Alcune delle nostre posizioni sono, in verità, così incontrovertibili che non riesco a immaginare come si possa onestamente sostenere il loro contrario, neanche ipoteticamente.

Ft. Ciò che può veramente essere incontrovertibile non è l'opinione in sè, ma la buona fede di chi questa opinione sostiene. Si possono con altrettanta sincerità sostenere opinioni opposte, su qualsiasi tema. Anche sulla parte prima della Costituzione, per dirne una. Dialogheremo con chi è in buona fede e rifiuteremo il vero dialogo con chi è in cattiva fede.

G&V. Cio` di cui la Fata parla e` un "Tribunale della Buona Fede". Non riusciamo a immaginare niente di meno liberale. Preferiamo il massimalismo del Grillo Parlante.

Pinocchio. Ti puoi spiegare meglio, fatina cara?

Ft. Faccio un esempio. Giuliano Ferrara sostiene opinioni opposte alle mie, ma lo ascolto sempre con interesse. Se vedo la faccia bonaria di Adornato, invece, cambio canale. La ragione è che Ferrara fa uno sforzo sincero di capire il fenomeno berlusconiano per ciò che è e per le potenzialità che esso ha (anche se, mi pare, pecchi di idealismo nel tracciare queste potenzialità, un po' come il germe cocchiero sulla testa della mosca cocchiera). Ferrara sa bene che non si tratta di "liberalismo" nel senso europeo o anglosassone, e non cerca di venderci questa bubbola. Ferrara non nega l'esistenza di un'azienda-partito-stato. Cerca, piuttosto, di inquadrare il fenomeno in un contesto più ampio, di mostrarne la necessità storica. Dopo aver ascoltato la sua analisi, abbiamo fatto un passo avanti, abbiamo capito meglio. Adornato, invece, parla come se FI fosse il partito liberale che non è. Tertium non datur: o non capisce nulla, o è in cattiva fede. In entrambi i casi, non c'e` ragione per starlo ad ascoltare, a meno di doverlo fare per ragioni istituzionali.

Gp. Io, invece, Ferrara non lo sopporto proprio. Non solo per quello che dice, ma per quello che è: un ex funzionario comunista passato alla destra del regimetto attraverso la CIA (per denaro!), quello che difende i ladri senza il minimo pudore, quello che si fa finanziare il suo Foglio dal Parlamento.

Pinocchio. Un personaggio balzacchiano, senza dubbio...

Ft. Tutto vero. Eppure, è sincero e in buona fede, se il gatto e la volpe mi permettono questi termini. Certamente, il dialogo con lui non può che essere acceso, magari lite, pieno anche di recriminazioni biografiche. Del resto, lo pensate tutti: il dialogo si fa tra diversi, altrimenti è coro. E' proprio l'empatia per Ferrara (l'empatia che lega tutte le persone sincere) che mi permette di litigare con lui. E che mi fa addormentare non appena vedo l'ipocrita Adornato.

G&V. Adornato, a noi, è simpaticissimo.

Gp. Su questo non avevo alcun dubbio.

Pinocchio. Fata, sono un po' confuso, perché tu sembri invitare al dialogo anche al di là dei principi che noi riteniamo irrinunciabili.

Ft. I principi irrinunciabili sono la prima cosa che noi portiamo nel dialogo. Avendo la consapevolezza, però, che i principi irrinunciabili di oggi non sono esattamente gli stessi che avemmo ieri, forse neanche quelli di domani. Anche i principi irrinunciabili sono soggetti a critica. Il dialogo ci serve proprio a questo: a confermare, o meno, nel libero scambio delle idee l'irrinunciabilità di questo o quel principio. Confidando che anche gli altri interlocutori facciano lo stesso. In questo modo, dal dialogo può emergere una "direzione" delle cose, ciò che non potremmo fare con un dialogo puramente interiore.

Gp. Così, però, si corre il rischio di indebolire le nostre posizioni di principio ancor prima di averne saggiata la consistenza. Lo sai bene, come fanno. Tu scegli un profilo interlocutorio, e loro dicono: "vedete, anche loro non sono così sicuri dei loro Sacri Principi".

Ft.Il rischio c'è. Queste considerazioni, però, attengono alla stretta tecnica politica, al dibattito parlamentare, e anche i nostri parlamentari utilizzano questi mezzi retorici. Al di là della tecnica, però, c'è il fatto che le idee, in sé, richiedono il dialogo libero e aperto, per non soffocare. E anche di fronte a idee, che non ci piacciono, ma che sono sostenute dalla metà circa dei cittadini...

Gp. Un po' meno, Deo gratia.

Ft. ...non andremo solo alla ricerca, nel campo avversario, di quelli che le osteggiano (anche se la tecnica politica e il buon senso richiedono di non smettere di farlo), ma, per meglio capire, andremo alla ricerca di quelli che meglio le esprimono.

Gp. Mi pare, cara fata, che tu ti scordi del fatto che la politica è fatta di interessi, prima di tutto: l'interesse generale, interessi di gruppo, persino interessi personali, come s'è visto in questi ultimi, tristi anni.

G&V. Vero, vero! Su questo siamo d'accordissimo con il grillo. Non si può ridurre la politica al dialogo delle Buone Fedi. Ci sono gli interessi, gli equilibri del sistema previdenziale, la fedeltà imperiale.

Ft. Avete ragione. Eppure, anche la determinazione e la definizione stessa degli interessi passa attraverso il dialogo. Ne parleremo un'altra volta.


Roberto Benigni in Pinocchio

4 commenti:

Solimano ha detto...

Nicola, sono passati tre anni dal tuo "Dialogo minore sul dialogo", e sembra che non sia cambiato quasi niente: Ferrara fa sempre una parte tutto sommato apprezzabile nel suo genere (è l'unico talk show che valga la pena di vedere), mentre Adornato, che in me ha sempre destato una naturale repulsione, compare molto di meno facendo gli stessi discorsi in cui lui è il primo a non credere. Compare di meno perché Berlusconi è facile all'innamoramento ed al di disinnamoramento: uno come Adornato gli fa meno gioco, adesso.

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Gia', adesso c'e' la rossa, che fa piu' movimento. Adornato e' rimasto un figiciotto palloso, anche se e' passato a destra.
At salud,
Nicola
PS La "meta' degli elettori a destra" voleva essere uno scongiuro, e invece ci si e' arrivati davvero.

Habanera ha detto...

Colgo l' occasione per salutare l' arguto folletto, autore di questo bel post.
Ciao, Nicola.
Benvenuto su Nonblog!
H.

mazapegul ha detto...

Cara Habanera,
ti leggo sempre con interesse.
Un inchino,
Nicola