Massimo Marnetto
L'ombra di un uomo si allunga sul pavimento dell'uscio della chiesa sino a diventare scarpe, che camminano ed echeggiano nella solitudine assoluta.
Appare un Michelangelo Antonioni precario nell'incedere senile, ma senza esitazioni nel dirigersi verso il monumento funerario di Giulio II ed il Mosè di Michelangelo, arrogante nel suo ritrovato splendore marmoreo dopo un restauro accuratissimo.
Sono le immagini de "Lo sguardo di Michelangelo" il corto diretto e interpretato da Antonioni e presentato a Cannes, dove ha ricevuto un applauso lunghissimo.
Di quale dei due Michelangelo è lo sguardo?
Il vecchio regista vuole che la macchina da presa lo inquadri dall'alto in basso, come se fosse una "soggettiva" del Mosè; e poi, viceversa, in controcampo passa dalla lente dei suoi occhiali per arrampicarsi fino alla maestà della statua. I due sguardi si incrociano in continuazione, in primissimi piani sempre più stringenti in un montaggio serrato.
Antonioni è solo nella chiesa vuota; solo davanti alla bellezza che lo rapisce. E sente di dover aggirare la barriera che lo allontana dalla statua, per poterla toccare.
La mano ruvida, tremolante e scura di sole accarezza lentamente i profili bianchi dei drappi di marmo che avvolgono il ginocchio di Mosè, come per integrare la percezione che il solo sguardo non assicura pienamente.
Il contrasto è spettacolare: l'uomo che è invecchiato inseguendo la bellezza, finalmente la trova, l'affronta e ne rimane trasformato, placato.
Esce dalla chiesa lentamente, senza voltarsi, minuscolo nell'impotenza del colonnato e grandioso nel dono che ha voluto farci. Il suo testamento.
(2 giugno 2004)
venerdì 31 agosto 2007
Lo sguardo di Michelangelo
Pubblicato da Habanera alle 00:15
Etichette: Cinema, Massimo Marnetto, Michelangelo Antonioni
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2 commenti:
meno male che avete recuperato Massimo! Era ora.
Giuliano
Sono d'accordo,Giuliano, era ora! Ma prova tu ad aprire l' archivio di Stile libero senza Adsl. E' praticamente impossibile.
Ieri ho fatto man bassa, non solo di cose di Massimo ma anche tue. Vedrai...vedrai...
H.
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