giovedì 28 giugno 2007

L'uomo che visse nel futuro



L'uomo che visse nel futuro

di Giuliano


La mattina dopo la prima trasmissione in tv di "Fahrenheit 451", il film di Truffaut tratto dal romanzo di Ray Bradbury, un mio compagno di classe (non dei peggiori) lo commentava così, parlandone con gli altri:- Oh, hai visto che roba? Bruciavano tutti i libri! Che bello... magari fosse vero!

Io facevo le medie, e me lo ricordo ancora. Come battuta poteva anche starci, soprattutto a scuola; ma a me non era piaciuta per niente.
A me piaceva leggere, e l'immagine dei libri bruciati mi aveva angosciato. Più che altro, di quel film mi aveva colpito molto l'idea degli "uomini-libro", cioè delle persone (messe ai margini della società e considerate pericolose, nel romanzo di Bradbury e nel film) che prendevano come missione della propria vita l'imparare a memoria un libro, anche lungo come "Guerra e Pace". Io non ne sarei mai stato capace, pensavo; e di questo mi sarebbe piaciuto parlare, la mattina dopo. Invece mi toccò di stare zitto, e forse anche far finta di essermi divertito alla battuta.

Nella mia memoria, le immagini di quel film - dove è vietato possedere libri, e averne in casa è grave delitto - fanno il paio con un altro caro film della mia infanzia che ( una volta ) era famoso. Il film è "L'uomo che visse nel futuro" di George Pal, tratto da "La macchina del tempo" di H.G.Wells. Il protagonista, proiettato in un futuro molto lontano, trova un mondo dove l'umanità è divisa in due: in superficie vive una popolazione di giovani molto belli e gentili, ma anche un po' idioti; sottoterra ci sono i terribili Morlock, che fanno un uso poco raccontabile degli umani di superficie.
Il protagonista, viaggiatore nel tempo, non ci si raccapezza e chiede ad una ragazza "di sopra" se ci sono dei libri che gli possano raccontare la storia. "Libri?" chiede la ragazza un po' stupita "Ah, sì, mi pare che ce ne siano, di là". E, infatti, di là i libri ci sono: ma sono così vecchi e abbandonati che, appena il protagonista ne prende in mano uno, il libro si sbriciola; e la stessa fine tocca a tutti gli altri, ormai inservibili.

Queste due sequenze molto forti, quella del rogo dei libri e quella dei libri che si sbriciolano perché inutili, mi tornano spesso alla mente. Non è una mia ossessione personale, di quelle da appassionato, o almeno lo credo: forse la mia unica colpa è quella di accendere la tv e di guardarla.
Una volta, quando facevo le medie e soprattutto prima, in tv ci andavano solo esperti e professori, e forse si esagerava; oggi siamo caduti nell'eccesso opposto. Oggi, radio e tv sembrano la saga del deficiente; i videogames la fanno da padroni e non sono sempre raccomandabili; e forse già i Morlock stanno cominciando a scavare le loro tane sotto di noi, e ci guardano con un certo appetito. Speriamo che qualcosa cambi, ma molto dipenderà da noi (noi che viviamo oggi) e non sono sicuro che le nostre mani siano le migliori...

Da Abbracci e pop corn

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Farenheit è un libro bellissimo che ha saputo leggere nel futuro, tanto che ora si può definire un libro di attualità. Giulia

Giuliano ha detto...

Grazie ad Habanera, e grazie ancora a Giulia.
L'anno scorso ho riletto il libro di Wells, e l'ho trovato stupefacente: va ricordato che siamo intorno al 1885...

Habanera ha detto...

Benvenuta, Giulia. Mi è capitato spesso di leggere i tuoi commenti in altri blog ed è un piacere per me ritrovarti anche qui.

Giuliano, ricordo di aver visto entrambi i film di cui parli e di averne ricevuto la tua stessa impressione. E' bello trovare qualcuno che sappia esprimere con parole adeguate quello che senti e tu lo fai, come sempre, in maniera avvincente.

Un caro saluto
habanera

Giuliano ha detto...

Cara Habanera, la verità è che i Morlock non hanno quelle facce lì: non sono mostri cavernicoli ma vestono bene, sono eleganti, giacca e cravatta. Alcuni di loro siedono già in Parlamento, non da oggi e non da moltissimo tempo, ma da ieri senz'altro.