mercoledì 9 dicembre 2009

Il Cigno: Anna Pavlova

Habanera


“Sin dai primi anni della mia vita, ho sempre voluto danzare. Non potevo pensare ad altro futuro, non potevo vedermi in un altro ruolo se non quello di una ballerina in un grande palcoscenico di fronte ad un’affollata audience di pubblico. Volevo mostrare loro la perfetta bellezza del movimento e aspettare col fiato sospeso ed il cuore in tumulto i loro applausi. Così cominciai a costruirmi castelli in aria al di là delle mie speranze e dei miei sogni, finchè tutto questo si esaudì quando fui condotta per la prima volta al Teatro Mariinskij per assistere ad una rappresentazione della “Bella addormentata”. Io ero così concentrata sullo spettacolo che rimasi come immobilizzata. Ero sbalordita, terribilmente attenta che quasi non sentii mia madre sfiorarmi. La mia infinita attenzione l’aveva colpita. “Nura” mi disse “ti piacerebbe ballare con loro?”. Risposi: “No, mi piacerebbe piuttosto ballare lassù da sola, come quella dolce Principessa”…. Quando compii otto anni non potei più tenere a freno la mia aspirazione e chiesi di avere il permesso di imparare a danzare”.
(Anna Pawlowa, Tanzende Fuesse. Der Weg meines Lebens, Dresden 1928)

Così ebbe inizio la carriera di Anna Pavlova, nata a San Pietroburgo il 31 gennaio 1881, che diventò una delle più celebri ballerine del mondo.
I genitori di Anna erano poveri e lei era una bambina fragile e cagionevole di salute ma molto determinata. A otto anni, dopo aver visto la figlia innamorarsi alla visione del suo primo balletto in teatro, la madre decise di portarla alla Scuola del Balletto Imperiale di San Pietroburgo, ma Anna rimase delusa perchè dovette attendere il compimento del decimo anno di età prima di poter essere ammessa in Accademia e poter iniziare gli studi per diventare una ballerina.

Edgar Degas: Lezione di danza
Art Museum, Denver

Il suo talento e le sue eccezionali qualità attirarono subito l’attenzione dei suoi insegnati e nel 1899, allo spettacolo finale per il diploma, fece una tale buona impressione alla commissione giudicatrice che le fu offerto di unirsi al Balletto Imperiale del Teatro Mariinskij in qualità di coryphée e cioè un ruolo superiore a corps de ballet. Fece così il suo debutto il 19 settembre 1899 nel balletto “La Fille mal gardée”.
Durante la stagione 1901-1902 ebbe modo di acquisire sempre più notorietà tra il pubblico e seppe così ricompensare con il successo, che via via andava ottenendo, l’attenzione e la benemerenza che aveva ricevuto da Victor Dandré, un aristocratico, membro del Consiglio Comunale, che, come usava a quei tempi, aveva incoraggiato, seguito e sostenuto la sua carriera sin da quando era allieva della scuola imperiale.

Anna Pavlova con Vaslav Nijinskij

Nel 1905 la Pavlova divenne prima ballerina e in quegli anni cominciò a frequentare il gruppo innovatore della vita artistica di San Pietroburgo: Sergej Diaghilev, Alexandre Bnois, Leon Bakst e Mikhail Fokine.
Nel 1907 ebbe il permesso di recarsi a Mosca per la sua prima trasferta da indipendente e si unì alla piccola compagnia diretta da Fokine.
Nel dicembre del 1907, il grande coreografo creò il breve assolo La morte del Cigno (conosciuto anche come il cigno) espressamente per la grande danzatrice che lo tenne in repertorio, senza mai abbandonarlo, fino alla fine dei suoi giorni.
Tra il cigno morente e la Pavlova si stabilì una vera e propria identificazione, sia nell'immaginario collettivo che nella poetica personale della ballerina. Nel parco della sua villa di Londra, Anna Pavlova teneva infatti un cigno cui era particolarmente affezionata e del quale studiava attentamente tutte le movenze per poterle riprodurre al meglio sulla scena.
La sua fama crebbe e, nel 1908, amici influenti convinsero la direzione del Mariinskij a consentirle di effettuare una tournée a Helsinki, Stoccolma, Copenaghen, Praga, Dresda, Lipsia e Berlino e il successo fu tale che anche l’anno successivo la tournée fu ripetuta. Questa volta la Pavlova si esibì a Parigi nel balletto di Diaghilev “Saison Russe”. Successivamente fu invitata a Londra e negli Stati Uniti ma dovette, dopo una breve esibizione a Londra, alla presenza del Re e della Regina, rientrare in patria.

Edgar Degas: L'Etoile, 1876-77
Musée d’Orsay, Paris

Tornò in tournée in Inghilterra e negli Stati Uniti nel 1910-1911, mentre a San Pietroburgo il suo manager protettore Dandré veniva accusato di appropriazione indebita di finanze governative con l’obbligo di non lasciare la città. Successivamente, nel periodo in cui la Pavlova si trovava a Londra nel 1912, Dandré fuggì dalla Russia e la raggiunse. Da quel momento divenne suo compagno di vita e presentato come marito anche se non si seppe mai se il matrimonio era stato realmente celebrato legalmente.
Anna e Dandrè si stabilirono a Londra ed acquistarono una grande casa ad Hampstead, conosciuta come Ivy House, che divenne il loro rifugio.
Con una compagnia da lei allestita, la Pavlova cominciò a girare il mondo entusiasmando milioni di spettatori e venendo acclamata dovunque come una superstar.
Dopo più di vent'anni di impegni ininterrotti, nel gennaio 1931, dopo un breve periodo di vacanza in Francia, il treno su cui viaggiava tra Cannes e Parigi veniva coinvolto in un incidente che, apparentemente, non ebbe per lei alcuna conseguenza; ma le dodici ore di attesa al freddo le procurano una forte infreddatura che, appena arrivata all’Aja, si sviluppò in polmonite fulminante.
Morì all’Hotel des Indes dell’Aja il 23 gennaio 1931. Fu sepolta nel cimitero di Ivy House ed il suo costume di cigno l’accompagnò nella tomba.


Il merito più grande della Pavlova è che quando danza, tutto di lei danza. Con gli altri ballerini, la nostra attenzione, ed anche la loro, si è prestata ad un dato momento a questa o a quella parte, rimanendo il resto accessorio. Con la Pavlova non ci sono parti accessorie. Danza con i piedi, con le dita, col collo (quanta espressione vi è nelle varie inclinazioni del capo), il sorriso, gli occhi, l’abito. Nulla viene lasciato fuori; osservandola nelle sue evoluzioni si nota che nemmeno un briciolo della sua personalità rimane fuori di lei. Essa è tutta una danza e tutto un dramma nello stesso tempo. Dopo esser stata una selvaggia capriola, eccola assieme a Nijinskij in una posizione di assoluto controllo pronti a balzare di nuovo in qualsiasi direzione. I suoi gesti sembrano più semplici di quelli degli altri, benché seguano la medesima musica, e ciò in parte perché sono più audaci e quindi occupano maggior spazio e in parte perché sono pieni di varietà sottilmente immaginata. Il dramma delle sue successive emozioni è perfettamente chiaro; i suoi cambiamenti di sentimento sono istantaneamente seguiti da corti brividi e da mormorii, perfino nel pubblico indifferente che di solito riempie il Covent Garden. Quel suo strano modo di comportarsi è deliziosamente femminile nella strana combinazione di una intelligenza piena e sviluppata con un aspetto infantile.
(Descrizione di Anna Pavlova apparsa su "The Times" il 30 ottobre 1911)

Edgar Degas: Ballerina alla barra, c.1880
Shelburne Museum, Shelburne, Vermont U.S.A.


La morte del Cigno

Coreografia: Michel Fokine

Musica: Camille Saint-Saëns (dal Carnevale degli animali)

Prima rappresentazione privata: Pietroburgo, Teatro del Circolo dei Nobili Signori, 1905

Prima rappresentazione pubblica: Pietroburgo, Teatro Marinsky, 22 dicembre 1907

Interprete: Anna Pavlova






11 commenti:

zena ha detto...

Mi colpisce lo sguardo di Anna Pavlova, nella penultima immagine: inquieto eppure lento e insistito, spaventato ma senza fughe, liquidamente presente e languido.
E' bella la descrizione di questa ballerina, dentro la cornice di dipinti che parlano della pazienza della passione.
Solo ciò che si ama tanto regala la pazienza della fatica, del provare e riprovare.
In fondo le ballerine sono come le ricamatrici: ricamano gesti, cercando la perfezione.
Un abbraccio, molto cara Habanera.
z.

Amfortas ha detto...

Curiosamente questo post arriva proprio oggi, o meglio io lo leggo ora, dopo che ieri sono stato al Verdi di Trieste a vedere il balletto "La fanciulla di neve".
Sono un profano in materia, non me ne intendo proprio, ma devo dire che sono rimasto affascinato dalla poesia e bellezza delle coreografie.
Qui si parla di una fuoriclasse e l'hai fatto benissimo perché il post cattura l'attenzione e le immagini sono magnifiche. La danza nella Pittura (altro argomento di cui sono praticamente a digiuno) mi pare sia spesso rappresentata vero?
Insomma, una volta di più passare di qua si è rivelato piacevole e istruttivo.
Ciao!

Habanera ha detto...

Cogli l'attimo fuggente.
Sono stata a Padova per qualche giorno, la bella Padova di cui parlerò (forse) in un prossimo post, ed ho trovato alcune sorprese.
La più sorprendente di tutte è che Fastweb funziona ancora e che del subentro di Telecom (previsto la scorsa settimana) non si hanno ancora notizie. Per una volta ringrazio il cronico disservizio Telecom e ne approfitto per scrivere questo commento.
La seconda sorpresa è che la musica inserita direttamente in questo post era misteriosamente sparita e che Deezer non dava più segni di vita.
Dopo una respirazione bocca a bocca pare che si sia finalmente ripreso e mi auguro che non faccia altri scherzi. Non riesco neppure ad immaginare questo post senza la musica di Saint-Saëns.

Zena, la penultima immagine è anche la mia preferita, quella che forse riesce ad esprimere meglio il senso che volevo dare a questo post. Non mi sorprende che la tua sensibilità ne abbia colto al volo il significato.

Amfortas, la magia del balletto mi ha catturata fin da bambina e ancora oggi ne subisco il fascino. La danza classica è uno dei tanti sogni rimasti nel cassetto e a volte mi piace riaprirlo quel cassetto, guardarci dentro, forse con una punta di rimpianto...
H.

Emilia ha detto...

Ho sempre molto ammirato le ballerine. La figlia di una mia amica per diventarlo ha fatto sacrifici inumani fin da ragazzina. Ma la passione la ripagava di tutte le rinunce che ha dovuto fare, compreso quella di essere dovuta andare all'estero fin da ragazzina senza i genitori a cui era molto legata.
Parli di una grande ballerina e sono rimasta affascinata. Splendide conme sempre le immagini. Ma chi meglio di te?

Un abbraccio

Habanera ha detto...

Grazie, Giulia.
Un abbraccio forte anche a te.
H.

Unknown ha detto...

Quando -come in questo caso- si riesce a descrivere l'indescrivibile, significa che si è entrati nell'anima vera del ballo e nell'atmosfera magica degli irripetibili momenti delle performances artistiche.
E qui davvero ci appaiono palpabili la leggerezza della danza di Anna Pavlova, la sua immedesimazione nella parte, il frusciare delle vesti e il suo respiro che è musica nella musica.
Complimenti Habanera !
E grazie di cuore per questa nuova emozione,
Fabiano Braccini

Silvia ha detto...

Solo a guardare l'ultima immagine si comprende quasi tutto, perchè tutto lo si percepisce guardando anche il suo bellissimo ritratto.

La postura delle gambe, delle mami, le linee sinuose che si intersecano per confluire nell'esile corpo rivestito di tulle, parlano di talento straordinario, ardente amore per la danza, corpo nato principalmente per quello.

Che magnifica ballerina deve essere stata!

Il volto è molto bello, di una bellezza antica eppure altrettanto decisa, di dolcezza determinata, di colei che sa cosa deve fare nella vita.
Il pezzo musicale di accompagnamento a questo post è davvero sublime. Toccante.

Habanera ha detto...

Caro Fabiano, rileggendo a distanza di giorni questo post l'ho trovato forse un po' troppo pieno di notizie, di parole inutili.
Non è indispensabile sapere tutto della carriera artistica della Pavlova.
Basta guardare lei ed ascoltare Saint-Saëns, tutto il resto viene da sè...

Ciao e grazie
H.

Habanera ha detto...

Silvia carissima, il tuo occhio pittorico è preciso e incantevole.
Tu vedi il Cigno e lo sai descrivere come solo un'artista può fare.
La musica, questa musica, è Anna Pavlova: l'identificazione è totale e crea un'emozione indicibile.

Un abbraccio affettuoso
H.

Silvia ha detto...

Sai Haba, mi ha davvero colpito l'immagine di lei a cigno e la Sua musica in sottofondo. L'ho vista danzare e questo spiega a me la "prepotenza" del suo talento, ti balza addosso.
E poi mi ha fatto tanta tenerezza la chioma leonina, così selvaggia, così sanguigna, circoscritta per doveri di scena in acconciature severe e rigorose. Ma anche questo aspetto spiega di questa Signora della danza, della sua determinazione del suo amore incondizionato: chissà quanti sacrifici!

Non è vero che è un post pieno di dettagli inutili, tutt'altro. La vita di un artista non è mai inutile, serve per comprenderla appieno per entrare nella sua arte con più rispetto e cognizione.
Se non avessi letto il post, sarei arrivata all'ultima immagine meno preparata. Avrei colto le linee perchè sono superlative e l'immagine è di rara bellezza compositiva, (fate un rapido paragone con altre immagini di danzatrici e mi darete ragione)ma non credo che avrei apprezzato altrettanto se non avessi letto ciò che hai scritto con precisione e dovizia come ti è congeniale.
E poi devo fare una menzione particolare al pezzo musicale.
Mi piace moltissimo, è struggente, dolente, sofferto come dovrebbe essere. Un pianista d'eccellenza.

Colgo l'occasione Haba per augurarti Buone Feste perchè nei prossimi giorni, oltre a lavorare febbrilmente sarò spesso fuori casa.

Ci tengo a dirti che ti leggo sempre con piacere, che queste pagine sono sempre un angolo ricco di piacevoli incontri, di spunti di rifelssione, di luoghi ideali dove sostare per riprendere fiato da un mondo spesso caotico, ingnorante e volgare.
Qui albergano grazia e misura, cultura e belle persone in una cornice grafica preziosa e mai banale.

Per cui ti auguro ogni buona cosa Haba cara, che tu sia serena in queste feste assieme alla tua bella famiglia.
Noi, tanto ci rivedremo più avanti:)

Un abbraccio
Silvia

Habanera ha detto...

Silvia, grazie!
Sono particolarmente affezionata a questo post ma temevo che qualcuno potesse perdersi tra tante parole. Lo rileggo ora con i tuoi occhi e capisco che va tutto bene.
Bisogna sempre seguire il proprio cuore, senza ripensamenti.

Affettuosissimi auguri di Buon Natale anche a te e ancora un abbraccio
H.