mercoledì 22 aprile 2009

Affari di famiglia - 2 -




Affari di famiglia - 2 -

di Roby



...e allora, dov'ero rimasta?
Ah, sì: alle nubi tempestose.
Siamo alla fine degli anni '30 del Novecento. Nel cielo, nuvole plumbee, solcate da aquile e svastiche. In riva all'Arno Ines e sua figlia Luciana, sole e mal consigliate da gente di pochi scrupoli, si son ritrovate letteralmente sul lastrico, inteso proprio come superficie della strada. Per tirare avanti devono affidarsi al buon cuore di un'amica di famiglia la quale, vedova e senza figli, si affeziona a mia madre come una zia (e con questo nome la chiamavo anch'io, da piccola, ignorando che fra noi non ci fosse alcun legame di sangue).


Da Cagliari intanto Mario, secondogenito di Carlo e Gisa, decide d'intraprendere la carriera militare come artigliere, e presto raggiunge il continente alla volta dell'Accademia di Lucca, per seguire il corso da cadetto. E' proprio qui che, caduto vittima di una grave infezione polmonare, riceve la premurosa visita di quelle parenti toscane mai conosciute prima, se non in fotografia. Vedere Luciana e innamorarsene è un attimo, pur tra i fumi della febbre. Neppure lei, del resto, rimane indifferente a quello spilungone dagli occhi verdi, per quanto arrossati dalla malattia: e quando poco dopo riceve una lettera in cui lui la corteggia apertamente, non se ne meraviglia più di tanto. "Sai" scrive Mario, da scanzonata giovane canaglia "ho raccontato a tutti i miei commilitoni che tu sei la mia fidanzata: non vorrai mica farmi passare per bugiardo, vero?"


Ma la guerra ormai incombe, un nuovo conflitto mondiale che ancora una volta segnerà le loro vite. Mario, pieno di patriottico ardore, si offre volontario per il fronte africano, trovando imbarco dal porto di Napoli sul primo piroscafo disponibile. All'ultimo momento, però, gli arriva l'ordine di fermarsi a terra un giorno di più: la nave parte così senza di lui, con i compagni che lo salutano dal parapetto... e poche ore dopo cola a picco con tutto l'equipaggio, centrata in pieno da una bomba inglese, regalandogli -un miracolo? il caso?- sessantacinque anni di vita in più


Una vita che, superati i pericoli, le privazioni, le atrocità degli eventi bellici, può e deve infine tornare alla normalità, alla speranza di un futuro, al sogno di due cuori e una capanna... meglio se con camera e cucina! Certo, il ritorno a casa di Mario -come di tanti altri suoi connazionali- non è dei più facili: suo padre Carlo è morto di polmonite prima dell'arrivo della penicillina che lo avrebbe salvato, lo stabile di proprietà a Cagliari è crollato sotto le bombe (che per beffa del destino hanno invece lasciato intatti i caseggiati circostanti), la madre, i fratelli, le sorelle minori hanno bisogno di lui, e subito. Adalgisa, inoltre, per quanto legatissima alla sorella Ines e affezionata alla nipote, non riesce ad accettare che suo figlio sposi la cugina, forse temendo malattie ereditarie per i discendenti.


Insomma, per Mario e Luciana, anche dopo la Liberazione, gli ostacoli non sono finiti. Un po' come Bartali e Coppi al Giro, devono ancora superare ripide salite e insidiose discese, curve a gomito e strade scivolose: il tutto mentre l'Italia intera lotta con loro per tornare a galla, fra i ricordi dolorosi del passato recente e le prime avvisaglie del progresso, annunciato in primis da un nuovo, stupefacente aggeggio parlante chiamato televisione. Dentro quel rettangolo luminoso tutto sembra possibile: è la scatola magica che ti può proiettare dalla più sperduta campagna alla grande città, dall'Europa all'Australia, dal 1955 al futuro...


Può mostrarti il matrimonio di un principe e di una star di Hollywood facendoti immaginare il tuo: magari non così sfarzoso, con tutti quei chilometri di pizzo, l'automobile scoperta, le perle, i valletti e l'uniforme di gala... Ma che importa? Si può essere bellissimi e felici anche in completo grigio e cravatta, in soprabito azzurro con le maniche a tre quarti e cappellino in tinta. Si può esserlo anche se fuori dalla chiesa non ti aspetta una Rolls Royce, ma il tram: e persino se il viaggio di nozze non sarà ai Caraibi ma a Venezia, in un albergo di terza categoria.


Luciana e Mario, quel giorno, erano più belli e raggianti di Ranieri e Grace. Lo erano malgrado i mobili pagati a rate e l'appartamentino in affitto da dividere con Ines, la madre-suocera-zia; lo erano perchè il loro sogno -dopo quasi 15 anni- si stava finalmente avverando; lo erano perchè confidavano in una lunga vita insieme, allietata magari da figli e nipoti.

"Oggi profumo di fiori" recitava con enfasi uno dei biglietti augurali ricevuti "domani sorriso di bimbi"...

... giusto un anno dopo sarebbe arrivato il mio, di sorriso.
Lo stesso con cui oggi mi piace guardare e riguardare, fino a consumarla con gli occhi, la vecchia istantanea formato cartolina scattata da un fotografo di piazza ad una giovane coppia.
Un uomo e una donna innamorati che camminano, sereni e fiduciosi, sulla strada del domani.

Da sinistra: mamma, babbo e zia B. in piazza del Duomo
a Firenze, nel 1949


3 commenti:

Solimano ha detto...

Roby, purtroppo certe fotografie della mia famiglia sono a Bologna, non le ho qui. Ne ho una con mio padre giovanissimo con la scriminatura in posa ispirata (rischiò di fare l'attore nei film dei telefono bianchi) e un'altra in cui, tutto vestito di bianco ha un giornale aperto in cui si vede la pubblicità a piena pagina dell'automobile NUOVA BALILLA. Sembra un testimonial... poi la mamma lo mise a posto! Io tenevo per Bartali, non per Coppi, e la mamma mi scriveva delle lettere in colonia per raccontarmi le imprese al Tour de France.
Lo sai che un mio amico che sta a Monza (non dico chi) sta facendo un lavoro di scavo e di documentazione sulla sua famiglia sarda. Solo che parte un po' da lontano: 1775, la data del documento più antico che ha trovato.
Bella la foto in piazza del Duomo. Erano anni così: avevano sofferto e rischiato tanto, potevano respirare, anche se ancora un po' affamati.

saludos y besos
Solimano

giulia ha detto...

Diciamo che stiamo attraversando periodi difficili, ma mi chiedo se quelli dei nostri genitori erano periiodi "facili". Forse semplicemente accettavano di più di dover affrontare e superare ostacoli.
Certo per tuo padre non era devvero suonata la sua ora... Fa impressione sapere che dove avresti dovuto essere e non sei stato per pura casualità, chi c'era è morto.
Che bella la fotografia di tuo padre e di tua madre!
Aspetto la prossima puntata.
Baci
Giulia

Habanera ha detto...

Roby cara, vengo proprio ora dall'aver riletto alcune cose tue pubblicate anni fa su Stile libero. Quando ho capito che tutto sarebbe stato cancellato ho fatto in tempo a salvare sul mio pc la maggior parte dei vostri scritti ed oggi sono contenta di averlo fatto.
In questo post ripercorri la storia della tua famiglia, l'incontro dei tuoi genitori, il loro amore tenace e appassionato ed è stato commovente
rileggere pochi minuti fa "Il sogno" che hai scritto il 13 settembre 2006. Ti ricordi?

Un abbraccio affettuoso
H.