domenica 8 marzo 2009

Vittorio Gassman

Habanera



Vittorio Gassman, mon amour


L'ho amato alla follia.
A quattordici anni può succedere anche questo: innamorarsi di un attore ed essere convinti che sia l'amore vero.
L'unico, insostituibile amore della nostra vita.
Da qui l'inizio della mia passione per il teatro che non mi avrebbe abbandonata più.

In quegli anni Gassman era soprattutto attore di teatro ed il suo Otello, il suo Amleto, il suo Adelchi, sono cose che non si dimenticano.
In seguito è iniziata anche la sua brillantissima carriera cinematografica ed i film che ha interpretato -senza mai abbandonare la sua vera vita, il Teatro- sono tanti che a volerli citare tutti non basterebbe questa pagina.
Dovendone ricordare solo alcuni, scelgo tra quelli legati ai tre registi che hanno segnato maggiormente la sua carriera: Mario Monicelli, Dino Risi ed Ettore Scola.

Mario Monicelli

“I soliti ignoti” (1958)

“La grande guerra” (1959)

“L’Armata Brancaleone” (1966)

“Brancaleone alle crociate” (1970)

Dino Risi

“Il sorpasso” (1962)


“I mostri” (1963)

“Profumo di donna” (1974)


Ettore Scola

“C’eravamo tanto amati” (1974)

“La terrazza” (1980)

“La famiglia” (1987)

Una vita piena, ricca di soddisfazioni, coronata dal Leone d’Oro alla carriera nel Festival di Venezia del 1996, ma che facilmente scivolava nella depressione, con quel genio e quella malinconia che hanno accompagnato la sua vita e la sua carriera.
Una vita da lui stesso raccontata nell’autobiografia del 1981 “Un grande avvenire dietro le spalle” in cui con infallibile istrionismo ripercorre le tappe dei suoi primi trent'anni di carriera seguendo il suo istinto più saldo e pervicace: essere il centro d'attrazione unico.

La morte l’ha colpito improvvisamente nel sonno, la notte del 29 giugno del 2000, all’età di 78 anni. Non ce l'avrebbe fatta a portarselo via se fosse stato sveglio, proprio lui che diceva: “E’ incongruo che si muoia, che non ci venga data la possibilità di un’altra vita per farla meglio”.

Alla sua morte hanno detto di lui

Mario Monicelli: "Mi mancherà non tanto il Gassman attore che, si sa, era grande ma soprattutto l'amico con cui discutere di un libro, chiacchierare, andare a spasso e sghignazzare un po'".

Claudia Cardinale: "Non riesco a crederci, sembrava immortale... Con Vittorio ho girato il mio primo film, 'I soliti ignoti'. Anche se non ci frequentavamo tra noi c'era molto affetto che si è manifestato ogni volta che ci siamo incontrati. Anche se era un uomo schivo, riservato, come me, peraltro".

Francesco Rosi: "Unico sulla scena" e unico per "sensibilità, intelligenza, cultura".

Patroni Griffi: "Sensibile, unico e, forse per questo, un uomo dolorosamente tormentato".

Paolo Villaggio: "Nessuno lo sa, ma Vittorio è la persona più divertente che abbia conosciuto... Quante risate ci siamo fatti... Vittorio è l'uomo che ho stimato di più nella vita. E' l'attore che stimo di più. Sono sicuro: ne sentirò la mancanza per tutta la mia vita".

Nel suo bellissimo sito Anna Proclemer dice:
"Ero da sempre un po’ innamorata di Vittorio.
Da quando lo vidi irrompere vestito di lustrini d’argento, bello come un marziano, dal fondo della platea del Quirino, nello stupefacente Oreste di Visconti – gridando con quei suoi mezzi rutilanti (accanto a un attonito Mastroianni): “Pilade, sì, questa è mia reggia… Oh gioia!” compresi che lo avrei amato per sempre e soprattutto decisi che ad ogni costo avrei dovuto lavorare con lui.
Era il 1949. Tre anni dopo ero primadonna nella sua Compagnia.
.....
La cosa più importante che Vittorio mi ha insegnato è che non bisogna prendersi troppo sul serio.
Sì, il teatro merita il massimo del rigore, applicazione, puntualità, concentrazione, memoria; mai farsi trovare in fallo, mai farsi cogliere in un momento di debolezza, se si sta male stringere i denti e avanti! Sì, sì, sì, tutto giusto… ma anche non dimenticarsi mai che stiamo giocando un grande gioco.
Jouer chiamano i francesi il recitare. To play”, dicono gli inglesi. Stiamo giocando, signori; noi attori, saltimbanchi dell’anima, mistificatori a volte sublimi, spesso imbroglioni da strapazzo. Stiamo giocando. Stiamo ridendo di voi, di noi stessi e di tutto questo assurdo mondo che ci circonda. Avevano ragione a seppellirci in terra sconsacrata. Noi siamo degli “sconsacratori” di professione, degli eretici per vocazione insopprimibile. Siamo dei buffoni portatori di verità.
Povero, caro Vittorio. Me lo avevi insegnato così bene, perché tu lo sapevi così bene. E com’è possibile che questo non ti abbia salvato dal mostro della depressione, regalandoti una serie di salutari sberleffi nei confronti della “seriosità” del tuo male oscuro? Non so darmene pace.
Ricordo le tue mani gelate e un po’ tremanti quando uscivamo per gli applausi dopo Significar per verba al Teatro Argentina. Era il 1993. L’ultima volta che ci si incontrava su un palcoscenico.
Ecco, quel gelo è ora nel mio cuore, da quando non ci sei più."



Due foto di scena tratte dal sito di Anna Proclemer

Quest'uomo colto, affascinante, bellissimo, costantemente osannato dalla critica e dal pubblico, ha avuto una vita sentimentale molto intensa ed inquieta.
Quattro mogli, da cui ha avuto quattro figli, ed un numero imprecisato di altre storie. Naturalmente tutte con attrici bellissime e famose. Difficile che potesse accorgersi di una sconosciuta ragazzina che lo guardava con occhi adoranti dalla platea di un teatro. Dopo qualche anno ho finito per farmene una ragione...

Vittorio Gassman e Anna Maria Ferrero in una scena di Otello


P.S. Ringrazio Solimano che mi ha fornito alcune di queste immagini e la Signora Anna Proclemer che fin dall'inizio di questo blog mi ha messo gentilmente a disposizione il suo sito.

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Salve, Habanera.

Mi ha colpito la tua notazione che Vittorio Gassman sia stato soprattutto attore di teatro. La condivido e metto al fianco di Vittorio Orson (Welles).

Aggiungo tre parole sull'egocentrismo: quando un essere umano (come Vittorio Gassman, ottimo esempio) ha un grande centro, l'egocentrismo non annoia, non irrita, diverte, consola.

(Nel caso non si firmasse, il commento, col soprannome (Margite), dispiacendomi l'anonimato - sono Pasquale Misuraca.)

Roby ha detto...

Mi ricordo quando guardavo Gassman ospite fisso a Canzonissima (o era Studio Uno?), che mostrava a Corrado le sue capacità di "mattatore". A me bambina sembrava un po' esagerato, ma simpatico. E l'impressione mi è rimasta, ogni volta che mi capitava di vederlo. Capisco bene quanto ci si potesse invaghire di lui, soprattutto a teatro, dove non ho mai avuto il piacere di ammirarlo. Tutto sommato, qualcosa ha trasmesso al figlio Alessandro, no?

Magnifico post, Haba. I miei più sentiti omaggi!

Roby

Anonimo ha detto...

Accidenti quanto eri innamorata:)

Gassman mi è sempre stato un po' antipatico, per il suo modo di porsi, anche da anziano già molto ammorbidito nei modi di fare.
Tuttavia proprio perchè non sono mai stata condizionata dall'uomo ho amato moltissimo l'artista. Di una levatura straordinaria. Di tutti i film che hai citato (le immagini sono bellissime) non saprei quale scegliere. In ogni pellicola si ha la netta percezione che il suo ruolo meglio di così non poteva essere interpretato. Mi dispiace di non averlo seguito a teatro, tranne le poche apparizioni televisive. Ma del teatro si sa, bisogna annusare l'odore del palcoscenico altrimenti non si può apprezzare appieno un'opera.
La cosa curiosa è che lui non era mosso dal fuoco sacro, lui non voleva fare l'attore, era desiderio di mammà. Lui voleva fare lo sportivo per il bel fisico atletico che aveva.
Per fortuna che non era mosso da fuoco sacro altrimenti che sarebbe stato!
Credo che con la sua morte e quella di Sordi, Tognazzi, Mandredi e Mastroianni si sia chiusa definitivamente un'epoca straordinaria per autori, registi, attori. Mi sento un'orfana a dire il vero, ma forse è solo colpa mia che non so guardare attorno.

Post grandioso, pieno d'amore:)

p.s. avrai certamente seguito uno speciale dedicato a lui nemmeno tanto tempo fa, fatto molto bene.
Ciao cara

Giuliano ha detto...

Aggiungo alla lista i film americani di Gassman: non quelli del primo periodo ma quelli girati con Robert Altman, che sono davvero curiosi. In particolare, "Quintet", un film che è piaciuto a pochi e che invece andrebbe rivisto. Direi che sono personaggi che completano il percorso d'attore di Gassman, fuori dalle cose che gli abbiamo visto fare qui da noi.
Gassman aveva molte corde che non sono state usate, e Altman se ne era accorto.

Mi unisco alle lodi a Vittorio Gassman, e al rimpianto per non averlo visto a teatro.

Solimano ha detto...

La prima cosa che mi viene in mente quando penso a Vittorio Gassman è quello che disse in una bellissima intervista (sono esistite, le bellissime interviste, forse pubblicate sul settimanale Tempo).
Alla domanda su cosa fossero le cose importanti per lui, rispose:
"L'amore e il lavoro come cifre piene, poi la cultura, ma a grande distanza". Una frase singolare, ma che trovo profonda, perché detta da lui, che a differenza degli altri del giro (di tutti gli altri, sia nel cinema che nel teatro))era veramente colto e verissimamente amava la grande cultura classica.
Un mirabile monstrum in un paese monstrum, ma non mirabile.
L'ho sempre visto come più tedesco e spagnolo che italiano (non francese, non anglosassone).
Orgoglioso, combattente anche per le cause perse -che riusciva temporaneamente a vincere. Un po' un Cyrano col naso -e tutto il resto- bellissimo.
Quasi 130 film ha fatto, perché?
Non credo per i soldi ma forse per una componente di heautontimorumenos, o per riavvicinarsi a quelli normali, lui che stava tanto sopra.
Perché sapeva anche essere cinico, ma recitava (benissimo) la parte del cinico, perché era tutt'altro che cinico, e il non prendere le cose troppo sul serio (refugium peccatorum degli altri) per lui era solo il sale della sua possente autoironia, che a volte giungeva ad uno scarso amore per se stesso.
Sempre appassionato, mai sentimentale, orgoglioso ma non presuntuoso, pagava pegno. Rischiava, come quando girò l'Italia col Carro Tenda. E come quando si scambiava le parti di Otello e di Jago con Salvo Randone. Ecco, non aver visto Gassman come Jago e Randone come Otello è una delle non molte cose che mi sono mancate.
Un uomo nato (per fortuna nostra e sfortuna sua) nel paese sbagliato. Sapeva che era un paese sbagliato però si spendeva lo stesso, come se fosse nel paese giusto.

grazie Habanera e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Era davvero un grande attore e un grande attore. Sembrava fatto di roccia, in realtà si è scoperto dopo, quanta fragilià nascosta e repressa. Era un uomo a tutto tondo... Anche a me piaceva tanto e l'ho sempre apprezzato molto.
Grazie,
Giulia

Solimano ha detto...

Una cosa strana di Gassman al cinema è che non si capisce quale fosse la partner giusta. Ci sarà un motivo per cui lo si vede benissimo con Stefania Sandrelli, così diversa da lui come tutto. Io apprezzo la Sandrelli, mentre molti hanno delle riserve; la apprezzo perché evidentemente ha delle naturali qualità filmiche elevatissime. Di film importanti ne ha fatto molti ed è difficile dire chi potesse fare meglio quelle parti al posto suo. Credo che anche in teatro andasse così: con Gassman si andava bene se il gioco era del tutto diverso, perché chi giocava il suo gioco veniva schiacciato. Una personalità troppo forte, a differenza di Mastroianni che andava bene con tutte. E' una lode ulteriore, non una critica.

saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Pasquale, Gassman era un attore di teatro; felicemente prestato al cinema grazie all'ostinazione di Monicelli che lo impose ai produttori che non volevano saperne. In effetti i (molti) film che aveva fatto prima de "I soliti ignoti" erano così scadenti che lui stesso se ne vergognava.

Roby, augurandomi che Alessandro Gassman non legga mai quello che sto per dire ti rispondo: NO!. Purtroppo non ha preso niente da suo padre, se non forse l'altezza...

Silvia, in effetti ero proprio cotta, come si può esserlo solo a quell'età. Poi per fortuna si cambia e l'amore diventa una cosa seria, con tutte le sue luci e le sue ombre.

Giuliano, sono sicurissima di avere visto "Quintet" di
Altman ma non deve avermi colpito particolarmente perchè non ricordo niente, se non che c'era lui.

Giulia, credo che una certa fragilità sia comune a tutti gli uomini. Stranamente, se ci fai caso, più sono grandi e più, per certi versi, sono fragili.

Solimano sono pienamente d'accordo su tutto quello che dici, tranne sul fatto che facesse tanti film per punire se stesso.
Una volta gli ho sentito dire che faceva cinema solo per guadagnare tutti i soldi di cui aveva bisogno per continuare a fare Teatro a modo suo, in piena libertà. Mentiva? Può anche darsi, ma sembrava molto sincero.

Grazie e saluti affettuosi a tutti
H.

Barbara Cerquetti ha detto...

Del magico quintetto (Gassman Manfredi Mastroianni Sordi Tognazzi, in ordine alfabetico, per carità!)non era lui il mio preferito.
Però...
è come dire che tra le pietre preziose non è lo smeraldo quella che mi piace di più! Avercene!

Anonimo ha detto...

Di Vittorio Gassman ricordo l'ultima apparizione a Trieste, al Rossetti, non ricordo in che anno.
Fu straordinario in tutto quello che recitò e una delle serate a teatro migliori della mia vita, e ne ho passate tante.
Ciao.

Habanera ha detto...

Barbara, io sono un'appassionata di teatro più che di cinema e la presenza scenica di Gassman era una cosa che sentivi dentro, che ti coinvolgeva totalmente. E la sua voce... chi la può dimenticare.
Gli altri del magico quintetto? Tutti bravissimi ma su un altro piano.
H.

Amfortas, la cotta mi era già passata da tempo ma l'ammirazione per quel grande attore è rimasta uguale negli anni. Mi fa piacere che tu, che conosci ed ami l'insostituibile forza del teatro, la condivida.
H.

Anonimo ha detto...

Io ho un debole per Mandredi. Oltre che bravo per me era bellissimo.

Sordi, unico.

Tognazzi insostituibile.

Il bell'Antonio, Mastroianni, tenetevi forte, non mi ha mai detto niente.
Mi rendo conto che a recitare era bravissimo ma che fosse inquadrato o no a me non cambiava nulla.
Ecco, l'ho detto.

Roby ha detto...

Tenetevi forte anche voi: Mastroianni (simpatico, bravo, ecc. ecc.) non ha mai detto nulla nemmeno a me. Tognazzi (bravissimissimo) mi è sempre riuscito insopportabile. Sordi idem, eccetto che in Un americano a Roma. Concordo invece sul debole per Manfredi: in Operazione S.Gennaro, tanto per fare un esempio, è insuperabile. Il mio ideale maschile, nel panorama degli attori italiani di una volta, era Antonio Cifariello, che morì "giovane e bello" (come recitava il titolo di "Oggi").

Ed OGGI, appunto, quali sono i vostri sex-symbols italici dello schermo?

Da parte mia, cancello immediatamente con un doppio tratto di penna Scamarcio; trovo poi troppo "dolce" Raul Bova, e troppo gigione Massimo Ghini... Daniele Liotti non è male, lo ammetto... ma l'INARRIVABILE, per me, resta sempre ZINGARETTI!!!!

Scusa la digressione, Haba!!!!
E buonanotte!!!!

Roby

Barbara Cerquetti ha detto...

Va bè, visto che siamo andate fuori tema lo dico anch'io.

Zingaretti lo ADORO!
Ma non è solo perchè è bravo, mi piace proprio lui, con il capoccione pelato e lo sguardo ingrugnito.
Sarà che letterariamente avevo già una cotta per Montalbano, chi lo sa?

Scamarcio ormai, a forza di fare l'incazzoso, quando gli attraversa la strada un gatto nero, è il gatto a fare gli scongiuri.

Per tornare al mitico quintetto invece devo dire:

Gasmann: io a teatro non l'ho sentito mai, non posso giudicarlo altro che con il cinema ahimè.

Manfredi: un grandissimissimissimo. Mi piace in tutti i suoi ruoli, ma come fa il marchigiano in Straziami ma di baci saziami è il massimo.

Sordi: è il mio preferito aò. Quando è morto è stato come perdere, non dico un nonno, ma un caro zio.

Mastroianni: fisicamente bellissimo, il tipo di uomo che mi fa girare la testa. Come attore dipende dal film.

Tognazzi: mi era antipatico, ma certi ruoli non poteva farli nessun altro bene come lui.Una grinta che oggi se la sognano.

Habanera ha detto...

Ma guarda 'ste impunite!
Si stava parlando del mio grande amore giovanile (Vittorio Gassman, mica bruscolini) e siamo finiti a parlare di Scamarcio...
O tempora o mores!
Restando rigorosamente in... fuori tema, dico la mia:
Zingaretti sì! Lo adoro anch'io e non solo per il personaggio riuscitissimo di Montalbano ma proprio perchè è lui, con quella faccia, quella voce, quel modo di muoversi. Ha l'aria di essere un uomo virile come pochi ma senza particolare arroganza. Soprattutto non ha l'aria di recitare ma di essere esattamente il personaggio che interpreta.
Devo confessare invece che non conosco nè Scamarcio nè Daniele Liotti. Esistono?
Concordo sul gigionismo eccessivo di Massimo Ghini mentre Raul Bova a volte mi è piaciuto.
E adesso tieniti forte tu, Roby: ho conosciuto di persona Antonio Cifariello.
Era un ragazzo bellissimo, timido e gentile, che abitava a pochi metri dalla casa della mia amica Paola, in via Orazio a Napoli.
Quando è morto, anche se lo avevamo perso di vista già da qualche tempo, è stato un dispiacere fortissimo per noi. Non riuscivamo a credere che un uomo così giovane, bello e gentile se ne fosse andato per sempre.
Per finire: Manfredi era bravissimo e simpatico ma dire che fosse addirittura bellissimo mi sembra un po' eccessivo. Silvia, sei sicura di averlo guardato bene?
Bello semmai era Mastroianni: languido, sensuale, enigmatico. Com'è 'sta storia che a voi non ha mai detto niente? Menomale che c'è Barbara che mi capisce.
Su Tognazzi non si discute. Antipatico o simpatico è stato un grandissimo attore e il cinema italiano dovrebbe fargli un monumento. Come dovrebbe farlo anche a Sordi anche se a me, pur riconoscendone la straordinaria bravura, come personaggio (non come attore) è sempre stato cordialmente antipatico.
Insomma, alla fine vince sempre Gassman e così siamo ritornate anche in tema. ;-)

Abbracci affettuosissimi a tutte
H.

Anonimo ha detto...

( passaggio d'affetto per Gassman, per te, cara Habanera, e per voi tutti, da giorni in cui vorrei tanto esserci ma proprio proprio non si può :). A presto )

zena

Habanera ha detto...

Zena cara, non si riesce quasi mai a fare tutto quello che si vorrebbe.
Sapessi quante mail ci sono nella mia posta che reclamano una risposta, quanti blog, che pure mi sono cari, non visito da troppo tempo, quanti commenti restano solo vaghi abbozzi nella mia mente senza mai tradursi in parole...

Grazie del tuo pensiero e dell'affetto, come sempre ricambiatissimo.
H.

Fontis Gombaudi ha detto...

Un po' tardi ma arrivo...
E pensare che ci sono "anime belle" che trovano strano pensare a Vittorio come attore di teatro. Si rivolterà nella tomba...Era a teatro che bisognava ammirarlo! Desidererei esser più vecchio solo per averlo visto in ORESTE accanto a Mastroianni e la Morelli. Cosa doveva essere quello spettacolo al Quirino...mi accontento di averlo visto dal 1982 in: Otello accanto a Pamela Villoresi (Desdemona)e Giulio Brogi (Jago). Macbeth, con Annamaria Guarnieri. Affabulazione di P.P. Pasolini. Nel 1987 Poesia, la vita Recital. Ulisse e la Balena bianca Da “Moby Dick” (purtroppo non a Genova e quindi ho perso l'intrasportabile impianto scenico di Renzo Piano). Memorie, recital di poesie.
Ma bastava averlo sentito al radiofonico "Granvarietà" della domenica mattina, per rendersi conto della grandezza dell'attore.

Habanera ha detto...

Non preoccuparti Fontis Gombaudi, non è mai troppo tardi per commentare.
I commenti ai post non più recentissimi sono in assoluto i miei preferiti perchè dimostrano la vitalità degli archivi e dell'intera struttura del blog.
Su Gassman la penso esattamente come te: era eclettico, vulcanico, sapeva fare mille cose, ma era soprattutto un uomo di teatro, era Il Teatro.

Ciao
H.