lunedì 30 marzo 2009

Specchio delle mie brame (2)




Specchio delle mie brame (2)

di Solimano



Così Giorgio Vasari nella Vita di Francesco Mazzuoli pittore parmigiano:

" ... per investigare le sottigliezze dell'arte, si mise un giorno a ritrarre se stesso, guardandosi in uno specchio da barbieri, di que' mezzo tondi. Nel che fare, vedendo quelle bizzarrie che fa la ritondità dello specchio... gli venne voglia di contrafare per suo capriccio ogni cosa. Laonde, fatta fare una palla di legno al tornio, e quella divisa per farla mezza tonda e di grandezza simile allo specchio, in quella si mise con grande arte a contrafare tutto quello che vedeva nello specchio e particolarmente se stesso... E perché tutte le cose che s'appressano allo specchio crescono, e quelle che si allontanano diminuiscono, vi fece una mano che disegnava un poco grande, come mostrava lo specchio, tanto bella che pareva verissima; e perché Francesco era di bellissima aria et aveva il volto e l'aspetto grazioso molto e più tosto d'Angelo che d'uomo, pareva la sua effigie in quella palla una cosa divina."

M (1931) di Fritz Lang

Hans Beckert (Peter Lorre): "Quando cammino per le strade ho sempre… la sensazione che qualcuno mi stia seguendo. Ma sono invece io che inseguo me stesso.
Silenzioso... Ma io lo sento. Sì, spesso ho l'impressione di correre dietro a me stesso. Allora, voglio scappare. Scappare! Ma non posso, non posso fuggire! Devo, devo uscire ed essere inseguito! Devo correre, correre!"

Jour de fête (1949) di Jacques Tati

Nel paese di Follainville (Saint-Sévère-sur-Indre), il postinoFrançois (Jacques Tati) si accorge improvvisamente di avere un occhio cerchiato. E' uno scherzo che gli hanno fatto qualche ora prima quelli che gli hanno offerto da bere. Sono sicuramente invidiosi della ventata di modernità che François sta introducendo a Follainville, con l'adozione dei sistemi della posta all'americana.

Stromboli (1950) di Roberto Rossellini

Karin (Ingrid Bergman) è una cittadina lituana che per uscire da un campo di concentramento ha sposato Antonio (Mario Vitale), un soldato di guardia al campo. Antonio proviene da un'isola che lei non ha mai visto. Ma la realtà di Stromboli è molto diversa da quello che lei si aspettava: vita dura, costumi diversi. Un senso totale di estraneità. Il guardarsi nello specchio è un riconoscere la Karin che c'era e che ora vorrebbero che non ci fosse più.

Alraune (1952) di Arthur Maria Rabenalt

Lo scienziato Jacob Ten Brinken (Erich von Stroheim) è riuscito a far nascere una bambina dall'unione artificiale di un condannato a morte e di una prostituta. La malefica mandragora germogliava dalle estreme convulsioni dei condannati. Ten Brinken ha creato una mandragora di carne: Arlaune (Hildegard Knef). A diciotto anni è scappata dal convento e si contempla allo specchio. Sedurrà uno studente, un pittore, un barone, uno stalliere, lo stesso Jacob Ten Brinken e il suo segretario.
La vedono e si innamorano, facendo tutti una brutta fine. Mai fidarsi delle mandragore, specie quelle di carne, perdippiù tedesche! In un film precedente, tratto dallo stesso libro di Hans Heinz Ewers, la parte di Alraune fu di Brigitte Helm...

Les Diaboliques (1955) di Henri-Georges Clouzot

Christina Delassalle (Véra Clouzot) è la proprietaria di una scuola privata, ma è suo marito, il crudele Michel Delassalle (Paul Meurisse) , a decidere tutto. Christina si è fatta amica di una insegnante della scuola, Nicole Horner (Simone Signoret), benché sappia che Nicole è l'amante di Michel. Uno studente vede, attraverso il vetro che lo rispecchia, Nicole che prepara una medicina per Christina.

I dolci inganni (1960) di Alberto Lattuada

E' una giornata importante, per la sedicenne Francesca (Catherine Spaak): ha fatto l'amore per la prima volta con l'architetto Enrico (Christian Marquand) che ha trentasette anni. Francesca non sa se le è piaciuto o no, sa che oggi è cominciata la consapevolezza e finita l'adolescenza.

Zazie dans le métro (1960) di Louis Malle

Zazie (Catherine Demongeot), prima è scappata dalla casa dello zio Gabriel (Philippe Noiret), poi ha incontrato un ambiguo personaggio: Trouscaillon (Vittorio Caprioli), che le ha comprato un paio di blu-jeans, seconda aspirazione di Zazie dopo il viaggio sul metrò (che però oggi non funziona a causa di uno sciopero). Adesso Zazie è fuggita abilmente da Trouscaillon portando con sé i blu-jeans, ma Truscaillon, che è un sagace investigatore, l'insegue. Solo che si trova di fronte improvvisamente ad un triplice specchio e si spaventa tre volte vedendo se stesso.

La viaccia (1961) di Mauro Bolognini

Il contadino Amerigo (Jean-Paul Belmondo), giunto da poco a Firenze, guarda ammirato la prostituta Bianca (Claudia Cardinale), che guarda se stessa. Per lei Amerigo perderà il lavoro e si ridurrà ad essere il guardiano del bordello.

Irma la Douce (1963) di Billy Wilder

La passeggiatrice Irma la Douce (Shirley MacLaine) si sistema un ricciolo sotto gli occhi del suo amato Nestor Patou (Jack Lemmon) che è un po' inquieto. Fatica ad abituarsi al suo salto sociale: da poliziotto a lenone. Inoltre è geloso a causa del lavoro di Irma e sta meditando di trasformarsi da lenone in cliente esclusivo. Ma è solo un lavoro, Nestor!

Judex (1963) di Georges Franjou

Del film Judex non sapevo niente, niente di niente. Ma mi sono imbattuto nell'immagine di una suora cappellona bellissima che si specchia ed ha un pugnale in cintura. Non potevo esimermi dal metterla. Però mi sono informato: non è una vera suora, ma una donna astuta che a volte si fa chiamare Diana Monti a volte Marie Verdier (Francine Bergé). Il titolo italiano del film è L'uomo in nero.

La Sirène du Mississipi (1969) di François Truffaut

Marion Vergano (Catherine Deneuve) ha sposato Louis Mahé (Jean-Paul Belmondo), un ricco possidente nell'isola di Réunion, fingendo di essere Julie Roussel, la donna con cui Louis era in corrispondenza. Dopo il matrimonio Marion è scappata coi soldi tornando in Francia. Ma Louis è tornato, ed ha una pistola. Però a volte l'amore è cieco...

Paper Moon (1973) di Peter Bogdanovich

Stamattina Moses Pray (Ryan O'Neal) e la bimba Addie Loggins (Tatum O'Neal) si guardano insieme nello specchio prima di uscire a vendere Bibbie casa per casa. In genere Addie si specchia poco, ma oggi vuol vedere come le sta il fiocco che ha comprato Moses. Il fiocco è utile perché Addie è stufa di essere scambiata per un maschio, quando porta i blu-jeans. Moses, dal suo punto di vista, cerca di tener buona Addie perché si è innamorato di Trixie Delight (Madeline Kahn) e sta vendendo meno Bibbie, con grande dispetto di Addie, sua socia in affari.

La nuit américaine (1973) di François Truffaut

Il regista Ferrand (François Truffaut) sta girando a Nizza il film Je vous présent Pamela. Questa immagine è un fuori scena del film: Julie (Jacqueline Bisset) sta cercando di mettersi a posto davanti ad uno specchio che le presenta una assistente, ma lo specchio è double-face e noi vediamo la faccia dell'assistente. In fondo, si scorge Ferrand. Come si vede, la situazione è ingarbugliata, ma se si tiene presente che il fuori scena riguarda il film Je vous présent Pamela e non il film La nuit américaine, si capisce tutto (o quasi...)

Romanzo popolare (1974) di Mario Monicelli

Giulio Basletti (Ugo Tognazzi) è un metalmeccanico milanese che ha sposato Vincenzina Rotunno (Ornella Muti) una ragazza meridionale molto più giovane di lui ( Vincenzina ha meno di vent'anni). Però il Basletti comincia ad avere l'impressione che la differenza di età si senta, perché attorno a casa ronza un giovane poliziotto meridionale, Giovanni Pizzullo (Michele Placido). Davanti allo specchio, con le mani si stira la faccia come per far sparire le rughe.

Nosferatu (1979) di Werner Herzog

Il Conte Dracula (Klaus Kinski) è riuscito a seguire Jonathan Harker (Bruno Ganz) nel suo viaggio di ritorno dai Carpazi in Germania. Insidierà Lucy Harker (Isabelle Adjani) che lo vede atterrita nello specchio, come se fosse un'ombra.

Madame Bovary (1991) di Claude Chabrol

Emma Bovary (Isabelle Huppert) al ballo non guarda il grande specchio che le sta dietro e che la riflette di schiena. Guarda la sala, le persone, fra cui c'è Rodolphe Boulanger (Christophe Malavoy) che diverrà il suo amante. Emma impara a disprezzare suo marito Charles (Jean-François Balmer), che vede completamente fuori posto, meschino, imbarazzato e imbarazzante.

Basic Instinct (1992) di Paul Verhoeven

Catherine Trammel (Sharon Stone) non si guarda negli specchi: sono gli specchi che guardano lei, triplicandone il fascino dominante. Tempi duri per Nick Curran (Michael Douglas) e Beth Garner (Jeanne Tripplehorn). Il vizio di accavallare le gambe è palese, quello del rompighiaccio è nascosto.

Merci pour le chocolat (2000) di Claude Chabrol

Jeanne Pollet (Anna Mouglalis) non si guarda in uno specchio, ma guarda un ritratto in cui c'è un viso quasi identico al suo. Un ritratto che è come uno specchio. Jeanne comincerà a caprire che cosa c'è dietro il rapporto fra il grande pianista André Polonski (Jacques Dutronc), che l'ha presa a benvolere, e la sua seconda moglie Mika Muller (Isabelle Huppert) che era la migliore amica della prima moglie, morta in un incidente d'auto, di cui Mika sa forse il motivo.

The Dreamers (2003) di Bernardo Bertolucci

Nel 1968 Isabelle (Eva Green), si è chiusa in casa insieme al fratello Theo (Louis Garrel) e al loro amico americano Matthew (Michael Pitt), che hanno conosciuto alla Cinèmateque per la comune passione filmica. Isabelle usa lo specchio per truccarsi, fra un gioco erotico e l'altro col fratello e con l'amico. Usciranno insieme solo per le manifestazioni di maggio.

Van Helsing (2004) di Stephen Sommers

Ancora il Conte Dracula, che stavolta si chiama Vladislaus (Richard Roxburgh). La sua preda in questo film si chiama Anna Valerious (Kate Beckinsale), ma stavolta, nello specchio Dracula sparisce, da buon vampiro che di attiene alle regole vampiresche. E Anna Valerious non sembra più una vittima, ma una danzatrice.

Così ancora Giorgio Vasari, sempre nella Vita di Francesco Mazzuoli pittore parmigiano:

"Francesco, finalmente, avendo sempre l'animo a quella sua alchimia, come gli altri che le impazzano dietro, ed essendo da delicato e gentile, fatto con la barba e chiome lunghe e malconce, quasi un uomo selvatico e un altro da quello che era stato, fu assalito, essendo mal condotto e fatto malinconico e strano, da una febbre grave e da un flusso crudele che in pochi giorni lo fecero passare a miglior vita. Volle essere sepolto nella Chiesa de' Frati dei Servi, chiamata la Fontana, lontana un miglio da Casalmaggiore e, come lasciò, fu sepolto nudo, con una croce d'arcipresso sul petto."

L'autoritratto del Parmigianino con lo specchio concavo è a Vienna, ed è stato eseguito attorno al 1524, mentre l'autoritratto col cappelluccio a sghimbescio (nella Galleria Nazionale di Parma) è dell'ultimo periodo di vita: il Parmigianino, che era nato nel 1503, muore nel 1540, quindi fra i due autoritratti ci sono meno di sedici anni.



6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ricordo benissimo la scena tratta da Irma la dolce, personaggio delizioso...dominato dal verde pisello, vero? Eran di quel colore anche le calze e il fiocchettino del cane, mi pare.

Il tema dello specchio ha una trasversalità incredibile. Alice docet.

Quando ero bambina, nelle mie tasche stile Mary Poppins, c'era sempre un pezzetto di specchio, un mozzicone di candela e qualche fiammifero: qualora fossi rimasta chiusa in una tenebrosa caverna (leggi: cantina di mia nonna) o in un tunnel minaccioso (leggi: corridoio della casa della Lella) avrei potuto raddoppiare la fonte luminosa!!!
Sarei tentata di pensarlo ancora.
Grazie e saluti
zena

giulia ha detto...

Lo specchio è davvero il nostro alter-ego. E' davvero molto bella ed interessante questa tua carrellata, ma come riesci?
Giulia

Silvia ha detto...

Ohhhhhhhhhhh! Ho potuto leggerlo con calma e godermelo tutto. Alcuni film sono bellissimi e il mio cuore è per Irma la dolce. Ce ne sono di quelli che non ho mai visto. Chissà se li troverò in viodeteca...

Lo specchio. Ultimamente mi rimanda sempre un'immagine che non conosco, una signora di una certa età, molto seria, che cammina con sguardo dritto.
Invece no, dovrei vedere svolazzare dei capelli e dei denti, delle gonne con le frappe, dei jeans strappati con le toppe, un ciao che freccia con due ragazze sopra...

Dentro sono così.

Solo la mattina davanti allo specchio mi riconosco. Forse perchè vengo da un altro mondo:)

Post molto bello:)

Solimano ha detto...

Sì, Zena, è proprio verde pisello, il magutt mi ha dato conferma.
Lunga storia, quella degli specchi, ci si specchiava anche prima che esistessero: nell'acqua (come il Narciso di Ovidio tradotto in quadro da Poussin) e... negli occhi della persona amata.
Il cinema è un'arte così potente (anche gaglioffa) che lo specchiarsi nell'acqua l'ha utilizzato, anche se non l'ho messo qui. Per un certo periodo non farò Specchio delle brame (3) anche se le immagini ce le avrei, prima voglio capire qualcosa, perché ce n'è da capire. Forse è venuto un post bello, ma affaticante, se non si vuole svicolare.
Giulia, non prendo il tuo come riesci in senso laudatorio, sul piano tecnico basta stare attenti quando si vede un film, prima o poi lo specchio esce, solo che c'è differenza fra chi lo fa per esibizionismo e chi, attraverso lo specchio, vuol dire qualcosa che non si può dire direttamente. Ci si riesce se si sta attenti alle piccole percezioni, che sono quelle che spiegano le cose, a differenza del generalismo che non le spiega ma ci si sovrappone. In definitiva, è il solito discorso dell'accorgersi che ho fatto altre volte. Ci sono dei giorni in cui ci accorgiamo e dei giorni in cui, per quanto ci sforziamo, non ci accorgiamo, proprio perché ci sforziamo. Come per scrivere, al dilà dei valori e disvalori: le cose migliori -o meno peggiori- sono quelle che scriviamo con minor fatica.
Silvia, io ho provato, quando disegnavo, anche a fare gli autoritratti, naturalmente con lo specchio davanti, solo che usciva qualcosa che non avrei voluto uscisse: è molto più difficile disegnare se stessi o le persone care che disegnare la faccia di una persona che vedi per la prima volta.
Comunque, a livello cinema, sugli specchi si capisce di più attirati dalla curiosità e dalla bellezza dell'immagine che sovrapponendo psicologismi o specialismi. Insomma, riuscire ad essere indifesi è un'arte difficile.

Consiglio a tutti un film: "Les parapluies de Cherbourg". Sarà antiquato come storia, come musica. come parole che cantano sulle musiche, ma come pittura attraverso gli specchi è unico, a meno forse di un altro film dello stesso regista (Jacques Demy): "Les damoiselles de Rochefort".

grazie e saludos
Solimano

Silvia ha detto...

Bisogna lasciarsi andare, totalmente.
Nell'ultimo che ho postato, sono io. Non importa quanto è realistico, anzi nella parte in basso del volto proprio no, però così mi riconosco, perchè ho espresso un mio stato d'animo.
Con l'autoritratto non si può fuggire:) L'autoritratto di certo mette alla prova. Io in realtà non volevo fare un autoritratto, volevo esprimere un sentimento e credo di esserci riuscita. L'utoritratto non m'intreressa, allora mi faccio una foto che faccio prima:)
Concordo sulla difficoltà di essere indifesi. Richiede una "forza" non comune. Grazie per le segnalazioni.

Habanera ha detto...

Continuo ad andare su è giù da un capo all'altro del post per confrontare i due autoritratti del Parmigianino.
Non riesco a crederci! Nel primo ha circa 21 anni e ne dimostra meno di diciotto.
Nell'ultimo non ha ancora 37 anni ma ne dimostra più di 50.
Non so di cosa sia morto ma tutto fa pensare che fosse già malato ai tempi del cappelluccio rosso a sghimbescio.
Non c'è mai rischio di annoiarsi con i tuoi post, Solimano, e si impara sempre qualcosa.
Grazie!
H.