(Le confessioni di un poeta finto -9)
Mi capitò, un giorno, di scrivere una poesia strana. So che non vi piacerà, ma ha una sua storia ed è diversa da tutte quelle che avevo scritto prima. Per intanto, eccola qui:
1965
Biondi capelli della Santa, avvolti
In cartigli gotici.
Madonna con ciliege
Bambino con la mela
E quella mela è il mondo.
Piazza dei miracoli
Una città-colore
Certezza di uno spazio in cui si crede.
Donna elegante legge
Laidi fotoromanzi
Duro sguardo luttuoso
Viso da prenotazione obbligata.
Mondo di vita-moda
Ingenua arlecchinata
Tanti colori ed un solo sapore.
Sguardo vuoto della ragazza triste
In un velo di sonno intraveduta.
Per le persone che amiamo di meno
La gentilezza al posto dell’amore
Goccia d’acqua sulla lastra rovente.
Polline nato da neve ventosa
Scala della ragione
Surreale orologio
Macchie d'ombra e di luce
I colori diversi delle viole.
Fare senza parlare
Bellezza del reale.
Nel 1965 giravo per l’Italia, da Taranto a Bolzano, da Siena a Rimini, per prendere le abilitazioni alla guida dei diversi mezzi di trazione: locomotori elettrici, diesel, locomotive a vapore. Prendevo nota in un taccuino delle cose che mi colpivano, era un sintetico diario personale e finì lì.
Finché, circa venticinque anni dopo, mi capitò sott’occhio e decisi di estrarre da esso alcune frasi ed alcuni incisi, che avessero un senso non relativo al 1965, ma al momento che stavo vivendo. Fu una operazione molto semplice, perché le percezioni primarie erano latenti ma vivissime in me, venticinque anni dopo. Ritengo che questa, della latenza e della vitalità nel tempo di molte percezioni, sia una chiave fondamentale per fare in modo che i ricordi entrino nel presente con efficacia, non si trasformino nel pensiero su un ricordo, come succede di frequente.
La Madonna, il Bambino e la Santa dei primi quattro versi esistono, le statue lignee sono in un museo di Bressanone (Brixen). C'è anche Verona, lì è la piazza dei miracoli di cui scrivo - me la importai da Pisa - ed è Verona la città-colore. Un gelato mi deluse per il suo sapore sciapo: tanti colori ed un solo sapore. A Verona esiste realmente la Scala della Ragione, magnifica opera all’interno di un palazzo gotico. C’era un orologio antico sulla parete di una chiesa, forse Sant'Anastasia, eccolo, è il surreale orologio.
Le persone di cui parlo le vidi realmente viggiando in treno. Così vidi le gocce d’acqua sulla lastra rovente, durante le lavorazioni nella grande officina ferroviaria di Verona. Vidi persino i colori diversi delle viole, che dipendevano dalle diversità dei terreni in cui crescevano.
Mischiate a queste cose viste, ci sono delle affermazioni morali, che a quelle cose dovrebbero collegarsi, e non è detto che lo facciano. Ma gli ultimi due versi dicono qualcosa in più, perché era cambiato il mio atteggiamento. Un tentativo imperfetto che diede qualche frutto poco tempo dopo.
P.S. L'immagine a destra del post è un altro particolare dell'affresco del Pisanello in Sant'Anastasia a Verona.
3 commenti:
Penso che tu fossi conscio del doppio significato di "ventosa"... Chissà che bella seduta psicoanalitica che ne sarebbe venuta fuori: qualcosa che si attacca e si fa fatica a staccare, come le freccette dei bambini sulla fronte, che poi lasciano il segno quando si staccano dalla fronte istessa.
"Per le persone che amiamo di meno
La gentilezza al posto dell’amore....."
E' di una verità che fa male, questa osservazione: il 'modo' chiamato a compensare un'assenza o una non corrispondenza...
Perchè non dovrebbe piacere questo testo poetico?
Ha immagini che restano, come quella della neve ventosa. Mi piace pensarla incerta e vagante, ma anche la direzione di senso suggerita da Giuliano porta lontano
(chiedo scusa per la orrida rima involontariissima :) )
Buona notte.
zena
Il Pisanello di San Fermo in rete non c'era, ed ho usato lo scanner su un libro mio. Ma del Pisanello a Verona c'è anche la Madonna della Quaglia a Castelvecchio, dove c'è la Madonna del Roseto attribuita a Stefano di Zevio, che va vista centimetro quadro per centimetro quadro, tante sono le meraviglie.
Una visione solo storica dell'arte può portare fuori strada. Perché Gentile da Fabriano (a Brera c'è il Polittico di Valle Romita) e Pisanello sono fra i massimi artisti, come lo è il Crivelli alla fine del Quattrocento.
Della ventosa non ero conscio, ma ci può stare benissimo.
Poi, non sono affetto da umilismo, né per carattere né per convinzione. Questa piccola serie non è un elenco di belle poesie, ma una storia personale autoironica ed ironica, perché di poeti finti ce ne sono millanta che tutta notte canta. Poi c'è l'aspetto dei ricordi e della selezione fra le percezioni, quindi anche della creatività. E lì, sto risolutamente sul biologico, che è primario. I neuroni stanno lì, nella capa nostra! Impariamo ad usarli accorgendoci di quello che ci sta nel nostro qui ed ora, nei neuroni. Comprese percezioni di trent'anni fa, fresche, non appannate. Perché le alternativve sono solo due: o ci sono, e allora sono fresche, o non ci sono più e allora festa finita. Le percezioni non sono mezzo e mezzo, non sono socialdemocratiche!
Col che sparisce il pensiero del ricordo, il meta-ricordo.
grazie Zena e Giuliano e saludos
Solimano
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