mercoledì 30 luglio 2008

Il castello di Ozalj


Castello di Ozali, visto di fronte


Il castello di Ozalj
(Confessioni di un poeta finto -10)

di Solimano


Avrete certamente notato che non ho ancora detto il nome del mio ultimo periodo. Non l’ho fatto perché la poesia precedente sta un po’ lì a mezza strada: non è più del periodo “Eh… eh!” e non è ancora del periodo successivo, il cui nome è “Poesia, forse.” Ed ecco la prima delle due poesie che compongono desso periodo, seguirà la spiega, indispensabile e pedantissima:

Il castello di Ozalj

Fuggire a testa bassa
Il fiume vegetale della vita
Ed il ponte di legno malsicuro
Le macerie nel cortile scrostato
Osservare dal nido.

Orso al guinzaglio, spasso per bambini,
O capra trascinata per le corna
Nel recinto fangoso?
Il levantino biondo,
Piacere esibito di donna estrosa,
Afferra vorace la sua esistenza
Di topo nel formaggio.

Stanca dignità di valigie ordinate,
Languore circolare in un sorriso
Di denti sinistrati?
No: destrezza del momento propizio
Raccolto ancora acerbo
Con gesto necessario.

Il castello di Ozalj esiste, e sta in Croazia. Tutta la poesia si basa su mie percezioni durante un lungo viaggio nell’interno della Jugoslavia -oggi non più esistente- e che toccò Bosnia ed Erzegovina, regioni un po’ selvagge come natura, orografia e persone.
Il fiume vegetale da cui pretendo di fuggire è la vegetazione prorompente fra le mura del castello e il fiume sottostante, che si noma Kupa.
Il ponte di legno malsicuro lo percorsi proprio nel castello. Scopersi anni dopo che Attilio Bertolucci, in una poesia successiva, scrisse “ponticello di legno malsicuro”, casualità de’ poeti sia veri che finti!
Il cortile del castello era ingombro di macerie edilizie, derivanti forse da un restauro mai perfezionato.
Il nido è un nido di rondine sotto l’arcone di ingresso al castello. Spuntavano le teste dei rondinini, ed i genitori erano impegnatissimi con l’avanti e indietro per nutrirli.
Vidi, in Bosnia, gli orsi al guinzaglio - con le necessarie e robuste museruole - e vidi le capre trascinate una ad una acciocché non si perdessero.
Il levantino biondo -si capisce che è da me invidiato- era uno dei tanti mezzo zingari mezzo croati che si sollazzavano in feste vivaci; le loro donne ne erano ghiotte, contente di mostrarla, la ghiottoneria.
Vidi anche le valigie ordinate delle comitive appena giunte o in partenza dagli alberghi, e mi colpì in tal modo che ne scrissi con un dodecasillabo: “stanca dignità di valigie ordinate”, che cercai per anni di mutare in endecasillabo, niente da fare, ne usciva sempre qualcosa di più debole, mentre era la forza che cercavo.
Tutti gli altri versi sono endecasillabi o settenari.
Ascoltai le canzoni zingaresche e la rapsodicità languorosa che sempre su di sé ritorna, e vidi la cantante mostrare i denti pieni di ori.
Vidi, infine, il prodigioso bassorilievo di Traù -Trogir, per i croati- il Kairos di arte greca classica (immagine a destra del post). E’ l’opportunità, il momento propizio, difatti il giovane del bassorilievo ha un grande ciuffo ma la nuca rasata: il momento propizio non va lasciato passare, non si riesce più ad afferrarlo.
Tutto vidi, e tutto indossai su miei pensieri, emozioni, sentimenti che non trovavano via di sbocco per manifestarsi se non così. Mi espressi, faticai a farlo ma mi piacque, e mi piace tuttora leggerla, questa poesia.

Nido di rondini (particolare di una fotografia di Beppe Miceli)

Castello di Ozalj, visto dall'alto

11 commenti:

Giuliano ha detto...

Io vado avanti con le mie derivate psicoanalitiche:
" Or so, al guinzaglio, spasso per bambini..."
Inquietante e un po' triste. Non so quanto adatto alle tue intenzioni...

Giuliano ha detto...

Riguardo alla faccenda del decasillabo tra gli endecasillabi, è che spesso andiamo a tempo di musica.
Non conosco il greco, e poco anche il latino, dove la misura delle vocali è importante; ma nel canto una vocale può durare anche un verso intero. Se certi versi non si sistemano, è perché dietro c'è una musica e non vogliono essere sistemati. (dentro al letto di Procuste, magari!)

Solimano ha detto...

Eh sì, Giuliano, era proprio così. Orsi molto grossi con gli unghioni limati, la museruola e il guinzaglio, e i bambini attorno, con l'uomo che raccattava soldi col piattino. Mi si sono ritrovato, come situazione in cui mi trovavo sul lavoro e in certi rapporti privati. Si chiama situazione di energia marginalizzata, probabilmente l'hai provata anche tu.
Il gioco dei tre animali, il primo che dici è quello che pensi di essere, il secondo è quello che gli altri pensano che tu sia, il terzo è quello che sei veramente, è un gioco che si può fare una volta sola, ma è un bellissimo gioco. Dopo averlo subito/fatto discutemmo per ore e lo trovammo centrato. Più che altro era centrata l'occasione per riflettere su se stessi attraverso gli animali, nostri parenti molto stretti, anche se ce lo dimentichiamo spesso.

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Guardando meglio la foto, mi sono reso conto d'essere stato al castello un anno fa, con un giovane collega sloveno (ma di origine per meta' croata, che comunque preferisce essere considerato ex-jugoslavo). Dal castello si ha una bella e impressionante vista delle falesie che seguono il corso del fiume.
Un bel modo rimartellare il luogo nella memoria, questa poesia.
Nicola
PS Sono scarso di commenti alle tue poesie, credo, perche' l'insieme di esse e dei commentari che le includono hanno una certa "rotondita'". Sono, per cosi' dire, in se' conclusi, come testi stampati, che non hanno bisogno d'aggiunte o sottrazioni; offrono materiale di pensamento, ma non hanno facili appigli per ulteriore produzione di testo.

Solimano ha detto...

Nicola, in questo post, a parte la poesia e le esperienze reali che ne costituiscono o l'ordito o la trama, io tratto un momento di passaggio per me importante: quando, soprattutto sulla base di certe letture bene azzaccate, sono faticosamente passato da un olismo sterile e triste a un riduzionismo fecondo ed umorale. A parte il valore o meno (non esiste per fortuna l'Uffico dei Pesi e Misure) a me è molto cara perché in poche parole concrete esprime un momento importante e difficile, perché l'olismo di trappole per trattenerti ne ha a bizzeffe.

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Insomma, dopo anni di pigra ignoranza ho dovuto imparare il significato di "olismo": teoria secondo cui l'insieme strutturato delle parti non è riducibile alla somma delle parti stesse.
Io sono più alla Steven Rose (biologo evoluzionista): olistico per convinzione, riduzionista per mestiere. Più nello specifico, credo che ci sia un'utile dialettica tra i due punti di vista. Anche nel mestiere, in un certo senso: si intuisce che un'unità tra diversi fenomeni matematici ci "deve" essere, che delle metafore devono agire in profondità; poi ci si arma degli strumenti analitici più taglienti per tradurre l'intuizione in teorema dimostrato (se tutto va bene). Non ci si può certo appellare al "Geist", sono daccordo.
(Non era il valore a cui mi riferivo: il tuo commento a cui rispondo era meno "tondo" e subito mi ci sono appigliato! C'è il fascino della parete liscia e perfetta, ma anche -per chi arramppichicchia- il gusto della salita di terzo grado, con appigli simili a maniglie).
Ciao,
Nicola
PS decasillabo o dodecasillabo?

Solimano ha detto...

Nicola, dodecasillabo, hai ragione, correggerò, è stato un mio strano lapsus di trascrizione.
Olismo e riduzionismo, bell'argomento, anche perché esiste un riduzionismo di tipo sciocco. Quello con cui me la prendo attualmente e non me la prendevo allora, non è il discorso che "il tutto è maggiore delle parti" e neppure, guarda te, il discorso a suo modo speculare ma più sfizioso, che "nella singola parte c'è il tutto". Quest'ultimo discorso lo sto sperimentando in Abbracci e pop corn con la Vista logica I modi di vedere in cui scelgo una dozzina di immagini non usuali di un film e vedo l'estendersi di quel singolo fermo immagine su tutto il film. Difficile da spiegare ma ci siamo capiti. Sono tutti utilissimi arnesi interpretativi, come la cavalleria elegante che apre la strada alla fanteria pesante e fangosa, che è quella che occupa poi il territorio.
L'olismo con cui oggi ce l'ho è l'olismo antirazionalistico, oscurantista, utopico e spesso in mala fede, a cui non sta bene il treno che c'è (l'unico) e vorrebbe scendere, però continuando a godere del treno che c'è. Un portato tardo-tardo-tardo romantico del tutto infecondo, ma comunque tiramentoso, di profilo, col nasino in su e lo sprezzo sul labbruzzo, magari rifatto. E' il continuare a spacciar balle scadute di garanzia, come se Darwin, Einstein, Monod, Lorenz, Laborit non fossero mai esistiti.
Si aggrappano addirittura a Godel perché li porti a salvazione. Perché non ci spieghi Godel, come ci hai promesso? Guarda che i letterati -e le letterate- hanno bisogno di conoscere Godel, ma non di un Godel spiegato allle contesse o quelchelè, come fecero con Newton.

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Caro Primo, lo farò quanto prima. La difficoltà è questa: quando mi studiai la prima volta i teoremi, controllando la dimostrazione punto a punto, nella contemplazione delle foglie mi sfuggì una importante peculiarità della foresta: i teoremi si applicano alle teorie "del primo ordine" (ciò basta a distruggere il programma di Hilbert), ma non a quelle "del secondo ordine" (che sono più rischiose, ma anche più vicine all'intuizione). Resomi conto della cosa mentre scrivevo gli altri post, mi sono posto diversi problemi. Comunicare queste sottigliezze (almeno intuitivamente) nei post? Ovvero sorvolare (e imbrogliare, come quelli che fanno dire a Godel di tutto e di più)? Se dirlo, come farlo? E poi c'è il problema di imparare qualcosa di più su queste teorie del I ordine, di cui so poco.
Poi vennero le missioni estere di primaera, gli esami e la piccola Laura, lasciando la serie a mezzo guado.
Conto di rimediare entro agosto, approfittando del tempo lasciato libero dalla didattica.
Buona notte,
Maz
PS Perfettamente daccordo sulla critica ai romanticismi sterili. Il treno che c'è, comunque, è sogetto a critica (lui e ogni singolo vagone), proprio per lo statuto del treno. (Esempi di riduzionismo truffaldino si trovano, per esempio, nella farmaceutica. Lì ci sono anche problemi filosofici non banali).

Habanera ha detto...

Si vola molto alto nei commenti quando a parlare sono persone come Giuliano, Nicola e Solimano.
Io posso solo dire al poeta finto che la forza che cercava l'ha trovata. Questa poesia lascia una traccia profonda in chi la legge.
H.

Solimano ha detto...

Grazie, Habanera. Oggi in tanti parlano male della forza, forse per mantenersi deboli verso abitudini che non vogliono togliersi. Possono capitare nella vita delle cose che ti costringono a costruirtela,la forza, e quando sento certi ragionamenti mezzo utopici mezzo falsi, da insultatori che però lodano la gentilezza e la levità (tanto non costa niente) so che gli toccherà cambiare idea e modi, perché della forza avranno bisogno, prima o poi, anzitutto con se stessi.
Ha ragione un mio amico, che sostiene che ci sono problemi risolubili e problemi irresolubili. I problemi veri sono risolubili, quelli falsi, perché autoprodotti, sono del tutto irresolubili. Fa comodo, tenerseli. Si chiama tornaconto nevrotico.

grazie e saludos
Solimano

Roby ha detto...

Questa faccenda di post così "rotondi" e compiuti in se stessi da non permettere (o da non necessitare di) appiglio cui ha accennato Nicola mi garba. E' proprio l'impressione che ho davanti a certi post, come questo -suggestivo- di Solimano. E lo dico del tutto sinceramente!!! Non c'è nulla di male, no?

R.