sabato 7 giugno 2008

Omaggio a Dino Risi

Habanera


Con gli anni Il Sorpasso, inizialmente snobbato dalla critica, è diventato un cult movie. Ma noi spettatori, in quel lontano 1962, sapevamo già che non lo avremmo dimenticato.
Due splendidi attori, Gassman e Trintignant, battute fulminanti, leggerezza e riflessione, commedia e critica di costume. Erano gli anni spensierati e felici del boom ed io ero spensieratamente e felicemente giovane. Troppo giovane per aver conosciuto la guerra e il dolore, ignara di quello che mi avrebbe riservato la vita, lontanissima ancora dall' impegno e dal dolce furore che avrebbe coinvolto la mia generazione in quello che sarebbe poi stato ricordato come "Il sessantotto".

Eravamo idealisti e sereni, riflessivi ed attenti, aperti ad ogni stimolo nuovo, protagonisti senza saperlo dei mitici anni sessanta. Leggevamo il Gattopardo e L'antologia di Spoon River, ascoltavamo Jacques Brel e Luigi Tenco, ballavamo il twist e l'hully-gully, eravamo felici.


Questo film ha segnato una svolta nella storia della commedia all' italiana perchè, per la prima volta, ha seminato il dubbio. Cito dal Morandini:
“Il gran merito del film è non solo di aver così bene isolato e descritto quel personaggio emblematico, ma anche di averlo giudicato, con la catastrofe finale frutto della sua incoscienza; di avere insomma insinuato qualche dubbio, qualche dubbio di inquietudine nel tempo delle vacche apparentemente grasse...” M. D'Amico.


Il protagonista principale del film, Bruno Cortona (uno splendido Gassman!), è un tipo esuberante, irresponsabile fino al limite dell' incoscienza, apparentemente fin troppo sicuro di sè. In realtà è un quarantenne immaturo, sostanzialmente un perdente, ossessionato dalla furia di vivere e dal timore della vecchiaia.
Il giorno di Ferragosto, in cerca di sigarette e di un telefono, in una Roma deserta, incontra casualmente Roberto (Jean-Louis Trintignant) uno studente timido e serio, tanto serio da sembrare quasi imbranato, e lo convince a partire con lui. Inizia una folle corsa lungo le strade della Versilia sulla rombante Lancia Aurelia Sport su cui Bruno si sente potente e invincibile e nell' arco di poche ore succedono molte cose. Roberto, che all' inizio sembra piuttosto riluttante, si lascia pian piano prendere dall' entusiasmo, si scioglie, si lascia coinvolgere, non teme più l' eccessiva velocità, condivide l'allegra, spericolata esultanza del suo compagno di viaggio.


Ma quando sta per abbandonare tutte le sue convinzioni di bravo ragazzo, per abbracciare un modo diverso e apparentemente più entusiasmante di vedere la vita, ecco il finale drammatico e inaspettato: durante l' ennesimo, azzardato sorpasso, la macchina va fuori strada e Roberto muore. Bruno no, se la caverà, ma ormai anche per lui niente sarà più come prima.

Ripensando a questo film, con l' esperienza di oggi, ho come l' impressione di una premonizione, e forse lo era.
Appena qualche anno dopo ci sarebbe stata la strage di Piazza Fontana, il delitto Calabresi e via via, in un crescendo mostruoso, il sangue, il terrore, il dolore dei terribili anni 70, gli anni di piombo.
La nostra innocente spensieratezza degli anni 60 era ormai svanita per sempre ma il ricordo di quegli anni in cui credevamo di essere felici rimane, indelebile, come il ricordo di questo bellissimo film.


Il sorpasso è già stato pubblicato su questo blog il 24 maggio 2007

5 commenti:

Massimo Marnetto ha detto...

Il sorpasso è un film struggente. C'è solitudine a tonnellate, frullata al rumore del clacson e al ruggito della spider. Ma neanche il vento caldo dell'estate l'asciuga. Mai la disperazione cromata d'arroganza è stata descritta in un modo così commovente. Ciao Dino.

Giuliano ha detto...

Ho voluto molto bene a Dino Risi, così tanto che mi sempre arrabbiato molto quando sbagliava un film (e ne ha sbagliati tanti!).
Quello che mi dispiace, anche ascoltando i commenti dei tg di oggi, è che lui parlava dei nostri difetti, e invece sembra che gli piacessero e ci sguazzasse dentro.
Ma così va il mondo, ho letto parecchie sue interviste e so cosa pensava di questi che commentano i suoi film senza averne capito una mazza...

Habanera ha detto...

Gli ho voluto molto bene anch'io.
Rileggendo di nuovo queste parole, scritte più di un anno fa, ho appena fatto una piccola, importante correzione:
"... il ricordo di quegli anni in cui credevamo di essere felici...".
Forse così rende meglio l'idea di quello che avrei voluto dire.
H.

Anonimo ha detto...

Mi ha addolorato la sua morte anche se era molto anziano, sembra di perdere qualcuno di caro. Il sorpasso è davvero un film indimenticabile. Giulia

Solimano ha detto...

Eppure Il sorpasso a me ha sempre trasmesso una grande sensazione di vitalità e di libertà. Basti pensare all'episodio in campagna, qundo Gassman smonta con quattro osservazioni (ed azioni) la sovrastruttura della famiglia che tutta una serie di cose le ha sempre taciute, facendo finta che non ci fossero. Poi va sempre a sbattere, perché non ha continuità o esagera, ma anche la partita a ping pong ha in sé qualcosa di epico, di révanche, e facciamo tutti il tifo per lui. Neppure il finale lo trovo così tragio: eppur si muore! Ma si è vivi sino ad un momento prima, mentre c'è chi crede di essere vivo ma non lo è mai stato, o non lo è più da decenni. Una emozione diversa ma anche un po' analoga, la dà Thelma & Louise, e se ne potrebbero aggiungere altri, ma tutti hanno imparato da Il sorpasso, compreso Easy Rider, che si è direttamente ispirato.

saludos
Solimano