lunedì 30 giugno 2008

Lo zen e l'arte del tiro col blog


Kyoto: Padiglione d'Oro in un giorno invernale



Lo zen e l'arte del tiro col blog


di Solimano



Che c'entra lo zen? C'entra, ve ne accorgerete nel corso di questo mio intervento, che rischia di non essere breve.
Più una lungagnata che una brevitudine.
A proposito.
Tutti se la prendono con le lungagnate, i cui rischi e difetti sono evidenti. Sarebbe il caso, per ovvia par condicio, di prendersela pure con le brevitudini: scriver corto non è sinonimo di scriver bene. L'Autore dovrebbe soppesare la propria cortezza con molta cura, parola per parola, congiunzione per congiunzione, virgola per virgola, a capo per a capo. Ha da essere un di più di responsabilità, non un togliersi l'incombenza scrittoria in pochi minuti, come una pipì che scappa.

Il mio tema è l'improvvisa, e a mio avviso improvvida, chiusura del Nonblog, la successiva riapertura e il che fare oggi e domani qui nel Nonblog.
Sulla chiusura ci siamo ovviamente scambiati delle email, per accusare, discutere, chiarire. Mi sembra che siamo arrivati a conclusioni accettabili, nel senso che ognuno si chiarisce gli errori suoi -che indubbiamente ci sono stati- e provvede a far meglio.
Credo che funzionerà, ma nel caso non dovesse funzionare, questo non è un blog normale, in cui il blogghiere dice "Chiudo!" e festa finita. Qui ci sono dei collaboratori e dei blog ospiti che si vedono pubblicate robe loro, sarebbe stato il caso di avvertirli prima, per non metterli di fronte al fatto compiuto. Credo proprio che Habanera sia d'accordo con questa osservazione che faccio in pubblico perché riguarda tutti, poi ci sono gli errori privati di ognuno di noi, me compreso naturalmente. Chi fa sbaglia -e noi abbiamo fatto e facciamo- però è bene capitalizzare sugli errori, in modo da non farli più... per fare naturalmente errori di tipo diverso! Così vanno le cose in questo mondo sublunare, lo sappiamo anche se tendiamo a scordarcelo.

Shodo (calligrafia)

Lo scrivere nel Nonblog ha per me una priorità alta, inferiore solo a quella di scrivere su Abbracci e pop corn, il blog di cui sono admin. Il progetto del Nonblog è più ambizioso di quello del blog del cinema, che è più semplice nei suoi obiettivi. Più ambizioso vuol dire anche più complesso, vedo di chiarirne il perché, soprattutto a me.

Anzitutto c'è uno zoccolo duro di collaboratori. Attualmente sono sei, compresa Habanera. I collaboratori hanno una storia variegata di conoscenza reciproca -cosa che vi risparmio- e ritengono, con un po' di imprudenza, di essere sopra una soglia di scrittura almeno decorosa. L'argomento su cui scrivere è assolutamente libero. Ognuno dei sei scrive tendenzialmente due post al mese e li mette nella bacheca del Nonblog. L'admin Habanera ha l'ultima parola - può decidere di non pubblicare- e sceglie comunque la sequenza di pubblicazione dei singoli post.
C'è poi il discorso sulle immagini, che è molto importante: dico soltanto che abbiamo trovato il modo di darci una mano l'un l'altro.

Ma non finisce qui, perché ci sono alcuni blog che stimiamo e che ci piace ospitare qui. Attualmente Habanera sceglie i brani, decide il flusso di pubblicazione e tiene i contatti con i blog. Ci sono stati casi in cui dei blog hanno creduto che si trattasse di una attività di copia/incolla più da tollerare che da apprezzare. In questi pochi casi, senza discusssioni né animosità -non ce n'era motivo- si è deciso di non pubblicare più brani di quei blog. O la cosa è percepita come un vantaggio reciproco, altrimenti è meglio non farla, senza inutili mal di testa: gioco chiaro gioco bello, come sempre.
Tutto ciò significa che siamo assai vicini alla massa critica ottimale per il Nonblog, sommando i collaboratori con i blog amici, usando la parola amici in una accezione un po' diversa dagli amici Splinder, che io vedo solo come una più o meno utile lubrificazione dei rapporti in rete.

Karesansui (giardino di pietra)

Sembrerebbe che tutto sia stato detto; con rapidi conti si vede che il Nonblog è in grado di pubblicare fra quindici e venti post al mese -che sono tutt'altro che pochi. Viste le premesse, dovrebbero essere generalmente buoni, e credo che lo siano.

Oltre all'aspetto scrittorio c'è l'aspetto conversativo, uso volutamente questi termini invece di quelli usuali nei blog: post e commenti. Ognuno dei collaboratori dovrebbe avvertire come parte del suo compito il conversare quasi sistematicamente sui post non suoi che vengono pubblicati nel Nonblog, non per l'usuale bene bravo bis, che ognuno può benissimo dirselo da solo, ma per fare sue considerazioni. Magari anche poche righe, liberamente, senza preoccuparsi dell'O.T. che non ho capito bene cosa sia, ma certamente deve essere una cosa brutta, [quasi come mettersi in pubblico le dita nel naso] dal momento che tutti se ne scusano.
Non sto ipotizzando il migliore -o peggiore- dei blog possibili, dico una cosa che negli ultimi tre mesi è successa non di rado: delle vere e proprie conversazioni a cui hanno partecipato volentieri anche persone non appartenenti al gruppo dei collaboratori; faccio alcuni nomi, chiedo scusa se me ne scordo qualcuno: Barbara, Gabrilu, Giulia, Remo, Stefania, Zena. Altri non lo fanno, il che non vuol dire assolutamente che vengano tolti dalla lista dei Consigliati, che è una cosa serissima, visto anche l'ottima idea di Habanera di inserire il blogroll, ma a quel punto occorre, come sempre, procedere per priorità. Faccio due esempi chiari, così ci capiamo: Akatalepsia e Currenti Calamo.
Sono due blog che ammiro e che leggo ogni giorno. Per ragioni loro, sicuramente rispettabili, non commentano in giro, quindi è presumibile che non lo facciano neanche sul Nonblog.
Che si fa? Li si consiglia, gli si dà giustamente visibilità, ma non si pubblicano loro post nel Nonblog, perché il problema vero è di non eccedere col numero dei post (massimo venti al mese) e la priorità è giusto e opportuno che l'abbiano i collaboratori e i conversatori.

Ikebana (disposizione dei fiori)

Qualcuno potrebbe dirmi: ma qual'è l'obiettivo? Dove vorresti arrivare? Nessun obiettivo, o meglio, l'obiettivo è nel fare così. Riflettiamo un momento considerando gli oltre trecento post pubblicati finora nel Nonblog. C'è di tutto, generalmente buono: letteratura, arte, musica, poesia, politica, matematica, giornalismo, cinema, teatro ed altro ancora. In ottica al tempo stesso localista e cosmopolita.
Una vera e propria Rivista in Rete, però con un alto grado di libertà dei partecipanti, senza la gabbia delle rubriche e la routine delle scadenze. Una rivista vasta ma non generica. Inclusiva, anche, ma non in ottica da piccola lobby o da circolo autoreferenziale: ognuno si sostiene da solo, per come è e per cosa ha fatto. Fra l'altro a prescindere dal numero delle visite dei vari blog, puntando sulla qualità personale e di scrittura delle singole persone. Naturalmente un posto aperto: se si trova una esperienza utile e gradevole, non c'è motivo per non offrire la partecipazione. Non una cosa ferma come roccia che non crolla: ci sarà chi se ne va e chi arriva, perché oltre ai complimenti anche gli scazzi sono inevitabili, fanno parte della vita. Chi sa scrivere ha in genere un carattere, un umore, un sapore, ed avere un carattere vuol dire anche un po' avere un cattivo carattere, se non altro perché non si è di contento facile.

C'è però una cosa da fare assolutamente: ridurre il più possibile il carico di lavoro di Habanera, che fra l'altro ha reso questo posto bellissimo, esteticamente, graficamente, musicalmente. Quindi, da una parte i collaboratori debbono mettere in bacheca il più possibile dei prodotti finiti, corredati anche di immagini adeguate (che non è un gioco che s'impara in cinque minuti). Dall'altra parte i blog che vengono pubblicati possono dare una mano consigliando ad esempio cose loro che ritengono di pubblicare, evitando una faticosa escavazione nel mare magnum dei post. Rendere il flusso più fluido, in modo da potersi spendere meglio. La forza di questa soluzione, possibile e praticabile, è che si abbina alla quantità dell'offerta del blog la qualità dei singoli post: si riesce a far bene con un investimento di tempo abbastanza contenuto, perché tutti siamo sommersi di incombenze di ogni genere. Si tratta di fare meglio, non di più.

A questo punto, viene buono lo zen, di cui da anni sono un convinto e laico ammiratore, però di tipo riduzionistico, non olistico. Intendo che lo zen è anche nel migliorare la determinazione e la penetrazione nel presente, mentre purtroppo molti lo intendono come una discesa dal treno della vita -che è uno solo- per prendere un altro treno -che non c'è. La mia laica ammirazione per lo zen si basa sul fatto che è un mito fecondo, generatore di arti: architettura, giardini di pietra (karesansui), calligrafia (shodo), poesia (haiku), disposizione dei fiori (ikebana) e non finisce qui.

C'è un'arte zen che è la cerimonia del te (chado o cha no yu), su cui qui non mi dilungo, ognuno è in grado di trovare in rete le informazioni che vuole. Inserisco però un breve brano che ho trovato in Wikipedia, brano in cui c'è qualcosa di interessante:

"I personaggi che si muovono in essa sono usciti temporaneamente dal mondo e dai suoi affanni per contemplare brevemente il vuoto. Il concetto di mu-shin, cioè letteralmente non-mente, quindi il dimenticare la razionalità per giungere ad un approccio totalizzante con le cose e le persone, è rappresentato perfettamente dallo spazio racchiuso nella stanza del tè. Al vuoto materiale deve corrispondere il vuoto mentale. Nella stanza tutti dovevano entrare disarmati e tutti erano uguali, tutti si dovevano inginocchiare e tutti dovevano "subire" le stesse regole".

Per capirsi, la cerimonia del te si svolgeva in una costruzione apposita, ed era un'arte zen molto amata dai samurai. Prima di entrare nella stanza del te dovevano fare due cose: lasciare la sciabola appoggiata fuori e chinare il capo, perché l'entrata aveva una apertura più bassa della statura normale. Il motivo non era una generica umiltà come la intendiamo noi, ma una temporanea rinunzia ad uno status symbol personale, perché nella stanza del te tutti si trovassero nelle stesse condizioni, a prescindere da età, titoli, geografia, famiglia di provenienza.
Mi è sembrata, questa della cerimonia del te, una metafora gradevole e profonda di quello che possiamo fare.

Aggiungo un'ultima considerazione che riguarda un film che è fra i capolavori assoluti del Novecento: "I sette samurai" di Akira Kurosawa. Molti ricordano certamente il personaggio del samurai contadino, Kikuchiyo (Toshiro Mifune). Ma c'è un altro samurai che si chiama Kyuzo (Seiji Miyaguchi), che è il samurai zen, il più valoroso di tutti, ma anche il più disattaccato (che non è sinonimo di distaccato). C'è un momento del film in cui Kyuzo è appostato con altri due perché stanno arrivando i briganti con cui ci sarà uno scontro a rischio di morte. Kurosawa riprende in primo piano il volto di Kyuzo. Improvvisamente Kyuzo si accorge che lì dov'è, fra l'erba, a pochissima distanza dai suoi occhi e dal suo naso, c'è un fiore. E Kyuzo sorride al fiore, un sorriso come se lui capisse il fiore ed il fiore capisse lui. Poi torna alla massima concentrazione per il compito che l'attende, con naturalezza. Non ho l'immagine giusta, peccato.

Tutto quello che ho scritto è contestabile, vorrei sentire altre opinioni, però non contestatemi Kyuzo, c'è da stare attenti, ad uno come Kyuzo!

P.S. Nell'immagine sulla destra del post ci sono gli utensili per la cerimonia del te (chado o cha no yu).

Kyuzo è il terzo da sinistra, quello magro col codino

P.P.S. Eureka, ho trovato Kyuzo! Metto l'immagine qui sotto, solo che la storia è leggermente diversa, da un certo punto di vista ancora meglio. I samurai in azione sono tre.
Kyuzo se ne sta seduto appoggiato ad un tronco, ed ha attorno un mare di fiori, però è concentrato solo su un fiore che ha in mano.
Kikuchiyo si è arrampicato sull'albero e sta scrutando il bosco per vedere se arrivano i briganti.
Katushiro, il samurai più giovane, è al primo scontro e Kyuzo l'ha mandato ad appostarsi più in basso, così potrà capire senza rischiare la vita.
Tutti e tre tacciono, ma c'è il momento in cui Kikuchiyo avverte Kyuzo che i briganti stanno arrivando. Lo fa tirandogli addosso un piccolo sasso. Kyuzo muove leggermente il collo (questione di un attimo) e torna a concentrarsi sul fiore. Dopo pochi secondi arrivano i briganti e... guardatevi il film! (s)

36 commenti:

Habanera ha detto...

Post interessante e complesso. Poetico anche, per quella immagine della stanza da tè che simbolicamente rappresenta l'idea che tu hai del blog e di questo blog in particolare. E' bella questa tua idea, Solimano, ha un respiro ampio, una saggezza profonda. Difficile tornare a parlare di cose più pratiche ma devo farlo, ci vuole anche quello. Ho immaginato, per una serie di circostanze di cui non vale la pena parlare qui, che il progetto che è alla base di questo blog si fosse esaurito e che forse, anche per colpa mia, non si fosse creato quello spirito di appartenenza senza il quale un progetto come questo non può stare in piedi. Ho riaperto il blog perchè ho capito di avere sbagliato ed ora, leggendo il tuo post, capisco di avere sbagliato due volte. Detto questo entriamo nei particolari.
Approvo con entusiasmo l'idea di "ridurre il più possibile il carico di lavoro di Habanera" perchè in questi mesi devo fare miracoli anche solo per collegarmi ad internet.
Ma farò la mia parte, per quello che posso, mettendoci tutto il mio impegno.
Un'ultima cosa su Clelia e Graziano (currenti calamo): sono due persone che stimo ed ammiro moltissimo e credo che loro lo sappiano. Ci scambiamo visite silenziose e ci basta così, non sempre le parole sono necessarie...

Grazie, Solimano.
Un abbraccio
H.

Anonimo ha detto...

certo che vado fuori tema.
per me il blog è evasione allo stato pure e quindi, essendo evasione, rispetto tre regole tre. linko chi mi linka, rispondo alla mail, se posso faccio un favore.
poi - a scalare - se ho tempo preparo un post, altrimenti improvviso. collaboro anche con due blog collettivi (la poesia e lo spirito e cabaret bisanzio) ma è come se non collaborassi (loro sanno: se mi depennano a me sta bene).
ti leggo, solimano, dopo aver rilasciato un'intervista (che verrà pubblicata sulla rivista fernandel) in cui dichiaro che la mia esperienza - solipsitica, intendo - è destinata a chiudersi: il giorno in cui non avrò tempo per rispondere a una mail io chiudo. vivo insomma una grande contraddizione: pochi commentatori, non fanno piacere; tanti, trasformano il blog in un lavoro (certi giorni).
per cui proseguo, come faccio per tante cose, senza programmare. pensa che ancora non ho deciso per le ferie.
ciao solimano
PS
se chiudo chiedo ospitalità ad Habanera per un post a settimana...
(remo bassini)

gabrilu ha detto...

Io ho ben poco da dire, caro Solimano. Credo che i pareri oggettivamente più interessanti non possano che essere quelli di Habanera (titolare del blog) e dei componenti il gruppetto dei collaboratori.
Siete voi che dovete decidere e concordare su cosa vi piace/non vi piace fare, cosa ritenete di voler fare, cosa vi darebbe fastidio fare etc.
Per quanto mi riguarda, sono sempre stata molto contenta di veder riportato qui un mio post e sempre molto piacevolmente sorpresa di vedermi sopportata anche quando i miei commenti non rappresentano proprio il massimo della diplomazia protocollare ;-)
Poi, certo, ho anch'io le miei opinioni su aspetti che mi piacciono di più e aspetti che mi piacciono di meno, come per tutti i blog e per tutte le cose. Mi sembra normale. Ma, ripeto, sono fermamente convinta che spetti a chi gestisce il blog stabilire cosa vuole o non vuole fare.
In bocca al lupo :-)

Stefania ha detto...

Ho una mia personale idea a proposito dell'interlocutore, nonché a proposito del valore dell'interlocuzione e/o del silenzio nel rapportarsi. Non dimentichiamo con quale mezzo (questo) misuriamo il confronto tra noi: un mezzo nel quale la "manutenzione degli affetti" necessita di un "fare insieme" nutrito dalle parole. C'è un tempo per parlare e uno per tacere, e per essere eloquenti bisogna ricordarsene. Altrimenti la parola (esattamente come il silenzio) diviene un'arma impropria e un'imposizione unilaterale. Non adatta alle circostanze. Faticosissima e sterile.

Per il resto, ciò che di personale, istintivo, sentito avevo da esprimere a proposito di questo blog c'è stata più di un'occasione (anche recente) con Habanera, alla quale sono grata. Semplicemente.

A te, Solimano, la mia ammirazione. Questo post, in alcuni punti, mi tocca profondamente e mi riporta a riflessioni che sono di quotidiana frequentazione. Voglio credere che esista ancora qualcosa di non completamente inutile, nel nostro "fare".

Solimano ha detto...

Habanera, il senso di appartenenza è necessario per ogni impresa comune, grande e piccola. Non lo si ottiene chiedendolo, ma facendo delle cose insieme salvaguardando il massimo di libertà individuale. Il che non vuol dire lasciare vuota la bacheca, ma mettere quei due post/mese in bacheca scegliendo liberamente il proprio argomento.
Non vuol dire fregarsene degli interventi altrui, ma dire la propria -qualunque sia- anche in poche righe.
Una fantasia nella sostanza però disciplinata nei comportamenti.
E una persona che decida l'ordine di pubblicazione e che comunque abbia una specie di golden share per non usarla mai, ma che esista la possibilità di usarla è essenziale.
Remo, tout se tien, dipende solo dagli obiettivi che ci si propone, e l'evasione allo stato puro è un obiettivo interessantissimo, basta essere dotati di lima per la grata e di lenzuola annodate per la discesa.
Però non ti invidio, deve essere dura reggere un blog ad alte visite in cui i post debbono essere anche funzionali ad un buon feed back di commenti. E' chiaro che il numero dei commenti fa piacere, ma io so in partenza, nel blog del cinema, quando metto un film che sarà a zero commenti. Tanto, le visite arriveranno in archivio ed è una cosa importante, perché non c'è quel senso di frustrazione che si prova quando si scrive un bel post, e appena fuori dalla home page non lo legge più nessuno. L'errore di partenza, che tutti rischiamo di commettere, è che pensiamo alla rete come se fosse fatta solo di blog, mentre in rete ci sono tante persone capaci che non ci pensano proprio ad aprire un blog. Si cade nella autoreferenzialità e tutto diventa faticoso, sudaticcio e non schietto, perché esiste anche la strumentalità dei commenti di pura visibilità.
Gabrilu, la mia idea di fondo però è diversa dalla tua.
La distinzione fra collaboratori e blog amici sarebbe destinata a cadere nel tempo. Fra l'altro, Nicola ha un suo blog, il Mazapegul e Massimo in questi giorni ne sta aprendo uno a cui ha trovato un nome che mi ha fatto molto ridere: Massimo scoperto. Ci ha messo anche la fotografia, quel furbacchione, contando sull'effetto brizzolato.
E Roby, Giuliano ed io siamo tutti e tre su Abbracci e pop corn, di cui si può dire di tutto, tranne che non sia impegnativo.
La mia idea del Nonblog è che sia un posto, in cui la modica razione individuale di due, massimo tre post al mese, quindi non pesante come quantità, sia però di elevata qualità. Poi ognuno provvede ai suoi blog come gli pare. Nei primi tempi del Noblog, prendevo qualche mio post scritto da tempo, adesso, tutto quello che pubblicherò nel Nonblog sarà nuovo, scritto apposta: per due post decorosi mi basta mezza giornata al mese (però ben spesa), poi commento i post altrui man mano che escono, una attività più gradevole che faticosa, per cui il tempo lo si trova volentieri, perché si conversa più che commentare.
Tutto sta a vedere se questo approccio non solitario piace oppure no, ma non è certo esclusivo o in alternativa al blog personale, ammesso che uno ce l'abbia. E' anche in sinergia, ma il motivo principale non è di tipo produttivistico, è di fare qualcosa che non c'è e di cui c'è bisogno.
Stefania, personalmente perseguo l'utilità ed il piacere, il piacere e l'utilità. Mi metto nei panni di quelli che capitano in Abbracci e pop corn: non vengono mica per fare un piacere a me, ma per piacere o utilità loro. Ora, reggere un discorso del genere senza essere compiacenti e senza svaccare, non è facile, ma è possibile. Che arrivino in Abbracci e pop corn queste frotte di ragazze a cercare le sirene (oggi sono già più di cinquanta), perché c'è una trasmissione TV, a me non dispiace per niente, ma non solo perché il contatore si muove (che comunque male non fa), ma perché qualcuna magari scopre che delle sirene hanno scritto Omero ed Andersen e dipinto Waterhouse e Bocklin. Sennò, che glielo dice? Noi gli diciamo anche (e soprattutto) questo.
E poter essere in un posto in cui dieci persone diverse l'una dall'altra, liberamente, parlano di ciò che conoscono ed amano, e su questo conversano fra di loro però in ottica aperta, beh, non mi pare una cosa da poco, e le visite tutt'altro che trascurabili al Nonblog lo confermano. Fra l'altro, spesso sono visite di persona che il mondo dei blog non ce l'hanno proprio in mente, ma se cercano Cagnacci e Brecht, Ovidio e Tiepolo e Nissim de Camondo, sono persone che ci interessano.
Per l'interlocuzione, ho in mente un discorso che ti riguarda, fra due/tre settimane te ne parlerò, e ti piacerà.

muchas gracias e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

La citazione della cerimonia del tè è perfetta e la si potrebbe usare come Statuto del blog. Io aggiungerei questo: che alla cerimonia ci si può arrivare anche vestiti da buffone, o in abiti di lavoro; e che si possono portare anche i bambini.
Siamo qui per divertirci, e anche per sfogarci: cose storte ce ne sono tante. L’importante è sapere cosa stiamo facendo, prenderci sul serio ma non troppo.
Per quanto mi riguarda, quello che mi dà più soddisfazione è leggere cose che non sapevo o che avevo dimenticato; come collaboratore al blog, mi piace moltissimo riprendere cose belle dimenticate o messe un po’ troppo in disparte, come il “Poeta fit non nascitur” di Lewis Carroll, i “Versi del senso perso” di Scialoja, e come i Laurence Sterne e Samuel Butler che stanno per arrivare.

gabrilu ha detto...

Solimano, vedo che come al solito hai le idee chiarissime su come il mondo deve andare/girare/marciare.
Ciao e di nuovo: in bocca al lupo!

Solimano ha detto...

Condivido quello che dice Giuliano: le tante piccole torri eburnee sono l'esatto contrappeso dell'ignorantaggine così diffusa. Ne diventano quasi una giustificazione o almeno una scusa, come se il sapere di più fosse un privilegio e non un talento da spendere.
Riguardo al non prendersi troppo sul serio, beh, qui dentro delle belle ghignate ce le siamo fatte.
E ce le faremo ancora... a proposito, dov'è Roby?

saludos
Solimano

gabrilu ha detto...

In questo NonBlog c'è un problema di leadership grande quanto una casa, a me pare.
Niente di male, niente di grave, niente che faccia perdere il sonno ad alcuno/a.
Son cose fisiologiche che accadono nelle migliori famiglie.

(Si, ho dato un calcio a tutto l'ambaradan della cortina fumogena della cerimonia del the ed ho preferito andare al sodo.)

Bene. Vedremo come si evolve la cosa.

Solimano ha detto...

Gabrilu, che le ipotesi che ho fatto nel mio post non ti piacciano credo che lo si fosse capito, ma perché denigrare?
Tutti sanno come mi comporto quando commento in giro: prima leggo con attenzione il post poi scrivo un commento mai di pura compiacenza ma spesso dialettico, comunque schietto.
Non riuscirei a fare diversamente, quindi nel post (di cui sono soddisfatto)non c'è nessun ambaradan a cui tirare calci: ci credo, alle cose che ho scritto, compresa la cerimonia del te che continua a sembrarmi una metafora appropriata. Difetti ne ho certamente, ma l'ipocrisia non è il mio genere, non mi viene proprio. Sono personalmente seccato che tu abbia fatto capire una cosa del genere, ma non più di tanto, visto che il mio usuale modo è sotto gli occhi di tutti.
Sulla leadership, certamente ti risponderà Habanera che è l'admin del Nonblog e che per una serie di motivi è certamente fra noi tutti la persona più adatta a farlo bene e che può garantire tutti. E il Nonblog l'ha costruito (benissimo) lei. Io sono intervenuto con decisione perché ci tengo e ci credo molto, è il momento di spendersi.
Aggiungo un'ultima cosa. A costruire ci vuole un anno, a distruggere bastano pochi minuti, ragione di più per non farlo, a parte che trovo più divertente costruire ed innovare.

saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Tra le tante cose bellissime che mi hanno scritto (anche in privato) quando volevo chiudere il blog qualcuno ha detto che il Nonblog è un' oasi di serenità.
Vorrei che restasse tale.

Parola di leader (indiscusso)
H.

Anonimo ha detto...

Interessantissima questione. Sono qui che ascolto, grazie a Venises coautore del nostro sito-rivista (www.fulminiesaette.it) che mi ha segnalato Blog e Post e Commenti. Ci penso su. Ci leggiamo.

Fulmini

Per non dire niente di concreto, dirò una parola a Solimano: hai ragione: 'corto' e 'breve' sono diversi tra loro - Tommaseo dixit.

Giuliano ha detto...

Ecco, a me quello che mi dispiace veramente di tutto questo ambaradan che è successo è che nessuno mi ha commentato i miei pivioni, che era il mio primo disegnino in assoluto mai comparso in pubblico.
Di ciò mi dispiaccio e mi dolgo, anche perché è quasi l'unico disegnino del quale mi possa in qualche modo vantare. (per il resto, disegno mamozzi - come dìsen a Napoli).

PS: io sono un anarchico. Non avere un capo è meraviglioso.

Roby ha detto...

Roby è QUIIIIII, come direbbe la Carrà... Ma ha qualche problema di connessione dovuta a questioni climatico-meteorologiche (!?). Mi associo all'appello alla SERENITA', a costo di apparire qualunquista: anche se letihare un pochino, ogni tanto, può essere stimolante, magari anche bociando un po'! A patto di ritrovarsi tutti, dopo, davanti ad una bella tazza di thè (preferibilmente freddo, visto il termometro!!!).

A presto -appena calano le temperature- !!!!!!

[:->>>]

ROBY

Giuliano ha detto...

Cara Roby, va bene anche il gelato!
E anche l'anguria, la cocomera, o come la si chiama a Firenze?
("la cerimonia della cocomera" mi suona bene, peccato che la si possa fare solo per un mese all'anno...)

Solimano ha detto...

Fulmini, grazie. Eh sì, che ci dobbiamo sentire!Mi piacerebbe che tu dicessi quello che pensi degli argomenti che ho addotto e del percorso che ho mostrato, soprattutto nei punti in cui sei in disaccordo. Perché, comunque, il problema ci sta davanti a tutti, grosso come una casa: il sistema delle cassettine (per dirla alla Jung) mostra la corda.
Il punto a cui tengo di più è questo: le cose si fanno facendole. E aggiustando il tiro in corso d'opera.
Giuliano, i tuoi pivioni non sono passati inosservati, almeno da parte mia. Non li ho commentati perché le grandi gioie sono mute.
Riguardo al tuo inciso: è meraviglioso non avere un capo, ne aggiungo uno io: è meraviglioso non essere un capo, solo che serve e che non sia un Re Travicello. Pensiamo a mettere roba buona in bacheca, e l'indiscussa leader Habanera ci pubblicherà, se non altro perché le conviene, e la faccenda gira.
Roby, democristiana di una! Tu ti ci diverti ad assistere alle letihate, ecco il punto. Però la serenità mi pare una virtù di tipo troppo metereologico, preferisco un tempo più mosso, vento, sole, scroscio di pioggia e un po' di gioia umorale/amorosa ogni tanto. Mi associo alla proposta del te, con la sciabola lasciata fuori.

muchas gracia e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Caro Solimano, considerato che me lo domandi, ti dirò che secondo me i rapporti, i blog, i siti (compreso il sito-rivista nostro: www.fulminiesaette.it) progrediscono nella misura in cui coloro che ne fanno parte sono disposti intellettualmente e moralmente a discutere, e non soltanto a parlare, discorrere, dialogare. Discutere vuol dire scuotere le radici, proprie e altrui. Questo rende un blog comune, un sito-rivista, qualcosa di diverso e di maggiore della somma delle sue parti. Vedo che voi avete un problema a seguire questa strada. Anche noi: per esempio, le rubriche singolari funzionano meglio delle rubriche comuni.

Fulmini

Solimano ha detto...

Fulmini, gli argomenti sono tanti, ne affronto solo alcuni.
Siti e/o blog. Sono solamente due modalità informatiche, sbaglia sia chi se la tira solo perché ha un sito, sia il blogghiere in libertà che quando scrive qualche stupidata, crede di scusarsi dicendo: questo non è che un blog.
Sto col mondo blog non solo per ragioni informatiche, che pure hanno il loro peso, ma perché i blog sono i posti dove oggi possono succedere le cose ed arrivare le visite (cosa a cui sono molto attento). Adesso ci sono dei siti in difficoltà che aprono un blog collegato al sito, come se fosse uno sgabuzzino o una stanza della servitù.
Maggiore della somma delle parti. Io lo vedo spietatamente come la possibilità di aprirsi spazio in rete, perché guardo le cose mettendomi nei panni della persona che in rete, tramite Google, cerca qualcosa. Se sei da solo non ti trova nessuno, se fai parte di un gruppo ben condotto e diversificato a te ci arrivano. Dura lex sed lex.
Abbiamo un problema. Io direi che come Nonblog l'avevamo, ma lo siamo risolvendo. Quando ci sono dieci persone fra loro in rapporto di fiducia ed empatia e con qualità prima umane, poi scrittorie, infine culturali, che mettono in bacheca liberamente due brani ciascuno al mese e che sui vari brani discutono, colloquiano, conversano regolarmente, con apertura anche ad eventuali altri conversatori, le jeux sont faits. Tutto ha da essere non gassoso, non solido, ma liquido: il massimo di libertà dei singoli e il massimo di rapidità decisionale da parte dell'admin. Naturalmente, nessuna esclusiva: uno può scrivere sul Nonblog e pure su Fulmini e saette, perché no?
Sai qual'è il vero problema? Che bisogna essere inclusivi, ma anche saper escludere: il todos caballeros non va bene. Ma se parti non dai blog, ma dalla singola persona che magari ha anche un blog e che tu stimi, tutto s'aggiusta. E chi viene escluso, che fa? Si dia da fare per creare un'altra Rivista in rete, la competition fa solo bene.

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Molto d'accordo, Solimano.

Resta la questione della società come maggiore della somma degli individui.

Oggi l'Italia è una società tendenzialmente minore della somma degli individui.

I blog comuni, i siti-rivista servono a capovolgere la tendenza regressiva. I partiti, le conventicole a confermarla.

Un fuerte abrazo.

Fulmini
www.fulminiesaette.it

Anonimo ha detto...

Sto seguendo con passione questa discussione che è partita dal non-blog per approdare (ma è un approdo momentaneo) al blog.
Non è la prima, non è l'ultima.
Sono convinta che tali discussioni abbiano per oggetto (anche) una nuova forma espressiva e comunicativa nello stesso tempo che ha bisogno di tempo ed esistenza per esser digerita. Una forma che ha in sé del fiume che trascina altre acque e detriti e perciò si trasforma e trasforma.
Va poi da sé che qualsiasi esperienza che coinvolga più persone ha sempre bisogno di verifiche, aggiustamenti, revisione degli scopi, del progetto alla base. Ci mancherebbe altro che quasti non avvenissero.

un saluto

Habanera ha detto...

Gabriella, è vero che Solimano ha scritto questo post in assoluta libertà e autonomia ma anche lui, come gli altri, non pubblica direttamente. Ho sempre avuto l'ultima parola ed è una cortesia in più che mi usano dal momento che potrebbero anche farne a meno. Gli strumenti tecnici per pubblicare li avrebbero ma hanno scelto di non usarli perchè io abbia la possibilità di gestire il blog come a me sembra più giusto fare. Ma siamo un gruppo e questi collaboratori li ho voluti io, me li sono scelti uno ad uno e avrei dovuto tenere conto che il Nonblog non è più solo mio quando, improvvisamente, ho deciso di chiuderlo. Solimano su questo ha ragione e lo riconosco pubblicamente.
Il problema rimane però quello di ottenere maggiore impegno da parte di tutti se è vero che a tutti questo blog sta veramente a cuore.
Ecco il perchè del post di Solimano che sta cercando di sciogliere i nodi e dare nuovo impulso al nostro progetto. Lo fa a modo suo, dicendo chiaramente come vede le cose lui e aspettandosi suggerimenti, consigli e (perchè no) anche critiche, purchè costruttive e concrete.
I nostri (eventuali) problemi interni ce li risolviamo tra noi ma qui ora stiamo parlando di qualcosa che riguarda anche te perchè anche tu sei un' autrice di questo anomalo blog. L'idea alla base di questo post è di far cadere le barriere tra "collaboratori diretti" ed "autori esterni" in modo da coinvolgere tutti in un progetto più ampio. Si può anche non essere d'accordo, siamo qui per discuterne.

H.

Roby ha detto...

Era una sera di tanti anni fa, d'estate. Nel salotto di casa, scuotevo le radici (discutevo) con mio padre, il quale mi aveva chiesto -dopo i primi faticosi esami universitari - cosa intendessi fare del mio futuro. "Non lo so" avevo risposto, sconsolata "In realtà non so fare NULLA!!! A parte" avevo aggiunto subito dopo "a parte SCRIVERE. Io posso scrivere su TUTTO, papà. Vedi questo divano? Se voglio, posso scrivere un romanzo su questo divano!". E dopo avere ripreso fiato, con i singhiozzi in gola, avevo concluso, depressa ma convinta: "Non so cosa farò da grande, papà; ma MI PIACEREBBE TANTO SCRIVERE!".

Ebbene, è proprio quel che sto facendo qui!!!

Magico, non trovate? Appunto per questo non vorrei MAI che questo posto chiudesse, a costo di letiharci un monte!!!!

Ciao a TUTTI-ma-proprio-TUTTI. E ciao anche a te, LASSU', papà!

R.

PS: Solimano, ho fatto un po' troppo la strappalacrime, eh?

PPS: Giuliano, magnifici i pivioni! Son tornata indietro apposta a riguardarmeli!!!

PPPS: Habanera, sempre a tua disposizione!

Massimo Marnetto ha detto...

Questo blog mi piace, perché è fondato su un patto: l'autenticità. Non vedo persone fasulle.
Ognuno scrive esattamente quello che pensa, con un suo stile, ovviamente. Ma senza mai rifilare "patacche".
Io mi ci sono trovato bene da subito, anche se - vista la mia "passionalità" (sono il meriodonale del gruppo, no?)- soffro la mancanza di una conoscenza "fisica" delle persone.
Per fortuna, alcuni li ho incontrati (Roby, Solimano, Giuliano, Nicola...) ma che darei per cenare in compagnia di Habanera, Gabrilu, Sabrina...
Lo so, virtuale e fisico sono due dimensioni opposte, ma io le ho vissute sempre come complementari.

Sì, sto provando a gestire un mio blog, ma mi sono dato tutta l'estate per "pasticciare" e poi decidere se andare avanti o no.
Un blog è una come una creatura: molto piacevole la fase del concepimento, più impegnativa quella dello svezzamento.

Habanera ha detto...

Stefania, come sempre le tue parole lasciano il segno, ed è un bel segno...
Ed è bello, ancora una volta, sentire di essere in sintonia con te.

Giuliano, i tuoi bellissimi pivioni meritavano una sorte migliore. Travolti da un insolito destino nel tempestoso mare di un blog.
Potrai mai perdonarmi?

Remo, lo sai che qui la porta è sempre aperta per te; ci sono molti modi di collaborare anche senza aspettare che tu chiuda il tuo blog (cosa che mi auguro non avvenga mai).

Pasquale (Fulmini), se posso dire la mia credo che l'unico problema del tuo bellissimo sito sia la navigazione non proprio semplicissima. Io mi ci perdo un po' ed è una cosa che mi capita anche con altri siti. Forse devo applicarmi meglio.

Roby, l'appello alla serenità non sembra trovare grande consenso eppure nella casa da te penso che non dovrebbe mancare. Si è stabilito o no, addirittura per statuto,(cfr. Giuliano) che le sciabole vanno lasciate fuori dalla porta? ;-)
P.S.
Mentre stavo per pubblicare ho letto il tuo ultimo commento.
E allora, se le cose stanno così, scrivi, benedetta donna! Scivi ed avrai la mia perenne gratitudine ed anche uma bella sfilza di bacioni.

Sabrina, benvenuta e BUON COMPLEANNO! Come vedi anch'io seguo il tuo blog e noto con piacere che lo stai aggiornando con molta più frequenza. Il blogroll che è qui, nella colonna a destra, ci tiene costantemente informati di ogni nuova pubblicazione.
Ci rivediamo presto da te.

Un abbraccio a tutti
H.

mazapegul ha detto...

Non mentiro': ho letto gli interventi solo a spizzichi e cosi' non sono riuscito a individuare il corno del dilemma. Purtroppo ho anche il festival PD nei dopocena, oltre al lavoro di giorno (e la vacanza dietro l'angolo!).

Cerco di farmi un'idea e parlo. (Se non ho tempo di farmi unm'idea, parlero' a capocchia).
Ciao,
Maz

Solimano ha detto...

Sabrina, grazie. Trovo che si stia cercando e talvolta trovando proprio quella nuova forma comunicativa ed espressiva di cui parli. Lo si fa magari perché costretti, anzi, stretti, dallo strumento e dal modo, che impone certi limiti, per ciò stesso aizza a superarli. A cui si aggiunge l'assenza della faccia e della voce dell'interlocutore che è il motivo vero di certi dissensi insuperabili e sgradevolissimi.
Ma la cosa per me impagabile è la possibilità di correzione on line, non c'è mio post che rileggendolo io non vada a modificare. Solo che il rischio è di essere delle monadi apparentemente piene di porte e di finestre, in realtà sole e solipsistiche, per cui, paradossalmente, quando c'è la possibilità di stabilire interrelazioni, retroazioni, collaborazioni si ripiega verso la confortevole cuccia... salvo ricominciare a lagnarsene il giorno dopo!

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Confesso di avere problemi con i commenti: vado in giro per blog usando quasi sempre Nonblog e Abbracci come punto di partenza, ma il più delle volte leggo e non lascio commenti.
Quando lascio commenti, poi li rileggo e mi dispiace di averli lasciati...
A proposito, c'è un bellissimo racconto di Calvino sull'argomento. Non mi ricordo mai di portarlo qui, che rabbia- provvederò.
saludos
Giuliano
PS: Massimo Marnetto usava come nickname Massimo Marnetto, ai bei tempi di Ulivo Selvatico: Massimo Marnetto è quindi l'antitesi del fasullo, si direbbe.
PPS: "Pivioni" dev'essere veneziano: ma in casa mia con i dialetti ho fatto un bel rebelotto.

Solimano ha detto...

Riprendo l'affermazione di Habanera:

"L'idea alla base di questo post è di far cadere le barriere tra "collaboratori diretti" ed "autori esterni" in modo da coinvolgere tutti in un progetto più ampio."

Cerco di dire come la vedo come operatività, perché mi piacciono le cose semplici, senza inutili manierismi.
Si potrebbe determinare una situazione in cui, ad esempio, ci siano sei "collaboratori interni" e sei "blogghieri esterni".
La distinzione è netta solo in apparenza, perché, ad esempio, Nicola che è un "collaboratore interno" ha un suo blog, il "Mazapegul", ed io sono l'admin di "Abbraci e pop corn", che è un altro blog collettivo in cui Roby e Giuliano (e la stessa Habanera) sono guest. Da questo punto di vista siamo tutti "blogghieri esterni". Non per complicare il discorso, ma per semplificarlo, perché a quel punto, la soluzione ottimale a cui arrivare potrebbe essere questa: tutti i 12 (6+6) mettono in bacheca la modica quantità di due post al mese ciascuno, scegliendoli come credono, in base a loro considerazioni ed ad un rapporto di fiducia consolidato. Habanera decide la sequenza di pubblicazione, ma in questo modo, il post è ad esempio modificabile dall'autore, perché risulta pubblicato da lui. Ed è tutto più semplice per Habanera e più libero per i "blogghieri esterni", che possono scegliere fra loro post già pubblicati nel loro blog oppure di scriverne uno espresso per il Nonblog perché gli va così. L'unico aspetto su cui raccomanderei molta attenzione è il discorso delle immagini, che è importante per Google. Qui consiglierei di farsi aiutare da Habanera, che magari, se del caso, mi coinvolge, perché credo che con le immagini ci sappiamo abbastanza fare, per una serie di motivi.
Bisogna pensarci, ma lo vedo praticabile e vantaggioso per tutti.
Però insisto su un punto. Il ritmo giusto è un post ogni due giorni, perché l'aspetto conversativo è un valore aggiunto importante, e tutti i dodici (o quanti sono) avrebbero l'opportunità di dire la loro e di conversare sui singoli post.
Un'altra volta parliamo del contatore PRO, che consente ad ognuno, anche ai passanti (o viandanti?), di vedere quante richieste di visita ci sono state mese per mese, non sui post del singoli mesi ma sulla globalità dei post del blog, post per post in ordine decrescente di richieste visite. Su questa base, io in Abbracci e pop corn faccio un report mensile titolato "Visitatori"
E un'altra volta parleremo del fatto che sarebbe bello se qualcuno si scegliesse un suo filone a cui appartengono i suoi post.
Spero di non aver fatto venire il mal si testa, ma sono cose facili.
Naturalmente, chi non appartiene ai dodici autori e vuol commentare sarebbe benvenuto e gli stenderemmo il tappeto rosso.
Non sono un utopico, si può fare.

saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Solimano, a parte la chiusa veltroniana (che secondo me porta pure sfiga) il tuo ultimo commento è perfetto.
Sull'operatività del progetto hai carta bianca perchè sei un organizzatore nato. Chi meglio di te potrebbe portarlo avanti con successo?
Da Stilelibero ai Bei momenti, dalla Settimana in rete fino al bellissimo Abbracci e pop corn non ne hai sbagliata una.
Questi sono fatti, non parole...

Besos
H.

Solimano ha detto...

No. Non sono un veltroniano, anche se Veltroni è meglio di tanti altri. Carezza troppo secondo il pelo proprio gli utopici ed i sognatori, e quando dice: "Ho fatto un sogno", mi verrebbe di rispomdergli: "Svegliati!"
Io ero per Bersani, che hanno fatto in modo che non si presentasse alle primarie, mentre lui voleva presentarsi. Per questo non sono andato a votare alle primarie, mentre alle precedenti, quelle per Prodi, c'ero andato. Dopo, Fassino ha detto che si era scelto che Bersani non si presentasse per opportunità politica. L'abbiamo vista tutti, l'opportunità politica...
Venendo a noi qui, con molta schiettezza, sono più pessimista che ottimista. Il motivo è che per il Nonblog si dovrebbe ricordare il detto marinaro: "Una mano per sé, una mano per la barca", intendendo il "per sé" come il proprio blog e con il "per la barca" il Nonblog. E fin qui tutto bene. Solo che per abitudine, per frenesia di impegni, per distrazione, perché fare delle cose belle e nuove inconsciamente dà fastidio, le persone potrebbero finire per applicare un altro detto: "Una mano per sé, una mano per sé". Il mio razionale e lieve pessimismo non è comunque un motivo per impegnarmi di meno, ma di più: la mia prima priorità è Abbracci e pop corn, la seconda è il Nonblog e le mani intendo usarle tutte e due (a parte che mi piace averne anche delle altre... sono un po' manesco). Vedremo. Può darsi.

saludos
Solimano

Habanera ha detto...

A proposito del P.P.S.
Cosa vuol dire: "arrivano i briganti e... guardatevi il film!" Io lo voglio sapere subito cosa succede.
Kyuzo, distratto dal fiore, viene ucciso? Kyuzo li fa fuori tutti prendendoli a fiori in faccia? Gli altri due fanno fuori i briganti mentre Kyuzo continua a interessarsi di botanica?
Insomma, si può sapere cosa succede?
Please
H.

Solimano ha detto...

Habanera, appena arrivano i briganti, Kyuzo, proprio perché ha contemplato il fiore in quel modo, è il più efficace di tutti (a parte che è un grande maestro di scherma) e per i briganti non c'è scampo. Verso la fine del film, Kyuzo si scornerà contro un fatto, che uno dei briganti ha un fucile, ma non si può sapere tutto, anche con lo zen!

saludos y besos
Solimano

Anonimo ha detto...

Leggo e rileggo questo scritto, perché, non da ultimo, chiede di ripensare alla modalità del proprio 'stare' e 'relazionare' attraverso quello strumento d'aria, che è il blog: nel proprio e in quello d'altri, in cui si è amabilmente ospitati e di cui è importante, io credo, capire il 'clima' e rispettarlo.
In entrambe le situazioni, alterno la pratica del silenzio a quella della scrittura, anche nel ‘conversare’: c’è che tutto corre molto veloce, qui.
Per me sono tanti da seguire anche tre post alla settimana, ma per colpa mia: io vivrei facendo l’elogio quotidiano della lentezza. E in differita, rispetto alle cose e anche alle parole.
Quando scrivo o intervengo è proprio per il piacere di farlo (vuoi per consonanza, vuoi per momentanea impellenza). Ma anche il silenzio è presenza, se è ascolto e riflessione. Le parole hanno risonanze prolungate che perdurano nel tempo: camminano pure senza l’eco di interventi aggiuntivi.

Mi rendo conto, però, che questo mio modo d’esserci (un po’ selvatico e appartato) non rende giustizia a quello che provo e sento, rispetto allo spazio ‘Nonblog’: io l’ho percepito come una bella orchestra, e una bella orchestra implica ‘saper fare gruppo’, e quindi cura, fatica e tanto lavoro d’armonizzazione.
Le proposte che ho letto mi sembrano rafforzare questa idea di fondo.
Volevo dirvi che c’è un blog amico che mette a disposizione quel che ha: un po’ di nebbia, una secca di Po, qualche storia di muri e di case, cose così, insomma.

Con un saluto onnicomprensivo :)

zena

Roby ha detto...

Che bello, Zena!

Quel po' di nebbia, col caldo che fa qui, sarebbe come un'oasi nel Sahara!

Baci pan-blogghieri

Roby

Habanera ha detto...

Un po’ di nebbia, una secca di Po, qualche storia di muri e di case, cose così, insomma...

Sembrano piccole cose ma c'è Zena dentro queste piccole cose e di piccolo non resta più niente.
Tutto diventa intimo e tuo, ricordo condiviso, esperienza vissuta. Anche se non hai mai fatto la bugada o la conserva di pomodoro, se non hai mai visto il Po nè conosciuta la nebbia.
E' la magia di Zena che con le sue parole sa trasformare ogni cosa in poesia.

Grazie di esserci, Zena, e di essere qui con noi.
H.

Solimano ha detto...

Zena, proprio per questo ho parlato di una scelta dello stato liquido, non di quello solido né di quello gassoso.
Perché così il grado di libertà delle persone, già molto ampio (perché l'argomento del post è libero), riguarda anche le modalità conversative, che possono essere influenzate da aspetti di tipo personale, sicuramente compresi dagli altri, visto il ragionamento sull'autenticità fatto da Massimo, che è un discorso che condivido.
Però è bene avere in mente un modello di riferimento (non uno schema)a cui decidere se accostarsi o discostarsi a seconda delle situazioni e dei momenti.
Poi, gli aggiustamenti in corso d'opera (che vedo come regolazioni fini) sono non solo possibili, ma necessari.
Il tutto se c'è stima prima umana, poi di scrittura, infine culturale fra i partecipanti, da cui deriva un senso di appartenenza relativo, non assoluto, perché generalmente il Nonblog è la seconda priorità, non la prima. Non credo agli assolutismi.
Ma i liquidi, rispetto ai solidi, hanno due pregi:penetrano dappertutto ed assumono forme svariate in funzione del recipiente e delle circostanze.
Vedo molto utile, adesso, che i brani dei cosiddetti "blogghieri esterni" siano frutto di un accordo fra loro e Habanera. Tutto diventerebbe più semplice, personalizzato e coerente.

grazie e saludos
Solimano
P.S. Un'altra volta ragioneremo sui motivi (non semplicissimi) per cui gli archivi del Nonblog e di Abbracci e pop corn sono molto più visitati della home page. E' importante, visto che per quasi tutti i blog le visite all'archivio sono scarse.